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Indice degli inserzionisti
6
Editoriale - Convergenza di interessi
dì Paolo Nuti
8
Posta
22
News
34
Stampa estera - a cura di Manlio Severi
56
Informatica & Parlamento - di Elvezio Petrozzi
Il flusso di dati transfrontiera
60
IBM presenta i nuovi personal
di Marco Marìnacci e Corrado Ciustozzi
63
Microsoft presenta i nuovi sistemi operativi
di Maurizio Bergami
68
Telematica - Il protocollo Kermit
Prima parte: struttura generale - di Corrado Ciustozzi
73
Telematica - Modem Digital Devices. Integrai e Full Link
di Corrado Ciustozzi
76
Lexikon, come nasce un Winchester
di Corrado Ciustozzi
79
Prova: lexikon HD670. HD674. HD352, HD362. HDC372
di Corrado Ciustozzi
83
Prova: Toshiba TI 100 Plus
di Andrea de Prisco
90
Prova: Tre 386: Asem, Bit Computers, Brainstorm - di Corrado Ciustozzi
98
Asem Thor 9000
100
Bit Computers PC bit 386
104
Brainstorm ST 386
108
Prova: Archive FT600
dì Massimo Truscelli
112
Playworld - di Francesco Carla
Avvenimento, Panorama, Revival, Play-Copy, News
118
IntelliCIOCHI - di Corrado Ciustozzi
Turbo Mandelbrot
127
IntelliCIOCHI - dì Elvezio Petrozzi
2° Program Cup: Exodus
132
AMIGhevole - Future Sound, digitalizzatore audio
di David laschi
137
AMIGhevole - Tutta la grafica di Amiga
di Andrea de Prisco
141
AMIGhevole Software - a cura di Andrea de Prisco
FI 5
145
MCmicrocomputer n. 63 (numerazione editoriale)
maggio 1987
Mac Corner - a cura di Raffaello De Masi
Hard Disk Rodime 20 plus. Calculator Construction Set
148
Desk Top Publishing
di Mauro Candirti
157
Grafica - di Francesco Petroni
Lo standard Olivetti
164
Spreadsheet - di Francesco Petroni
Organizzazione e modalità di lavoro con il tabellone elettronico
170
Parliamoci - di Corrado Giustozzi
Un po' di storia
175
TKISolver - di Raffaello De Masi
La costruzione dei modelli
178
Appunti di informatica - di Andrea de Prisco
And, Or. Not
182
Algoritmi - di Cristiano Teodoro
Numeri di Fibonacci e di Lucas
188
Intelligenza artificiale - di Raffaello De Masi
Identificazione degli oggetti
190
Assembler 8086/8088 - di Pierluigi Panunzi
Il set di istruzioni: istruzioni di stringa (1)
194
128 da zero - di Andrea de Prisco
MMU: scottanti rivelazioni
198
Mister MSX - a cura di Maurizio Mauri
Il video (3)
203
1 trucchi dell'MS-DOS - di Pierluigi Panunzi
1 comandi esterni
206
Software Apple - a cura di Valter Di Dio
Lapicida - Sort più veloce - Posta
211
Software C-128 - a cura di Tommaso Pantuso
Strutt - 80/33
216
Software C-64 - a cura di Tommaso Pantuso
Strange Basic - Il castello di Dracula
222
Software MSX - a cura di Francesco Ragusa
MSX Bank
227
Software di MC disponibile su cassetta o minifloppy
229
Guidacomputer
231
Microma rket-micromeeting
247
Microtrade
256
Moduli per abbonamenti - arretrati - annunci
257
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Convergenza di interessi
Credo che la legge n. 75 de! 6 marzo 1987, pubblicala sulla Gazzella Ufficiale
delil ! marzo (e quindi già in vigore), sia passala inosservata Ira il grande
pubblico, compresi quanti, come numerosi nostri lettori, sono particolarmente
allenii a quel che avviene in tema di tariffe e servizi SIP.
Ebbene, dice la legge n. 75 che d'ora in avanti «gli abbonati lai telefono)
hanno facoltà, nei limiti e con le modalità stabilite nel regolamento, di
provvedere direttamente .... per la fornitura e messa in opera delle
apparecchiature terminali abilitate totalmente o parzialmente a
comunicare con la rete telefonica pubblica, nonché delle condutture ed
accessori relativi, salvo il collaudo e l’allacciamento all'impianto principale da
parte dell'esercente» (N.B.: esercente = SIP).
Dunque, siamo finalmente liberi di comprare centralini telefonici ed altri
accessori, montarli o farli montare da personale specializzato e chiamare
quindi la SIP che. collaudato il tutto, attaccherà il nostro impianto in rete.
Evviva, è cominciata la «deregulation»! Anche quella dei modem ( che come è
noto sono apparecchiature terminali )? Beh. andiamoci piano, perchè a parte il
fatto che «nei limili e con le modalità stabilite dal regolamento» è una dizione
piuttosto vaga (il regolamento ancora non c’è e quindi non si sa quali siano
questi limiti) i commi successivi chiariscono meglio le finalità del
provvedimento: «la manutenzione degli impianti deve essere assicurala dal
titolare dell'abbonamento che dovrà provvedervi tramite l'esercente o a mezzo
delle ditte di cui al precedente comma, in possesso di autorizzazione di grado
adeguato alla potenzialità e complessità dell’impianto». Dunque, mentre prima
la SIP era tenuta ad assicurare la manutenzione degli impianti, ora la
responsabilità passa al proprietario che potrà affidarla, previa trattativa sui
costi, a ditte specializzate o alla stessa SIP (che però non è più tenuta ad
accettare'.).
Insomma, un vero e proprio scaricabarile, che. se da un lato è particolarmente
conveniente per la SIP (non più costretta a mantenere in vita grosse strutture
di manutenzione per tutto il materiale omologato), dall'altro potrebbe rivelarsi
conveniente anche per noi: comprare apparecchiature omologale, attaccarle
correttamente alla rete e farci carico della manutenzione è esattamente ciò
che. a proposito di modem, auspicavamo nel gennaio '86.
Già, e la liberalizzazione del modem ’f Anche qui c'è una forte convergenza di
interessi: da un lato utenti cui vengono imposti canoni di noleggio e
manutenzione intollerabili, dall'altro una SIP che, per ogni modem non
installato, perde milioni e milioni di lire in mancati consumi. A parte la
possibilità di assimilare (come sarebbe giusto) il modem alle altre
«apparecchiature terminali» e quindi di considerarlo già oggi deregolamentato,
ambienti ben informati danno per probabile una sua liberalizzazione ufficiale
entro la fine dell’anno.
Con il che si aprirà una battaglia ben più grande per l'abolizione (o quanto
meno la riduzione) dell'odiosa imposta di concessione ministeriale «per sede di
utente telegrafico» e la completa ristrutturazione delle tariffe dei servizi
telematici.
Paolo Nuli
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Pirateria, pubblicità e... suppliche
Salve a tutti,
sono un vostro lettore da più di 4 anni e
questa è la mia prima lettera.
Innanzi tutto la vostra è una rivista fanta-
stica fin dai tempi in cui di spazio ce n'era
ben poco, con quei listatucci verdognoli,
quelle prove sempre accurate ma di macchi-
ne ben poco capaci.
Poi mese dopo mese le rubriche aumen-
tavano. le macchine miglioravano e i listati
(orribile dictu) si allungavano, ora finalmente
con la riduzione dei listati ai soli interessanti
la rivista è piena zeppa di lunghi e interes-
santi articoli.
Devo proprio ringraziarvi, grazie a voi e ad
articoli come l' Assembler dello Z80, del
Forth. suH'8088, sull'MSDOS e sul C che ho
imparato ad usare un computer come io
Spectrum e ora tento di ripetere l'avventura
(il miracolo secondo alcuni) su un PC com-
patibile.
Dopo questa lunga introduzione trattiamo
gli argomenti per i quali sono stato indotto a
scrivervi.
Poiché tutti dicono la propria circa la pira-
teria software e la pubblicità nella vostra ri-
vista, anche io vorrei esporre le mie idee.
Circa la pirateria dico che è una cosa
ignobile, agli smanettoni collezionisti dico
che è inutile avere 20 varianti di uno stesso
gioco, compratevene uno e basta. Potreste
dire -dove vado a prenderlo l'originale io?-,
giustissimo, anche se non sono molti ci so-
no gli importatori in Italia, io conosco la La-
go e la Mastertronic (vedi Playworld). Il
prezzo? Ridottissimo, intorno alle 20.000 li-
re. voi potrete dire io ne compro 10 di pro-
grammi allo stesso prezzo, eccezionale se
va bene te li danno su una TDK anonima
con i nomi dei programmi registrati, quando
li compri originali hai una cassetta per ogni
programma, colorata, con manuali e che
funziona.
Per chi possiede sistemi più grossi il di-
scorso è identico: cosa serve copiare Fra-
mework o Lattice C, quando non si hanno i
manuali sono perfettamente inutili e poi il
90% degli utilizzatori di queste copie non se
ne fa niente (cosa ne fai del Turbo Pascal
senza External).
Ora parliamo un pò di pubblicità.
Alziamo un evviva alla pubblicità, è lei che
con i suoi interventi ci fa conoscere prodotti
nuovi ed ha permesso ad MC di diventare
un giornale di tutto rispetto (220 pagine
scusate se è poco!). Non dico certo che
debba diventare un giornale di sola pubblici-
tà intervallata ogni tanto da qualche scarno
articolo come le famose riviste americane
(vedi Byte e PC World).
Vorrei infine mandare una supplica al
grande Giustozzi affinché nella rubrica -par-
liamoci- parli anche dei compilatori C in
commercio (prezzi, produttore, distributo-
re).
Un'altra supplica vorrei mandarla a Fran-
cesco Carlà per la sua rubrica Playworld:
per favore so che l'Amiga e l'Atari in questi
mesi fanno la parte dei leoni, ma ci sono al-
tri computer, ed infine nella tua rubrica nella
sezione riguardante le adventure potresti
parlare di Zork?
In chiusura complimenti per MCLink che
ha risolto il problema dei listati, forse un
giorno mi ci collegherò.
Andrea Loreto - Campobasso
Grazie per i «documentati» complimenti
che, tra l’altro, tirano di nuovo in ballo l'an-
nosa vicenda listati: grazie alla riduzione di
questi ultimi, ricorda il nostro lettore, la rivi-
bit center
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22
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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sta è piena zeppa di lunghi e interessanti ar-
ticoli, Il che è precisamente quello che si vo-
leva ottenere.
Sono, in linea di massima, abbastanza,
d'accordo sui punti di vista espressi su pira-
teria e pubblicità: però vorrei fare alcune
considerazioni. La prima è che la pirateria
cui il sig. Loreto fa riferimento non è la più
dannosa: nel senso che è quella di chi com-
pra, ma quella che crea più problemi al mer-
cato e ai distributori «veri» è quella di chi
vende. Le vetrine dei negozi (e purtroppo
anche le edicole) sono piene di software ap-
parentemente regolare, che in molti casi il
negoziante si trova anche ad acquistare con
regolare fattura, magari addirittura ignaro,
se non molto smaliziato, della provenienza
illecita. Quindi non è tanto agli smanettoni o
ai collezionisti che bisogna fare la predica,
nè a chi copia programmi seri che poi non
riesce ad usare perché privi di istruzioni,
quanto soprattutto a chi copia e vende ciò
che ha copiato, in piccole o (peggio) grandi
quantità. E costoro -ci sentono» molto me-
no. Se infatti è relativamente facile convin-
cere un utente che è meglio spendere
20.000 lire per un originale che 10.000 per
una copia, ben più dura è l'impresa nei con-
fronti di chi è abituato ad acquistare un solo
originale (o magari neanche quello), dal
quale -tirare» tutte le copie (abusive) di cui
ha bisogno, nel momento in cui ne ha biso-
gno. Questo vuol dire, per lui, sia minimizza-
re l'investimento, aumentando il guadagno,
sia investire (nel fare la copia del disco o le
fotocopie del manuale) solo nel momento
della vendita o quasi, quindi ridurre pratica-
mente a zero (!) l'impiego di capitale. É que-
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sto, da un certo punto di vista, l'aspetto più
conveniente. Mi spiego meglio: compro un
programma il cui prezzo ufficiale è di
300.000 lire. Probabilmente sono in teoria
un rivenditore, quindi lo compro con lo
sconto, diciamo 200.000 o meno. Lo tengo
li; quando viene un cliente che me lo chiede
eseguo la copia e incasso, per esempio,
150.000 lire. Sulle quali, tra l'altro, non pago
le tasse. Lui ha pagato la metà, io mi sono
quasi rifatto delia spesa iniziale, mancano
50.000 lire più il costo di copiatura (dischet-
to e fotocopie). Già, ma la fattura di 200.000
lire ce l’ho, quindi quelle le scalo dalle tasse.
Mi sa che sono già pari, forse ci guadagno.
Per semplicità, dimentichiamoci dell'IVA,
che comunque viene ovviamente evasa. Da
questo momento in poi. ogni volta che ven-
do, faccio la copia e incasso (anzi intasco) i
soldi. E quindi il ricavato è praticamente tut-
to guadagno, per di più nero. Ma se rifaccio
i conti bene, scopro che se vendessi origi-
nali, certo non a metà prezzo ma a prezzo di
originali, riuscirei a guadagnare qualcosa di
molto simile, certo sarei costretto a pagare
le tasse il che non è poco. Ma. soprattutto,
sarei costretto ad acquistare i programmi
originali e tenerli in magazzino fino a quan-
do non li vendo. Dieci esemplari di dieci pro-
grammi sono cento pacchetti che devo ac-
quistare, dieci programmi da vendere copia-
ti sono solo dieci da acquistare. Mi sembra
di sentire il coro di piagnucoloni: ma come
faccio a tenere i programmi in magazzino?
Ce ne sono alcuni che non si vendono mai,
rischio di comprarli e tenermeli II! Bravo. Al-
lora quelli che non vanno non li comprare,
quando qualcuno te ne chiede uno ordini un
esemplare che il distributore (speriamo, ma
gli conviene) curerà di farti avere in fretta.
Dei programmi che invece hanno un certo
smercio tieni un adeguato magazzino, com-
patibilmente con le richieste che prevedi e
con le tue capacità finanziarie, è ovvio. E se
non hai abbastanza soldi da investire (o non
vuoi) devi ridimensionare la tua attività. È
una legge di mercato.
E un'altra legge di mercato è quella che
giustifica ed anzi impone la presenza della
pubblicità in una rivista.
È in qualche modo vero che la pubblicità
è l'anima del commercio, come spesso si
sente dire. Nel senso che i prodotti si ven-
dono se sono conosciuti, e tutto quanto una
ditta fa per far conoscere i propri prodotti è
in qualche modo pubblicità. A noi, ovvia-
mente, interessa informare i lettori su... ciò
che ai lettori interessa sapere, ad esempio
come vanno le varie macchine. Ed è essen-
zialmente perché ne ricavano una forma di
pubblicità che i vari operatori sono in gene-
rale lieti di mettere a nostra disposizione gli
apparecchi per le prove, o le informazioni in
genere. Pubblicità che ovviamente sperano
sia positiva, nel momento in cui ritengono di
commercializzare prodotti validi. Il discorso
sarebbe probabilmente interessante ma
molto lungo, veniamo quindi alla forma di
pubblicità “Classica», quella a pagamento
cui il nostro lettore si riferisce. È chiaro che
per la rivista è utile, essendo una delle due
fonti di ricavo (l'altra è ovviamente la vendita
delle copie). Le riviste di sola pubblicità, o di
troppa pubblicità rispetto alle -informazioni
indipendenti», se cosi vogliamo chiamarle,
finiscono per essere sgradite ai lettori e
quindi per perdere da una parte quello che
guadagnano dall'altra. Quando invece viene
mantenuto un adeguato bilanciamento fra
pagine di redazione e pagine di pubblicità,
la situazione é la migliore per tutti. È questo
che, effettivamente, ha consentito ad MC di
raggiungere certi traguardi. In questo nume-
ro ci sono la bellezza di 256 pagine, direi
che non sono molte nel mondo intero le rivi-
ste di computer cosi grandi. Ottanta (79,
per l'esattezza) sono di pubblicità, che quin-
di occupa circa il 30% della rivista. A propo-
sito: però di dire che su Byte ci sia qualche
scarno articolo che intervalla la pubblicità
non me la sentirei proprio...
Quanto alle suppliche: è ovviamente in
programma che Corrado parli dei compilato-
ri C esistenti, nell'ambito della rubrica sul C,
ed aggiungo che faremo di tutto per esten-
dere il più possibile il panorama delle mac-
chine prese in considerazione in tale ambito
(cioè non limitandoci al solo mondo IBM).
Però devo dire che non sono riuscito ad
avere dai distributori NESSUN compilatore
C originale... Attenti, distributori di software:
tutti sanno, e voi per primi, che la difficoltà
di reperimento del software è purtroppo un
ottimo incentivo al mercato delle copie, ol-
tre che una pretestuosa ma plausibile giusti-
ficazione.
Per quel che riguarda Carlà, personal-
mente ignoro cosa sia Zork, ma... prima o
poi ne parlerà di sicuro. MCLink, infine, non
ha di certo potuto risolvere totalmente il
problema dei listati, se non per chi abita a
Roma ed... è fortunato nel trovare la linea.
Però stiamo lavorando con molto impegno
(anche economico) per una soluzione tele-
matica in grado di consentire una gestione
molto più efficace del problema.
Atari, Amiga, Apple:
chi difende, chi accusa
Voglio esprimere i miei complimenti per il
vostro tentativo di mettere a confronto i tre
computers A tari. Amiga e Appiè II GS.
Ho avuto modo di lavorare a lungo con i
primi due. Non mi sembra che la vostra pro-
va abbia però centrato il nocciolo della que-
stione: si tratta in fondo di mostrare l'effetti-
va utilizzabilità di un computer e la sua utili-
tà. Dirò subito che. se I A tari è affetto da
una parziale incompatibilità tra I vari formati
grafici, il grosso difetto dell'Amiga è lo sfar-
fallio dei monitor. Questo computer non si
presta (come affermato anche dalla rivista
tedesca 68000') ad un uso continuativo ad
es. in ufficio. Effettivamente il fastidio visivo
è assai sensibile ed è difficile fare dei CAD o
del WP. Un'altra utilità può certo essere /'
hard disk. Però esso non è direttamente
collegabile all'Amiga. Ho anche notato che
spesso la memoria è insufficiente e non è
possibile un multitasking. C'è poi da chie-
dersi se sia più utile un computer che abbia
un MIDI, quale l 'A tari, o un computer con un
chip a più voci, che non può essere comun-
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que suonato dalla tastiera del computer.
Infine alcune precisazioni: la maggior par-
te dei programmi per Atari funziona sia in
colore che in b/n; il ciclo vuoto 1-10000 in
Fastbasic per Atari dura 1.04 sec: con un
piccolo programma è possibile - saltare - il
GEM e impartire le istruzioni al sistema ope-
rativo (come il CU).
Forse la prova doveva essere fatta tenen-
do conto di queste cose concrete, non par-
lando solo di colore, suono ecc., ma della
effettiva utilità e utilizzabilità di tali doti.
Silvano Monte! - Salomo (BZ)
Leggo con interesse il vostro articolo del
numero di marzo sul confronto fra Apple
IIGS. Amiga e Atari ST.
Sono un utente di un 520 ST acquistato
sul finire del 1985 e non sono per niente
soddisfatto di questa macchina. È vero che
potenzialmente potrebbe essere una gran
bella macchina, ma di fatto non lo è.
Il monitor è accecante e poco ergonomi-
co, sia il mio che quello di altri utenti da me
contattati - balla -, per non parlare del rumo-
re. fastidiosissimo se si alza il volume, dovu-
to a quanto pare a dei bit sporchi di cui non
saprei la provenienza.
Il Basic consegnatomi è una vergogna ed
è poco pratico. I molti bugs che lo caratte-
rizzano fanno innervosire e per questo lo
uso raramente. Nessuna casa degna di nota
dovrebbe far girare prodotti simili. Il Logo è
buono anche se non permette di utilizzare
certe caratteristiche delI'ST quali la MIDI.
Il programma di grafica è meglio non
menzionarlo perché invece di non so quale
favoloso GEM paini mi è stato consegnato
(dall A tari Italia, ci tengo a sottolinearlo) un
Doodle che meriterebbe la forca.
Utilizzo, dei programmi consegnatimi al-
l'acquisto. solo Ist Word, che è un discreto
WP, e il Logo. Non parliamo nemmeno di Db
One.
L 'hardware, non da meno mi ha dato pro-
blemi enormi. Ho atteso quasi otto mesi per
dei chips custom rotti.
Voi di MC quando presentate qualche
macchina, e questo sapete farlo molto be-
ne, per favore diteci qualcosa anche di
quanto sta dietro a questi prodotti. Per
esperienza personale posso dire che il 520
ST è stato commercializzato motto, ma mol-
to male e queste sono considerazioni che,
pur esulando dai prodotto in sé, andrebbero
fatte per meglio salvaguardare l'utenza.
Tutto questo si aggrava ancora di più se
l'utente abita in zone diciamo periferiche
dove la penuria di programmi, scambio di
idee e pareri con altri utenti si fa sentire
molto.
Massimo Belli
Monte S.Giov.Campano (FR)
Due fra le numerose lettere che sono arri-
vate, come c'era da aspettarsi, sul confron-
to di due numeri fa. Alcune sono molto spe-
cifiche e contengono informazioni anche
molto interessanti, alle quali sarà dato spa-
zio al più presto in altra parte della rivista.
Queste due sono significative : una dice che
abbiamo parlato troppo bene di Atari, una
che ne abbiamo parlato troppo male. Ce ne
sono altre a proposito di Amiga o Apple, ma
è essenzialmente intorno all’Atari che il
mondo si è diviso in due: chi lo difende e chi
lo accusa. Noi abbiamo cercato di non fare
nessuna delle due cose, all'epoca della pro-
va che abbiamo cercato di condurre con la
massima obiettività e nella maniera più do-
cumentata possibile. Certo, alcune informa-
zioni che abbiamo ora, e che ci sono perve-
nute da lettori particolarmente informati, sa-
rebbe stato utile averle prima. Ma, fermo re-
stando che la carenza o difficoltà di reperi-
mento di informazioni su una macchina è un
problema che la macchina stessa si ritrova
sulle spalle, non ritengo imputabile a nostra
negligenza non averle avute, né credo che
vi sarebbe stata una grande differenza nei
termini del problema o nelle nostre valuta-
zioni. Credo comuque che il sig. Belli sia
forse eccessivamente critico nei confronti
del proprio computer, non potrebbero es-
serci altrimenti i numerosi utenti più che
soddisfatti dalle prestazioni del loro ST, co-
me quelli che ci hanno scritto. La verità è
che ogni macchina ha i suoi pregi e i suoi li-
miti. e le dimensioni che assumono i vari
aspetti (positivi e negativi) sono abbastanza
dipendenti cfal punto di vista soggettivo di
chi osserva.
Entro certi limiti, ovviamente.
Ma non credo che, per tornare al confron-
to, ci siano macchine che meritino di non
esistere o di essere l'unica esistente, come
emergerebbe dalle critiche di alcuni.
26
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
posta
Ladri forse e ladri di sicuro...
Sono un vostro assiduo lettore da un paio
di anni e vorrei criticare l'autore americano
della lettera a pag. 12 di MCmicrocomputer
n. 59. Il mittente è uno della Microprose in
USA e per me sbaglia.
Qui in Italia non siamo tutti « pirati - del
software!
lo. una volta, rimasi affascinato da un pro-
gramma descritto su Playworld. chiamato
«Cyber Video-, che poteva « comporre - un
videogame (è prodotto in USA dalla softwa-
re house Touchstone) ed io ero disposto a
tutto per comprarmelo. Però, adesso che
ho visto quella lettera le mie speranze sono
poche. Secondo voi avrei delle possibilità di
poter ricevere il programma senza perdere i
24.95 dollari?
Devo confessare che anch’io copio i pro-
grammi, però io non li vendo, io li regalo o li
scambio.
A proposito dei listati lunghi, io avrei com-
pilato. per lo Spectrum, un programma di
mia invenzione chiamato War Games. Pro-
prio cosi, l'omonimo film ora è diventato un
gioco per lo Spectrum, però il listato è trop-
po lungo e non possiedo la stampante. Po-
trei inviarvi il programma solo in disco o in
cassetta?
Alberto Da Balin - Martellago (VE)
La posizione della Microprose che, dicia-
mo a beneficio dei lettori che non hanno
presente l’episodio, rifiutava sostanzialmen-
te di dare informazioni al nostro Carlà a cau-
sa dell’eccessiva pirateria del nostro paese,
appare, sì, criticabile, ma dobbiamo purtrop-
po accettare II fatto che è tuttavia giustifica-
ta e che, in ogni caso, il problema non si sa-
rebbe posto se la pirateria da noi fosse un
po' meno... industrializzata. Se comunque
mandi i tuoi 24.95 dollari (e le spese di spe-
dizione?) DEVI vedere o arrivare il tuo pro-
gramma o tornare indietro I tuoi soldi, per-
ché se loro non ti mandano il programma
perché FORSE sei un ladro, non possono
tenersi i tuoi soldi perché altrimenti SICU-
RAMENTE sono ladri loro... A proposito dei
tuoi programmi, certo che puoi inviarci la
cassetta, anzi lo raccomandiamo a tutti gli
autori di programmi un po' lunghi, nel riqua-
dro che pubblichiamo qua e là nelle rubri-
che del software.
Chi ha detto che i listati
non ci sono?
Leggendo il n. 60 di febbraio, ho notato
che è ormai «scoppiata- la guerra a propo-
sito della non pubblicazione dei listati sulla
rivista. Da parte mia penso che questa sia
stata la più grande stupidaggine che abbiate
commesso, infatti i listati facevano in modo
di far capire la logica di utilizzo del Basic ai
lettori meno esperti. Voi vi giustificate col
fatto che sia impossibile digitare corretto un
listato-fiume, ma ciò non è affatto vero, al-
meno per me, infatti, quando trovavo un er-
rore nel listato, non mandavo tutto a quel
paese, ma ciò mi esortava a ricontrollare il
listato e, quindi, a capire meglio l’effettivo
funzionamento. Dai listati pubblicati sulla
vostra rivista ho preso e utilizzato in altri
programmi decine di subroutine, ma visto
che adesso i listati non li pubblicate più,
questa opportunità è scomparsa, e con es-
sa è scomparso l'interesse sulla rivista, vi-
sto che ricevere i programmi a casa non è
proprio gratis. A questo proposito ho trova-
to interessanti altre riviste che hanno esat-
tamente fatto il contrario di quello che avete
fatto voi.
Un vostro ex-lettore dalla Sicilia
Gaetano Minardi - Niscemi (CL)
Leggo MC dal n. 1 e la compro ogni mese
a partire dal n. 2. La prima cosa che faccio,
quando compro la rivista, è quella di guarda-
re quali sono i programmi pubblicati per le
macchine in mio possesso.
Devo dire che proprio non mi va di vedere
pubblicato il software dei lettori senza i rela-
tivi listati.
Sarebbe meglio che non ti pubblicaste
proprio, a questo punto.
La mia proposta è la seguente: perchè
non pubblicate i listati troppo lunghi in un
fascicoletto a parte (magari usando carta
meno costosa) da allegare alla rivista ogni
due o tre mesi?
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internazionali di computer hanno
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dispone di 21.4 MBytes formattati
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prestazioni da leader, capacità
fino allO MBytes, tempi di acces-
so medio di 28 millisecondi.
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□ Pagherò al postino in contrassegno
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CAP P. IVA/Cod. Fise.
posta
Ad ogni modo spero che si trovi una solu-
zione accettabile a questa orrenda mutila-
zione della rubrica software!
Vi saluto cordialmente, come si possono
salutare dei vecchi amici.
Mauro Zaccaro - Campobasso
Ma chi lo ha detto che i listati non li pub-
blichiamo più? Quelli -di prima» continuano
ad esserci. E in più c'è la descrizione di al-
cuni programmi il cui listato ci sembra trop-
po lungo. Per quanto possibile, quando su
un numero c'è un programma senza listato
cerchiamo di pubblicarne anche uno più
corto, quindi con il listato: dico per quanto
possibile perché, onestamente, ci sono me-
si in cui il materiale inviato dai lettori non è
di qualità particolarmente elevata ed è diffi-
cile trovare un programma interessante fra
quelli non eccezionalmente lunghi. Le routi-
ne, per quanto mi riguarda, si pescano me-
glio dai listati non troppo lunghi, sono sicu-
ro quindi che i nostri lettori potranno conti-
nuare a trovare materiale interessante da
sfruttare nel propri programmi. Aggiungo,
che per quello che riguarda le routine parti-
colarmente interessanti inserite nei lavori
dei lettori, stiamo lavorando per mettere a
punto un'iniziativa che dovrebbe incontrare
il favore di chi vuole effettivamente imparare
i «trucchi» dai programmi altrui.
Un modo migliore
Simpatica Redazione,
sono un ragazzo di 16 anni appassionato di
computer, e naturalmente non perdo un nu-
mero della vostra rivista che secondo me si
eleva nettamente dalle altre per l'originalità,
la vastità, la completezza e l’accuratezza
degli articoli e di tutte le altre informazioni.
Dopo questi doverosi elogi vorrei sotto-
porre alla vostra attenzione un problema
che spero risolverete sulle pagine della rivi-
sta o direttamente a casa mia. Com'è possi-
bile tutelare il software personale creato,
sottraendolo allo sfruttamento commerciale
(naturalmente non a mezzo software, ma
per vie legali?). Ringraziandovi anticipata-
mente vi saluto.
Stefano Favretto - Ramon (Treviso)
Grazie per I complimenti. Del problema
che ti sta a cuore si è occupato Elvezio Pe-
trozzi nel numero 56, dello scorso mese di
ottobre, nella puntata relativa a «La tutela
giuridica del software» nella rubrica Informa-
tica & Parlamento. Non sto a riassumerti la
situazione che. però, non è rosea. Non tan-
to, a mio avviso, per la mancanza di norme
che tutelino l'autore, quanto piuttosto per la
difficoltà (o più che altro «laboriosità») del-
l'ottenere giustizia una volta depredati. Non
vorrei sembrare qualunquista nel dire che la
cosa migliore che puoi fare, dopo esserti
ovviamente adeguatamente tutelato nel ca-
so tu Intraprenda l’attività di creatore di
software, sia quella di sperare in un mondo
migliore...
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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AST Premium Publisher
Presentato un sistema per il Desktop Pu-
blishing dalla AST Europe Limited, distri-
buita in Italia dalla DHT e dalla Fast Ita-
lia, con sede a Milano, che lo ha introdotto
sul mercato denominandolo Premium Pu-
lì sistema comprende una combinazione
hardware e software di elevale prestazioni
particolarmente orientata agli utilizzatori
di PC IBM e compatibili.
La combinazione comprende un perso-
nal computer Premium/286 compatibile
AT, lo scanner ottico TurboScan, la stam-
pante AST Turbolaser e numerose schede
di espansione.
Le applicazioni tipiche riservate al siste-
ma comprendono la produzione di layout e
la progettazione di opuscoli, notiziari, in-
serzioni, cataloghi, manuali e brochure tec-
niche e commerciali.
Il PC Premium 286, cuore del sistema, è
una stazione di lavoro che può funzionare
a 6/8/10 MHz senza alcun stato di attesa
della memoria e impiegato come cuore del
sistema Premium Publisher comprende una
scheda Fastram da 1 Mbyte con supporto
espanso EEMS (AST intelligent memory),
hard-di.sk da 40 Mbyte con un tempo di ac-
cesso di 28 ms, un floppy disk drive da 1.2
Mbyte ed un monitor monocromatico con
una risoluzione di 720 per 348 punti per
una presentazione incisiva di testo e grafici.
Con il sistema viene fornita una scheda
grafica avanzata AST 3G Plus in grado di
emulare le schede EGA, CGA, MDA ed
.Hercules.
Lo scanner TurboScanner AST consente
di convertire ad alta velocità testi, scritture,
fotografie e disegni in grafica bit-mapped
per l'elaborazione da parte dell’unità cen-
trale. La stampante TurboLaser (presto se-
guita dalla TurboLaser Plus, capace di pro-
durre 15 pagine al minuto) è caratterizzata
dal sofisticato LPC (Laser Printer Control-
ler) comprendente il processore Motorola
68000 e ben 1.5 Mbyte di memoria dedicata
all'emulazione degli standard Epson, Dia-
blo ed Extended Diablo. oltre all'emulazio-
ne di plotter grafici compresi i linguaggi
HPGL e Lasergraphics Language. La riso-
luzione è di 300 punti per pollice ad una
velocità di 8 pagine al minuto. Il Premium
Publisher comprende anche oltre 75 font di
carattere con stampa in spaziatura propor-
zionale ed a passo fisso con un intervallo
variabile tra 6 e 36 punti, compatibilità con
Page Maker, Ventura Publisher, Font Page.
Digitronua e NEC
Dal 1986 la Digitronica Spa distribuisce
le stampanti NEC sul mercato italiano, tra
i modelli di spicco sono da ricordare quelli
34
appartenenti alla linea Pinwriter a 24 aghi
ed in particolar modo la P9 XL che stampa
alla velocità di 400 cps in modo draft e 140
cps in Letter Quality.
La società di Verona è ora impegnata
nella commercializzazione di una serie di
nuovi prodotti appartenenti al mercato dei
sistemi operanti in ambiente UNIX/XE-
NIX System V.
Si tratta della linea di computer Blitz che
utilizzano come CPU i processori Motorola
della serie 68000 a 32 bit. I modelli della fa-
miglia Blitz sono 3: Blitz 682, Blitz 685 ed il
nuovo Blitz 689.
Le principali caratteristiche dei primi
due modelli possono essere riassunte in ter-
mini di grande espandibilità e di apertura
agli standard industriali.
L'architettura è costituita da una CPU
Motorola MC 68010 a 10 MHz «zero wait
state». MMU (Memory Management Unit)
a 32 registri operante con un MC 68451,
memoria centrale di 2 Mbyte espandibile a
16 Mbyte, e uscite seriali RS 232C, control-
ler perfino a 3 hard-disk e nel modello 685,
bus standard VME con altre 6 uscite seriali
per il collegamento di posti di lavoro e
stampanti.
Il Blitz 689 è invece il modello di mag-
gior prestigio e opera con il processore MC
68020 a 16 MHz, utilizza un bus VMX e
permette il collegamento di 36 terminali.
Grazie ad un opportuno software di in-
terfaccia è possibile il collegamento di
qualsiasi personal computer IBM compati-
bile con funzionamento in MS-DOS. In tal
modo il Blitz viene utilizzato come concen-
tratore o «server» di archivi residenti sotto
XENIX, realizzando in tal modo un vero e
proprio «ponte» tra i due ambienti operali-
Intel PLCC 80286
Confezionato in un package economico
PLCC (Plastic Leaded Chip Carrier) il pro-
cessore 80286 e immediatamente disponibi-
le in una nuova versione.
La notizia ufficiale diffusa dalla Intel
parla anche di notevoli miglioramenti ri-
guardanti le specifiche di temporizzazione
dell'80286. da 10 e 12.5 MHz. per l'uso di
RAM dinamiche più economiche per la
conseguente progettazione di memorie con
stato di attesa zero (zero wait state).
L'impaccamento PLCC, compatibile con
tutti i precedenti modelli garantisce una
maggiore resistenza allo sforzo ed alla rot-
tura ad un costo notevolmente inferiore.
Un diffusore di calore incorporato permet-
te la continuità termica rispetto ai package
PGA e LCC, con un aumento della dissipa-
zione di calore.
Il PLCC 80286 si può montare su qual-
siasi lato di un pannello a circuiti stampati
economizzando spazio.
L’80286 è sempre più richiesto sia sul
mercato industriale che su quello militare
che per le telecomunicazioni grazie anche
alla compatibilità del software sviluppalo
con il processore 386 che assicura una base
di software da 10 miliardi di dollari.
MCmicrocomputer n, 63 - maggio 1987
TRA IL PIÙ DIFFUSO
PERSONAL COMPUTER
ED IL NUOVO
AMSTRAD PC 1512
NON ESISTE
SOFTWARE DI DIFFERENZA
Amstrad PC-1512 è un Personal MS-DOS. Utilizza cioè lo stesso software
dei più diffusi personal computer oggi in commercio, dai quali, però si
differenzia non solo per il prezzo inferiore e per le prestazioni superiori, ma
anche per il software in dotazione. Infatti nessuno ti dà, compresi nel
prezzo, ben due sistemi operativi: l'MS-DOS 3.2 della Microsoft, il DOS
Plus 1.2 della Digital Research e tante altre applicazioni: il GEM versione 2,
il GEM Paint della Digital Research e il GEM BASIC 2 della Locomotive
Software. Logicamente sono in italiano, manuali compresi.
Amstrad PC-1512, ti dà tanto di più, ma ti chiede molto di meno.
PC-1512 Versione Italiana
L.1.390.000+iva
Distribuito in esclusiva da G.B.C. Italiana S.p.A.
news
Bite-Board a protezione
del software
Il metodo più sicuro per impedire la co-
pia del software è quello di fornire, insieme
al programma, una «chiave» hardware non
duplicabile ed indispensabile al corretto
funzionamento della procedura installata.
Seguendo questa filosofia la Hardest ha
prodotto Bite-Board, un efficace aiuto per i
produttori di software ai quali assicura
protezione per il proprio lavoro.
Si tratta di un sistema intelligente e pro-
grammabile daM'utente che consente copie
cautelative dei programmi impedendone il
funzionamento su unità non abilitate.
Distribuite in Italia dalla MPM di Reg-
gio Emilia, viene inserita in uno degli slot
di un qualsiasi PC compatibile come una
comune interfaccia e non necessita di porte
seriali o parallele.
Bite-Board offre 16 locazioni da 8 bit di
memoria RAM a disposizione dell'utente
per la creazione di sofisticati sistemi di pro-
tezione c comunica con l'elaboratore in cui
è inserita tramite sequenze criptografiche
basate su codici pseudo-causali, un metodo
che assicura un alto livello di sicurezza nel-
l'eventualità di un tentativo di decifrazio-
ne. Bite-Board, nelle intenzioni dei costrut-
tori, vorrebbe essere uno strumento che, ol-
tre a proteggere le software house dalla co-
piatura indiscriminata dei programmi svi-
luppati, possa contribuire in maniera ade-
guata anche ad una più corretta gestione
del software circolante.
SAS Institufe
acquista la Lattice Ine.
Nel 1984 SAS Institute acquistò dalla
Lattice Ine. il diritto ali'implementazione
del famoso compilatore Lattice C per mi-
crocomputer sui mainframe operanti in am-
biente IBM.
Dopo diverse sperimentazioni dell’im-
plementazione del linguaggio per la realiz-
36
zazione del Sistema SAS, scaturite nel suc-
cesso commerciale ottenuto dall'implemen-
tazione della versione mainframe del SAS
con il compilatore C, è scaturita la decisio-
ne della SAS di acquisire la Lattice C.
In seguito all'acquisizione, la Lattice
opererà come consociata indipendente ed
attraverso i propri canali di vendita già esi-
stenti continuerà ad offrire la propria linea
di prodotti comprendente oltre 50 strumen-
ti per lo sviluppo di software e pacchetti di
ottimizzazione della produttività. Con un
fatturato che nel 1986 ha superato 100 mi-
lioni di dollari, SAS Insitute è una delle più
grandi aziende produttrici di software.
Il Sistema SAS, il prodotto di maggior
prestigio, è un pacchetto integrato multi-
funzionale adatto a diversi settori di attivi-
tà: gestione dati, sviluppo applicativo, ana-
lisi statistiche, produzione di grafici, piani-
ficazione, ricerca operativa e controllo qua-
lità.
Il Sistema SAS per PC, scritto principal-
mente in C e presentato nell'ottobre del
1985 ha raggiunto il traguardo delle
220.000 licenze di rilascio per l'utilizzo su
workstation.
XT 386?
La Microdata System srl di Lerici distri-
buisce in Italia i prodotti della Quadram
USA, una delle società leader nella produ-
zione di schede di espansione per PC.
È di questi giorni la notizia riguardante
l'acquisizione di un nuovo prodotto, si trat-
ta della scheda Quad 386XT che permette
di potenziare le prestazioni di un PC basa-
to sul processore 8088 grazie all'impiego
della CPU 80386 con clock a 16 MHz.
La scheda Quad 386XT permette la ge-
stione di fino a 3 Mbyte di memoria di si-
stema, 96 Kbyte di memoria video e 32
Kbyte di memoria «cache»; inoltre i PC
XT possono, sfruttando le caratteristiche di
elaborazione a 32 bit proprie del 386, lavo-
rare in multiutenza utilizzando più pro-
grammi contemporaneamente.
L'installazione della scheda sul PC non
richiede il settaggio di alcuno switch o jum-
per, ma avviene via software rispondendo
ad alcune domande con una operazione di
configurazione semplice e veloce che non
consente errori.
La scheda Quad 386XT è dotata di un
bus di interfacciamento asincrono ed offre
I Mbyte di memoria configurata in parole
di 32 bit, ottenuta utilizzando un chip di
memoria dinamica da 256 Kbyte, ed una
espansione di memoria da 2 Mbyte; è pre-
vista la possibilità di inserire il coprocesso-
re matematico 80287 e la scheda supporta
espansioni di memoria secondo lo standard
LIM (Lotus, Intel, Microsoft) oppure AST,
Quadram, Ashton-Tate.
Al fine di utilizzare la modalità a 32 bit
al massimo delle possibilità sono previsti
dei driver per la gestione della memoria per
l’utilizzo da parte dei programmi applicati-
Borse di studio Apollo Computer
Per l’anno 1986/87, la Apollo Computer,
leader mondiale nella produzione di work-
station professionali, attenta ai problemi
della scuola, mette in palio 4 borse di stu-
dio, 6 stage di formazione ed 8 corsi di
computer grafica per giovani studenti lau-
reandi, laureati o diplomati che potranno
conoscere una realtà lavorativa qualifican-
te dal punto di vista professionale nello
specifico settore della computer grafica,
Apollo metterà a disposizione le proprie
workstation grafiche presso le quattro filia-
li che la società ha in Italia, per permettere
ai giovani studenti di sviluppare le tesi sul-
l'argomento computer graphics, che rap-
presenta attualmente uno dei settori di
avanguardia con applicazioni e sviluppi nei
più svariati settori industriali e di ricerca.
Il sunto delle tesi premiate sarà pubbli-
cato sul giornale Apollo distribuito a tutti i
suoi clienti dalla società.
Amplisystem Education
Per chi volesse perfezionarsi nell'uso di
molti pacchetti applicativi, Amplisystem, la
divisione computer della Amplifon SpA,
rende noto che per il periodo aprile/luglio
1987 sono aperti i corsi di alfabetizzazione
informatica inerenti argomenti di carattere
generale e argomenti specifici. Il calenda-
rio dei corsi prevede argomenti monografi-
ci da trattare nello spazio di tempo compre-
so tra 1 e 4 giorni con lezioni riguardanti
sia l'uso di prodotti affermati come dBase
III, AutoCAD, Framework, Lotus 123 ed
un corso specifico riguardante il sistema
operativo MS-DOS rivolto a chi non pos-
siede alcuna esperienza di Personal Com-
puter e vuole acquisire le nozioni fonda-
mentali ed i comandi relativi al sistema
operativo.
Il prezzo è di L. 180.000 (IVA esclusa) e
la partecipazione a questo corso è conside-
rato come un prerequisito per la partecipa-
zione agli altri corsi.
Nel calendario sono previsti anche corsi
riguardanti l'uso di DALOG-GA 85, indi-
rizzato a chiunque necessiti di uno stru-
mento per la gestione aziendale su PC, del-
la durata di 4 giorni ad un prezzo di
180.000 lire più IVA a modulo, ed anche un
interessante corso della durata di due gior-
ni, con inizio a maggio, riguardante l'uso di
PageMaker.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TRA IL PIÙ DIFFUSO
PERSONAL COMPUTER
ED IL NUOVO
AMSTRAD PC 1512
ESISTONO TRECENTO
OTTANTAQU ATTROMI L A
DIFFERENZE
BYTE PIÙ BYTE MENO
Amstrad PC-1512 nasce con una memoria sviluppatissima: 51 2K RAM
facilmente espandibile a 640K.
E pensare che altri personal della stessa categoria, di prezzo ben
superiore, ti mettono a disposizione solo 128K RAM.
Inoltre PC-1512 è velocissimo, fino a cinque volte di più rispetto agli altri,
grazie al suo microprocessore Intel 8086 funzionante a 8 MHz.
Come se non bastasse, già nella versione base ti offre addirittura la grafica
ad alta risoluzione con 16 toni di grigio.
Amstrad PC-1512. ti dà tanto di più, ma ti chiede molto di meno.
ìcrpr
PC-1512 Versione Italiana
L. 1.390.000 iva
Distribuito in esclusiva da G.B.C. Italiana S.p.A.
news
Olivetti e previsioni del tempo
Dopo l'annuncio riguardante lo sviluppo
di nuovi modelli in ambiente Unix, centra-
to sugli elaboratori della linea AT&T 3B, la
Olivetti ha fornito i nuovi servizi meteoro-
logici computerizzati «Meteouno» e «Me-
teodue», rispettivamente per la prima e se-
conda rete televisiva, basati su una rete di
personal computer di propria produzione.
I due servizi sono realizzati in coprodu-
zione con la RAI, e sulla base delle cono-
scenze acquisite con l'analogo servizio già
operativo sulla terza rete (Meteotre), sono
utilizzati per tutte le fasi del processo di
creazione del programma: dalla raccolta ed
elaborazione dei dati provenienti dalle 62
stazioni di rilevamento dell'Aeronautica
Militare su tutto il territorio nazionale, fino
alla presentazione in forma grafica sullo
schermo delle relative previsioni atmosferi-
che. La Olivetti ha fornito oltre alle appa-
recchiature anche la consulenza tecnica ed
il software sviluppalo dalle società Data-
mat e Telesia.
La rappresentazione grafica nel corso dei
due programmi televisivi è differente: Me-
teouno visualizza i dati riguardanti le previ-
sioni atmosferiche con un sistema di rap-
presentazione in tempo reale che consente
effetti di immagini in movimento, mentre
Meteodue visualizza immagini tridimensio-
nali con possibilità di poter adoperare fino
a 16 milioni di colori.
II servizio rappresenta un interessante
esempio di applicazione delfinformatica in
campo televisivo e propone nuove originali
vie per l'utilizzazione del personal compu-
ter.
Fujitsu Italia:
nuove unità periferiche
In occasione della propria partecipazio-
ne al PC Forum, la Fujitsu Italia ha annun-
ciato la disponibilità di alcune unità perife-
riche particolarmente indicate per gli utenti
di personal computer. Si tratta di drive per
floppy disk e dischi rigidi, e di nuove stam-
panti a matrice di punti caratterizzate da
una elevata risoluzione. La nuova linea di
floppy disk drive si compone di due diverse
serie denominate M2550 e M2530: la prima
è costituita da drive da 5 pollici e 1/4 del ti-
po slim line della capacità non formattata
compresa tra 0,5 e 1,6 Mbyte con tempi di
accesso di 67 e 91 msec. La velocità di tra-
sferimento è compresa tra 250 e 500 Kbyte
per secondo ed è possibile realizzare dei
sottosistemi collegando in cascata fino a 4
unità ad un controller standard. La serie
M2530 comprende disk drive da 3,5 pollici
con capacità non formattata compresa tra I
e 2 Mbyte, tempi medi di accesso compresi
tra 173 e 94 msec. La velocità di trasferi-
mento è identica a quella della serie M2550
e come questa il posizionamento dei drive
può essere sia orizzontale che verticale. An-
che sul fronte dei drive Winchester le novi-
tà Fujitsu appaiono piuttosto interessanti:
si parte da un modello da 5 pollici e 1/4
con interfaccia SCSI della capacità di 172
Mbyte non formattati, per finire a due mo-
delli da 3,5 pollici da 36 e 51 Mbyte non
formattati. Il tempo medio di accesso del
primo è di 25 msec. con una velocità di tra-
sferimento dei dati che si aggira intomo a
1,25 Mbyte/sec. Tra le caratteristiche di
maggior rilievo l'elevata densità per traccia
(20400 bit per pollice), la velocità di rota-
zione di 3600 giri al minuto ed un consumo
di 30 watt. I due modelli da 3,5 pollici han-
no un tempo medio di accesso di 40 msec.
con una velocità di trasferimento di 625
Kbyte al secondo. I dati vengono registrati
con codifica MFM con una densità per
traccia di 14845 bit per pollice. La nuova
stampante DL 34000 a 136 colonne e 10
cpi, può stampare fino a 240 cps in draft e
60 cps in Letter Quality con una risoluzio-
ne di 360 x 1 80 caratteri per pollice. La te-
stina a 24 aghi è garantita per una durata di
300 milioni di battute. Per la stampa di font
diversi dal Courier 10 e Prestige Elite già
residenti, la nuova Fujitsu si avvale di un
sistema denominato IC Cards. Si tratta di
schedine che incorporano ognuna due font.
Un pannello frontale permette la selezio-
ne di numerose possibilità operative: come
per i modelli precedenti è possibile la coe-
sistenza del foglio continuo con il foglio
singolo. Un kit colore è facilmente installa-
bile per trasformare il modello monocro-
matico in una stampante a colori di elevata
qualità e costo contenuto. Le interfacce
Centronics e RS 232C permettono la con-
nessione con la maggior parte dei personal
computer, mentre l'emulazione IBM Pro-
printer/Graphic printer, FX80, JX80 e Dia-
blo 630 rendono questa stampante compa-
tibile con la maggior parte dei sistemi pre-
senti sul mercato.
Akron si presenta
Con un recente accordo stipulato con la
Convergent Microsystems Ltd. giapponese,
la Akron di Pordenone distribuirà in Italia
i prestigiosi prodotti Convergent, tra i quali
hard disk e controller integrati su scheda
per PC IBM e compatibili.
Tra gli hard disk controller integrati, I*
Hardcard Plus, disponibile nelle capacità
di 33, 51 e 66 Mbyte è il modello di mag-
gior interesse distribuito dalla società. Si
tratta di un prodotto dall'installazione mol-
to rapida e con consumi e dispersione di
calore altrettanto bassi: appena 1 1,5 watt di
assorbimento contro i 40 watt di un norma-
le hard disk da 10 Mbyte ed una dissipazio-
ne in calore di soli 6 watt.
La velocità di trasferimento dei dati è di
7,65 Mbyte al secondo, un dato che signifi-
ca il 50% in più in termini di velocità di un
tradizionale disco rigido.
Grazie all'avanzata tecnologia impiega-
ta, l'Hardcard Plus, per accedere ad una
traccia, utilizza una sola rotazione del di-
sco con riprova automatica in caso di erro-
La scheda controller provvede alla dia-
gnosi automatica al momento dell'accen-
sione ed é possibile la coesistenza di un se-
condo Hardcard Plus nello stesso PC.
La compatibilità é assicurata anche con i
PC AT e XT.
Tra i servizi offerti dalla Akron c'è anche
un tempestivo servizio informativo che tie-
ne continuamente aggiornati, a mezzo news-
letter inviate a coloro che ne fanno richie-
sta, su quanto i mercati intemazionali of-
frono nel campo dell'informaiica e delle te-
lecomunicazioni.
Graphtec Corporation Plotter
Le periferiche grafiche prodotte dalla
Graphtec Corporation di Tokio sono distri-
buite in Italia dalla SPH Elettronica di Mi-
lano che annuncia la disponibilità sul mer-
cato italiano di tre nuovi plotter di piccolo,
medio e grande formato denominati
PD93I1/F, FD52II e PD91II.
Il primo è un plotter a foglio mobile in
formato A3 con una velocità massima di
plottaggio di 44,5 cm/sec in direzione dia-
gonale ed una accelerazione massima di 2g.
La risoluzione meccanica è 0,005 mm
programmabile in step compresi tra 0,1 e
0,025 mm; la precisione è inferiore a più o
meno lo 0,2% dello spostamento con una ri-
petitibilità dello 0,2 mm 4 penne con ab-
bassamento smorzato e regolazione auto-
matica della velocità e pressione completa-
no, insieme ad un alimentatore automatico
per 100 fogli, disponibile opzionalmente, la
dotazione di questo modello.
Il secondo plotter è in formato A2 con
funzione di compensazione degli assi nel
caso che la carta non sia stata inserita cor-
rettamente.
38
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
PCbit: ristampe d'autore.
nfijÓvOSSS®
e-
PCbit plus
microprocessore 8088 con clock da 4.77 MHz a 10 MHz
PCbit 286
microprocessore 80286 con clock a 12 MHz
PCbit 386
microprocessore 80386 con clock a 16 MHz
I nuovi PCbit, compatibili con i vecchi e i nuovi sistemi operativi
standard (MS DOS, MS OS/2, XENIX, ecc.),
riaffermano come vincente la scelta della Bit Computers di proporre personal
computer a costo aggressivo ma tecnologicamente avanzati e sviluppati
tenendo conto dell'evoluzione degli standard: creatività nella continuità.
]]™bit computers
news
La massima velocità è di 62,5 cm/sec in
direzione assiale con risoluzione di 0,00625
mm, anch'essa programmabile con step tra
0,1 e 0,05 mm. La precisione consente un
coefficiente di ripetitibilità inferiore a 0,1
mm. Le penne in dotazione sono 10 e gra-
zie alla regolazione automatica della velo-
cità e della pressione è possibile l'impiego
di carta normale, patinata, da disegno, po-
liestere e trasparenti per proiezioni, ritenu-
te con un sistema di tipo elettrostatico. Un
display a cristalli liquidi sul pannello di
controllo frontale permette una semplice e
facile impostazione dei parametri di fun-
zionamento. Un buffer da 256 Kbyte è di-
sponibile in opzione.
L'ultimo modello è a foglio mobile di
grande formato (Al) con una area di scrit-
tura di 864x594 mm con riconoscimento
automatico delle dimensioni del foglio. An-
che in questo caso c'è un sistema di com-
pensazione per l'allineamento degli assi
con i bordi della carta. La massima velocità
è di 44,5 cm/sec in direzione diagonale con
accelerazione di 2g. La risoluzione è di
0,005 mm programmabile con step compre-
si tra 0,1 e 0,025 mm con una precisione
dello 0,15%. Anche per questo modello è
disponibile un buffer da 256 Kbyte in op-
zione, mentre è dotato in partenza del siste-
ma di discesa frenata delle 4 penne e della
regolazione automatica della velocità e
pressione. Analogamente su questo model-
lo, come sul precedente, è presente un di-
splay di controllo frontale. Per tutti i mo-
delli è prevista l'utilizzazione del linguag-
gio grafico Graphtec o emulazione HP, le
interfacce disponibili sono Centronics
(standard) e in opzione RS 232C oppure
IEEE 488. Le penne utilizzabili sono del ti-
po con base ad olio o acqua, ceramiche, a
sfera ed a china.
NCR 3390 Workstation
Se non fosse per il fatto di vedere uno
schermo a tubo catodico piuttosto che uno
piatto a tecnologia LCD o plasma, la sta-
zione di lavoro professionale NCR 3390
potrebbe tranquillamente essere scambiata
per un portatile. L'inganno scaturisce dal
fatto che le dimensioni compatte ed il peso
contenuto lo fanno sembrare insolito per
essere definito come AT compatibile.
I modelli proposti dalla NCR sono tre e
sono contraddistinti dalla diversa configu-
razione dei dischi: senza disco, con unità
micro floppy da 3,5 pollici 720 Kbyte e con
disco rigido da 3,5 pollici 20 Mbyte. Cia-
scuno dei tre modelli è disponibile con di-
versi adattatori video ed i prezzi oscillano
da un minimo di L. 3.365.000 ad un massi-
mo di L. 4.965.000 con una configurazione
comprendente, in caso di presenza del di-
sco rigido, sistema operativo NCR DOS 3.2
e video monocromatico. Le caratteristiche
tecniche del prodotto di maggiore impor-
tanza riguardano l'architettura di sistema
basata su due schede più una espansione
per compatibilità PC/AT IBM con CPU
80286 a 6 e 10 MHz e coprocessore 80287,
bus a 16 bit, memoria di 640 Kbyte con
possibilità di espansione fino a 2 Mbyte,
orologio/calendario con batteria tampone,
controller per due disk drive ed hard-disk,
adattatore video monocromatico standard
ed in alternativa Hercules, CGA, NCR ad
alta risoluzione e IBM EGA.
Sono logicamente comprese due porte
seriali ed una porta parallela Centronics; la
tastiera può essere di due tipi: espansa con
layout italiano o statunitense, e speciale de-
dicata all'uso dell'unità come workstation.
Siemens: PC-XIO SINIX
Equipaggiato con un processore a 16 bit
80186 Intel funzionante con un clock alia
frequenza di 8 MHz, memoria di 512 Kbyte
oppure I Mbyte, un floppy disk drive da 5
pollici della capacità di 650 Kbyte ed un
hard-disk della capacità di 10 o 22 Mbyte a
scelta, il PC-X10 della Siemens rappresenta
una soluzione ideale per chi vuole orientar-
si all'utilizzo del PC in direzione dei siste-
mi multiposto funzionanti sotto SINIX, il
sistema sviluppato da Siemens su base
UNIX.
Il PC-X10 permette la comunicazione con
elaboratori centrali IBM e Siemens ed assi-
cura la compatibilità con i sistemi operativi
BS 2000, DOS e MVS. Nell'ambito del pri-
mo, adottato dagli altri elaboratori Sie-
mens, il PC-X10 presenta la caratteristica
di permettere collegamenti molto veloci
grazie al sistema BAM.
Tale collegamento raggiunge una veloci-
tà di 230 Kbyte al secondo, una velocità di
trasmissione dati non consentita da altre
procedure.
Il sistema operativo SINIX permette di
poter usufruire delle garanzie offerte dal
mondo UNIX e quindi di poter utilizzare
un vasto parco software costantemente in
crescita. Oltre ai prodotti standard come
word processing, contabilità finanziaria e
più generali applicazioni di calcolo, esiste
una vasta gamma di programmi applicativi
e di tool per lo sviluppo di software.
In opzione sono disponibili numerosi ac-
cessori che variano da una unità di backup
a nastro della capacità di 45 Mbyte ad un
secondo processore di I/O con 4 interfacce
SS97 per il collegamento di un maggior nu-
mero di unità periferiche, oppure un pro-
cessore per l'impleraentazione di una LAN
del tipo Ethernet.
Honeywell Bull UPS 7000
A pochi giorni dalla costituzione e dal-
l'annuncio del cambio di denominazione
da Honeywell ISI in Honeywell Bull, la
prima grande multinazionale posseduta da
soci americani, europei e giapponesi pre-
senta una nuova serie di 5 modelli di elabo-
ratori contraddistinti dalle sigle 10, 20, 30
40 e 50 che assicurano prestazioni compre-
se tra 9000 e 52000 operazioni l'ora con
una gestione massima, nel modello 50, di
600 terminali.
L'architettura di sistema dei nuovi Ho-
neywell DPS 7000 è basata su un originale
sistema modulare che opera la distribuzio-
ne delle operazioni, ad esempio, il proces-
sore centrale è costituito da cinque mini-
processori miniaturizzati, collegati da un
bus interno, che elaborano simultaneamen-
te altrettante funzioni.
La velocità di elaborazione è assicurata
dall’impiego di un bus di sistema da 27
Mbyte al secondo, di una «cache memory»
e di una memoria centrale (RAM dinami-
ca) dotata di 256 kbyte per elemento per
una configurazione massima di 16 Mbyte.
I sistemi DPS 7000 possono essere impie-
gati anche in ambito dipartimentale grazie
al sistema operativo GCOS 7-AS espressa-
mente studiato per integrare tutte le funzio-
ni di base necessarie alle diverse applica-
zioni in campi che spaziano dalla automa-
zione d'ufficio all'impiego gestionale.
Lotus: aperta la sede
della filiale italiana
Il Presidente della Lotus Development
Corporation, la prima società indipendente
di software, Jim Manzi, ha presenziato alla
cerimonia di inaugurazione della nuova se-
de della filiale italiana.
Jim Manzi è il Presidente, Chief Executi-
ve Officer e Chairman della società, e per
la prima volta, con l'occasione, è venuto in
visita nel nostro paese.
La nuova sede italiana della Lotus, in via
40
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
stampanti BIT writcr PChit compaci
Bit Computers: fornitore globale,
Oltre ai personal Apple e IBM, proposti tramite i punti vendita diretti,
e alla gamma completa dei PCbit (PCbit, PCbit plus, PCbit 286, PCbit 386,
PCbit compact e PCbit portable),
la Bit Computers distribuisce i personal Olivetti, le stampanti
BITwriter linea OKI e linea Mannesmann, i dischi rigidi Lexikon
nonché monitor, controller, back-up, modem, floppy disk
e quanto il mercato richiede ad un'azienda che ha questo obiettivo:
proporsi come fornitore globale di prodotti e servizi qualificati
a prezzi vincenti tramite una rete di Rivenditori Autorizzati selezionata
e presente nell'intero territorio nazionale.
^23bit computers
news
Lampedusa ll/A, diretta dall'ingegner
Giovanni Catalfamo, è inserita in un nuovo
insediamento industriale milanese che vede
la presenza di altre aziende del settore in-
formatico.
Gli uffici coprono un'area di oltre 700
mq con un ampio spazio dedicato alla sala
corsi attrezzata con 40 posti, 12 PC ed una
completa disponibilità di attrezzature au-
diovisive. La sede si avvale di due grandi
sale di riunione e di una ampia zona dimo-
strativa dove sarà possibile assistere alle
prove dei prodotti Lotus e consultare la re-
lativa documentazione. Attualmente la
struttura sarà utilizzata da un organico di
IO persone che entro l'anno aumenterà di
circa il 50%.
In occasione dell'apertura della sede ita-
liana, accanto a figure già note della strut-
tura Lotus in Italia, sono entrati a far parte
dell'organizzazione anche nuove figure
professionali responsabili della promozio-
ne dei prodotti presso i grandi utenti ed i
centri software.
F.S.P. il franchising
ad alta tecnologia
Il franchising è una particolare forma
commerciale che dietro corresponsione di
una royalty, fa acquisire da un punto ven-
dita il diritto allo sfruttamento del marchio
ed a tutti i vantaggi concordati con il fomi-
Tale forma di commercializzazione vanta
illustri esempi nel settore dell'abbigliamen-
to dove già da tempo famose marche utiliz-
zano il franchising per la creazione di punti
vendita definiti come «affiliati». Anche nel
settore dell'informatica il franchising co-
mincia ad essere apprezzato e sono già nate
alcune catene di negozi affiliati dei quali i
lettori di MC‘ sicuramente avranno avuto
modo di sentir parlare specialmente per ciò
che riguarda Computerland e Micro-Age.
La F.S.P. (Franchising Studio e Progetti),
una società di «Management Consultant»
mirata allo sviluppo di sistemi di franchi-
sing in alternativa a più tradizionali sistemi
di distribuzione, si affianca ora, oltre a re-
altà imprenditoriali già esistenti, anche in
segmenti di mercato particolarmente inte-
ressanti, e con originali formule, a nomi già
affermati.
La F.S.P. ha progettato una operazione
di sicuro successo in un settore altamente
tecnologico come quello dell'informatica,
destinato ad essere, per definizione, un
mercato in evoluzione dagli sviluppi futuri
certamente positivi.
L'operazione attualmente allo studio in
questo segmento permette la realizzazione
di vantaggiose formule economiche attra-
verso la formula del franchising; tale ope-
razione prevede la creazione di alcuni pun-
ti vendita selezionati ed esclusivi, idonei al-
l'offerta di prodotti di alta tecnologia desti-
nati- a soddisfare le esigenze professionali
di un vasto target di consumatori, sempre
più esperto e qualificato, quale quello degli
utilizzatori di sistemi informatici.
Terminali Memorex
per IBM 3270
Con una serie di nuovi annunci la Me-
morex Italia ha ampliato la propria gamma
di prodotti con alcuni terminali rivolti agli
utenti di reti tipo IBM 3270.
I nuovi modelli sono due e si differenzia-
no per l'essere uno, il 2180, monocromati-
co, e l'altro, il 2180C, a colori. Il primo, con
display da 15 pollici, rappresenta una alter-
nativa al corrispondente IBM 3180, mentre
il 2180C Memorex, con display da 14 polli-
ci a colori, combina le caratteristiche del
terminale IBM 3179 con quelle del modello
3180.
È stato annunciato anche il display 2291,
un modello monocromatico compatto che
sostituirà il precedente Memorex 2178.
I due terminali presentati possono essere
configurati in modo da poter collegare il
modulo logico prescelto con il video che
meglio si adatta alle specifiche richieste
dall'utente; ciò consente anche la configu-
razione sia per le reti 3270 che per i sistemi
IBM 34/36/38. Tra le caratteristiche offer-
te dal 2180, la possibilità di selezionare con
la pressione di un solo tasto tra 4 formati
video comprendenti diverse risoluzioni: da
1920 (80 colonne per 24 righe) a 3564 carat-
teri alfanumerici (132 colonne per 27 righe)
visualizzabili su fondo verde o ambra.
II modello 2180C ha un formato massi-
mo di 3440 caratteri (43 righe per 80 colon-
ne) in emulazione 3180. 11 display misura
36 cm in larghezza ed altezza e la profondi-
tà è di 42 cm; la configurazione completa
pesa 18 kg.
I nuovi terminali si distinguono per la
concezione ergonomica particolarmente
avanzata, comprendente anche il tratta-
mento filtrante antiriflesso dello schermo,
allarme regolabile, scelta dei colori di vi-
sualizzazione tra verde ed ambra e spazio
per appoggiare il palmo della mano sulla
tastiera. E possibile il collegamento di tre
diversi tipi di tastiera: una da 122 tasti, re-
golabile in altezza su 5 diverse posizioni, ti-
po macchina per scrivere APL ed una a 88
tasti. Per tutti i modelli è prevista la nazio-
nalizzazione in 14 lingue diverse.
II terminale compatto 2291 da 12 pollici
utilizza una tastiera da 122 tasti e con sup-
porto per una stampante locale. Tutti e tre i
nuovi modelli operano in ambiente bisin-
crono o SNA/SDLC e possono essere uti-
lizzati da tutti gli utenti di sistemi IBM di
media e grande potenza, compresa la serie
8100, e di sistemi compatibili.
IN.TE.S.A. Fiat/IBM
Iniziative Telematiche per Servizi Appli-
cativi, per l'appunto IN.TE.S.A., è la socie-
tà posseduta in parti uguali da Fiat ed IBM
che opererà nel settore dei servizi a «valore
aggiunto», cioè dei servizi informatici for-
niti attraverso reti di telecomunicazione.
I servizi sviluppati avranno come obietti-
vo quello di migliorare il flusso dei mate-
riali che ha luogo tra le industrie di produ-
zione o distribuzione, i loro fornitori, le reti
commerciali, gli spedizionieri, i trasporta-
tori e le infrastrutture logistiche. Tutti gli
operatori potranno accedere a banche dati
centralizzate, alle quali affluiranno le infor-
mazioni sui movimenti delle merci: sarà co-
si possibile esercitare un controllo tempe-
stivo dei processi garantendo la comunica-
zione tra le diverse società in tempi rapidi.
La sede commerciale della IN.TE.S.A. sarà
a Torino ed i servizi verranno fomiti da un
centro di calcolo costituito da un comples-
so di elaborazione IBM al quale farà capo
una rete SIP con unità periferiche distribui-
te su tutto il territorio nazionale.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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91303; Canicattì (Ag): Computer Center, tei. 858529; Carmiano (Le): Elettronica Salenlina. tei.
676424; Caserta: O.P.C., lei. 444507; Catania: Elettronica Delta, lei. 370170; Siel Informatica, tei.
533418; Catanzaro Lido: Robosoft Italia, tei. 33908; Cesenatico (Eo): MicroSystem, tei. 81751 ;
Chieti: Diessepi, tei. 64389; Cinisello Balsamo (Mi): FRA. ES., tei. 6127970 ; Civitavecchia:
Marine Pan Service, tei. 20267; Conegliano Veneto (Tv): De Maria Computer, tei. 24845; Cuneo:
Thema, tei. 60983; Firenze: Soluzioni EDP. tei. 245220 ; Foggia: ISI Informatica Sistemi, tei. 72823;
Francavilla Fontana (Br): Hard House, tei. 940532; Gaeta: Delta Computers, tei. 470168; Genova:
Computer Center, tei. 581474 ; lamezia Terme (Cz): Sipre Elettronica, tei. 29081 ; Latina: First
Success, tei. 495285; Luino (Va): Hacker Studio, tei. 531126; Molerà: Lucana Sistemi, tei. 214423;
Melilo P.S. (RC): Nucleodata Teleinformatica, tei. 787339; Messina: Hardware Software Service, tei.
775912; Mestre (Ve): Computer Service, tei. 5311455; Milano: Computer Shop, tei. 2360015;
Napoli: C.F., tei. 7612144; General Computers. lei. 5510114; Terminal, tei. 404521 ; Padova: EDP
Sistemi, tei. 654281 ; Palermo: Dalamax, tei. 575369; Perugia: Seld Umbria, tei. 72721; Piacenza:
Genius, tei. 31047; Pisa: Dataport 2. tei. 48558; TT LAB. tei. 552590; Pordenone: Electronic Center,
tei. 28006; Portoscuso (Ca): SA.P. Sistemi Elettronici, tei. 509893; Potenza: Delta Informatica, tei.
22835; Rende (Cs): DP. Service, tei. 863790; Rimini (Fo): Computer System, tei. 771209; Salerno:
Informatica Key Computers, tei. 227433; Saluzzo (CN): EDP Windows, tei. 46971; S. Giovanni
Valdarno (Ar): SMA.U., tei. 944277; Sassari: Golden Computers, tei. 234309; Servinform, tei.
293824; Sciacca (Ag): Professional Computer, tei. 26986; Siena: Numerika, tei. 284229 ; Siracusa:
Magis General Soft, tei. 22455; Sondrio: Tek.no bit. tei. 219540; Taranto: SSJ., tei. 335996 ;
Torino: Cesit, tei. 3190920; Torrita di Siena (Si): Delta System, tei. 686363; Venezia: Mariconda
Computer, tei. 29040; Verbania (No): Elliolt, tei. 43517.
news
Il sistema è basato sull'architettura di co-
municazione IBM SNA (Systems Network
Architecture) e prevede collegamenti delle
reti pubbliche per le interconnessioni con il
centro e tra unità periferiche.
I servizi inizieranno ad essere disponibili
attorno alla metà del 1988, dopo una base
dedicata alla realizzazione delle infrastrut-
ture di rete ed all'attività di sviluppo.
Oltre ai servizi logistici, la Società offrirà
anche stazioni di lavoro, prodotti software
e servizi di consulenza e formazione per la
progettazione ed integrazione di sistemi te-
leinformatici.
Open A«ess: quattro per uno
Cale, Base, Word e Com sono i 4 moduli
che costituiscono Open Access, il primo am-
biente di gestione dei dati integrato con ta-
bellone elettronico, videoscrittura e comu-
nicazione via modem, disponibile in modu-
li separati, integrabili in un unico corpo.
Base, l'ambiente principale del pacchetto
è un database relazionale realizzato con un
linguaggio strutturalo che gestisce diretta-
mente le finestre sullo schermo. È possibile
la conversione dei dati in formato dB li e
dB III in quello impiegato dal programma.
Cale, il tabellone di calcolo è in grado di
fare la ricerca all'indietro (goal seeking)
calcolando fino a 5 variabili.
Word e Com sono i moduli dedicati alla
videoscrittura ed alle comunicazioni. Il pri-
mo lavora su file lunghi fino a 32 Kbyte, ed
ha formati compatibili sia con il DOS che
con Wordstar: alcuni dei grafici bidimen-
sionali di Cale possono essere inseriti diret-
tamente in Word.
Il pacchetto di comunicazione multistand-
ard Com lavora in Xon-Xoff, XModem,
Kermit. VT-100 e permette il collegamento
con la maggior parte dei protocolli utilizza-
ti in tutto il mondo.
I moduli separati di Open Access rendo-
no possibile l'uso anche su computer muni-
ti di due drive da 360 Kbyte. I prezzi stabi-
liti dalla SVPT (Sviluppo Vendite Prodotti
Tecnologici), che ha realizzato il pacchetto,
variano tra 1.750.000 lire per il programma,
900.000 lire per il modulo Base, e 280.000
lire per il modulo Word, tutti IVA esclusa.
Amiga Enhancer Software
Ad un prezzo di sole 30.000 lire più IVA,
la Bytec di Brà offre l'Amiga Enhancer
Software, un pacchetto per gli utenti di
Amiga, comprendente la manualistica ri-
guardante Kickstart, Workbench 1.2 ed Ex-
tras comprensivo di Amiga Basic.
I tre dischetti sono compresi nella confe-
zione e consentono agli utilizzatori di Ami-
ga che hanno acquistato il sistema prima
dell'uscita aggiornata di Workbench, di po-
ter disporre finalmente della nuova release
ufficiale del sistema operativo.
Nel disco Extras sono contenuti anche i
file riguardanti le cosiddette PC utility per
l'uso con gli emulatori di PC ed il file di
configurazione della tastiera italiana op-
portunamente corretto per evitare lo scam-
bio dei tasti W e Z, richiamabile con l'istru-
zione SETMAP 1.
I manuali comprendono i nuovi comandi
e le nuove funzioni sia del KERNAL che
della sofisticata interfaccia Intuition.
Nelle intenzioni della Bytec c'è anche la
commercializzazione a breve scadenza di
un pacchetto comprendente i manuali in
italiano di Amiga DOS comprensivi delle
indicazioni riguardanti le versioni 1.1 e 1.2
ed una serie di utility adatte all'ottimizza-
zione delle potenti risorse del sistema. I
nuovi prodotti si vanno ad aggiungere alla
linea di accessori già commercializzata
comprendente anche una espansione di
memoria modulare di produzione Micro-
botics con prezzo compreso tra 720.000 lire
nella versione da 512 Kbyte e 4.100.000 lire
nella versione da 2 Mbyte; un drive esterno
da 3,5 pollici disponibile in versione singo-
la o doppia al prezzo, rispettivamente di
322.000 o 551.000 lire. I prezzi sono da in-
tendersi IVA esclusa ed a richiesta è possi-
bile ricevere un catalogo del software di-
sponibile comprendente molti titoli, tutti in
versione originale completa di manuali.
44
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
news
384: arriva il Multiterh 1100 AT 386
Novità Mannesmann al SIOA
In occasione dell'ultimo SIOA, la Man-
nesmann Tally ha presentato alcune nuove
stampanti che si vanno ad aggiungere alla
già completa linea di stampanti fin qui pro-
dotte. Si tratta della MT 50 Heavy Duty e
delle piccole e versatili MT 87 e MT 88.
La MT 50 è indicata per impieghi gravo-
si, applicazioni industriali, self Service ban-
cario e dove deve essere fruibile diretta-
mente dal pubblico.
In proposito, una taglierina permette di
produrre moduli fino a 25,4 mm evitando
qualsiasi spreco di carta.
La MT 50 si caratterizza per una elevata
velocità di stampa, fino a 400 cps, ed un ot-
timo rendimento in High Quality con velo-
cità di 100 cps.
La testina a 9 aghi permette densità di
stampa comprese tra 10 e 16,6 cpi con un
set di 128 caratteri ASCII selezionabili tra
8 set nazionali.
La versione D permette anche la stampa
di macrocaratteri, stampa OCR-A/B e co-
dici a barre. L'interfaccia è parallela, oppu-
re seriale, gestisce moduli continui con tra-
scinamento a trattori e la rumorosità si man-
tiene al di sotto dei 60 dB in misura pesata.
I nuovi modelli MT 87 e MT 88 sono
Sfruttando l'alta velocità di elaborazio-
ne del processore avanzato Intel 80386,
unita alla particolare gestione della me-
moria che utilizza la tecnica definita «ze-
ro wait state memory access», il Multi-
tech 1100 AT 386, distribuito dalla SHR
di Ravenna, si aggiunge alla già nutrita
schiera di compatibili MS-DOS funzio-
nanti con il rivoluzionario processore a
32 bit 80386, che offrono una velocità di
elaborazione unica.
Il Multitech 1100 AT 386 assicura la
massima compatibilità con lo standard
IBM XT/AT grazie alla possibilità di se-
lezionare la frequenza di clock del micro-
processore in un range compreso tra 16 e
4.77 MHz.
La memoria centrale è di I Mbyte nella
versione base e può essere espansa fino a
16 Mbyte. Le memorie di massa utilizzate
sono una unità per floppy disk da 1,2
Mbyte ed una unità hard-disk da 40 Mby-
te con tempo di accesso medio di soli 28
msec. Un orologio interno con batteria
tampone, 8 slot di espansione, 2 porte se-
riali ed una parallela completano la dota-
zione standard che comprende anche una
tastiera a 101 tasti compatibile con la ta-
stiera Enhanced IBM PC.
Il sistema operativo fornito con la mac-
china è l'MS-DOS vers. 3.2 ed il sistema
prevede la possibilità di installazione del
coprocessore 80387.
L'elevata velocità di accesso ai dischi
consente al Multitech 1 100 AT 386 di es-
sere impiegato come file server per appli-
cazioni LAN (Locai Area Network) e di
essere utilizzato per il supporto di appli-
cazioni in multiutenza con il sistema ope-
rativo XENIX.
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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un libro dalla copertina. rer comporre
Questo è particolarmente vero per il nuovo sottosiste-
ma grafico 1280 della AMDEK.
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sima risoluzione in ambiente Desktop Publishing e
applicazioni CAD. Tuttavia è compatibile con tutto il
software standard MS DOS.
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controller grafico bit-mapped. Il motor può gestire si-
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la MT 87 e 136 colonne nella MT 88.
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Epson italico.
Le interfacce modulari consentono l'in-
terfacciamento per via seriale o parallela
emulazione di stampanti grafiche. Proprin-
ter IBM ed Epson FX.
In opzione sono disponibili font di carat-
ili Disiom «ambio sede
Dall'inizio di maggio, per migliorare la
propria organizzazione, la Discom srl di
Roma, distributore dei prodotti Commodo-
re, Nec, Star, Verbatim, Hitech, concessio-
nario Sperry/ Unisys e agente Olivetti Pro-
dest, ha trasferito la propria sede in Via
Marcello Garosi 23, a pochi passi dalla
vecchia sede in zona EUR Mostacciano.
Nei nuovi locali, il cui numero telefonico
,è adesso 06/5207839, sarà dato maggiore
spazio alle sezioni che si occupano dell'as-
sistenza tecnica e del software. Una ampia
zona della nuova sede è stata riservata al-
l'allestimento di una showroom per la pre-
sentazione dei prodotti trattati.
Vienna A0C:
Il miglior design
La maggiore autorità britannica nel cam-
po del design, il Design Center, ha attribui-
to il premio per il migliore design al perso-
nal computer Northern Telecom Vienna
AOC.
Una giuria di esperti e tecnici indipen-
denti ha sottoposto il Vienna ad una serie
di esami relativi alle caratteristiche di affi-
dabilità, semplicità d'uso e raffinatezza
progettuale alla fine dei quali il computer
è risultato il vincitore dell'annuale concor-
so per la definizione del sistema dai più alti
standard ergonomici, tecnologici e di de-
sign.
11 Northern Telecom è stato cosi fregiato
dal famoso «kitemark», il prestigioso con-
trassegno distintivo del Design Center attri-
buito ogni anno a strumenti di lavoro dal-
l'alto contenuto stilistico. Già nel 1985 la
Northern Telecom si era distinta, questa
volta con il Vienna SRC, al concorso Indu-
striai Design che si svolge a Milano in oc-
casione dello SMAU.
La Northern Telecom è attualmente tra i
maggiori fornitori mondiali di sistemi di te-
lecomunicazioni completamente digitali e
di sistemi integrati per l'elaborazione delle
informazioni per l’ufficio.
Modulus al FTI
La Sirius SpA, produttrice del robot Mo-
dulus, sarà presente dall' 1 1 al 17 maggio al-
l'appuntamento di Gand, in Belgio, con il
Flanders Technology International, il salo-
ne intemazionale delle nuove tecnologie,
nel corso del quale verrà presentato uffi-
cialmente in Europa (dopo lo scorso
SMAU) quello che la stessa Sirius ha defi-
nito scherzosamente «l'androide italiano».
Il personal robot Modulus è già stato
presentato in occasione del 15° Winter
Consumer Electronic Show (Las Vegas)
dello scorso gennaio con un confortante ri-
torno in termini di interesse suscitato tra gli
operatori del settore.
Il progetto Modulus ha finora comporta-
to un investimento da parte della società di
quasi tre miliardi, da alcuni mesi concretiz-
zato nella produzione del robot disponibile
in tre diverse configurazioni completamen-
te modulari.
Il Flanders Technology International si
articolerà attorno a tre diverse tendenze per
la concretizzazione della «Terza Rivoluzio-
ne Industriale»: micro-elettronica, bio-tec-
nologia ed infine, i nuovi materiali.
È prevista una partecipazione di circa
220.000 visitatori in larga pane composta
da operatori e con circa il 10% di presenze
di operatori stranieri.
•tori: Mega SI t PC
Reduci dal successo del CeBIT 87 di
Hannover (vedi MC 62, pag. 45), sono stati
presentati anche in Italia, alla quinta edi-
zione del SIOA, i nuovi computer Atari.
I tre nuovi computer della linea Mega ST
sono siglati Mega 1 , 2 e 4 in considerazione
della quantità di memoria RAM. rispettiva-
mente di 1, 2 e 4 Mbyte. Il contenitore è
stato ridisegnato e la tastiera è separata.
Per eventuali espansioni ed hard disk è pre-
visto un contenitore slim line della medesi-
ma linea dell'unità centrale da inserire tra
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Il Turbo Pascal Se
siete programmatori
professionisti, questo è
10 strumento che vi offre
le alte prestazioni di cui
avete bisogno. Se
invece non avete mai
programmato in un
linguaggio evoluto,
Turbo Pascal vi aiuterà a
muovere i primi passi in
un ambiente integrato di
programmazione
strutturata facilissimo da
utilizzare.
Con le sue 500.000
copie vendute in tutto il
mondo, Turbo Pascal è
diventato uno standard
di fatto neN'ambito dei
personal computer.
Fino a 4.000 righe di
codice al minuto: Turbo
Pascal è il più veloce
compilatore Pascal
esistente. E occupa solo
39 kB in memoria
rispetto ai 300 kB
occupati da alcuni altri
compilatori Pascal.
Ma c’è di più. Turbo
Pascal offre alcune
estensioni significative
standard, tra cui i file ad
accesso diretto, le
stringhe dinamiche, gli
overlay e l’accesso allo
hardware di basso livello
ed al sistema operativo.
Inoltre, Turbo Pascal
comprende un full-
screen editor, tipo
Wordstar.
11 compilatore individua
istantaneamente gli
errori, attiva
automaticamente
l'editor e indica la
posizione dell’errore
all’interno del codice
sorgente.
Turbo Tutor - Per
imparare il Pascal da chi
ha inventato il Turbo
Pascal. Turbo Tutor è
composto da una guida
Wordstar è un marchio registrato della
di autoistruzione ed un
dischetto con il codice
sorgente degli esempi.
Passo dopo passo,
Turbo Tutor
accompagna il
programmatore dalle
nozioni di base fino ai
concetti e le tecniche
più avanzate.
I Turbo Toolbox
Turbo Database,
Turbo Graphix e
Turbo Editor
contengono ognuno una
collezione di routine per
la soluzione di tipici
problemi EDP tramite
Turbo Pascal. Con ogni
Toolbox viene fornito un
programma professionale
di immediato utilizzo. Un
esempio: il Text Editor
MicroStar incluso nel
Turbo Editor Toolbox.
E tutto questo in
codice sorgente,
per permettervi di
trasformare i moduli dei
Toolbox e integrarli nei
vostri programmi Turbo
Pascal, che potrete
rivendere senza dover
pagare alcuna royalty.
Naturalmente, tutti i
manuali sono in italiano.
Potrete acquistare i
nostri prodotti
servendovi del modulo
d’ordine, scegliendo la
modalità di pagamento
per voi più comoda o
richiedendoli al vostro
rivenditore di fiducia.
"Dopo quanto detto le
conclusioni sono
veramente scontate. Si
tratta di un pacchetto
eccezionale corredato
da un eccellente
manuale di circa 300
pagine venduto a un
prezzo incredibilmente
basso..."
Carlo Magnaghi "Bit"
Per ulteriori chiarimenti,
il team della Edia
Borland è a vostra
disposizione chiamando
la nostra Hot-Line allo
02/588.523
Dati tecnici
Requisiti del sistema
PC IBM, Olivetti e
compatibili e quasi tutti i
sistemi su MS-DOS, CP/M
86 e CP/M 80 (solo Z80)
Sistemi operativi
PC-DOS da versione 2.0
MS-DOS da versione 2.0
CP/M 86 da versione 1.0
CP/M 80 da versione 2.2
Memoria minima del
sistema
PC-DOS, MS-DOS CP/M86
120 K CP/M 80 48 K
■ generazione del codice
oggetto in una passata
■ editor incorporato
■ rilevamento interattivo
degli errori
■ occupa meno di 39 kB
in memoria
□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□□
Tagliare o fotocopiare e spedire a Edia Borland s.r.l.
Vogliate Spedirmi: (+ 9% IVA)
□ Turbo Pascal 3.0 8-Bit L. 1 25.000
□ Turbo Pascal 3.0 16-Bit L. 1 75.000
□ Turbo Pascal 8087/BCD L. 275.000
□ Turbo Database Toolbox L. 125.000
□ T urbo Graphix T oolbox L. 1 25.000
□ Turbo Editor Toolbox L. 1 25.000
□ Turbo Tutor L. 75.000
□ Turbo Prolog L. 250.000
Denominazione del Computer:
Misura del dischetto:
Sistema operativo e N. di versione:.
□ Pagherò contrassegno al postino (più L. 4.000 di spese
postali)
□ Allego assegno non trasferibile N. _
□ Allego fotocopia di versamento su CCP 48067201
□ Pagherò con addebito sulla mia carta di credito American
Express N scadenza
Con busta intatta del dischetto
SODDISFATTI O RIMBORSATI
entro 10 giorni
Nome e Cognome _
EDIA mo BORLAND
v.le Cirene, 11 • 20135 Milano • Tel. 02/588523 - 5451953
INSTABILITÀ DI RETE E BALCK-OUT
NON SONO UN PROBLEMA
Grappi di continuità DIGITEK a protezione del vostro
lavoro e delle vostre apparecchiature elettroniche.
I blackout e le mlcrolntemizlonl dell’energia elet-
trica, oltre a danneggiare le Vs. apparecchiature,
provocano variazioni o cancellazioni del dati Inse-
riti nel Vs. computer; a volte 11 danno rappresenta
11 lavoro dell'intera giornata.
Per eliminare questi costosissimi inconvenienti la
DIGITEK propone gruppi di continuità della serie
no-stop disalimentando direttamente le apparec-
Ie fluttuazioni ed instabilità dell'energia elettrica.
In caso di black-out. II gruppo, oltre a garantire
li salvataggio dei dati, permette il proseguimento del
lavoro, dandovi una autonomia fino a 2 ore.
I gruppi di continuità de
GCS 401 pot. ma*.
GCS 502 pot. max.
XT 701 pot. max.
GCS 851 pot. max.
XT 1001 pot. max.
GCS 1251 pot. max.
XT 1301 pot. max.
GCS 2001 pot. max.
XT 2002 pot. max.
1* uscita 400W
1* uscita 500W
1* uscita 400W
2* uscita 200W
1" uscita 850W
1* uscita 600W
2" uscita 300W
1* uscita 1250W
1* uscita 800W
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Tel. 0522/61623 za. - Telex 5301S6 - fax 0S22/61626 G3
Desidero ricevere materiale illustrativo riguardante i Gruppi di continuità.
Cognome e Nome Ditta
Via Cap Città
| MC.
questa ed il monitor. L’hardware non ha
subito modifiche tranne che per la sezione
video che ora si avvale dell’aggiunta di un
chip blitter che migliora la grafica del com-
puter. Interessante anche la stampante la-
ser a basso costo SLM, completamente pri-
va di memoria interna, che utilizza la me-
moria RAM dei Mega ST ai quali è collega-
ta. È stato presentato anche il PC MS-DOS
Atari da 512 K di RAM, processore 8088
con clock selezionabile tra 4,77 e 8 MHz.
Equipaggiato con floppy disk da 5 pollici,
il PC è dotato di 256 K di memoria video e
di una scheda grafica multistandard in gra-
do di emulare Hercules, CGA. EGA, IBM
monocromatica. La risoluzione varia tra
720x348 e 640x350 punti. La dotazione
software comprende il sistema operativo
MS-DOS vers. 3.2. GEM e GWBasic: il
prezzo base dell'Atari PC con monitor mo-
nocromatico sarà sensibilmente al di sotto
di 1.500.000 lire.
Per confermare il proprio impegno sul
fronte del software, la Atari Italia ha an-
nunciato anche la disponibilità di nuovo
software specificamente per la serie ST. 1
programmi finora presentati sono stati scel-
ti tra la serie «K» della software house in-
glese Ruma: si tratta di K-Word 2. K-Spre-
ad 2 e K-Graph 2. Altra interessante novità
riguarda la notizia dell’accordo concluso
con la Mirrorsoft per la realizzazione della
versione italiana del programma desktop
publishing «Fleet Street Publisher» compa-
tibile con la stampante laser SLM.
Trust International al SIOA
Quest'anno anche la Trust International
ha partecipato al SIOA, esponendo la sua
vasta e già affermata gamma di prodotti
Goldline per PC IBM, Olivetti e compatibi-
li.
Interessanti novità anche nel settore dei
terminali «plug-compatible» operanti in
ambiente IBM 3270: nel settore dei modem
card, dove è stata presentata una scheda
che con un costo inferiore al milione di lire
permette il collegamento diretto, su linea
switched della SIP, con i mainframe.
Tra le schede di espansione presentate
dalla Trust International quelle che hanno
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Reflex è
Reflex è il primo data-base
analitico con cui potrete
non solo raccogliere ma
anche analizzare i vostri
dati. Reflex trova le relazioni
nascoste fra i dati e le
visualizza graficamente
sotto forma di istogrammi
semplici e sovrapposti,
grafici lineari e torte.
Reflex è facile da usare. Le
cinque modalità di
visualizzazione dei dati,
unite ad un utilizzo
dinamico di finestre, menù
pull-down, grafica interattiva,
help in linea e possibilità di
impiego del mouse fanno di
Reflex uno strumento
potentissimo e amichevole.
Reflex è velocissimo,
perchè lavora in memoria
centrale. E per le
applicazioni più impegnative
è possibile usare memorie
espanse per elaborare file
fino a 8 Mbyte.
Reflex è il generatore di
report più sofisticato oggi
disponibile. Grazie alla
compatibilità con i più
diffusi fogli elettronici e
data-base, come Lotus 1-2-
3, Symphony e dBase,
potrete rappresentare in
cinque modi diversi anche i
dati raccolti da questi
programmi e generare
report, circolari, etichette
autoadesive, tabelle
grafiche.
Reflex è un potente
supporto alle decisioni. Per
mezzo di analisi “cosa
succederebbe se"
istantanee e interattive.
Reflex permette di generare
proiezioni e previsioni che
vi aiuteranno nei momenti
più impegnativi e creativi
del vostro lavoro.
Reflex rompe insomma con i
canoni tradizionali dei
database e fornisce un modo
completamente nuovo per
analizzarne i contenuti, un
modo facile e divertente che
permette di lavorare
piacevolmente, con un
mezzo ad alte prestazioni!
Reflex esiste ora anche in
Italiano: abbiamo infatti
tradotto per voi sia il
manuale che il programma.
Saranno entrambi
disponibili a partire dal 30
Aprile ed il loro prezzo sarà
di L. 298.000+ IVA 9%.
Per ulteriori chiarimenti, il
team della Edia Borland è a
vostra disposizione
chiamando la nostra Hot-
Line allo 02/588.523.
Le voci della stampa:
“La prossima generazione di
software è ufficialmente
arrivato".
Peter Norton “PC Week"
“Un data-base rivoluzionario
a costi estremamente
popolari".
G. Gobbi “PC World
magazine"
"Il suo vero successo però
è da ricercare nella
impostazione veramente
innovativa, che consente di
trasformare un tradizionale
filing System in un potente
strumento di analisi".
Alberto Nosotti "Bit"
"... le prestazioni che
rapportate al prezzo,
possono essere giudicate
veramente eccezionali".
Le-Lu “M&P Computer”
Dati tecnici
Ricerca/Selezione
secondo esempi, condizioni
logiche, funzioni matematiche e
caratteri yolly.
Calcolo
In ogni campo potete inserire
funzioni matematiche
trigonometriche, logiche o
finanziarie.
Ordinamento
ascendente e discendente fino a
cinque chiavi contemporaneamente.
Interscambio di dati
File dBase, Lotus 1-2-3.
Synphony. PFS ed ASCII
vengono importati direttamente
e possono essere inseriti come
codice ASCII nei vari word
processor
Hardware richiesto
PC IBM, Olivetti o compatibili,
384 «Byte memoria RAM, due
diskdrive e scheda grafica (IBM
Color Grafica, EGA, Olivetti.
Hercules).
CP
□
□
0
□
□
□
□
□
□
D
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
□
}□□□□□□□□□□□□□□□□
Tagliare o fotocopiare e spedire a Edia Borland s.r.l.
Vogliate Spedirmi:
□ Reflex L'analista
□ Turbo Prolog
□ Turbo Pascal 3.0 8-Bit
□ Turbo Pascal 3.016-Bit
□ Turbo Pascal 8087/BCD
□ Turbo Database Toolbox
□ Turbo Graphix Toolbox
□ Turbo Editor Toolbox
□ Turbo Tutor
Denominazione del Computer:
Misura del dischetto:
Sistema operativo e N. di versione:
(+ 9% IVA)
L. 298.000
L. 250.000
L. 125.000
L. 175.000
L. 275.000
L. 125.000
L. 125.000
L. 125.000
L. 75.000
□ Pagherò contrassegno al postino (più L. 4.000 di spese postali)
□ Allego assegno non trasferibile N
□ Allego fotocopia di versamento su CCP 48067201
□ Pagherò con addebito sulla mia carta di credito American
Express N scadenza
Con busta intatta del dischetto
SODDISFATTI O RIMBORSATI
entro 10 giorni
□ Si richiede l’emissione di fattura P. IVA
Azienda
Nome e Cognome
Via N
CAP Città Prov
Data Firma
□ Chiedo solo ulteriori informazioni sui prodotti senza alcun
impegno
EDIA mo BORLAND
v ie Cirene, li - 20135 Milano - Tel. 02/588523 - 5451953
news
destato maggior interesse sono state la EO-
graph e la Autoswitch EGA Card della Pa-
radise.
La prima è una interfaccia intelligente
che consente di sfruttare al massimo le ca-
ratteristiche offerte dalle stampanti, ridu-
cendo fino a 10 volte il tempo di stampa e
riducendo l'impegno della CPU a pochi se-
condi. Agli utenti di AutoCAD, la scheda
permette di utilizzare la stampante a matri-
ce in luogo del plotter con consistenti ri-
sparmi di tempo.
Autoswitch EGA Card è una scheda per
il controllo di monitor monocromatici e a
colori per grafica avanzata su PC XT e AT.
La funzione più importante, unica nel suo
genere, è quella di consentire la configura-
zione automatica (EGA, CGA, Hercules,
ecc.) in funzione del software utilizzato.
Perfettamente compatibile con i più diffusi
programmi applicativi, la scheda utilizza la
tecnologia LSI che consente alta affidabili-
tà e dimensioni ridotte tanto da occupare
uno slot corto. La scheda è dotata di una
propria memoria video di 256 Kbyte in gra-
do di registrare sino a 8 immagini video.
Per ciò che riguarda i prodotti di comu-
nicazione tra PC e Mainframe sono da ri-
cordare Attachmate, per l'emulazione loca-
le 3270 PC e IBM 3278/3279, sia normale
che grafica con file transfer; Mainlink per-
mette l'emulazione IBM 3278/3279 sia nor-
male che grafica, locale e remota, con file
transfer; Access 36, per l'emulazione IBM
serie 34/36/38, tutti i modelli windowing e
file transfer; EasyLAN, rete locale e remo-
ta per PC con Gateway con mainframe e
centrali telefoniche. té c
n meglio del SOFTWARE
pubblicato su
MCmicrocomputer
Il meglio del SOFTWARE di MCmi-
crocomputer è una raccolta dei mi-
gliori programmi pubblicati su
MCmicrocomputer per l’Apple II e il
Comrpodore o4. Costa 14.000 lire e
ogni confezione comprende tre di-
schetti, una scatolina e un manualet-
to.
I tre minifloppy sono ODP a doppia
faccia e doppia densità, quindi pos-
sono essere utilizzati (eventualmen-
te riformattandoli) con il vostro per-
sonal qualunque esso sia (se, ovvia-
mente usa minifloppy da 5 pollici e
1/4). È chiaro che ì programmi per
Apple II vengono letti solo da questo
tipo di macchina (e compatibili) , e lo
stesso vale per i due dischetti di pro-
grammi pier il Commodore64.
Ciascun programma è stato pub-
blicato su MCmicrocomputer, e
quindi descritto in maniera sufficien-
temente ampia in quell'occasione.
Sui dischetti è stato comunque inclu-
so un file di help, che contiene le in-
formazioni fondamentali per l'uso.
Istruzioni più ampie si trovano nel
manualetto che fa parte della confe-
zione; spie eie per i programmi più
complessi ai quali si è interessati, in
ogni caso, può essere opportuno mu-
nirsi del numero di MCmicrocompu-
ter sul quale è avvenuta la pubblica-
zione (per ogni programma è indica-
to il relativo riferimento).
Se non trovate II meglio del SOFT-
WARE pubblicato su MCmicrocom-
puter in edicola, richiedetelo diret-
tamente alla nostra casa editrice uti-
lizzando il tagliando nella pagina qui
a fianco (o una fotocopia, oppure
usate una richiesta su carta qualsia-
si). La confezione vi sarà tempestiva-
mente spedita, in una confezione suf-
ficientemente robusta, speriamo, da
resistere alle... intemperie postali.
Per chi ha un
Commodore 64 Executive
Se avete un 64 Executive, le cui ROM so-
no diverse e quindi non è totalmente com-
E «Ubile con il 64 normale, potete tranquil-
amente usare i due dischetti a patto che
non cerchiate di utilizzare il programma
MENU che viene lanciato automaticamen-
te all’accensione. E sufficiente che richia-
miate i programmi secondo il loro nome,
specificato nella directory dei dischi (soli-
to load dollaro e poi list). Non dovreste
avere problemi per identificare i nomi
(Reti Logiche si chiama RETI C*. Cross Re-
ference CR; questi due sono probabilmen-
te i nomi più « strani » ) . Per quanto riguar-
da The Dark Wood, dovete rinunciare alla
schermata di presentazione e caricarlo
semplicemente con LOAD «DW», 8. Per
avere gli help caricate il programma
HELP; da questo, però, ricordate di non
cercare di passare al programma MENU.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Inaugurata la prima Banca Dati
sullo stato delie acque in Italia
Con una applicazione dimostrativa nel-
la sede del CNR (Consiglio Nazionale
delle Ricerche) è stata presentata, duran-
te la giornata di studio «Un sistema infor-
mativo per la gestione della qualità delle
acque», una Banca Dati sullo stato di
qualità delle acque superficiali interne
della Penisola e sulle fonti di inquina-
mento di origine civile e industriale. Tale
Banca Dati è stata predisposta dall'Istitu-
to di Ricerca sulle Acque (IRSA) del
CNR su mandato del Ministero dell'Am-
biente e con il supporto dell'Enidata, So-
cietà di informatica del gruppo ENI, che
ha curato lo sviluppo del software per la
gestione delle basi informative. La Banca
Dati rappresenta un importante passo
avanti nello sviluppo operativo del Piano
di Risanamento delle Acque, previsto
dalla legge 319 del 1976.
La configurazione attuale della Banca
Dati rappresenta un utile termine di rife-
rimento per i potenziali utenti quali Sta-
to, Regioni, Enti privati e pubblici inte-
ressati allo stato delle acque territoriali. I
dati di qualità sono stati raccolti ed inse-
riti nel sistema informativo nel corso di
un'indagine promossa dall'IRSA ed effet-
tuata con la partecipazione delle Ammi-
nistrazioni Centrali, delle Regioni e di
numerosi organismi responsabili della ge-
stione e della tutela delle acque.
Per la predisposizione del sistema in-
formativo sono stati esaminati prodotti
software ad elevata versatilità e interazio-
ne sulla base di un modello di dati rela-
zionale. La scelta è stata effettuala anche
tenendo conto della struttura hardware
attualmente in dotazione all'IRSA. In
particolare è stato adottato il sistema
QBE (Query By Example) ed il molto più
conosciuto dBase III (Data Base Mana-
gement System). Il QBE, disponibile pres-
so il Centro di Calcolo dell'Istituto di
Astrofisica Spaziale (IAS) al quale ITR-
SA è collegato, è stato scelto per la realiz-
zazione della Base Dati relativa alla valu-
tazione dell'inquinamento potenziale e
per la creazione della base di dati a livel-
lo nazionale con informazioni sulle acque
correnti, i laghi ed i serbatoi.
Il dBase III (che è tra i più diffusi soft-
ware di trattamento dei dati per sistemi
personali) è stato utilizzato per la messa a
punto della «Base Dati regionale» relati-
va ai dati di qualità delle acque correnti e
dei laghi e serbatoi localizzati in una re-
gione geografica.
Per la valutazione deU'inquinamento
potenziale sono stati acquisiti dall'Istitu-
to Centrale di Statistica, i dati registrati
su nastri magnetici, relativi al 12° Censi-
mento Generale della Popolazione del
1981, ai vari livelli di aggregazione terri-
toriale amministrativa, ai dati relativi alle
unità locali ed agli addetti alle attività
economiche rilevate nel 6° Censimento
Generale dell'Industria e del Commercio
(1981).
L'indagine per la messa a punto della
Base di Dati ha interessato 1700 punti di
prelievo con la raccolta di dati apparte-
nenti a circa 600 fiumi, 60 tra laghi e ser-
batoi, per un totale di circa 150 mila in-
formazioni elementari.
Il sistema è stato strutturato secondo
tre fasi operative. Nella prima è stata rea-
lizzata una procedura standardizzata per
il caricamento e la gestione dei dati relati-
vi a ciascuna regione; nella seconda si è
creata la Base Dati Nazionale; nella terza
fase è stato sviluppato un complesso del-
le elaborazioni delle informazioni tratte
dalla Base Dati Nazionale.
52
EDITOR
MC.P.A.
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SPLIT RAM
MAXI SCRITTE
LOCATURE
MAXI PRINT
F1/F7
ONE TOUCH
STRISCIA
Paradise "AutoSwitch" EGA 480.
Finalmente una scheda che risponde auto-
maticamente alla vostra configurazione soft-
ware e hardware qualunque essa sia.
La scheda Paradise "Auto Switch" Automonitor offre tutte
le possibilità dell'IBM Enchanced Graphics Adapter man-
tenendo la compatibilità con gli standard EGA, CGA,
Plantronics, MDA e Hercules, EGA + (640x480) e relativi
monitor senza necessità di configurare switches hardware
o software.
"Nessuna scheda ha mai avuto maggior successo nel migliorare
l'idea originale IBM" (PC World 9/86), e "nessun'aura ne sem-
plifica la funzionalità e ne allarga la versatilità come la scheda
EGA Autoswitch Paradise”, (Personal computer 9/86).
Questo, prima ancora che noi introducessimo la EGA 480 con 132
colonne e risoluzione a 480 linee verticali, che ci ha permesso
di estendere la più vasta gamma di software applicativo
utilizzabile.
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a cura di Manlio Severi
Amiga 2000
Superrtar
Questa volta, sul tempo, li
abbiamo battuti. MCmicro-
computer è stata la prima rivi-
sta al mondo (febbraio ’87) a
parlare di Amiga 2000: per la
precisione riguardo al reporta-
ge a Fuerteventura dove la
macchina è stata presentata uf-
ficialmente. Ma non ce ne van-
tiamo: il nostro intento non è
quello di bruciare sul tempo...
Sul numero successivo, di-
sponendo in redazione di un
2000 e di un po' di documenta-
zione in merito, siamo «usciti»
con un'antemprima di appena
due pagine nella quale abbia-
mo iniziato a svelarvi alcuni se-
greti. Aspettando con molta
impazienza che la Commodore
Italia ci mandi una scheda
Bridge (per la compatibilità
con l'MS-Dos) torniamo breve-
mente sull'argomento nella ru-
brica Stampa Estera, avendo
attinto da Byte e PCW impor-
tanti informazioni a riguardo.
Come già detto più di una
volta, la scheda Bridge Board
si installa all'interno dell'Ami-
ga 2000 a cavallo tra il BUS
100 pin di questo e il BUS PC
compatibile, altrimenti fisica-
mente scollegato dal resto del-
la macchina. Restano cosi libe-
ri tre Slot per schede PC e
quattro per le schede Amiga.
Tra quest'ultime annoveriamo
un controller per Hard Disk
SCSI e ST-506 compatibile,
espansioni della fast memory
fino a 8 megabyte, e una super
scheda contenente un 68020 e
una MMU per l’utilizzo in
multiutenza sotto Unix.
Sulla Bridge Board trovano
posto oltre all’8088, 512 K ram,
un floppy disk controller, il
bios, uno zoccolo (vuoto) per il
coprocesore matematico 8087,
più un PC multifunction
chip, che unito al resto fanno di
tale scheda un vero e proprio
computer IBM compatibile.
Per l'interfacciamento con l'A-
miga i progettisti del Bridge
hanno pensato di installare
una dual-port ram (128 K) tra-
mite la quale passano tutte le
informazioni tra le due macchi-
ne (ricordiamo che un Amiga
2000 con la Bridge Board in-
stallata non è un computer ma
due, in grado di comunicare,
nello stesso cabinet). Ad esem-
pio per visualizzare lo schermo
monocromatico o quello a co-
lori del PC rispettivamente in
una finestra o in un playfield
di Amiga. Analogamente per
accedere da Amiga alle schede
•del PC : possiamo utilizzare ad
esempio un Hard Disk su sche-
da PC compatibile e formattar-
ne metà MS-Dos e metà Ami-
ga Dos. Praticamente come se i
due computer fossero collegati
in rete (e in un certo senso lo
sono) e da bravi fratelli condi-
vidono le risorse di questo mi-
ni sistema distribuito.
Come era da aspettarsi, l'ac-
cesso all'HD installato su uno
slot PC, dal punto di vista del-
l'Amiga, non è molto veloce:
ciò a causa dell'istradamento
indiretto attraverso il Bridge.
Sempre meglio di niente.
A questo punto non resta
che augurarsi che presto sia
possibile anche il contrario:
l'utilizzo delle risorse Amiga
da parte del PC, in modo da
poter piazzare le risorse più vi-
cine al computer che le utiliz-
zerà con maggior frequenza.
Ad esempio, HD e microflop-
py c/o Amiga, minifloppy e
schede grafiche avanzate c/o
PC, ma tutte utilizzabili da en-
trambi i lati. Che bello.
Per finire, già si parla di uti-
lizzo ibrido della macchina,
con software progettato per gi-
rare, partizionato, contempora-
neamente su tutt'e due i pro-
cessori (8088 e 68000), distri-
buendo il carico perfino sulla
risorsa più importante di ogni
computer, la CPU. Un esem-
pio: un velocissimo spread
sheet dove un processore rical-
coia continuamente e il secondo
ti assiste nell’editing senza mai
rallentarti... un WP o un DP do-
ve uno dei due processori
provvede a salvare ogni modi-
fica ai tuoi testi o dati in me-
moria in modo da ripristinare
il tutto dopo un crash del siste-
ma a seguito di un incidente
(enei)... un velocissimo gioco
di simulazione dove il nemico,
sempre all'erta, è allocato su
un processore tutto suo e non
perde un solo attimo per sfer-
rare i suoi colpi... il tutto limi-
tato, come al solito, solo dalla
fantasia di chi inventa.
A. d. P.
56
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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Il Tromputer
Se qualcuno vi parla di un
elaboralore con architettura a
32 bit. capace di indirizzare 4
Gbyte di memoria e compiere
un milione e mezzo di opera-
zioni in virgola mobile al se-
condo. non è detto che si stia
riferendo ad un sistema delle
dimensioni fisiche di un mini.
O di un personal.
In effetti quelle che ho appe-
na citato sono alcune delle ca-
ratteristiche salienti del T800,
l'ultimo chip della Inmos.
Su questa bella rivista ingle-
se di elettronica pratica. Mike
Barvyise ci parla di un'ennesi-
ma sconvolgente meraviglia
tecnologica.
Nel novembre 1985, dopo
tre anni di sperimentazioni, la
Inmos ha presentato la sua
gamma di Transputer che. per
sintetizzare al massimo, sono
interi computer ridotti su una
scheggia di silicio di 12 milli-
Sviluppati contemporanea-
mente al linguaggio Occam,
hanno un progetto che ottimiz-
za le risorse al fine di supporta-
re linguaggi ad alto livello stu-
diati per i multi-tasking.
L'elaborazione concorrente
è gestita a livello hardware e
individua automaticamente il
momento migliore per passare
da un task all'altro tenendo
conto di fattori quali le dimen-
sioni del blocco di parametri
necessari al ripristino e l'even-
tuale inattività dovuta all'atte-
sa di dati da un canale. Ma la
vera novità è un'altra. Ogni
transputer è fornito di collega-
menti seriali asincroni ad alta
velocità che per il processore
risultano identici al meccani-
smo che gli consente di opera-
re in multi-tasking: da ciò deri-
va la possibilità di smistare su
più processori connessi in pa-
rallelo attraverso le linee seriali
i programmi che stavano giran-
do su di un solo transputer e
creare quindi una situazione di
«vera» elaborazione concor-
rente su una schiera di unità si-
Questo non sarebbe di per sé
tanto vantaggioso se tutti i pro-
cessori fossero costretti a con-
dividere una stessa memoria,
ma per i transputer non C'è
nessun problema, visto che la
loro piccola ma veloce memo-
ria è implementata sul medesi-
mo chip della CPU.
Un'altra sciocchezzuola a
cui hanno pensato per velociz-
zare ancora di più questi picco-
li fulmini è stata di renderli ca-
paci di continuare il lavoro sul-
la memoria interna MENTRE
è in corso un accesso diretto a
qualunque cosa (memoria ef-
fettiva o periferica) sia mappa-
ta sugli indirizzi esterni.
Il campionario offre attual-
mente la scelta fra tre modelli:
il T4I4 a 32 bit, fornito di 2K
di RAM statica, mappa di me-
moria da 4Gbyte, 4 collega-
menti seriali da 20Mbit/sec ed
una velocità operativa di 20
MIPS: il T2I2 a 16 bit. IK di
RAM statica, mappa da
64Kbyte, 2 collegamenti seriali
da 20Mbit/sec. IO MIPS:
I'M2I2 che a caratteristiche si-
mili al T2I2 aggiunge una in-
terfaccia disco incorporata
(forse è più lento del fratello
maggiore, ma Barwise non lo
dice).
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Il flusso di dati transfrontiera
Sotto l'etichetta intemazio-
nalmente riconosciuta di
Transborder data flows, tra-
dotto appunto con «flusso di
dati transfrontiera», si na-
sconde una serie di delicatis-
simi argomenti politici ai
quali viene finalmente rico-
nosciuta una crescente im-
portanza intemazionale.
Il problema è stato colpe-
volmente trascurato fino a
qualche tempo fa, ma esso è
sicuramente fondamentale
per il concetto generale di de-
mocrazia dato che non ri-
guarda eslusivamente la vita
dei singoli, ma interessa gli
utili delle multinazionali, in-
cide sulla sicurezza nazionale
ed interferisce nelle relazioni
tra nazioni diverse.
Oggi sono numerosi i go-
verni che si sono accorti della
necessità di studiare gli effet-
ti di questo flusso e diverse
sono anche le organizzazioni
internazionali che ne stanno
valutando risvolti ed implica-
li ruolo ormai fondamen-
tale svolto dai servizi compu-
terizzati teleconnessi nell'atti-
vità di industrie e governi
hanno evidenziato l'impor-
tanza dell'argomento ; a que-
sto si aggiunge poi il fatto
che gli utenti del flusso di da-
ti transfrontiera operano in
realtà in modo contempora-
neo sotto due o più regimi
politici e giuridici molto
spesso diversi. L'interesse
verso la ricerca coordinata di
una soluzione che garantisse
i vari interessi in gioco, prese
il via dalla problematica del-
la tutela della privacy, ma
inizialmente visse sull'incom-
prensione tra i paesi europei
e quelli del Nord America.
Questi ultimi intesero l’ini-
ziativa come manovra volta
alla limitazione dell'attività
delle loro multinazionali e la
discussione fu ridotta ad una
semplicistica contrapposizio-
ne tra libero flusso e restrizio-
Lo stallo fu di fatto supera-
to solo dopo la conferenza
del 1983 organizzata dall'OC-
SE a Londra e dedicata pro-
prio al flusso transfrontiera
dei dati.
Allo stato delle cose però,
l'unico atto che affronta in
modo organico l’argomento
del Transborder data flows
rimane la Dichiarazione OC-
SE approvata dai Ministri eu-
ropei nell'aprile del 1985.
Essa peraltro rappresenta
solo un punto di riferimento
e più che costituire una pie-
tra miliare si propone come
una sorta di segnale stradale
che indica la via da seguire.
A fianco dell’OCSE sono
intanto scese altre importanti
organizzazioni intemazionali
quali l'IBI (Intergovemmen-
tal Bureau for Informatics)
ed il GATT (General Agree-
ment on Tariffs and Trade) le
quali, seppure con motivazio-
ni ed obiettivi diversi, garan-
tiscono se non altro la conti-
nuità dell’azione.
Cerchiamo ora di scendere
nel dettaglio delle implicazio-
ni che il problema dello
scambio intemazionale di da-
ti detenuti in forma «infor-
matica» sottende.
Partiamo dalla considera-
Crediamo nei vantaggi
MCmicrocomputer ri. 63 - maggio 1987
zione già fatta e cioè dalla
fondamentale importanza
che oggi rivestono le teleco-
municazioni ed i servizi com-
puterizzati nel quotidiano
svolgimento degli affari.
Tutto questo si traduce nel-
la constatazione che l’inter-
scambio tradizionale può fa-
cilmente tramutarsi in vero e
proprio commercio di dati,
mettendo cosi in evidenza un
primo ordine di problemi le-
gato all’extraterritorialità e
cioè all’applicazione della
normativa di un paese nel-
l'ambito territoriale di un'al-
tra sovranità.
Un altro aspetto da non
trascurare nasce dal fatto che
l'aumento nello scambio di
dati porterà sempre più i vari
paesi a dipendere in maniera
crescente da informazioni de-
tenute all’estero, dal che deri-
verà, in caso di eventuali di-
vieti d’accesso, una serie di
ripercussioni di tipo econo-
mico.
Quest'ultimo problema
non troverà comunque facile
soluzione fino a che non ver-
rà colmato il divario di cono-
scenze che oggi esiste tra gli
esperti commerciali e quelli
delle telecomunicazioni.
La sempre maggiore im-
portanza delle telecomunica-
zioni ha poi spesso portato
con sé un attrito tra industria
ed amministrazioni preposte
appunto alle telecomunica-
zioni, le quali tendono a
mantenere la loro posizione
di monopolio, ma a questo
proposito appare ormai ine-
vitabile la coesistenza di for-
niture di carattere monopoli-
stico con prestazioni in regi-
me di concorrenza.
In realtà va rilevato che
quanto più un paese indugie-
rà nel più efficace impiego
delle strutture nazionali allo
scopo di migliorare le capaci-
tà concorrenziali della pro-
pria industria, tanto più si
troverà in condizione di ritar-
do nei confronti di altri part-
ner commerciali presenti sul
mercato intemazionale.
Tornando più propriamen-
te all’argomento del nostro
articolo, va fatto presente che
una serie di possibili restri-
zioni al flusso transfrontalie-
ra di dati potrà derivare da
considerazioni di sicurezza
nazionale. Queste restrizioni
saranno spesso in contrasto
diretto con gli interessi del-
l’industria, ma le preoccupa-
zioni per un eventuale sfrut-
tamento da parte di potenzia-
li nemici di informazioni
scientifiche e tecnologiche
«esportate» è più che legitti-
Àbbiamo già accennato ne-
gli scorsi articoli all’altro pro-
blema strettamente legato al-
la divulgazione plurinaziona-
le di dati e cioè alla vulnera-
bilità di una società compute-
Un ulteriore motivo di pre-
occupazione può infine deri-
vare dal cosiddetto «hack-
ing» intemazionale, l’accesso
non autorizzato ad un compu-
ter da fonte straniera.
Questo fenomeno sta cre-
scendo e pochissimi sono i
paesi che dispongono di una
normativa adeguata tale da
consentire una forma di assi-
stenza e supporto a forze di
sicurezza di un altro paese
che abbia subito danni da
questa illecita pratica.
A questo punto rimangono
ancora due aspetti da consi-
derare: il primo riguarda la
compatibilità a livello inter-
nazionale nella protezione
dei programmi per computer.
Il secondo, più delicato, si
riferisce alla «proprietà giuri-
dica» dei dati e rispetto a
questo ci si trova di fronte a
due differenti ipotesi di lavo-
ro: quella che tende ad attri-
buire una connotazione di
proprietà vera ai dati e l’altra
che invece sembra richiedere
solo una serie di regole «pra-
tiche» per il loro utilizzo.
È chiaro comunque che, ai
di là di tutto, uno dei motivi
principali per cui l’elabora-
zione di proposte operative
in questo settore va cosi a ri-
lento è certamente la poca fa-
miliarità che spesso i politici,
o la maggior parte di essi,
hanno con i problemi tecno-
opportuno perciò che le
loro conoscenze si integrino
al più presto con il livello tec-
nico dell’ambiente che li cir-
conda, in modo da potersi
sentire a loro agio anche nel
legiferare su argomenti ad al-
to contenuto tecnologico.
dell’informatica libera.
E a chi lavora con noi offriamo anche
il vantaggio di rimanere
libero imprenditore.
A chi vuol lavorare in assoluta
liberta. ICL olire una proposta
totale il Traderpoml Traderpoint per
noi signilica imprenditore libero, ma
liberò davvero! Libero di operare,
sfruttando le nostre capacita e le
nostre referenze, sui mercati che noi
meniamo strategici cosi come su
quelli che lui reputa piu interessanti;
ma sempre con la possibilità di
chiederci un intervento per
minimizzare l'investimento iniziale
stessa clientela, qualora ciò
dovesse essere richiesto dal
mercato specilico Libero di
decidere la sua politica di
assistenza clienti, trovando insieme
a noi l'accordo piu appropriato
preclusioni e penalizzazioni,
soltanto quei prodotti delle nostre
linee che ritiene piu validi Libero di
operare ovunque, chiedendo il
nostro intervento se le distanze
geografiche rappresentano un
problema Libero di strutturare la
propria immagine e dimensione
commerciale senza limiti o obblighi
soltanto per necessita e non
secondo impegni, libero di
comprare, vendere e segnalarci
aliati Libero di perseguire, come e
giusto, innanzi tutto il proprio utile
Libero, mime, di voltare pagina
senza spedirci il coupon
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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IBM presenta
i nuovi personal
di Marco Marinacci
■ Gli annunci IBM del 2 aprile hanno, come era ovvio, suscitalo le reazioni ed i
commenti dell’intero mondo informatico. Tutti si chiedono dove mira la IBM,
cosa riuscirà a ottenere e quali saranno le reazioni dell'enorme mercato dei
compatibili. È diffìcile giudicare, anche perchè si tratta di guardare ben al di là della
punta del proprio naso, e questo vale per tutti: per la IBM che ha fatto la mossa, per
chi deve rispondere, per chi vuole cercare di capire cosa sta per succedere. ■
R oma, 29 aprile 1987. Che senso ha
cominciare un articolo come questo
con una data? Non è il resoconto di una
presentazione, di un avvenimento, di una
manifestazione, e allora iniziare con la data
può sicuramente apparire fuori posto. Ma è
effettivamente il 29 aprile il giorno in cui
sto scrivendo questo articolo che, al di là
della più o meno banale (sebbene indub-
biamente necessaria e importante) relazio-
ne sulle nuove macchine presentate, vor-
rebbe servire da un lato a fare il punto del-
la situazione sulla fisionomia del mercato,
dall'altro — forse soprattutto — a cercare
di indovinare quali saranno le possibili ri-
percussioni degli eventi sia in un futuro
prossimo, sia in uno un po' più (ma non
tanto) lontano. E dagli annunci in questio-
ne è ormai passato ben quasi un mese o, a
seconda del punto di vista, solo poco meno
di un mese. A costo di apparire cervelloti-
co, vorrei esplicitamente esprimere che
questo lasso di tempo può essere conside-
rato sia molto breve, sia abbastanza lungo:
lungo, se si ritiene che il clamore iniziale,
ormai spentosi, abbia lasciato il posto a
considerazioni più ponderate e mature;
breve, se ci si ricorda che le proporzioni del
fenomeno sono in effetti tali che il tempo
di un mese non possa essere ritenuto suffi-
ciente a generare opinioni e riflessioni ade-
guatamente documentate e motivate: senza
dimenticare, inoltre, che non è trascorso il
tempo necessario perché il mercato e gli al-
tri produttori possano produrre reazioni
abbastanza significative. Nel frattempo,
molto si è scritto e si è parlato intorno al-
l'argomento, e sono state fatte le più diver-
se considerazioni, ipotesi e profezie di va-
rio genere. Anche molti dei nostri lettori,
almeno quelli interessati a tutto il mondo
dell'informatica un po' più che domestica,
avranno avuto modo di scambiare o legge-
re opinioni e, come in ogni situazione intri-
cata che si rispetti, avranno riscontrato
spesso punti di vista almeno apparente-
mente del tutto diversi o contraddittori. Al-
cuni indubbiamente errati, come quello di
coloro che, tout court, hanno ritenuto di ve-
dere nella mossa IBM la totale e definitiva
sconfitta e scomparsa dei cloni e delle co-
pie di ogni genere, compatibili «di marca»
compresi. No, la mossa IBM ha un signifi-
cato molto più ampio e, per fortuna, me-
no... combattivo. Quello di tentare sempli-
cemente di stroncare il fenomeno «IBM-li-
ke» non sarebbe stato, d'altra parte, un at-
teggiamento del tutto opportuno e intelli-
gente, e un'azienda grossa e polente come
la IBM può, come tutti, eseguire delle scel-
te sbagliate (anche perche possono investi-
re problematiche e ripercussioni cosi ampie
da essere di veramente difficile valutazio-
ne), ma non in maniera cosi grossolana. E
la casa di computer più grossa del mondo
quindi non poteva non rendersi conto da
un lato che allo stato attuale non sarebbe
convenuto a lei stessa tentare di stroncare il
mercato del compatibile, dall’altro che il
suo problema non era solo, nè forse princi-
palmente, quello. Anche se in effetti, sul
mercato, ha poi intrapreso una campagna
pubblicitaria basata sull’affermazione che
«solo il passato si può copiare, il futuro de-
ve essere creato».
Ritengo che il senso sia abbastanza sotti-
le, molto più di quello che sembra. Se dico
che verniciando di rosso un computer que-
sto diventa rosso, difficilmente mi si può
contraddire. Però bisogna vedere se vale la
pena dire quello che sto dicendo... allora:
copiare il futuro non si può, non si discute.
Questo non vuol dire che, una volta diven-
tato presente, il futuro non sia copiabile e
che quindi, quando sarà passato, ne esista
una copia. Ma attenzione: dal punto di vi-
sta in cui ci troviamo, passato e presente
coincidono finché sono in produzione (o
più propriamente in commercio, o ancora
più propriamente in uso) macchine basate
su quello che è stato definito «passato». E
allora lo slogan IBM può benissimo assu-
mere, ben meno drammaticamente, il signi-
ficato che «chi copia deve ricominciare da
capo». Che non è cosa di poco conto, in-
tendiamoci, anche considerando che nel
progettare le nuove macchine la IBM ha
preso le sue precauzioni, rendendole molto
più difficili da copiare. Come? Semplice-
mente facendo uso di alcuni circuiti inte-
grati di cui i copiatori non potranno dispor-
re, essendo di progettazione, produzione e
commercializzazione IBM che, quindi, può
benissimo tenerli solo per sé. Sono i cosid-
detti «chip custom», che molti altri costrut-
tori usano per le macchine di progettazione
evoluta (Apple ad esempio ne fa uso da
tempo, anche se non producendoli in pro-
prio) e che sono molto utili: fanno rispar-
miare spazio, semplificano la costruzione,
possono consentire prestazioni migliori e
anche un contenimento di costi, se il nume-
ro di pezzi prodotti è sufficientemente ele-
vato. E scoraggiano o comunque complica-
no le operazioni di copiatura. O, almeno,
quelle che sono state definite di clonazio-
ne. Vi ricordate cos'è la clonazione? Ce lo
ha spiegato Corrado Giustozzi (chi, se non
lui?!) poco più di un anno fa, nel numero
SI di MC: «in biologia si definisce clona-
zione una popolazione di individui origina-
ti da un unico progenitore mediante scis-
sione agamica o partenogenetica». Lascia-
mo stare la partenogenesi e la scissione
agamica, Corrado in quell'occasione ha
precisato che «in ogni caso il clone possie-
de ovviamente il medesimo patrimonio cro-
mosomico del suo unico genitore e ciò lo
rende ad esso virtualmente identico, una
vera e propria copia conforme». E quella
di copia conforme è una denominazione
che ben si adatta a molti dei prodotti at-
tualmente in commercio nell'area del com-
patibile IBM: all'inizio praticamente tutti
(a parte quelli di grosso nome come Olivet-
ti o Ericsson o Sperry), quando i cinesi di
Taiwan (di qui il nome di «cinesi» dato ori-
ginariamente a queste macchine) hanno co-
minciato a copiare la scheda madre del PC
IBM, poi dell’XT, poi dell'AT. Si è detto
anche che le stesse fabbriche che produce-
vano per IBM vendessero ai «donatori» le
piastre, prive della sola ROM del BIOS
protetta da brevetto IBM; non so onesta-
mente fino a che punto le cose stiano esat-
tamente cosi ma al momento non è impor-
tante. Ecco, con i chip custom la clonazio-
ne diviene praticamente (e legalmente, vo-
lendo) impossibile.
Ma non la realizzazione di un compatibi-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
63
IBM: I NUOVI PERSONAL
le. 1 taiwanesi, da un po' di tempo, si sono
evoluti ed hanno smesso di clonare banal-
mente: per dime una hanno introdotto, sui
loro compatibili AT, clock con velocità se-
lezionabili e più elevate di quella (fissa)
dell'originale IBM, realizzato piastre più
piccole ed ingegnerizzate in maniera origi-
nale, in modo da poter oltretutto essere in-
serite in contenitori meno mastodontici di
quello IBM. Ecco, finalmente lo ha fatto
anche la IBM... Nel senso che le nuove
macchine, per quelle che sono le caratteri-
stiche che è attualmente possibile utilizza-
re, sono soprattutto un adeguamento alle
mosse dei concorrenti e quasi di conse-
guenza alle nuove e attuali esigenze del
mercato. Si, concorrenti: perché i cloni (e
cloni evoluti) devono essere considerati an-
che numericamente concorrenti della IBM,
ovviamente nella zona dei piccoli sistemi.
Interesserà sapere che nei primi tre mesi di
quest'anno la IBM, secondo stime molto
attendibili, dovrebbe aver venduto qualco-
sa come diecimila unità centrali: ma il nu-
mero di macchine provenienti in qualche
modo da Taiwan e vendute nello stesso pe-
rìodo si aggira intorno alla metà di questo
valore, è quindi un dato confrontabile. Se
poi si aggiungono i sistemi venduti dagli al-
tri produttori di macchine compatibili «di
marca», e si considera che la sola Olivetti
ha superato la IBM nel numero di personal
venduti nell'86, appare evidente che la quo-
ta IBM nel mercato del compatibile IBM
non è in fin dei conti particolarmente ele-
vata...
E allora, tornando allo slogan IBM: la-
scia intendere che la mossa sia anticinesi
più di quanto lo sia in effetti, in modo da
agire in parte da deterrente nel ridare fidu-
cia al prodotto IBM, a scapito del compati-
bile dal futuro incerto. E in realtà, come di-
cevo, la mossa è più ampia perchè coinvol-
ge l'area dei sistemi più grandi. Lo slogan
in sé, in pratica, fa parte dell'azione antici-
nesi (non so mai come chiamarli, se cinesi,
cloni, copie o compatibili, ci sono fra i ter-
mini sottili diversità che però a volte non
sono nemmeno tanto sottili ; lasciamo stare
e, per questa volta, mettiamo tutto in un
unico pentolone).
D’altra parte, la IBM ha necessità di re-
cuperare quote di mercato nel settore da lei
stessa creato, come dicevo prima. Però è
chiaro che è preferibile non avere la totalità
di un grosso mercato, piuttosto che essere
l'unico detentore di un mercato molto più
piccolo. E i compatibili di ogni specie han-
no contribuito ad ingrossare in maniera ra-
dicale il settore di cui stiamo parlando: se
si dice che il PC IBM ha imposto uno
Cosa farà IBM ...
di Corrado Giustozzi
...è sempre difficile da dire. In America esi-
ste addirittura una categoria di esperti di
cose IBM. gli IBM-watcher. giornalisti tec-
nici ed economici che valutano, commenta-
no. prevedono le mosse di Big Blue, proprio
come da noi ci sono giornalisti esperti di co-
se Vaticane o di fatti parlamentari.
Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno
comunque sempre dimostrato una cosa: che
le mosse future di IBM. nelle loro linee ge-
nerali, sono sempre scritte nel presente e nel
passato. Sapendo leggere gli indizi si può
capire in che direzione grosso modo si muo-
verà IBM. Tuttavia i dettagli sfuggono: e
capita quasi sempre che l’annuncio vero e
proprio di nuovi prodotti giunga inaspetta-
to. e che le novità presentate prendano un
po ' in contropiede il mercato ed i suoi profe-
Mestiere duro. VIBM watcher. ma affa-
scinante: perché, tutto sommato, consiste
nel cercare di prevedere gli sviluppi stessi
dell'informatica, per via che la casa di Ar-
monie ha sempre avuto un peso non indiffe-
rente sul mercato, prevenendolo e forman-
dolo costantemente. Sapete ad esempio chi
ha inventato i floppy disk, i dischi rigidi
Winchester, le stampanti a getto d'inchio-
stro? Perfino le schede perforate, le ha in-
ventate IBM! È evidente che ogni nuova
mossa di Big Blue non è finalizzata al mo-
mento attuale ma proiettata in un futuro
più o meno lontano, come in una partita a
scacchi in cui si gioca l’evoluzione dell'in-
formatica personale e non.
Integrazione di sistemi
Cerchiamo dunque di leggere fra le ri-
ghe degli ultimi annunci IBM, anche alla
luce di ciò che sta parallelamente avve-
nendo al di là del muro che ancora sepa-
ra i personal dai mini e dai mainframe.
Forse riusciremo a fare un po' di luce nel
prossimo futuro.
Dunque, la prima cosa che appare
chiara è l’integrazione. La nuova famiglia
verticale di personal IBM è potenzial-
mente predisposta ad una integrazione
piuttosto ampia con altri sistemi, sia
uguali che maggiori. La cosa non è affat-
to secondaria, come potrebbe sembrare;
anzi, è una precisa risposta, forse un po'
tardiva, ad un'esigenza sentita dal merca-
to già da molto tempo. Il grosso proble-
ma commerciale dei PC IBM è stato in-
fatti la loro scarsa possibilità di integra-
zione nei riguardi dei sistemi superiori
IBM, soprattutto i supermini S/36 e S/38
ed i medi sistemi 43xx. Di questo si sono
accorti gli utenti, i quali hanno capito pri-
ma di IBM stessa che era assai vantaggio-
so integrare PC e mainframe in strutture
informative parzialmente distribuite. Pur-
troppo il PC non era nato per questo,
sembra anzi che sia stato progettato in
modo completamente avulso dal resto del
mondo IBM. E questo è stato un errore,
cui in ritardo e con fatica IBM ha cercato
di porre rimedio.
PC e Sistema /36
Vediamo ad esempio l'evoluzione avve-
nuta nel Sistema /36, attualmente il più
diffuso supermini gestionale IBM che
sembra avviato ad un lungo successo. In
questi ultimi due anni molti annunci rela-
tivi al /36 hanno riguardato la possibilità
di collegamento dei PC, prima totalmente
preclusa. La loro evoluzione è sintomati-
Inizialmente era possibile solo la bana-
le emulazione di terminale, tramite una
particolare scheda da inserire nel PC; co-
sa di limitata utilità, in quanto il /36 non
sapeva neppure di avere dei PC collegati.
Poi alcuni prodotti programma del /36
consentirono quasi a forza al PC di vede-
re in qualche modo parte del disco del
/36 come un proprio floppy; la cosa era
ancora rozza ed affrettata (ad esempio
l'XT perdeva l'accesso al suo disco rigido
e quindi non poteva fare trasferimenti di
file) ma più o meno funzionava. Poi ven-
ne annunciata la rete tokenring per il /36,
realizzata però per mezzo di una CPU de-
dicata addizionale derivata dall'AT.
Solo l'anno scorso il collegamento di-
retto dei PC fu definitivamente migliora-
to con l'introduzione congiunta di una
nuova scheda e relativo software sul PC e
di un particolare prodotto programma sul
/36, il cosiddetto PC Support. Questa ac-
coppiata permetteva finalmente il pieno
accesso dell'utente PC sia alle risorse del
suo personal che a quelle del /36, con
una ampia sinergia fra le due macchine.
Il PC poteva crearsi dischi virtuali di
qualsiasi dimensione sul /36 ed inviare le
proprie stampe alle stampanti di sistema
tramite spool; il /36, in cambio, poteva
(volendo) stampare su una stampantina
eventualmente collegata ad un PC; in più
il PC aveva pieno accesso ai file ed alle li-
brerie del /36, con ampie possibilità di
upload e download che prevedevano sele-
zione, riorganizzazione dei campi, con-
versioni automatiche di formato dei file.
Ancora una volta, però, queste funzioni
erano un qualcosa di «aggiunto» alla
struttura del /36, il quale ha una filosofia
totalmente diversa da quella del PC. I di-
schi virtuali erano una forzatura, essendo
implementati come grandi file random,
non erano direttamente utilizzabili dal
64
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
IBM: I NUOVI PERSONAL
standard, ed è vero, questo deve voler dire
che c'è qualcuno che a questo standard si
uniforma, e anzi devono essere parecchi.
Che, appunto, è precisamente quello che è
successo e che, nell'interesse anche della
stessa IBM, deve continuare a succedere.
Certo per la IBM sarebbe opportuno cerca-
/36 stesso e l'accesso ad essi da parte di
utenti PC poteva avvenire esclusivamente
un utente per volta.
Il passo finale (per ora) è di due mesi
fa, e si è compiuto con il rilascio della
nuova versione del sistema operativo del
/36 (SSP 5.0): ora, finalmente, le funzioni
base di interfaccia coi PC sono native nel
sistema operativo del supermini e non ag-
giunte mediante programmi esterni. Ciò
significa una maggiore integrazione ed
una migliore omogeneità nella struttura
della macchina. I dischi virtuali sono ora
equiparati ad una particolare struttura ad
albero nativa delI'SSP (il folder), i proble-
mi e le limitazioni degli interscambi sono
stati superati ed il tutto è, finalmente, co-
me doveva essere fin dall'Inizio I
Che farà II Sistema /36 ?
Questo movimento di integrazione che
ha coinvolto il /36 non è stato tuttavia so-
lo rivolto verso il basso, ossia verso i PC:
si è anzi sviluppato enormemente anche
in orizzontale, per cosi dire, e verso l'alto.
In orizzontale significa colloquio dei
/36 fra di loro. In due anni, e tramite
quattro rilasci successivi delI'SSP (dalla
2.0 alla 5.0), si è passati da spartani colle-
gamenti diretti tipo host (ossia master-sla-
ve) sotto SDLC a possibilità estremamen-
te sofisticate: sessioni remote multiple,
rete Peer-to-Peer (colloquio fra pari), fun-
zionalità passthrough (uso di elaboratori
intermedi come «ponti» completamente
trasparenti all'elaborazione), comunica-
zioni avanzate fra programmi ; il tutto an-
che attraverso reti digitali a commutazio-
ne di pacchetto (Itapac) con funzioni di
chiamata e risposta automatica.
Verso l'alto si è stabilito finalmente un
ponte più versatile verso il Sistema /38,
fin’ora completamente chiuso nella sua
inaccessibile torre d'avorio, e migliorate
le possibilità di scambio verso i sistemi di
classe superiore 43xx e 9370.
A proposito di sistemi di classe supe-
riore: anche in questa fascia è in atto un
movimento verso l'integrazione, che coin-
volge la vecchia famiglia /370 e la più re-
cente gamma dei 43xx (4331, 4341. 4381).
Entrambe sono destinate a scomparire,
sostituite dalla nuova linea 93xx (9370)
che le raccoglie unificandole e potenzian-
dole. Anche qui ritroviamo l'impulso ver-
so una maggiore omogeneità.
Cosa appare, allora, da questi sviluppi?
Che il /36, sistema intermedio per eccel-
lenza, sta diventando sempre più un
«concentratore», un gate fra i personal
ed i nuovi mainframe. Ogni /36 può at-
tualmente fungere da nodo di una rete di
/36 interfacciata verso il basso con i PC e
verso l'alto con i 43xx ed i 9370. Si deli-
nea pertanto piuttosto chiaramente un'ar-
chitettura gerarchica a tre livelli : in basso
i PC come workstation, al centro una rete
di /36 come gestore, in alto i mainframe
9370. Tutti in grado di colloquiare fra lo-
ro in modo nativo, integrati magari nella
SNA che già raccoglie i sistemi maggiori.
I nuovi /2 :
personal o workstation?
Alla luce di queste considerazioni ap-
pare ora chiaramente l'importanza strate-
gica dei nuovi personal /2 IBM. I quali
nascono già all'insegna di una maggiore
omogeneità e della futura integrazione
verso l’alto. Evidentemente IBM si è ac-
corta dell'errore commerciale del passato
e non vuole ripeterlo. Ed altrettanto evi-
dentemente sta cercando di «professiona-
lizzare» il personal rendendolo soprattut-
to una potente workstation dalle ampie
risorse locali, connessa ad una architettu-
ra assai più vasta di sistemi intercomuni-
canti. Il fantomatico «MicroChannel»
dovrebbe essere proprio la chiave di que-
sto sviluppo.
La battaglia, quindi, non è più tanto sul
fronte del personal (inteso come elabora-
tore personale del singolo, deH’hobbysta)
quanto su quello della workstation, del-
l'elaboratore locale inserito nel mondo
del lavoro in ambiti distribuiti. Questo,
secondo noi, è il concetto che sta alla ba-
se di questi annunci. Maggiore produtti-
vità personale, maggiore diffusione dei
PC nelle realtà aziendali, spinta al decen-
tramento ed al colloquio orizzontale e
verticale, maggiore compatibilità ed omo-
geneità fra sistemi della stessa famiglia.
La sfida
del prossimi dieci anni
I dettagli tecnici delle nuove macchine
lasciano, a questo punto, quasi il tempo
che trovano. L'importante è questo: la
IBM dei grandi sistemi, che fino ad ora
aveva quasi snobbato il mondo dei perso-
nal, sta cercando di riagganciare quella
fetta di mercato di cui non aveva capito
forse l’importanza. Il futuro non sta nella
divisione anche commerciale fra personal
e mainframe ma nel colloquio ordinato di
famiglie modulari di macchine inserite in
una realtà stratificata ma omogenea. Sarà
questo l'obbiettivo dei prossimi dieci an-
ni? Sembra di si. «L'architettura globale»
del futuro, in cui tutto parla con tutto, si
basa forse su queste tre punte: Personal
/2, Sistema /36 (e successori), 93xx. Co-
me al solito, nessuno può dire cosa succe-
derà, e le mosse di IBM sono alle volte
imperscrutabili: ma gli indizi sono chiari.
Dimentichiamo qualcosa? Ah già, la
concorrenza. Che adesso è temibile, mol-
to più dei «cinesi» i quali per un po' se
ne staranno buoni per via dei chip cu-
stom dei nuovi PC. Cosa faranno i grandi
deU’informatica? Nello scorso anno sono
nati due nuovi giganti: Unisys dalla fu-
sione fra Sperry e Burroughs, e Honey-
well Bull da una jointventure fra Honey-
well, Bull e Nec. Saranno loro a dare la
risposta alla strategia IBM, chissà quan-
do ed in che modo. Sapete, forse stiamo
assistendo alla nascita del nuovo mondo
informatizzato del domani.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
65
I NUOVI PERSONAL
re di mantenere quel «plus» nei propri pro-
dotti che riesca a consentire di avere la
quota maggiore del mercato, bisogna dire
che obiettivamente quello di cercare di es-
sere leader del «proprio» mercato è un in-
tendimento del tutto giustificabile. Il modo
migliore per ottenere questo risultato è, per
l'appunto, quello di avere prodotti partico-
larmente competitivi, oltre s'intende alla
necessaria rete di distribuzione e vendita. È
cosi che è stato possibile per la Olivetti sca-
valcare IBM: ottimo prodotto (M24), prez-
zo buono, rete efficiente. La risposta IBM
si chiama modello 30, come vedremo fra
breve: anticipo solo che, finalmente, non
ha più 1*8088 del PC ma 1*8086 dell’M24.
Già un modello 30 «clonabile» avrebbe
consentito alla IBM di riguadagnare stra-
da, in quanto prodotto più competitivo del
vecchio PC o XT. In più sono state aggiun-
te... difficoltà clonatorie, per limitare l'of-
fensiva. Probabilmente è giusto, anche se è
difficile dare una valutazione assoluta.
Perché? È presto detto. Dunque: le parti
non clonabili dei nuovi IBM servono, an-
che, a consentire alcune prestazioni miglio-
rate rispetto ai vecchi sistemi, ad esempio
una grafica più evoluta. Le cose sono due:
0 c'è del software che le utilizza, oppure
queste nuove prestazioni possibili non ser-
vono a niente. Ma o la IBM si realizza il
software in proprio, oppure bisogna che i
produttori di software siano motivati a te-
nere conto, nei loro prodotti, delle nuove e
più ampie possibilità: e questo avviene solo
se pensano che il numero di pacchetti ven-
dibili è previsto alto, e perché sia cosi è ne-
cessario che si prevedano grosse vendite
per i nuovi sistemi, o meglio per i sistemi
con le nuove caratteristiche. Insomma: se
le nuove potenzialità sono dei soli IBM, il
mercato possibile ha certe dimensioni; ma
se anche gli altri costruttori si adeguano al-
le nuove prestazioni, realizzando in qual-
che modo macchine compatibili (sia pure
senza fare uso dei famigerati chip custom),
1 produttori di software hanno ben più mo-
tivo di produrre programmi in grado di
sfruttare in pieno i nuovi hardware. Queste
operazioni di copia-non-copia saranno ov-
viamente ben più impegnative delle prime
clonazioni, per cui il nuovo mercato del
compatibile sarà in mano ad un minor nu-
mero di costruttori più qualificati, perché
devono essere in grado non solo di clonare.
Sdrammatizziamo, allora. E concludo
auspicando che IBM cominci a vendere
con successo i nuovi nati, che rapidamente
giungano sul mercato macchine compatibi-
li (non clonate, ripeto, ma riprogettale in
tutto o in parte in modo da avere le stesse
caratteristiche operative), che nasca del
nuovo software (o che i prodotti attuali
vengano aggiornati) capace di trarre bene-
ficio dai miglioramenti dell'hardware. Solo
cosi nel mercato sarà successo qualcosa di
positivo.
Le nuove macchine
Come annunciato nel numero scorso, la
IBM ha presentato la gamma Personal Sy-
stem/2 che si compone di quattro sistemi
diversi: 30, 50, 60 e 80.
Caratteristica comune a tutte le macchi-
ne è l'uso della tecnologia SMT (Surface
Mount Technology, ossia componenti sal-
dati sulla scheda senza fori; consente di ri-
sparmiare spazio ed è già utilizzata da vari
costruttori fra cui, come leggete in questo
stesso numero, Lexikon). Su tutte le mac-
chine sono di serie le interfacce seriale, pa-
rallela e per mouse e l'orologio interno.
Altra caratteristica comune é l'ingegne-
rizzazione molto più moderna, con collega-
menti diretti fra le varie schede e contenito-
ri (specie nel 30) molto più compatti che
nelle serie precedenti. Attenzione, questo
fatto comporta come conseguenza che non
sono utilizzabili nei nuovi sistemi la mag-
gior parte delle schede aggiuntive disponi-
bili per i vecchi.
Ancora: il chip custom VGA è il nuovo
chip grafico, che consente di arrivare a 64
livelli di grigio o 256 colori scelti da una ta-
volozza di 262.144. con 320x200 punti sullo
schermo; ci sono numerosi altri modi grafi-
ci fra cui uno da 640x400 con 16 colori o li-
velli di grigio.
Nei modelli 50, 60 e 80 è impiegata la
nuova architettura denominata Micro
Channel, per massimizzare l'efficienza del
microprocessore particolarmente nelle ap-
plicazioni multitask.
Il tutto è inserito nell'ambito della nuova
Systems Application Architecture che, co-
me si legge nella documentazione IBM, è
«destinata a rendere le applicazioni svilup-
pate su sistemi IBM omogenee e indipen-
denti dal tipo di elaboratore utilizzalo»,
per risolvere il problema della compatibili-
tà fra la linea personal e quelle più elevate
dei sistemi 3X e 370, esigenza particolar-
mente sentita dagli utenti di questi sistemi:
il non poter efficacemente inserire personal
nelle linee maggiori è stato un limite che ha
consentito pesanti attacchi alla IBM da
parte della concorrenza (Digital. Sperry in
particolare).
Il modello 30 è l'evoluzione del vecchio
PC/XT: si basa non più sull'8088 ma sul-
1*8086, quindi con bus dati a 16 bit, come
l'M24 della Olivetti e alcuni altri compati-
bili, come il Toshiba 1100 Plus che sto
usando in questo momento. Il clock del
mod.30 è a 8 MHz e non vi sono cicli di at-
tesa, la RAM di base di 640 K può essere
espansa fino a 2,256 megabyte. Come me-
moria di massa prevede, novità IBM (vor-
rei dire finalmente...) microfloppy da 3 pol-
lici e mezzo da 720 K, dello stesso standard
Sony adottato da tempo da HP. Aprico! e
altri (la stessa IBM li usa da un anno nel
Convertible); il 30-002 ha due microfloppy,
il 30-021 ha un microfioppy e un hard disk
interno da 20 M. Il CBIOS è su 64 K di
ROM ed esiste uno zoccolo per montare il
coprocessore aritmetico 8087-2/8.
I modelli 50 e 60 sono basati sull'80286,
come l'AT, ed hanno il clock a 10 MHz. In
entrambi i sistemi la RAM nasce da I me-
gabyte. e può essere espansa fino a 7 M nel
50, 1 5 M nel 60. La memoria di massa è di
un microfloppy da 1.44 M più un disco ri-
gido che è da 20 M per il mod.50, mentre
per il 60 può essere da 44 o da 70 M (ver-
sioni 60-041 e 60-071). Come vedete nelle
foto il 50 è un desk top, mentre per il 60 è
prevista la collocazione sul pavimento. I
128 K di ROM comprendono sia il CBIOS
per la compatibilità con la famiglia di per-
sonal IBM, sia l'ABIOS per l'impiego del
nuovo sistema operativo, l'Operating Sy-
stem/2, che non può girare sul 30 ma solo
sui sistemi basati su 80286 e 80386. Si tratta
in pratica della versione IBM dell'Opera-
ting System/2 della Microsoft, a riguardo
del quale potete leggere nelle pagine che
seguono nelle quali si parla anche del PC
DOS 3.3, praticamente l'MSDOS 3.3, che
gira su tutti i modelli compreso il 30.
II modello 80 è basalo sull'80386 con
clock a 16 MHz e a 20 MHz rispettivamen-
te nelle versioni 80-041/80-071 e 80-111,
che differiscono per la memoria di massa:
hard disk da 44, 70 e 1 15 M, sempre in ab-
binamento con un microfioppy da 1.44 M.
La RAM parte da IM nel 41, da 2 nel 71 e
nel III ; può raggiungere, in tutti e tre i ca-
si, i 16 megabyte. La ROM è di 128 K, co-
me nei modelli 50 e 60. Il contenitore è to-
wer, da pavimento.
Qualche prezzo: il modello 30 costa circa
3.120.000 lire con due microfloppy,
4.070.000 con l'hard disk. Il 50 costa
6.370.000 lire con il disco da 20 M, poco
meno di 9 milioni con il 44; per 1*80 è inve-
ce previsto un prezzo di circa 10.700.000 li-
re con il drive da 44 mega. Competitivi
quindi, ma tali da lasciare spazio alla con-
correnza dei compatibili. MC
66
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
franco muzzio editore
w
Manuali
scientifici
Programmare in Pascal
Catalogo II piacere del computer
Microsoft Basic Chimica con il pocket computer
Intelligenza
Artificiale
e Robotica
Bertram Raphael
Il computer che pensa
IAR I. pp. 446. illustrato.
L. 38.000
Costruire un sistema esperto
I. 'automa/ione del
ragionamento matematico
lai rivoluzione robotica
l.a geometria della tartaruga
!.a teoria dei numeri
Kundameuti di inlbrmntica
Crittografia
Algoritmi elementari
Pascal per l'elettronica
RICORRENTE
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Il calcolo ricorrente
MS 29. pp. 250, 88 illustrazioni.
L. 30.000
lino: introduzione
Imparale il linguaggio dell'Apple
Il Basic e il personal computer.
Due: applicazioni
Il manuale del CP/M
per l'uomo d'affari
Basic per i geometri
Programmare in SupcrBasic con il Ql.
tiratici di funzioni
Chimica con il personal computer
Progetti speciali per il Vie 20 e il C 64
Introduzione al t.isp
Programmi in Basic per l'elettronica
li Linguaggio macchina delio Spectrum
32 programmi per il Vie 20
in il Commodore 64
Introduzione al C
FONDAMENTI DI
PROGRAMMAZIONE
LOGICA
John W. Lloyd
Fondamenti di
programmazione logica
IAR 6. pp. 156. illustrato.
L. 24.000
Manuale
di elettronica
applicata
Robert !.. Swam
ZX 80 e ZX 81 come strumenti
di controllo
MCA 51. pp. 222 . 40 illustrazioni. L 15.000
Apple House
MEA 53, pp. 204. 20 illusi razioni. L. IK 000
R.C. Mollanti
Interfacciamento dei microcompuler
MEA 54. pp. 242. 115 illustrazioni. I. 18.000
Biblioteca
del personal
computer
Paul Y Gtacss
Capire l'Intelligenza Artificiale
Capire il C
Victor Lcdin
Capire il Pilot
Esperimenti di Intelligenza Artificiale
Michael M. Complon
Capire I robot
William Ursehcl
Guida a Wordstar
Microsoft presenta
i nuovi sistemi operativi
di Maurizio Bergami
■ Il 7 aprile, a pochi giorni di distanza dagli annunci IBM, Microsoft ha
presentato alla stampa, nella sede dell'Hotel Palace di Milano, una serie di
nuovi prodotti che permettono di comprendere meglio cosa succederà a! mercato nel
prossimo futuro. Principale oggetto di attenzione è stato il nuovo sistema operativo
Operating System/2 (o, più brevemente, MS OS/2) il quale, diversamente da quanto
IBM ha lasciato capire nel corso della sua presentazione, non è un prodotto esclusivo
di Big Blue ma è stato sviluppato da Microsoft, anche se in parte congiuntamente ad
IBM nell'ambito di un accordo di collaborazione siglato a metà dell '85. I diritti
dell'OS/2 sono dunque della Microsoft, che darà il nuovo sistema operativo in
licenza non solo a IBM, ma anche a tutti i produttori OEM che ne faranno richiesta.
Il futuro dei compatibili, che sembrava assai precario dopo l’uscita dei nuovi modelli
IBM. appare ora ben più roseo. Oltre all "OS/2 gli annunci interessanti sono stati
numerosi, e hanno riguardato un nuovo manager per reti locali, fatto apposta per
l'OS/2; la versione di Xenix System V per 80386; la nuova release dell'MS DOS
ed una nuova versione di Windows.
Ma andiamo per ordine. ■
MS Operating System/2
Per chi ancora non l'avesse capito, l'MS
OS/2 altro non è se non quello che nei me-
si scorsi è stato definito come MS DOS 5.0,
Advanced DOS o, ancora, Windows 386.
È un sistema operativo multitasking rea-
lizzato per microprocessori 80286 e 80386:
gira quindi solo su macchine della classe
dell'AT o superiore, e non sul PC normale
e su tutte le macchine che utilizzano P8086
o l'8088 (compreso, quindi, il recentissimo
modello 30 IBM). Gestisce il funzionamen-
to sia in reai mode che in protecied mode e
permette ai programmi applicativi di utiliz-
zare fino a 16 Mbyte di memoria reale op-
pure fino a I Gigabyte di memoria virtuale.
Tra le nuove possibilità che offre, vi è
una completa gestione dei livelli di priorità
tra i vari task, ed un insieme di funzioni de-
dicate allo scambio di dati tra i task. Que-
st’ultiraa caratteristica permette di realizza-
re applicativi composti da più moduli col-
legati tra loro. Pensate, ad esempio, ad un
tabellone elettronico in cui la sezione di ri-
calcolo gira contemporaneamente a quella
di inserimento dati!
L'interfaccia utente, come era abbastan-
za facile prevedere, è di tipo grafico e si
chiama Windows Presentation Manager.
Diversamente da Windows per MS DOS,
non è un'opzione, ma parte integrante del
nuovo sistema operativo. L'aspetto non è
proprio identico a quello del vecchio Win-
dows: in particolare la differenza più evi-
dente è nelle finestre, che saranno sovrap-
ponibili, come sul Macintosh, e non sem-
plicemente accostate.
L'MS OS/2 è un sistema operativo pen-
sato per sfruttare a fondo le caratteristiche
del microprocessore 80286. Con tutto il
parlare che si è fatto ultimamente del-
Ì'80386, qualcuno rimarrà un po' deluso nel
veder arrivare un DOS. che è ancora una
generazione indietro rispetto all'hardware
disponibile. Una versione di OS/2 già ri-
volta specificamente al 386 avrebbe però
tagliato fuori le macchine dotate di 286,
che rappresentano una quota di installato
ben più significativa.
Una versione per 386 è, comunque, sicu-
ramente già allo studio e, sono parole di
Microsoft, «verrà sviluppata in tempi ade-
guati alle esigenze del mercato» (presumi-
bilmente entro un paio d'anni o poco più).
Domanda: con il nuovo sistema operati-
vo, il vecchio MS DOS che fine fa? Rispo-
sta: nessuna fine, nel senso che continuerà
a vivere una vita propria ed a venire co-
stantemente migliorato. Questo non solo
perchè rimane l’unica scelta per i sistemi
dotati di 8088 e di 8086, ma anche perchè
l'OS/2 è decisamente oneroso in termini di
memoria occupata: si porta via infatti in-
torno a 150 Kbyte, e gira su sistemi dotati
almeno di 1,5 Mbyte di RAM. Anche il
prezzo si discosterà significativamente da
quello dell'economico MS DOS: si parla di
una cifra vicina al mezzo milione di lire.
Molti utenti senza esigenze troppo spinte
preferiranno dunque rimanere in ambiente
MS DOS.
L'OS/2 è compatibile con (quasi tutto,
come dichiara Microsoft per mettere le ma-
ni avanti) il software MS DOS. Gli applica-
tivi MS DOS potranno girare (uno alla vol-
ta) in un «box di compatibilità» nei primi
640 Kbyte di RAM. Per poter sfruttare la
compatibilità MS DOS, è tuttavia necessa-
rio disporre di almeno 2 Mbyte di RAM.
Veniamo infine ai tempi di rilascio effet-
tivo: le previsioni di consegna agli OEM
sono per il quarto trimestre di quest'anno:
una beta release sarà disponibile a metà an-
no, in modo da permettere ai costruttori di
iniziare gli opportuni adattamenti al pro-
prio hardware.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
MICROSOFT
OPERATING SYSTEM/2
MODO PROTETTO
..NUOVO AMBIENTE
SPAZIO RISERVATO
^ AMBIENTE ATTUALE
Sotto MS OS/2 il primo segmento dì memoria (fino al limite di 640 Kbyte) sarà dedicato alla realizzazione
di una zona di compatibilità con I MS DOS. La zona di memoria tra 640 Kbyte e I Mbyte. Oltre I Mbyte,
fino al limile massimo di 16 Mbyte, gireranno le nuove applicazioni in modo protetto. Per poter usufruire
della compatibilità MS DOS. sarà necessario avere a disposizione almeno 2 Mbyte di RAM.
Xenix System V/386
È stata approntata la versione per 80386 di
Xenix, ('implementazione Microsoft del si-
stema operativo multi-utente della AT&T.
Xenix System V/386 sarà pienamente com-
patibile con le applicazioni scritte per la
precedente versione di Xenix per l’80286.
Con l’occasione è stato ribadito che per
la multiutenza, la fedeltà di Microsoft a
Xenix rimane totale. L'OS/2 è, e rimarrà,
un sistema operativo soltanto multitasking.
Per quanto riguarda il futuro di Xenix, in
seguito ad un accordo con AT&T, i rami
Xenix e Unix tra breve si riunificheranno
sotto l'unico nome di Unix, a tutto vantag-
gio del l'affermazione di uno standard defi-
MS DOS 3.3
L'ultimissima release del vecchio — ma an-
cor lontano dalla pensione — MS DOS,
contiene diversi miglioramenti. Innanzitut-
to è finalmente possibile vedere volumi
maggiori di 32 Mbyte: una barriera fasti-
diosa, soprattutto con la recente invasione
di dischi dalla capacità elevatissima. È vero
che era stata già superata con vari artifìci,
ma l'arrivo di una soluzione definitiva inte-
grata nel DOS è certamente preferibile e
più affidabile.
La gestione di disco è migliorata, grazie
all'impiego di algoritmi più efficienti che
permettono una gestione più veloce dell'l/
O.
Infine è stato potenziato il supporto in-
ternazionale, con la possibilità di commu-
tare dinamicamente tra diversi set di carat-
teri.
Windows 2
Per il mondo MS DOS sarà presto disponi-
bile una nuova versione di Windows, d'a-
spetto identico al Windows Presentation
Manager dell'OS/2. Prescindendo dal sem-
plice impatto visivo, Windows 2 avrà pre-
stazioni nettamente migliorate rispetto alla
prima versione; in particolare i programmi’
scritti per Windows gireranno sino a quat-
tro volte più veloci. Un nuovo modulo di
gestione della memoria permetterà un uti-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
lizzo più efficiente della memoria espansa,
consentendo il funzionamento simultaneo
di più programmi di dimensione superiore
ai 640 Kbyte (compatibilmente con la
quantità di memoria installata!).
I programmi scritti per il vecchio Win-
dows potranno girare senza modifiche sot-
to la nuova versione.
MS OS/2 Lan Manager
Contemporaneamente al nuovo sistema
operativo, Microsoft ha anche annunciato
un nuovo prodotto per la gestione di reti
locali operanti con il sistema operativo
OS/2.
L'MS DOS Lan Manager è compatibile
con Microsoft Networks, la precedente rete
locale Microsoft, e permette il collegamen-
to alla stessa rete di macchine con sistema
operativo OS/2, MS DOS e Xenix.
Le stazioni con OS/2 o Xenix potranno
funzionare contemporaneamente come ser-
ver e come posto di lavoro (non sarà quindi
necessario disporre di un server dedicato),
mentre quelle dotate di MS DOS potranno
assolvere una sola delle due funzioni. Una
delle potenzialità più affascinanti del nuo-
vo Lan Manager è la capacità di comunica-
zione tra task, denominata IPC (Inter Pro-
cess Communications), che consentirà di
realizzare applicazioni completamente di-
stribuite in rete. In altre parole, le parti co-
stituenti di un singolo programma, potran-
no funzionare contemporaneamente sul
server e sul posto di lavoro: ad esempio, un
database potrà essere progettato per per-
mettere all'utente di interagire con un pro-
gramma di interrogazione attivo nel posto
di lavoro, che, a sua volta, potrà inviare ri-
chieste al programma di database attivo nel
Software su dischetti da 3,5"
Ora che finalmente IBM ha consacrato
-l’ufficialità dei dischi da 3,5". Microsoft ha
deciso di commercializzare i suoi prodotti
su entrambi i tipi di supporto: 5,25" e 3,5’.
I programmi principali in lingua inglese
(Word, Multiplan, Chart ecc.) verranno for-
niti con entrambi i tipi di disco nella stessa
confezione. Altri prodotti, come Windows
e il compilatore Quickbasic avranno invece
due confezioni diverse a seconda del for-
mato del disco. I prodotti localizzati, cosi
come i compilatori Fortran, C, Basic e Pa-
scal, verranno invece distribuiti su dischi
da 5,25" e solo a richiesta su dischi da 3,5”.
E cosi Microsoft ha finalmente fatto la
sua mossa, anche se dopo tanto tempo
qualcuno iniziava a sospettare che Gates e
soci non fossero poi cosi interessati a far
uscire l’evoluzione dell’MS DOS che tutti
aspettavano con ansia. E invece l'ineffabile
Gates ha colpito ancora, e non deve essere
stato facile riuscire a far convivere la «vo-
glia di monopolio» di IBM con le esigenze
di tutti gli altri licenziatari dell'MS DOS. I
ritardi appaiono dunque pienamente giusti-
ficati, senza contare naturalmente che, sot-
to il profilo strettamente tecnico, la realiz-
zazione dell'OS/2, considerato anche il re-
quisito fondamentale della compatibilità
con l'MS DOS, non deve essere stata affat-
to uno scherzo.
Tanto si è discusso su IBM che impone
gli standard, ed alla fine si va a scoprire
che IBM in fondo non ha mica imposto
tanto di suo: tornando indietro nel tempo
salta fuori che è stata Microsoft ad orienta-
re IBM sull'8088, che è stata sempre Micro-
soft a fornire l'MS DOS, e che oggi è di
nuovo Microsoft a fornire lo standard soft-
ware del futuro personal-informatico pros-
simo venturo. MC
69
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GRAFICA TASTIERA EVOLUTA MONITOR
LINEA DISITACO
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4.77/8 MHz ALIMENTATORE ISOW 8 SLOTS
TASTIERA ITALIANA L. 790.000
PC 256K ESPAND. 1024K 1 DRIVE 3SOK CLOCK
4 77/8 MHz ALIMENTATORE 150W 8 SLOTS
TASTIERA ITALIANA SCHEDA GRAFICA
MONITOR FOSFORI VERDI L. 1.090 000
PC 2S6K ESPAND. 1024K 2 DRIVE 360K CLOCK
4 77/8 MHz ALIMENTATORE ISOW 8 SLOTS
TASTIERA ITALIANA SCHEDA GRAFICA
MONITOR FOSFORI VERDI L. 1.280.000
PC 2S8K ESPAND. 1024K 2 DRIVE 360K CLOCK
4.77/8 MHz ALIMENTATORE ISOW 8 SLOTS
TASTIERA ITALIANA SCHEDA GRAFICA
MONITOR COLORE L. 1.680.000
PC 256K ESPAND. 1024K 1 DRIVE 360K CLOCK
4,77/8 MHz ALIMENTATORE 150W 8 SLOTS.
TASTIERA ITALIANA HD 20 MB SCHEDA
GRAFICA L. 1.990.000
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CAVO CENTRONICS IBM L 33 000
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PHILIPS COLORE IBM COMP L 635 000
PHILIPS EGA IBM COMP L 1.250 000
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BACKUP 20MB L 1 060 000
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1901 COLORE PER 128- — L. 510.000
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■ Dopo esserci occupati del protocollo Xmodem, che è certamente ancora
il più diffuso in ambito amatoriale e nei BBS, vediamo ora il Kermit.
Si tratta di un protocollo sviluppato piuttosto di recente alla
Columbia University e progettato principalmente per consentire il
trasferimento fra macchine molto diverse tra loro, in particolare mainframe
e personal computer. ■
// protocollo Kermit
1° parte: struttala generale
di Corrado Giustozzi
1 / protocollo Kermit è già piuttosto
diffuso e si sta guadagnando una
popolarità sempre più ampia. È infatti
certamente più generale e versatile del-
l'Xmodem, essendo nato per risolvere
esigenze assai differenti, come vedremo
bene nel corso di questa puntata.
Come già l'Xmodem. anche il Kermit
è stato posto nel pubblico dominio dai
suoi ideatori: ciò significa che la sua de-
scrizione è a disposizione di tutti ed
ognuno può scriversi il proprio program-
ma che lo utilizzi. Esistono già diversi
programmi di comunicazione commer-
ciali che fanno uso de! Kermit. così co-
me sistemi pubblici che lo prevedono:
fra i primi cito solo l'ultima versione del
famoso CrossTalk, fra i secondi i vari
BBS facenti capo alla rete Fido. MC-
Link ancora non lo adotta, in quanto la
scelta iniziale è andata al più diffuso
Xmodem: ma è probabile che in futuro
possa essere implementato anche Ker-
Perchè è importante conoscere come è
fatto Kermit ? Per almeno due motivi:
perchè la sua struttura è di per sè inte-
ressante ed istruttiva, e perchè lo si in-
contra di frequente in ambienti di lavo-
ro. È infatti in largo uso in tutti quei
centri di calcolo caratterizzali dalla coe-
sistenza di personal e mainframe. Ker-
mit nasce infatti proprio allo scopo di
permettere lo scambio di file fra sistemi
diversi e non del tutto compatibili tra lo-
ro, quali sono in genere i grandi elabo-
ratori nei confronti dei personal compu-
Origini di Kermit
Innanzitutto il nome: Kermit non è
un acronimo ma un nome proprio,
ispirato dall’omonimo ranocchio ver-
de del Muppet Show, la fortunata se-
rie televisiva a pupazzi animati tra-
smessa con successo anche in Italia.
Un acronimo esiste, ma è stato inven-
tato succfessivamente: «KL10 Error-
free Reciprocai Micro Interconnection
over TTY-lines», ossia all'incirca
«connessione reciproca senza errori
fra micro su linee TTY» (il KL10 non
so proprio cosa significhi!).
Kermit nasce quattro o cinque anni
fa alla Columbia University per risol-
vere un problema pratico: evitare la
congestione dei dischi del centro di
calcolo dell’università da parte dei file
degli studenti. Vediamo perché un
problema del genere ha dato in ultima
analisi origine ad un protocollo asin-
crono di comunicazione. Dunque, il
sistema informativo della Columbia
consiste in un grosso centro di calcolo
(dotato di mainframe IBM e DEC) ed
in numerosi mini e micro sparsi per i
vari istituti e dipartimenti. Parte delle
risorse del sistema centrale vengono
ovviamente destinate a far girare ap-
plicazioni degli studenti. Negli ultimi
•anpi, tuttavia, col crescere del numero
di studenti abilitati all’accesso, si co-
minciò a creare una certa congestione
dei sistemi centrali. La situazione di-
venne critica soprattutto a livello di
occupazione delle memorie di massa
da parte degli innumerevoli file di la-
voro prodotti quotidianamente dalle
varie centinaia di utenti. Non potendo
per ragioni di costo aumentare la ca-
pacità di memorizzazione dei mainfra-
me, i responsabili della gestione del si-
stema decisero invece di alleviare la
pressione sui sistemi centrali invitan-
do ad un miglior uso di quelli periferi-
ci. Fu stabilito che i file di lavoro risie-
dessero nel sistema centrale solo per il
periodo del loro effettivo uso, e per
questo furono imposti limiti piuttosto
ristretti ai tempi di permanenza dei fi-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
73
PROTOCOLLO KERMIT
MARK
LUNGH.
N.PROGR.
TIPO
DATI
CHKSUM
le degli studenti negli archivi principa-
li. Ne fu invece consigliato il decentra-
mento nelle memorie dei vari sistemi
periferici, e da queste il backup su
floppy e relativa conservazione com-
pletamente fuori linea a cura del pro-
prietario.
Fu quando si trattò di mettere in
pratica questa ragionevole direttiva
che i gestori del centro di calcolo rea-
lizzarono con grande stupore che non
esisteva nessun mezzo veramente sem-
plice ed efficiente che consentisse il
trasferimento di un file da un sistema
all'altro della loro struttura! Le varie
macchine erano infatti cosi diverse fra
loro da non avere possibilità di collo-
quio ad alto livello (protocolli sincroni
o reti) se non nei casi particolari di si-
stemi della stessa classe o famiglie ver-
ticali di macchine dello stesso produt-
tore. Mancava, in particolare, un
«ponte» diretto fra i personal ed i
mainframe centrali, che consentisse lo
scambio di file e non la semplice emu-
lazione di terminale. L'unico canale
comune a tutti i computer era quello, a
basso livello, costituito da linee asin-
crone: la buona vecchia RS-232, in-
somma, da usarsi o per via diretta o
tramite modem proprio per collega-
menti «stupidi» di tipo TTY, ossia in
emulazione di terminale. Esistevano sì
mezzi per far parlare coppie di mac-
chine: ma portare un file da un siste-
ma qualunque ad un altro sistema
qualunque avrebbe comportato un la-
voro di passaggi multipli per varie
macchine intermedie, con modalità
differenti ad ogni passaggio e soprat-
tutto con una quantità di lavoro addi-
zionale insostenibile.
Fu cosi che lo staff tecnico del cen-
tro di calcolo cominciò a pensare di
sviluppare in proprio un sistema per
trasferire i file fra macchine qualsiasi
sfruttando il canale asincrono della
RS-232. 11 progetto fu intrapreso a due
livelli: definire un protocollo che aves-
se le proprietà desiderate, e successi-
vamente implementarlo in programmi
reali su tutte le macchine della Colum-
bia. Quello che serviva era un proto-
collo che fosse il più indipendente
possibile dall'hardware, semplice da
programmare in un linguaggio anche
ad alto livello, non eccessivamente so-
fisticato e ragionevolmente efficiente,
diretto soprattutto allo scambio di file
di testo ma valido anche per file bina-
ri. Il lavoro fu portato avanti accurata-
mente, studiando e cercando di segui-
re le principali direttive degli enti di
normalizzazione (in primis l'architet-
tura a sette livelli OSI-ISO), per far sì
che il nuovo protocollo fosse compati-
bile e potenzialmente integrabile in
ogni sistema di comunicazione attuale
e futuro. Da questo lavoro nacque in-
fine la prima versione di Kermit come
protocollo, subito implementata con
successo in una serie di programmi
Kermit specifici per i vari elaboratori
della Columbia.
II nuovo procollo così inventato era
qualcosa di effettivamente utile, ed i
suoi autori pensarono che non fosse
giusto che rimanesse chiuso nell'ambi-
to della Columbia University. Decise-
ro pertanto di renderlo pubblico, met-
tendo in circolazione i programmi svi-
luppati e pubblicando le specifiche
del protocollo in modo che chiunque
fosse in grado di implementarlo in
proprio.
Non bastava l’Xmodem?
Qualcuno si potrebbe domandare, a
questo punto, se era veramente neces-
sario sviluppare un ulteriore protocol-
lo asincrono o non poteva bastare uno
di quelli già largamente diffusi, maga-
ri l'Xmodem che abbiamo visto nei
mesi scorsi. La risposta è no, l'Xmo-
dem pur con tutti i suoi pregi in que-
sto caso non bastava. E vediamo per-
ché. Il concetto di base su cui si fonda
l'Xmodem è che le due macchine da
far parlare siano uguali o perlomeno
molto simili. Ricordiamo che fu inven-
tato originariamente per scambiare fi-
le tra microcomputer basati sullo Z80
ed il CP/M, ossia solo fra macchine
con un substrato comune. L'estensio-
ne ad altri personal è stata facile, trat-
tandosi sempre di macchine concet-
tualmente analoghe. Gli assunti di ba-
se impliciti nell'Xmodem sono che en-
trambi i sistemi usino l'alfabeto ASCII
ad otto bit, che il canale di comunica-
zione accetti dati ad otto bit senza bit
di parità, che il sistema ricevente ac-
cetti pacchetti lunghi oltre 130 byte
senza incorrere in problemi di ricezio-
ne o di overflow nel buffer, e che sia il
canale di trasmissione che i sistemi
colloquiami non «facciano capricci»
in corrispondenza a determinati carat-
teri di controllo. Queste caratteristiche
sono generalmente verificate nei mi-
crocomputer ma non sempre nei mini
e nei mainframe, i quali a riguardo so-
no assai più schizzinosi. Inoltre l’X-
modem non brilla certo per versatilità,
ed anzi ha due grossi limiti pratici di
utilizzo. Il primo è che può inviare so-
lo un file per volta, dopo di che il col-
loquio si interrompe forzatamente ed
un nuovo trasferimento può essere fat-
to solo ricominciando tutto da capo: il
secondo è che il protocollo si limita a
trasferire il file e non esporta alcuna
conoscenza od informazione di livello
superiore, neppure il semplice nome
del file trasmesso.
Kermit invece supera questi proble-
mi, primi fra tutti quelli di incompati-
bilità imposti dall'hardware o dal soft-
ware dei corrispondenti e del canale di
trasmissione. Non fa affidamento sul-
le loro caratteristiche se non presu-
mendo che siano in grado di ricevere e
trasmettere i soli caratteri ASCII
«stampabili», ossia quelli da 32 a 126.
Ogni dettaglio tecnico della trasmis-
sione è lasciato al mondo esterno:
Kermit si adatta ai vincoli esistenti,
configurandosi a quello che risulta il
minimo comun denominatore fra le
capacità del canale e dei sistemi collo-
quiami.
Per far ciò Kermit si avvale di un
più stretto scambio di informazioni fra
i due sistemi corrispondenti. L'Xmo-
dem è un protocollo rigido, in cui i pa-
rametri e le regole sono fisse ed immu-
tabili. Kermit invece è un protocollo
flessibile, in grado di modificare il suo
comportamento adattandosi in modo
dinamico alle esigenze imposte dall’e-
sterno. La responsabilità di queste
azioni di adattamento è a carico, ov-
viamente, dei due programmi Kermit
che girano sui due sistemi in colloquio
e gestiscono il trasferimento. E mentre
sotto Xmodem i due corrispondenti
interagiscono in modo molto limitato,
sotto Kermit ogni estremità intrattiene
con l'altra un colloquio assai più stret-
to.
Struttura del Kermit
Prima di passare a vedere i concetti
di base del Kermit, vi do un breve cen-
no sulla struttura fisica del protocollo
tanto per chiarire che, comunque, non
si tratta di nulla di particolarmente
esoterico. Attenzione al fatto che da
ora in poi con la parola «Kermit» in-
dicherò sia il protocollo in sé che i
programmi che implementano il pro-
tocollo stesso, i quali si suppone siano
disponibili ed attivi sui due sistemi
che partecipano al colloquio. Dal con-
testo sarà facile capire a quale dei due
significati farò riferimento.
Kermit è ovviamente un protocollo
asincrono orientato al byte, e quindi
non richiede hardware particolare per
il suo funzionamento. Si basa sul me-
desimo concetto di «pacchetto» che
abbiamo già visto nel caso dell’Xmo-
dem, ma più generalizzato. In Xmo-
dem esiste fondamentalmente un solo
tipo di pacchetto, quello di dati, oltre
74
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
IL PROTOCOLLO KERMIT
ai «pacchetti degeneri» di riconosci-
mento affermativo e negativo, di fine
del file e di aborto della trasmissione,
tutti costituiti da un singolo carattere
di controllo ASCII. Questo unico pac-
chetto di Xmodem serve compieta-
mente al suo scopo, che è solo quello
di trasferire un flusso di byte. In Ker-
mit invece il pacchetto è il mezzo base
di colloquio tra i due corrispondenti,
ed assicura non solo il trasferimento
del file ma anche qualunque altro
scambio di informazioni. In Kermit
esistono quindi diversi tipi di pacchet-
ti, ognuno dei quali adatto ad una cer-
ta funzione. La struttura dei vari pac-
chetti è sempre costante ma il loro si-
gnificato varia a seconda del tipo di
pacchetto. Come conseguenza di ciò
accade che non è possibile definire un
formato unico per i pacchetti, quanto
meno per quanto riguarda la quantità
di informazione incorporata in ognu-
no di essi; e cosi i pacchetti Kermit
non hanno lunghezza costante ma va-
riabile.
Un pacchetto di Kermit è quindi
un'entità più complessa rispetto ad un
pacchetto Xmodem, quanto meno per-
ché possiede due campi in più: un
identificatore di tipo ed una segnala-
zione di lunghezza del pacchetto stes-
so. Sono ovviamente presenti anche
gli altri campi indispensabili che già
conosciamo: il segnale di intestazione,
l'indicatore di sequenza, il campo dati
(che però è opzionale) ed il controco-
dice di controllo che garantisce la vali-
dità di tutto il resto. Tutti i pacchetti
Kermit sono di questo tipo, anche
quelli di affermazione e negazione: i
quali tra l'altro sono il caso tipico di
pacchetto in cui manca il campo di da-
Vedremo meglio nella prossima
puntata la sintassi del pacchetto Ker-
mit, campo per campo. Per ora potete
vederne la struttura in figura. Ora vor-
rei invece passare a parlarvi in linee
più generali dei principi di funziona-
mento del Kermit per fissarne subito
gli aspetti più importanti.
Filosofia del Kermit
Vediamo dunque i concetti che stan-
no alla base del funzionamento del
Kermit, cioè la sua filosofia. In Ker-
mit abbiamo l’importante concetto di
«sessione», totalmente assente in
Xmodem. Una sessione Kermit inizia
nel momento in cui i due programmi
corrispondenti si sincronizzano, e ter-
mina con un apposito comando di
scollegamento. Durante una sessione i
due elaboratori connessi dialogano tra
loro passando attraverso i Kermit e
non direttamente. Questo dialogo può
comprendere l'invio di alcuni coman-
di ma è generalmente finalizzato allo
scambio di file.
La cosa importante da notare è che i
due corrispondenti hanno necessità di
sincronizzarsi per poter dare avvio ad
una sessione. Questa sincronizzazione
iniziale avviene mediante lo scambio
di un particolare pacchetto detto
«Send-Init», ossia inizializzazione del-
la trasmissione. È tramite questo pac-
chetto che i due Kermit «fanno cono-
scenza» e portano a conoscenza l'uno
dell'altro le eventuali limitazioni dei
rispettivi hardware. In base alle infor-
mazioni scambiate, i due corrispon-
denti sono in grado di adattarsi reci-
procamente per portare avanti il resto
del colloquio nel modo più efficiente
possibile. La cosa simpatica è il modo
in cui avviene questa «conoscenza»:
ognuno dice all'altro come desidera
vedere le cose, ad esempio «voglio
pacchetti non più lunghi di 80 byte».
Generalmente i due Kermit si trovano
d'accordo sulla maggior parte dei pa-
rametri, ma può accadere che per
qualcuno di essi vengano richiesti va-
lori differenti. A seconda del tipo di
parametro è allora possibile che venga
mantenuta una disparità fra i due versi
di trasmissione, cosa che accade ad
esempio nel caso della lunghezza del
pacchetto; altrimenti viene usato un
default opportuno che entrambi sono
in grado di accettare.
Una volta attivata la sessione si pos-
sono trasferire file senza dover ripete-
re la sincronizzazione iniziale, la quale
rimane in effetto per tutta la durata
della sessione stessa. È possibile ese-
guire trasferimenti multipli, sia singo-
larmente (file per file) che in blocco
mediante l’uso di caratteri «wildcard»
(se il sistema trasmittente lo permet-
te); in ogni caso il nome del file viene
trasmesso per intero al sistema rice-
vente mediante uno speciale pacchetto
di «inizio file». È anche possibile im-
partire dei semplici comandi al siste-
ma remoto, quali ad esempio richiede-
re la lista dei file presenti su disco; an-
che in questo caso appositi pacchetti
si incaricano di traferire la richiesta e
successivamente restituire l'output
prodotto dal comando eseguito.
Ci fermiamo qui...
Purtroppo i soliti motivi di spazio
mi impongono a questo punto di ter-
minare. Faccio quindi una pausa di
trenta giorni, dopo la quale riprenderò
il discorso interrotto. In particolare vi
illustrerò in dettaglio la struttura dei
pacchetti, nonché i vari accorgimenti
mediante i quali Kermit riesce a sfrut-
tare il solo subset dell’alfabeto ASCII
costituito dai caratteri stampabili. Ap-
puntamento quindi alla prossima pun-
tata. mc
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
75
Modem Digital Devices
Integrai e Full- link
di Corrado Giustozzi
AA
fl^VB icrolab è una dilla romana
■ W ideila quale ci siamo già occu-
pali su queste pagine. Attiva nel campo
delle costruzioni elettroniche in genere,
si sta da un po ' di tempo a questa parte
specializzando soprattutto nel settore
dei modem. Sono di sua produzione,
sotto il marchio Digital Devices, diversi
tipi di modem: da quelli più economici
della linea Communicator (provati su
MC 47) a modelli di taglio più professio-
nale quale l'Eclipse ( provato su MC 58).
Le ultime novità in questa oramai va-
sta gamma sono i due modelli in prova
questo mese. Si tratta di due versioni di
un medesimo apparecchio base, realiz-
zate Luna per il funzionamento stand-
alone e l'altra per quello su scheda per
PC IBM. Le caratteristiche generali so-
no estremamente interessanti: 300-1200
baud full duplex, autodial e aufoanswer,
programmabilità totale meditiate il set
di comandi Haves esteso, altoparlantino
per monitor di linea, possibilità di colle-
gare in serie un apparecchio telefonico.
Vale anche la pena di citare l'estrema
compattezza di entrambi gli apparecchi,
ottenuta grazie all'uso di integrati
VLSI, la presenza di dip-switch di confi-
gurazione facilmente accessibili, il ma-
nuale (ovviamente) in italiano. La ver-
sione stand-alone, in più. offre una ca-
ratteristica del tutto singolare e poten-
zialmente molto utile: quella di poter
collegare una normale stampante con
interfaccia Centronics, realizzando così
una stazione di stampa remota che non
necessita di un computer in loco.
Descrizione esterna
La versione interna, denominata In-
tegrai, è interamente contenuta su una
scheda di tipo corto. L'esame visuale
lascia sconcertati: praticamente tutto
il modem, compresi il firmware di ge-
stione e l'interfaccia verso il bus IBM,
è contenuto nei due integrati VLSI che
si notano al centro della scheda. Fra
gli altri componenti si notano il grosso
traslatore di linea e l’altoparlantino
usato come monitor di linea. Due dip-
switch a quattro vie consentono la
configurazione degli stati di default
dell'apparecchio. La connessione alla
linea ed all’eventuale apparecchio te-
lefonico in serie avviene per mezzo di
due connettori rapidi del tipo telefoni-
co americano (RJ-11), comodamente
accessibili dall'esterno anche a scheda
montata nel computer.
La versione esterna, denominata
Full-Link, è montata nel medesimo ti-
po di contenitore usato per il modello
Eclipse, dalle dimensioni piuttosto
contenute e dotato, a differenza di pri-
ma, di due piedini estensibili posti nel-
la parte anteriore che consentono di
appoggiarlo in posizione inclinata. Sul
pannellino frontale, molto pulito e
gradevolmente disegnato, si trovano
ben otto led e due dip-switch per com-
plessive dodici posizioni. I led, da si-
nistra a destra, segnalano: la presenza
deH'alimentazione, lo stato di autoan-
swer, la rivelazione della portante, il
riaggancio della linea, il transito dei
dati in arrivo e partenza, lo stato del
DTR ed infine il funzionamento a
1200 baud. I dip-switch sono suddivisi
in due gruppi, il primo relativo al set-
taggio dell'interfaccia Centronics ed il
secondo alla configurazione dei de-
fault del modem. Sul pannello poste-
riore, da sinistra a destra, troviamo: i
robusti morsetti per la connessione al-
la linea ed all'eventuale apparecchio
telefonico, i due DB-25 che consento-
no di collegare il computer e la stam-
pante, la presa di ingresso della rete e
l’interruttore di alimentazione. In alto,
cosi come sul fondo dell'apparecchio,
alcuni fori consentono un'adeguata
aerazione all'interno della macchina.
L'interno
Beh, per quanto riguarda il modello
su scheda ovviamente non si può par-
lare di interno! Per il Full-Link, inve-
ce, l'interno si dimostra piuttosto af-
follato, ma estremamente ordinato.
Notiamo praticamente i medesimi
componenti, fra cui il solito robusto
trasformatore di linea. Buona parte
dello spazio è occupata dal pesante
trasformatore d’alimentazione, avvol-
to appositamente dalla ben nota
76
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
MODEM DIGITAL DEVICES
ICES; la sezione alimentatrice è tra
l'altro protetta da un fusibile posto fra
il trasformatore ed il pannello poste-
riore. L'altoparlantino di monitor è in
questo caso montato a cono in basso
dall'altra parte dello stampato.
Nelle foto si vede chiaramente an-
che la presenza della schedina supple-
mentare, montata «a ponte» al centro
del contenitore, che comprende il con-
vertitore di interfaccia e l'uscita Cen-
tronics. Il suo montaggio (e smontag-
gio) è semplicissimo, il collegamento
essendo effettuato mediante un con-
nettore rapido.
Notiamo esplicitamente l’elevata
qualità della costruzione di entrambi
gli apparecchi, dalla pulizia del dise-
gno alla qualità dei componenti. Il ca-
blaggio è inesistente (non c’è un filo in
giro) e tutti gli integrati sono montati
su zoccoli. Insomma, una realizzazio-
ne veramente ben fatta e professiona-
le. La cosa ovviamente ci fa molto pia-
cere, trattandosi una volta tanto di
prodotti Made in Italy.
Utilizzazione
Abbiamo utilizzato il modem Inte-
grai per diverse settimane in un com-
patibile AT, ottenendo sempre presta-
zioni prive di difetti. Dal punto di vi-
sta pratico non possiamo non sottoli-
neare i vantaggi della ridotta dimen-
sione della scheda. I dip-switch sono
azionabili con un po' di difficoltà a
scheda installata, ma va considerato
che le necessità di intervento su di essi
sono piuttosto rare anche per via che
ogni default è tranquillamente ridefi-
nibile da software.
Per quanto riguarda il Full-Link,
anche avendo potuto usarlo per meno
tempo, abbiamo sempre verificato un
comportamento più che corretto. I led
spia sul frontale, assieme all’altopar-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
lantino interno, sono importantissimi
per rendersi conto di cosa stia effetti-
vamente accadendo sulla linea ed al
collegamento. I dip-switch, anch'essi
sul frontale, sono molto pratici. Ci
sembra anche ben riuscito il difficile
tentativo di sfruttarli come motivo
estetico. Contrariamente a quanto si
potrebbe pensare, la loro presenza ap-
parentemente senza protezione non
porta alcuna conseguenza negativa;
questa macchina infatti tipicamente
non andrà in mano ad utenti cosi ine-
sperti da mettersi a giocare con i con-
trolli, ed il loro azionamento acciden-
tale è da escludersi trattandosi di mo-
delli con interruttore a slitta e non a
levetta. Anzi, per azionarli non basta-
no le dita ma serve la punta di una
matita o, meglio ancora, l’apposito
cacciavitino con clip fornito come ac-
cessorio.
Già, parliamo un attimo degli acces-
sori forniti con le macchine.
Assieme all'Integral si ottiene l'indi-
spensabile cavetto dotato di connetto-
re RJ-1 1, di buona fattura e sufficien-
temente lungo. Assieme al Full-Link
invece vengono dati in dotazione il
cacciavitino isolato appena citato non-
ché un cartoncino plastificato formato
credit-card su cui è stampato il riepilo-
go delle funzioni dei dip-switch e dei
principali comandi AT.
Beh, considerando che stiamo par-
lando di modem ci sembra pure trop-
pa grazia!
Infine una parola sui manuali: sono
ben fatti, esaurienti e piuttosto chiari.
Riportano il significato di tutti i co-
mandi AT estesi e di tutti i registri,
esempi di funzionamento in modo au-
toanswer ed in modo autodial e perfi-
no lo schema dei segnali sui connettori.
Una parola, per concludere, sulle
possibilità addizionali del modello
Full-Link. Quella di poter colloquiare
direttamente con una stampante ci
sembra piuttosto interessante. Certo
non capita tutti i giorni, ma avendoce-
la si possono escogitare diversi metodi
per sfruttarla. In futuro questa caratte-
ristica servirà per realizzare attorno a
questo modem un «terminale stupi-
do» di tipo TTY senza la presenza del
computer. La Microlab sta infatti rea-
lizzando una tastierina alfanumerica
con uscita RS-232.
A questo punto, tastiera + modem
+ stampante TTY.
Conclusioni
Ci siamo dilungati molto nelle de-
scrizioni e quindi passiamo veloce-
mente a vedere i prezzi. Dunque, il
modem su scheda costa praticamente
mezzo milione, quello esterno seicen-
tomila lire. Fatti i conti con la concor-
renza ci sembra di poter dire che si
tratta di prezzi particolarmente inte-
ressanti.
Occorre infatti portare in conto tut-
te le caratteristiche addizionali viste in
precedenza: produzione (e assistenza)
italiana, qualità, prestazioni, dotazioni
accessorie. Il rapporto prezzo/presta-
zioni diventa cosi piuttosto favorevole.
Per inciso, volendo è possibile ottene-
re il Full-Link senza interfaccia Cen-
tronics, risparmiando cosi qualcosina:
ma secondo noi non ne vale la pena.
77
t
Espansione di
memoria RAM
fino a 14 MByte
MULTI-TASKING molti programmi
sullo stesso Computer
CONTEMPORANEAMENTE
MULTI-UTENZA molti utenti
sullo stesso Computer
CONTEMPORANEAMENTE
VELOCITÀ 4 milioni di Operazioni/sec.
MEMORIA 1024 kbyte di RAM
on-board standard
espandibile a 14 Mbyte
COMPATIBILITÀ ottimale MS DOS
Disk Driver 1,2 MByte
Unità di Backup 20/40/60 MByte
Hard Disk 20/40/130 MByte
Via Ubaldo Comandini 49, 00173 Roma
tei. 06/6132394-6132619 - TX 620570 ELDEV-I
Lexikon
Come nas<e un Winchester
di Corrado Giustozzi
■ Mercoledì 1 aprile 1987. Quest'anno il pesce d’aprile è consistito
per me in un'attesa di circa un'ora all'aeroporto di Torino
Caselle nella speranza che qualcuno mi venisse a prendere, per Marco
Marinacci in un 'alzataccia alle quattro e mezza di mattina. Ma forse è
il caso che cominci dall'inizio... ■
I l primo aprite era infatti il giorno
concordato con la Lexikon per effet-
tuare la visita alla loro sede, concertata
sin da quando avevamo deciso di prova-
re i modelli della rinnovata gamma di
hard disk.
La concomitanza con diversi altri
eventi importanti (SIOA a Bologna in
quei giorni e conferenza stampa IBM a
Milano il giorno dopo) ci aveva fatto op-
tare per una scelta differenziata dei
mezzi di trasporto: Marco (il quale noto-
riamente si trova a disagio in qualsiasi
veicolo non pilotato da lui ) in macchina,
il sottoscritto in aereo. Marco avrebbe
così potuto continuare il giro autonoma-
mente verso Milano e Bologna ed io sa-
rei tornato a casa la sera stessa, evitan-
domi in più l’alzataccia alle quattro e
mezza de! mattino. Eh già, per stare ad
Ivrea alle undici il buon Marinacci, no-
nostante tutti i cavalli del suo mezzo,
doveva partire piuttosto presto...
Visita alla Lexikon
Ci accompagnano nella visita, in
qualità di distributori ufficiali dei pro-
dotti Olivetti Ope e Lexikon, due
esponenti della Bit Computers di Ro-
ma, Giovanni Coviello e Paolo Savare-
se; il primo, per la cronaca, coinvolto
dal Marinacci nella rocambolesca par-
tenza all’alba, il secondo più tranquil-
lamente allocato assieme a me in ae-
reo. Piccolo disguido all'aeroporto di
Caselle, dove manchiamo clamorosa-
mente rincontro con la persona che ci
doveva venire a prendere (sicuramente
sobillata dal Marinacci invidioso della
nostra nottata di sonno), cosicché arri-
viamo a S. Bernardo in taxi ed in ritar-
do sulla tabella prevista. Pazienza,
sempre meglio che essersi alzati a not-
te fonda!
Giunti in Lexikon ricomponiamo i
gruppi e, dopo i lazzi di prammatica
fra opposte fazioni in termini di mezzi
di trasporto, ci prepariamo... ad anda-
re a mangiare! Infatti un po' il nostro
ritardo, un po' l'assenza per malattia
della persona con cui avevamo concer-
tato la visita (era il primo aprile, dopo-
tutto), ci impediscono di fare alcunché
di veramente costruttivo nel ritaglio di
mattinata avanzato. Ci rifacciamo a ta-
vola, non nel senso gastronomico pur-
troppo (pranzo ottimo, ma non alla
piemontese; sennò chi lavorava, do-
po?) ma in quello del lavoro. Siamo
infatti ospiti degli ingegneri De Marco
e Armentani della Lexikon, con cui fra
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
79
COME NASCE UN WINCHESTER
un raviolo e l’altro tracciamo la storia
della nuova società a partire dalle ori-
gini della Olivetti Ope fino ai mesi
scorsi. Il discorso cade ovviamente sui
problemi del passaggio di consegne,
piuttosto oneroso per via di una certa
fama non propriamente lusinghiera di
cui purtroppo la Ope era stata oggetto.
I problemi della Ope erano in effetti
nati nel momento in cui fu tentata an-
che la strada del mercato OEM oltre
che quella di fonte interna di approv-
vigionamento per il gruppo Olivetti.
Un conto è infatti sbrigarsi i propri
problemi in casa, un conto combattere
con decine di clienti di piccole dimen-
sioni. La Ope entrò in crisi non sapen-
do gestire correttamente i problemi di
interfaccia con i suoi OEM, soprattut-
to quando vi furono dei problemi og-
gettivi nei dischi per via della cattiva
progettazione degli imballaggi i quali
non impedivano al 100% il danneggia-
mento dei drive durante i lunghi tra-
sporti quando, come è il caso del mer-
cato OEM, non erano installati nell’in-
terno di un computer. La nuova nata
Lexikon sorge proprio per superare
questi problemi, soprattutto quelli di
eccesso di burocrazia nei riguardi de-
gli acquirenti; e si propone sul merca-
to con dei piani aggressivi di produ-
zione, che hanno comportato degli in-
vestimenti piuttosto ingenti in persone
ed impianti (la nuova camera bianca).
Dopo pranzo torniamo in Lexikon
ed iniziamo la visita alle linee di pro-
duzione, interamente localizzate nello
stabilimento di S. Bernardo di Ivrea,
che ci impegnerà tutto il pomeriggio.
Premessa:
com'è fatto un Winchester
Un disco Winchester è ovviamente
un sistema misto, meccanico ed elet-
tronico. È anzi uno dei pochi disposi-
tivi, assieme alle stampanti, in cui l'im-
portanza della parte meccanica è al-
meno pari a quella elettronica. Per cui
la costruzione di un Winchester avvie-
ne in tre fasi: produzione e collaudo
della parte meccanica, produzione e
collaudo della parte elettronica, as-
semblaggio e collaudo del sistema
completo. La preparazione della parte
meccanica, tra l’altro, è assai critica in
quanto deve avvenire per buona parte
in ambienti assolutamente privi di pol-
vere detti «camere bianche». Ciò per
via del particolarissimo sistema di fun-
zionamento di un disco Winchester,
nel quale la testina magnetica non toc-
ca la superficie magnetizzata del disco
(il quale girando a 3.600 rpm si dan-
neggerebbe in caso di contatto) ma
«plana» al di sopra della superficie
stessa sostenuta solo da forze di tipo
aerodinamico. In pratica la testina
non viene mantenuta in posizione per
via meccanica ma si appoggia sul cu-
scino d’aria che si genera in prossimità
della superficie del disco per via del-
l'élevatissima velocità di rotazione di
quest'ultimo. La distanza che intercor-
re tra superficie della testina e superfi-
cie del disco è veramente infinitesima,
misurabile in millesimi di millimetro:
un granello di polvere posato sul disco
sarebbe un ostacolo pericolosissimo,
un macigno sul percorso che creereb-
be seri pericoli al sistema. Da qui l’esi-
genza di condurre alcune delle fasi di
assemblaggio in condizioni di assoluta
mancanza di polvere od altre particel-
le in sospensione nell’aria. Questi am-
bienti a polverosità controllata sono
ovviamente dei luoghi molto partico-
lari, nei quali l’aria viene di continuo
filtrata e rimessa in circolo; le persone
che vi operano devono inoltre indos-
sare particolari protezioni oltre a do-
versi sottoporre a «docce spolveratri-
ci» (è toccato anche a noi) ogni volta
che entrano. Il grado di polverosità di
una camera bianca viene definita
«classe». Le parti secondarie di un
Winchester vengono assemblate in un
ambiente denominato «classe
100.000»: ciò significa che il numero
di particelle in sospensione aventi dia-
metro superiore a 5 micron (millesimi
di millimetro) non supera le 100.000
unità per metro cubo d’aria. Sembra
un ambiente piuttosto asettico, no?
Beh, questo non è ancora niente. Il
«cuore» di un Winchester, ossia l'as-
semblaggio dei dischi e delle testine,
viene fatto in una camera «classe
100»! Sfido qualunque Colf a spolve-
rare cosi bene...
La meccanica
Ma tornerò dopo sulle problemati-
che della camera bianca. Cominciamo
invece dall'inizio, ossia da dove abbia-
mo intrapreso la nostra visita: l'offici-
na meccanica. Qui vengono preparate
le parti meccaniche di un hard disk,
dal contenitore in alluminio (che deve
essere privo di difetti in quanto chia-
mato a garantire un’adeguata prote-
zione al disco in caso di urti o shock
vari) alle varie flange di montaggio del
80
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
COME NASCE UN WINCHESTER
braccio testine e dello stepper motor.
Quasi tutte le lavorazioni vengono ef-
fettuate automaticamente, per mezzo
di macchine utensili robotizzate in
grado di compiere lavorazioni multi-
ple su un singolo pezzo. Inutile, forse,
sottolineare che queste macchine sono
di produzione OCN: Olivetti Control-
lo Numerico. L’ultima fase per ogni
parte meccanica consiste in una verni-
ciatura con quella particolare vernice
di colore nero opaco che si vede nelle
foto: il trattamento non è di natura
estetica ma funzionale: serve infatti ad
eliminare eventuali residui di polvere
metallica che durante la vita operativa
del Winchester potrebbero magnetiz-
zarsi od entrare in circolo, causando
danni piuttosto gravi.
Le varie parti, una volta ultimate,
vanno quindi assemblate tra loro as-
sieme anche ai componenti di prove-
nienza esterna quali i motori, il gene-
ratore tacheometrico (per quei modelli
che ne sono dotati), il braccio portate-
stine e cosi via. Questi montaggi ven-
gono fatti parte in ambiente normale e
parte in camera bianca classe 100.000,
nella quale i componenti entrano do-
po una buona smagnetizzata ed un
completo lavaggio antipolvere al fre-
on. Nella camera classe 100.000 si ef-
fettuano i preassemblaggi delle parti
meno critiche, dopodiché gli hard disk
entrano nel «sancta sanctorum» costi-
tuito dalla camera in classe 100. Qui le
testine vengono montate sui bracci ed
i piatti magnetici vengono estratti dai
contenitori sigillati nei quali arrivano
dai fabbricanti ed installati in sede,
tutte operazioni effettuate in gran par-
te manualmente da personale altamen-
te specializzato. Terminato l'assem-
blaggio meccanico il contenitore a te-
nuta del disco viene chiuso e sigillato
e la macchina cosi ultimata ritorna al-
l'esterno per avviarsi al montaggio del-
l'elettronica di controllo.
L’elettronica
La produzione della parti elettroni-
che viene effettuata parallelamente a
quella delle meccaniche, in un'altra
area dello stabilimento. In primo luo-
go viene fatta la piastra a circuito
stampato, sulla quale poi sofisticate
macchine anch’esse a controllo nume-
rico provvedono a saldare i compo-
nenti elettronici. Come si può vedere
dalle foto, tutti gli hard disk Lexikon
adottano la tecnologia avanzata detta
SMD (Surface Mounting Devices), in
cui i componenti elettronici (miniatu-
rizzati) sono saldati direttamente sulla
superficie delle piste di rame e non
per mezzo di fori passanti. La macchi-
na addetta al montaggio SMD produ-
ce qualcosa come una piastra finita
ogni due minuti, una cosa veramente
impressionante a vedersi. Alla fine un
bel bagno di freon ripulisce il PCB da
ogni residuo del montaggio (pasta sal-
da ecc.), e quindi il circuito può essere
sottoposto ad un primo controllo di
funzionamento. Questo viene effettua-
to mediante un elaboratore HP dedi-
cato, il quale misura automaticamente
i punti di prova all'uopo previsti in di-
verse condizioni di funzionamento si-
mulato. Le piastre che superano la
prova (come certificata da un rappor-
tino stampato dalla macchina) prose-
guono verso l'assemblaggio definitivo,
le altre vengono subito revisionate e
poste in grado di funzionare corretta-
mente oppure scartate.
L'assemblaggio finale
ed i collaudi
A questo punto si dispone dei due
sottosistemi di base, quello meccanico
e quello elettronico, entrambi prepara-
ti e collaudati separatamente. L'ultima
fase consiste nelfunirli assieme per
formare il sistema completo, il quale
viene poi controllato e collaudato ai
fine di identificare e scartare eventuali
modelli soggetti a difetti di produzio-
ne. Ad un primo controllo visivo segue
un test «a rottura» (bumin) nel quale
il disco viene fatto funzionare per di-
verse ore con continuità in condizioni
ambientali variabili in modo controlla-
to: ogni modello che esca integro dal-
la prova ha superato con successo la
sua prima fase di vita operativa, quella
nella quale è maggiore il rischio stati-
stico di guasto per «mortalità infanti-
le». A questo punto le unità valide su-
biscono il trattamento di formattazio-
ne fisica con controllo delle superfici
magnetiche, svolto da una batteria di
M24 connessi ad apposite macchine
specializzate. Al termine del test, per
ogni unità formattata viene stampato
un rapportino contenente tutti i difetti
rilevati; una copia, su etichetta autoa-
desiva, viene incollata sull’unità stessa
e lo accompagnerà per tutta la vita. Su
di essa sono riportati tra l'altro il nu-
mero di matricola e la data di fabbri-
cazione dell'unità in prova, oltre alla
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
81
COME NASCE UN WINCHESTER
lista dei punti difettosi (indicati dalla
tema di coordinate «cilindro», «fac-
cia» e «byte»). Esiste naturalmente un
limite di difettosità che non deve esse-
re superato: se in questa fase vengono
identificate più aree difettose del tolle-
rato, l’unità viene rimandata in produ-
zione per essere nuovamente messa a
punto.
Il controllo di qualità
Le unità uscite con successo dalla li-
nea di produzione vengono infine av-
viate aH'imballaggio dove vengono
confezionate, immagazzinate e spedi-
te. A meno che non vengano intercet-
tate dagli uomini del controllo di qua-
lità. Questi agiscono in modo indipen-
dente dai controlli di produzione che
ho descritto in precedenza, ed entrano
in azione sia in modo sistematico che
casuale. In entrambi i casi le macchine
finite vengono prelevate e sottoposte a
controlli assai più rigorosi rispetto a
quelli di produzione. I controlli su ba-
se sistematica servono ad assicurare la
qualità statistica dell'intera produzio-
ne, e vengono effettuati su campioni
prefissati di macchine: tipicamente
una ogni tre, quattro o cinque, a se-
conda della criticità del prodotto e
delle risultanze dei controlli di qualità
dei giorni precedenti. Il controllo ca-
suale può avvenire in ogni momento
prendendo qualche macchina senza
particolari criteri. Le macchine pre-
scelte subiscono dei test-tortura piut-
tosto duri, che vanno da 24 ore di seek
casuali continuati a prove di resistenza
alle vibrazioni ed alle cadute. Se qual-
che macchina fallisce, l'intero lotto cui
apparteneva viene nuovamente verifi-
cato: cosi si può intervenire pronta-
mente anche nello scoprire eventuali
difetti sistematici di produzione, quali
potrebbero essere causati ad esempio
da una partita di componenti elettro-
nici avariati.
La nuova camera bianca
Tutto questo girovagare per lo stabi-
A sinistra la stampa dell'error map. Sopra, il com-
puter che monitorizza la polverosità della camera
bianca, e a destra la stazione di controllo della pol-
limento finisce per portarci via l’intero
pomeriggio: e mentre il personale ter-
mina il turno di lavoro e si avvia alle
uscite noi siamo ancora li a passeggia-
re fra i banchi di assemblaggio, le sta-
zioni di misura ed i sistemi di test. Ora
che l’ambiente è meno affollato pos-
siamo perdere più tempo in qualche
ambiente particolare; ci soffermiamo
soprattutto nelle sale del controllo di
qualità, dove qualche dozzina di M24
ed M28 si occupano di far girare per
un giorno intero altrettanti hard disk,
ma facciamo delle lunghe soste anche
nella camera semianecoica in cui ven-
gono effettuate le misure del livello di
rumorosità degli apparecchi, e nella
saletta dove è installato un sistema
computerizzato di termografia a raggi
infrarossi con cui si controlla remis-
sione di calore da parte di ogni com-
ponente il disco rigido. E la camera
bianca? Beh, in quella ci siamo stati
durante l’orario di lavoro, per meglio
renderci conto dell’attività che vi si
svolge. Non però fin dentro alla zona
in classe 100 ma in un ambiente inter-
medio fra la classe 100 e la classe
100.000 adibito a «camera di transito»
e spogliatoio.
L’ultima tappa prima di tornare nel-
la palazzina degli uffici è alla nuova
camera bianca, un investimento di un
paio di miliardi, da poco ultimata ed
ancora non entrata in attività (anche
se già decontaminata ed in funzione
per mantenere la pulizia). Si tratta di
una realizzazione impressionante, una
delle più grandi in Europa: 300 metri
quadri interamente in classe 100, at-
trezzata per essere eventualmente ri-
partita in diversi sottoambienti a puli-
zia differenziata. Costruita in modo da
essere adiacente alla camera già esi-
stente per facilitare il trasferimento
della produzione, dovrebbe già essere
in funzione quando questo articolo ve-
drà la luce. La camera bianca prece-
dente non verrà sostituita ma sarà
sfruttata in futuro per svolgere lavori
di preassemblaggio.
Commiato
Tornati negli uffici, con una bibita
fresca in mano, terminiamo i discorsi
intrecciati durante la visita. Su di un
tavolo li vicino fanno bella mostra di
sé i prototipi dei nuovi modelli di Win-
chester Lexikon, macchine da 3,5" con
attuatori moving coil. Poche parole
ancora poi si fa ora di andare, almeno
per me che ho l’aereo a Torino dopo
un’ora. Durante il tragitto in taxi rior-
dino carte ed idee mentre osservo il
paesaggio oltre l'autostrada; la giorna-
ta è stata mite, ed ora un bel sole rosa
si accinge a tramontare.
Decolliamo da Caselle che è già
buio, con la città che sembra un gran-
de videogame iperrealista mentre la
sorvoliamo prendendo quota. A que-
st'ora Marinacci e gli altri staranno
gustandosi una cena alla piemontese
da leccarsi i baffi, unendo come suol
dirsi l’utile al dilettevole. Una soffe-
renza, queste trasferte di lavoro! Ri-
penso agli stabilimenti, ormai deserti,
dove tuttavia in questo istante qualche
dozzina di hard disk vengono maltrat-
tati nei fometti di bumin oppure sono
impegnati in interminabili cicli di seek
sotto il controllo inflessibile dei com-
puter. E poco più in là c’è una delle
stanze più pulita del mondo, roba da
Guinness dei primati. Chissà, se i rive-
latori di polvere che ho visto nella ca-
mera bianca vedessero la mia scriva-
nia probabilmente si suiciderebbero
dalla disperazione! A proposito della
scrivania: attualmente ospita cinque
dischi Lexikon, cui ripetere in piccolo
le sevizie che già hanno subito in fab-
brica. Già, c’è la prova da fare. E non
è tutto, anche il resoconto della nostra
visita di oggi. Per questo tocca aspet-
tare lunedi prossimo, che Marco sia
tornato da Milano ed abbia sviluppato
le foto fatte. Il testo posso già iniziar-
lo, ho tutta la giornata registrata in
mente. A proposito, ma oggi è il primo
aprile. Allora sai che faccio? Comince-
rò raccontando la sua alzataccia e
poi...
82
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Lexikon
HD 670, HD 674, HO 352, HO 362, HOC 372
C '
era una volta la Olivetti
OPE. « E c'è ancora», diran-
no molti. Ebbene no, non c’è più. O me-
glio, c’è ma non è quella che ci interessa
in questo momento... Nel senso che c'è
ancora una società del gruppo Olivetti
che si chiama Olivetti OPE, ma questa
società ha recentemente cambiato no-
me. look, target di mercato e tipo di pro-
duzione.
La «vecchia» Olivetti OPE (sigla che
slava per Olivetti Peripheral Equipment)
si occupava di periferiche in genere e
quindi non produceva solo dischi ma an-
che, ad esempio, stampanti ; ed aveva
come cliente praticamente solo il gruppo
Olivetti stesso. Adesso la Olivetti OPE
costruisce solo stampanti, la Lexikon in-
vece (questo è infatti il nuovo nome del-
la società) produce «supporti all'infor-
mazione» (in particolare dischi Winche-
ster). ed è un po' più «slegata» dalla
Olivetti in quanto vende direttamente al
mercato OEM. Ovviamente la Lexikon
non è una creatura interamente nuova:
ha anzi ereditato dalla OPE buona par-
te del knowhow e delle strutture produt-
tive nonché amministrative: tuttavia in
questo passaggio di consegne ha intra-
preso un processo di rinnovamento dalla
quale è uscita piuttosto mutata, sia a li-
vello strutturale che di politica di merca-
Tanto per cominciare ha subito effet-
tuato ingenti investimenti nel settore tec-
nico, sia come R&D che in impianti. Ai
modelli già in produzione come OPE si
sono affiancati nuovi modelli caratteriz-
zati da tecnologie evolute, ed altri sono
in corso di sviluppo. Lo stabilimento di
S. Bernardo di Ivrea si è dotato, a que-
sto proposito, di una «camera bianca»
fra le più vaste in Europa.
Insomma, la Lexikon ce la sta met-
tendo tutta per affermarsi sul mercato
con dei prodotti nuovi, avanzati ed affi-
dabili. cercando forse di scrollarsi di
dosso un 'etichetta che per qualche verso
si era magari un po ' appannata. Tanto
impegno, ed una serie di coincidenze fa-
vorevoli, ci hanno fatto sembrare inte-
ressante l'idea di provare i dischi e... la
di Corrado Giustozzi
Lexikon, delta quale abbiamo visitato il
moderno stabilimento nei pressi di
Ivrea.
Le prove sui Winchester
Chi ci segue più attentamente già
conosce il nostro punto di vista sui
Produttore:
Lexikon. Via Torino 6 03
10090 S. Bernardo d Ivrea ITO)
Distributori per l'Italia :
Bit Computers
Via Carlo Perrier 4. 00157 Roma
Pturi-Hurd srl - 10090 Romano Canavese ITO/
1
benchmark. Come abbiamo avuto più
volte occasione di dire, riteniamo che i
benchmark (intesi come compiti
standard su cui impegnare una mac-
china) siano poco significativi, e non
diamo loro un’importanza assoluta
ma, solo, indicativa. È infatti privo di
senso ritenere di aver «misurato» le
prestazioni globali di un computer
semplicemente facendo girare i soliti
due o tre programmini standard. Il
benchmark vero è l'uso sul campo pro-
tratto per un periodo di tempo ragio-
nevole, non il conteggio di quanti se-
condi impiega a girare un certo pro-
gramma più o meno fantasioso. Cosi
come non si può «misurare» un'auto-
mobile non si può neppure misurare
un computer; il benchmark è solo
un'indicazione di come si comporta
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
83
LEXIKON
Perché «Winchester»?
Perché i dischi Winchester si chiamano così? Come per tante altre cose familiari sia-
mo oramai tutti abituati a chiamarli in questo modo e non ce ne chiediamo il motivo.
Bene, questa è una di quelle piccole curiosità strampalate che spesso colorano un po' il
mondo dell'informatica. 11 nome deriva proprio dal celebre fucile che ha fatto la storia
del West. Il perchè è più difficile da scoprire, se non si sa che la sigla del più celebre
modello di Winchester era 3030. Cosa c’entra? Aspettate un attimo. Sapete chi ha in-
ventato i dischi «Winchester»? Beh, mamma IBM (ovviamente...) nei primissimi anni
'70. La prima unità a disco con testine a sostentamento aerodinamico venne messa in
commercio nel 1973, e come tutte le macchine IBM era contraddistinta da un codice di
prodotto di quattro cifre, in particolare proprio 3030. Una coincidenza, si intende, che
tuttavia fu notata da qualche cultore della storia americana il quale cominciò a chiama-
re scherzosamente «Winchester» quell'unità. Presto questo nomignolo passò ad indica-
re dapprima i dischi (che erano removibili) e successivamente la nuova tecnologia, la
quale d'altronde non aveva ancora un nome ufficiale. Ed ecco quindi perché oggi par-
liamo semplicemente di «tecnologia Winchester», magari pensando vagamente ad un
fantomatico «Dr. Winchester» che ha inventato i dischi rotanti...
una certa macchina in un determinato
compito, e nulla di più. Il suo valore è
relativo, in quanto permette di effet-
tuare paragoni fra macchine diverse:
ma i risultati vanno presi cum grano
salis e le interpretazioni dei numeri
non devono essere fatte con l'accetta
ed il paraocchi.
Parlando dei dischi la cosa diventa
ancora più delicata: i parametri da
«misurare» sono assai più numerosi,
intrinsecamente più vaghi e difficili da
rilevare, e soprattutto connessi l'un
l'altro da interazioni cosi subdole da
rendere spesso vano il ritenere di aver
misurato qualcosa di significativo.
Inoltre la misura dei puri e semplici
tempi meccanici di un drive non dà af-
fatto la sensazione di «come va» il di-
sco, ossia del suo reale comportamen-
to in situazioni di lavoro reali (il cosid-
detto troughput). Esistono troppi altri
fattori, spesso dipendenti dal compu-
ter e dal suo software di gestione dei
dischi, che possono migliorare o peg-
giorare drasticamente le prestazioni di
un disco. La posizione dei file, il loro
tipo, la loro dimensione, il grado di
frammentazione, il tipo di accessi da
eseguire (solo lettura, solo scrittura o
lettura/scrittura), tutti elementi non
controllabili che tuttavia influenzano
enormemente le prestazioni reali di un
disco. E poi, quanti sono i buffer che
il computer mantiene verso il disco, e
con che strategia vengono usati?
Certo, è ovvio che un disco veloce
va meglio di uno lento, e che a parità
di condizioni un disco veloce il dop-
pio di un altro impiega la metà del
tempo a fare il lavoro: il problema è
però questo «a parità di condizioni».
Già la stessa struttura fisica del disco
non è costante ma varia coi modelli in-
fluenzando i numeri. Facciamo un
semplice esempio ipotizzando due di-
schi di uguale capacità, ma strutturati
l'uno con 4 facce da 600 cilindri e l’al-
tro con 8 facce da 300 cilindri. È chia-
ro che quest’ultimo è avvantaggiato,
potendo accedere al doppio di settori
rispetto all'altro prima di dover spo-
stare le testine ad un nuovo cilindro.
Per cui, anche se la sua velocità intrin-
seca di spostamento delle testine do-
vesse essere minore, nella pratica ciò
potrebbe essere più che compensato
dalla minore necessità di muoverle per
'accedere ai dati.
In definitiva, crediamo che se già
era cosa ardua progettare dei ben-
chmark sensati per i computer, tanto
più lo è quando si ha a che fare coi
Winchester. Per non parlare poi del-
l'interpretazione dei dati raccolti, coi
quali a priori si potrebbe dimostrare
tutto ed il contrario di tutto. Per cui
niente benchmark sui Winchester, o
quasi. Il quasi sta a significare questo:
il nostro benchmark principale, sia coi
computer che coi dischi, consiste nel
lavorarci sul serio. Nel caso di questi
dischi li abbiamo montati come secon-
do Winchester in un compatibile AT
(usando il primo come riferimento), li
abbiamo formattati da capo e per un
buon periodo li abbiamo usati per far-
ci delle cose vere. Solo per completez-
za abbiamo anche fatto girare su ogni
disco un benchmark standard, un pro-
gramma di pubblico dominio prepara-
to dalla Core International (una ditta
americana produttrice di hard disk) ed
usato più o meno come riferimento da
molte riviste americane.
Per quanto riguarda l'affidabilità il
discorso è un po’ diverso. Infatti, su-
perato il cosiddetto periodo di «natali-
tà infantile» immediatamente succes-
sivo alla fabbricazione, è difficile che
un Winchester si rompa durante la pri-
ma parte della sua vita operativa. Ov-
viamente abbiamo eseguito dei «test-
tortura», ma anche questi ci sembrano
tutto sommato poco significativi: dire
che un disco non si è rotto dopo qual-
che ora di seek non significa certificar-
ne la qualità, quasi a sottintendere che
non si romperà mai. E anche se un di-
sco si fosse rotto, certo non sarebbe
bastato per affermare la cattiva qualità
dell’intera produzione. Per cui, anche
in questo caso, prove si ma con crite-
rio.
I dati tecnici dei Winchester
Vi ricordate cosa succedeva qualche
anno fa nell’alta fedeltà con le potenze
dichiarate degli amplificatori? Qual-
che costruttore dichiarava watt «di
picco», altri indicavano watt «tout
court» senza specificare, altri ancora
watt «musicali» altri infine watt RMS
(quelli giusti). Così accade ora con i
dati tecnici dei Winchester. Ovviamen-
te la principale qualità di un disco
Winchester è la velocità di accesso ai
dati registrati: più è elevata meglio è,
nel senso che migliori saranno le pre-
stazioni offerte all’utente. La velocità
di accesso però non è tutto, esistono
altri parametri in grado di caratterizza-
re il comportamento di un drive: acca-
de tuttavia che questi ultimi non ven-
gano spesso indicati chiaramente, ed
invece si sbandieri il solo dato di tem-
po d'accesso. Proprio come succedeva
nell’alta fedeltà: più watt ci sono me-
glio va l’amplificatore, cosa ovviamen-
te falsa! E di conseguenza è sorta la
stessa questione sui modi più o meno
tendenziosi di misurare ed indicare la
velocità di un disco. Cosa significa
«drive da 40 millisecondi»? Cos’è in
effetti la «velocità» dei dischi, e come
si misura? Qui casca l’asino, e nasco-
no le scappatoie. Vediamo dunque di
entrare più profondamente nel merito
della questione.
Fermo restando che ciò che conta è
il tempo che ci mette la testina a pas-
sare da una traccia ad un’altra, nel for-
nire un dato di «tempo d'accesso» oc-
corre specificare quali sono le tracce
che si prendono come riferimento. Ov-
viamente il tempo è ben diverso se le
due tracce sono adiacenti oppure sono
lontane fra loro. Il dato che comune-
mente viene fornito è quello di «tem-
po d’accesso medio», il quale consiste
nella media dei tempi misurati in una
serie di posizionamenti su tracce piut-
tosto «sparpagliate», in modo da si-
mulare approssimativamente un cari-
co di lavoro normale. La cosa andreb-
be anche bene se non fosse che la suc-
cessione delle tracce viene effettuata
casualmente; il procedimento, quindi,
soffre di una intrinseca scarsa riprodu-
cibilità, in quanto ognuno ha il suo
bravo concetto di casualità che però
generalmente non coincide con quello
degli altri. Ad ogni modo la statistica
ci viene in questo caso in aiuto: infatti
per poter valutare con buona approssi-
mazione il tempo di accesso medio
non occorre effettuare realmente la
prova, ma basta conoscere i due tempi
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
LEXIKON
d’accesso estremi, ossia quello (mini-
mo assoluto) che occorre per spostarsi
da una traccia ad una adiacente, e
quello (massimo assoluto) necessario
per coprire tutta l'escursione del di-
sco, dalla traccia più esterna a quella
più interna. Alla lunga, infatti, il per-
corso medio delle testine durante
un'attività realistica (e quindi anche i
seek casuali) è di circa un terzo dell’e-
scursione massima del disco. Per cui
conoscendo i due tempi in questione
basta un po' di algebra per ricavare il
«tempo medio» del drive. Fra l'altro
molti costruttori danno come «tempo
medio» proprio il tempo necessario al-
la testina per percorrere un terzo del
suo percorso massimo, senza stare a
perdere tempo coi seek casuali. Certo,
basta saperlo...
Un punto leggermente più oscuro,
ma ugualmente importante, è poi il co-
siddetto «settling time», ossia «tempo
di assestamento». Si tratta del tempo
che intercorre fra il momento in cui la
testina giunge «in traccia» e quello in
cui è veramente in grado di effettuare
la lettura; in pratica è il tempo occor-
rente affiché si smorzino le microoscil-
lazioni del braccio dovute alla brusca
frenata conseguente all'arrivo sulla
traccia. Non sempre è chiaro se questo
tempo sia incluso nel generico «tempo
d’accesso medio» oppure no. Di solito
si, anche se a rigore andrebbe anche
indicato a parte essendo in certa misu-
ra un indice dell'accuratezza della
meccanica del braccio. Alcuni costrut-
tori lo fanno, e specificano pure se il
dato di tempo medio d'accesso inclu-
de il tempo di assestamento o no. Oc-
corre comunque tenere presente che in
genere i dati relativi ai tempi minimo e
massimo (visti prima) non includono il
settling time, per cui chi volesse calco-
lare il tempo medio a partire da questi
farà bene a portarlo in conto per evita-
re imprecisioni. In linea di principio il
tempo di assestamento è compreso fra
i 5 ed i 15 millisecondi, e varia in fun-
zione del tipo di attuatore del braccio
(stepper motor o voice coil), della
massa del braccio e della distanza per-
corsa nel seek.
Un terzo tempo da tenere in consi-
derazione è infine quello indicato co-
me «average latency», ossia «latenza
media». Questo indica quanto deve
trascorrere, in media, dal momento in
cui una testina è in traccia e assestata
al momento in cui viene effettuata re-
almente la lettura in quanto il settore
desiderato le passa sotto. Si tratta per-
ciò di un tempo medio di attesa per il
settore giusto e dipende, ovviamente,
solo dalla velocità di rotazione del di-
sco: precisamente è pari al tempo che
impiega il disco a compiere mezzo gi-
ro, supponendo che statisticamente il
settore desiderato si trovi nella posi-
zione diametralmente opposta alla ce-
stina nel momento in cui questa è
pronta alla lettura. Siccome le velocità
di rotazione dei Winchester sono più o
meno tutte standardizzate intorno ai
3.600 giri al minuto, la latenza media è
grosso modo costante per tutti i dischi
ed è circa di 8,33 millisecondi. Questo
tempo non viene generalmente incluso
nel tempo di accesso medio, in quanto
non esprime un tempo di posiziona-
mento meccanico ma solo un'attesa
più o meno costante in ogni occasio-
ne; rappresenta quindi un fattore ad-
dizionale da tenere presente quando si
intenda calcolare il tempo di accesso
al settore anziché al cilindro.
Da quanto Sopra risulta che non
sempre a numeri uguali corrispondo-
no prestazioni uguali, almeno quando
si paragonano dati tecnici forniti da
costruttori diversi. Ed in effetti basta
che un costruttore nelle sue specifiche
includa o meno il tempo di assesta-
mento per far variare e di parecchio i
dati.
Occhio quindi: occorre avere a di-
sposizione tutti i dati (e non solo quel-
lo di «velocità» e basta) e sapere come
sono stati espressi, altrimenti si rischia
di farsi abbagliare dai numeri perden-
do di vista la sostanza.
La gamma Lexikon
I cinque modelli di Winchester che
vi presentiamo (non ci sentiamo di
chiamarla proprio «prova») sono pro-
dotti dalla Lexikon su progetti origina-
li Olivetti OPE. Si tratta di due unità
con disco da 5,25” e tre con disco da
3,5”. I due gruppi potrebbero essere
definiti «allestimenti», con termine
preso dall’automobilismo, in quanto il
cuore, ossia il disco stesso, rimane pra-
ticamente costante e variano solo l’e-
lettronica di controllo e la struttura fi-
sica dell’unità.
Le capacità delle macchine sono di
circa 20 e 40 MByte, con tempi di ac-
cesso medi di 40 e 85 millisecondi. Ri-
cordiamo che le specifiche IBM origi-
nali stabiliscono per l’XT dischi da al-
meno 85 millisecondi e per l’AT dischi
da 40 millisecondi.
I due modelli con disco da 5,25" so-
no adatti al montaggio interno generi-
co ed abbisognano di un apposito con-
troller da inserire nel bus del compu-
ter. Dei tre modelli da 3,5" uno richie-
de un controller esterno, uno è del ti-
po diskcard ossia è montato su scheda
adatta al bus IBM la quale contiene
già il controller, l'ultimo infine è pen-
sato per il montaggio aU’intemo del-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
l’Olivetti M19 ed ha anch'esso il con-
troller a bordo.
Tutti rispettano i limiti di ingombro
di un classico drive per minifloppy da
5,25" del tipo a metà altezza; il model-
lo da 3,5”, più piccolo, viene montato
su un’apposita scocca che lo uniforma
(per il montaggio) ai modelli da 5,25”
ed è dotata di pannellino esternamen-
te simile agli altri. Fa eccezione, la di-
skcard che va montata direttamente su
uno slot di espansione IBM (occupan-
do Io spazio di una scheda e mezza),
dal quale preleva anche l’alimentazio-
ne.
Vediamo dunque i modelli uno per
uno, senza soffermarci più di tanto
sulla descrizione tecnica.
HP670
Questo modello offre una capacità
di 21,6 Mb (formattato) ed usa dischi
da 5,25”. In particolare al suo interno
vi sono due dischi per un totale di
quattro superfici complessive, suddivi-
se in 620 cilindri. Il gruppo testine si
muove radialmente attuato da uno
stepper motor di precisione. Il tempo
di accesso medio è di 40 msec (com-
preso assestamento), quelli minimo e
massimo di 3 e 95 msec rispettivamen-
te, il tempo di assestamento è di 5
msec. Il consumo è di 22 watt, piutto-
sto basso, ma comunque il più elevato
fra i cinque modelli in prova.
85
LEXIKON
Eppur si evolve...
La tecnologia Winchester è una delle
cose che più, in questi anni, ha fatto passi
da gigante. Non come quella dei circuiti
integrati, naturalmente, ma quasi. Oggi-
giorno fare un Winchester non è troppo
complicato, la tecnologia è ben consoli-
data e poco costosa, e le macchine che si
ottengono sono veloci, capaci ed affidabi-
li.
Stupisce un po', quindi, pensare che
tutto sommato si tratta di una tecnologia
assai recente. I primi Winchester IBM
uscirono nel 1973 ed erano unità costosis-
sime, adatte solo ai mainframe, grandi,
pesanti e capaci di pochi megabyte. I pri-
mi Winchester «personali», ossia facenti
uso di dischi da 5,25 pollici anziché 12 o
14, comparvero invece nel 1980, quando
ancora il personal computer era agii albo-
ri. Nel paio di anni successivi ne comin-
ciò la prima, lenta, timidissima, diffusio-
ne sui primi personal «ricchi». All'epoca
dieci megabyte erano una quantità spa-
ventosa di dati, e tipicamente si viaggiava
intorno ai cinque o ancora meno.
In soli cinque anni la tecnologia ha fat-
to notevoli progressi : attualmente capaci-
tà di quaranta MByte su dischi da 3,5" o
di un centinaio su dischi da 5,25" non so-
no fuori dall'usuale, e dischi da 20 o 40
MByte costano tutto sommato piuttosto
poco. Viene quindi forse da sorridere an-
dando a rileggere cosa scrivevamo su MC
numero 2, di ottobre 1981 (un pezzo d'an-
tiquariato!), proprio parlando di Winche-
ster: «Per l'autunno è prevista la presen-
tazione in America di microcomputer con
disco rigido, da parte di varie marche:
Zenith e Radio Shack ad esempio. (...).
La capacità dei piccoli Winchester va at-
tualmente da I a IO MByte, ma si ritiene
che in futuro possa arrivare anche a 100
MByte, con tempi d'accesso di qualche
millisecondo. In definitiva, sarà possibile
avere sul proprio tavolo computer sotto
certi aspetti più potenti degli IBM o Uni-
vac degli ultimi anni '60 o dei primi anni
'70. Ed ancora una volta la parola passerà
al software che avrà il non facile compito
di gestire una massa cosi imponente di
dati.»
Beh, in questo momento la stessa cosa
potrebbe dirsi dei fantomatici dischi otti-
ci; quei pochi che ci sono costano tanto e
sono poco pratici da usare in quanto so-
no o a sola lettura o tutt'al più del tipo
worm (che vuol dire «verme» ma è anche
l'acronimo della frase «write once read
many», ossia «scrivi una volta sola, rileg-
gi quante volte vuoi»). Tuttavia chi può
dire cosa succederà fra cinque anni? Di
dischi ottici cancellabili e scrivibili se ne
parla oramai con insistenza, ed è comun-
que di questi giorni l’annuncio IBM di un
disco ottico worm per i suoi nuovi perso-
nal /2. Sappiamo tutti che quando si
muove Big Blue il mercato prima o poi si
adegua, e quindi qualcosa è probabile
che prima o poi accada.
Va bene; fatte le debite proporzioni, vi
diamo appuntamento grosso modo a MC
120 per vedere, col senno di poi. se il di-
sco ottico sarà stata la naturale evoluzio-
ne del Winchester...
HD674
Si tratta di una versione «potenzia-
ta» dell'HD 670, che offre 42,8 MByte
(formattati) usando una meccanica
pressoché uguale alla precedente ed
un'elettronica leggermente modificata.
Il raddoppio di capacità viene ottenu-
to aggiungendo un ulteriore disco al
drive e portando a 820 il numero di ci-
lindri. Tutti gli altri dati sono uguali
tranne l'assorbimento di corrente che
scende a 16 watt.
Un piccolo problema di utilizzo di
questo modello sotto MSDOS è con-
nesso alla nota impossibilità del DOS
di vedere volumi maggiori di 32 MBy-
te. La cosa viene risolta suddividendo
il disco in due partizioni (col program-
ma FDISK del DOS) ed installando
nel DOS stesso un apposito device dri-
ver che permette di vedere le due par-
tizioni contemporaneamente come se
fossero due drive distinti (tipicamente
C: e D:).
HD 352
Prototipo di altri modelli più specia-
lizzati, questo 352 impiega due dischi
da 3,25" (ossia quattro facce) suddivisi
in 612 cilindri. La capacità formattata
è di 21.3 MByte, il tempo di accesso
medio di 85 msec compreso l'assesta-
mento. 1 tempi minimo e massimo di
accesso sono rispettivamente di 3 e
190 msec, quello di assestamento di 15
msec. Benché il drive sia di dimensio-
ni piuttosto ridotte viene montato su
una scocca dotata di mascherina stand-
ard che ne consente l'inserimento in
uno degli alloggiamenti per unità slim-
line previsti da ogni AT. Il movimento
del braccio è rotante ed avviene trami-
te stepper motor. La realizzazione del-
l'elettronica è di alto livello, facendo
largo uso di tecnologia SMD (Surface
Mounting Devices). Il consumo di cor-
rente è di soli 1 1 watt. Va sottolineata
l’eccezionale silenziosità di questo di-
sco durante il funzionamento, vera-
mente ai limiti dell'udibilità.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
LEXIKON
Impressioni d'uso
Fermo restando quello che ne pen-
siamo dei benchmark, occorre tutta-
via buttare giù qualche considerazio-
ne tecnica sulle macchine che abbia-
mo utilizzato.
Per prima cosa, le prestazioni. Per
quello che si può «misurare» abbia-
mo constatato che le specifiche del
costruttore sono state rispettate. Per
l'affidabilità non si può affermare
nulla di particolarmente significativo
se non che i dischi non si sono rotti
durante le prove di affaticamento.
L'installazione dei dischi è gene-
ralmente semplice ed alla portata di
qualsiasi appassionato. Se il Winche-
ster è uno solo non ci sono proprio
problemi di cablaggio, altrimenti oc-
corre porre un po’ di attenzione ai
collegamenti in daisychain con l'al-
tro drive sfruttando gli appositi cavi
con connettore centrale e selezionan-
do i corretti indirizzi per le due uni-,
tà. I dischi giungono già formattati
fisicamente (non logicamente, ossia
per il DOS) ma chi vuole può util-
mente ripetere la formattazione fisi-
ca con ricerca delle eventuali tracce
difettose sfruttando il disco dei dia-
gnostici avanzati. In ogni caso occor-
re poi ripartire il disco con l'utility
FDISK del DOS e quindi formattar-
lo logicamente col FORMAT. Nel
caso di installazione in un AT è an-
che necessario comunicare alla mac-
china il tipo di drive installato, cosa
che si fa con i diagnostici: l'opera-
zione implica la conoscenza della ta-
bella di parametri che ogni AT ha in
ROM e che di solito viene indicata
nei manuali.
Ultima annotazione; le prestazioni
di queste macchine consigliano l'in-
serimento dei modelli da 5,25" in un
AT e di quelli da 3,5" in un PC o
equivalente, come da specifiche
IBM. Infatti 85 millisecondi comin-
ciano ad essere un po’ troppi per una
macchina classe AT, specie se con
clock velocizzato. Certo, per un uso
hobbystico questo non fa molta dif-
ferenza, ma in ambienti di lavoro si
nota il degradamento delle prestazio-
ni che si ha usando un disco «lènto».
In effetti molti tendono attualmente
a montare sugli AT i nuovi dischi da
28 millisecondi, per migliorare il
troughput complessivo della macchi-
na. I prossimi modelli Lexikon, che
saranno in commercio tra breve, so-
no infatti di questo tipo ed adottano
la tecnologia voice coil al posto dello
stepper motor.
HO 362
Si tratta della versione «IBM BUS»,
ossia con controller a bordo, dell’HD
352. Tutti i parametri rimangono inva-
riati rispetto alla versione precedente,
tranne l’assorbimento che scende ad
un notevole 9 watt. La versione speci-
fica per Olivetti M19 viene già dotata
di mascherina esterna in stile col pan-
nello frontale del computer e com-
prende una staffa dotata di una vento-
la di aerazione, per consentire un cor-
retto raffreddamento delle parti anche
nel ristretto spazio disponibile all’in-
terno dell'M19.
HOC 3/2
Allestimento su scheda (come indi-
ca la «C» di Card) del medesimo dri-
ve, questo HDC 372 si inserisce diret-
tamente in uno slot di espansione di
un PC/XT/ AT IBM e funziona al pri-
mo colpo senza complicate operazioni
di installazione. Lo spazio occupato è
di una scheda e mezzo, ossia al suo
fianco può essere installata una sche-
da corta. Tutti i parametri tecnici ri-
mangono invariati rispetto alle altre
versioni, tranne l'assorbimento che è
di 13,5 W in quanto comprende anche
quello del controller che si trova a bor-
do. La scheda è dotata di un led spia
di funzionamento del disco, che tutta-
via non si può vedere a computer
chiuso. Assieme ad essa viene conse-
gnato un chiaro manuale che ne spie-
ga l'installazione e l’uso.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
87
J a Mannesmann Tally produce
una completa serie di stampanti
capaci di soddisfare qualsiasi
esigenza di applicazione in colle-
gamento con tutti i PC presenti
sul mercato.
MT 80+/PC Stampanti seriali
impatto a matrice di punti a elevata qualità
e basso costo, progettate per connessioni a
micro computer per ufficio e per casa. Modelli
a 80 colonne, velocità di stampa di rispettiva-
mente 100 e 130 Cps, stampa bidirezionale ot-
timizzata ed anche grafica, strappo moduli faci-
litato.
Destinate ai PC sono adatte anche per sistemi
di “word processing".
MT 85/86 Rispettivamente a 80 e 136 colon
ne, velocità di stampa 180 Cps in alta velocità
e 45 Cps in alta definizione, fonti di carattere
opzionali per stili di stampa diversi, interfaccia
modulare, caricatore automatico di fogli singo
li in opzione, stampa bidirezionale ottimizzata,
strappo moduli facilitato, rumorosità < 55
MT 87/88 Rispettivamente a 80 e a 136 co-
lonne. Velocità di stampa 200 Cps in alta velo-
cità e 50 Cps in alta definizione, inseritore au-
tomatico orizzontale di fogli, fonti di carattere
opzionali per stili di stampa sempre diversi, in-
terfaccia modulare, caricatore automatico di
fogli singoli in opzione, stampa bidirezionale
ottimizzata, strappo moduli facilitate rumoro
sità < 57 Dba.
MT 290/AFF Stampante per sistemi PC prò
fessionali. caratterizzata da opzioni per la ge
stione dei moduli, alta qualità di scrittura ed
elevati volumi di stampa. Stampante a 132 co-
lonne, velocità di stampa 200 Cps in alta velo-
cità e 50 Cps in alta definizione, versione con
inseritore automatico di fogli singoli opzionale,
capacità di gestire elevati carichi di lavoro.
MT 330 Silenziosa, flessibile nella gestione
della modulistica con tre qualità di stampa e la
possibilità di inserire fonti di carattere opziona
li. Stampante a 136 colonne con testina di
stampa a 24 aghi, velocità di stampa 300 Cps
in qualità lettera, trattori di spinta e strappo
moduli facilitato, inserimento frontale di fogli
singoli, versione stampa a colori, caricatore au
tomatico di fogli singoli opzionale, rumorosità
< 53 Dba.
MANNESMANN
TALLY
20094 Corsico (MI) Via Borsini, 6
Tel (02) 4502850/855/860/865/870
Telex 311371 Tally I
00144 Roma Via M, Peroglio. 15
Tel. (06) 5984723/5984406
10099 San Mauro (TO)
Via Casale, 309 Tel (Oli) 8225171
40121 Bologna
Via Amendola. 8 Tel, (051) 523380
Toshiba TilOO Plus
L rivoluzione informatica dei nostri
iorni può facilmente essere suddi-
visa in alcuni importanti periodi. Dap-
prima esisteva solo l'informatica per gli
addetti ai lavori, negli anni in cui un
computer, a causa del suo alto costo,
non era mai oggetto personale ma ad
uso e consumo solo di industrie, univer-
sità e grosse società.
Poi vennero i primi personal: alcuni k
di memoria ram. una CPU single chip, e
qualche periferica I/O come il registra-
tore. i floppy disk e rudimentali stam-
pantine lentissime e rumorosissime.
Terzo periodo: Home Computing.
di Andrea de Prisco
computerini da casa, tutti joystick e gio-
chini che hanno reso felici milionate e
milionate di ragazzetti di tutte le taglie.
C'è già qualcuno che afferma che tale ti-
po di... informatica presto scomparirà
per fare posto ad una nuova, non anco-
ra ben delineata.
Quarto periodo: MS-Dos, è inutile
sprecare una sola parola in merito...
Quinto periodo, i portatili. Come tecno-
logia ci siamo: siamo abbastanza bravi
da « comprimere » in poco spazio un
computer completo di unità a dischi, un
display, una tastiera, potenti accumula-
tori per ore ed ore di autonomia. I primi
portatili... le solite schifezze. Come per i
primi personal, i primi home. i primi...
tutto. I portatili di oggi veri e propri gio-
ielli. La quinta guerra, signori e signore,
è scoppiata. Chi offre di più. chi offre il
meglio, chi offre a meno. Corsi e ricorsi
storici di sempre. Senza contare che un
portatile non deve essere solo portato,
ma soprattutto usato. Quindi tastiere
sempre più complete, funzionali, ergono-
miche. precise: display video dai norma-
li cristalli liquidi tecnologia rozz-ware.
ai moderni super twist ultra «contrasto-
si» in alcuni casi anche retroilluminati,
per finire agli schermi luminosi al pla-
90
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TOSHIBA T1 100 PLUS
sma visibili in qualsiasi condizione di il-
luminazione (o non illuminazione).
La macchina che questo mese mettia-
mo sul banco di prova è il nuovo Toshi-
ba TII00 plus, logica evoluzione del suo
predecessore TU 00 (e basta) presentato
un paio di anni fa.
MS-Dos compatibile come qualsiasi
computer che si rispetti, offre una veloci-
tà di elaborazione praticamente doppia
rispetto a un PC normale. Troviamo due
drive per micro floppy, una tastiera deci-
samente migliorata e un display a cri-
stalli liquidi bello... ma di un bello...
ooohhhi!
A tutto questo aggiungiamo la possi-
bilità di installare un apposito cabinet
per contenere schede di espansione IBM
compatibili. HD (ovviamente) compreso.
Insomma un computerino eccezionale
che fa innamorare chiunque lo vede,
dalle caratteristiche sorprendenti, che si-
curamente schiaccia l'attuale concorren-
za dei portatili « vecchi » e ben armato
scende nel campo di battaglia di questi
nuovi nati. Andiamo dunque a incomin-
ciare.
Descrizione esterna
Chiuso, il nuovo Toshiba TI 100
plus, non appare molto diverso dal
suo predecessore. Abbiamo un bel
contenitore beige chiaro, sul retro le
connessioni per le periferiche, il solito
coperchio-display che nasconde la ta-
stiera (non apriamolo ancora...). Sul
fondo della macchina la prima novità:
una pratica maniglia ripiegabile atta a
facilitarne il trasporto. 11 modello pre-
cedente, da braccio, era facilmente tra-
sportabile solo attraverso l’apposita
borsa disponibile a richiesta. Sul fian-
co destro fanno bella mostra due dri-
ve per microfloppy da 3.5 pollici, si-
lenziosissimi e spessi quasi la metà
dell’unico drive presente sul modello
precedente.
Sempre in tema di novità, segnalia-
mo la presenza, di serie, dell’orologio
interno autoalimentato e di una inter-
faccia seriale RS-232 disponibile sul
retro della macchina assieme all'uscita
per video esterno (RGBI e composito)
e ad una porta commutabile stampan-
te/drive-esterno atta al collegamento
di una di queste due periferiche. L’uso
di un ulteriore drive si rende necessa-
rio ad esempio per trasferire file e/o
programmi da dischetto 5.25 pollici al
formato «più portatile» 3.5. Oltre a
questo, tramite commutatore è anche
possibile assegnare il drive aggiuntivo
come unità A, in modo da rendere
possibile l’accesso anche a programmi
protetti, su formato 5.25, che partono
solo a seguito del boot/reboot della
macchina. Nel riquadro a pagina 94 è
mostrato come collegare uno di questi
drive alla macchina.
Ancora sul retro, troviamo un cas-
setto porta espansioni, il cui scopo pri-
mario è di contenitore per modem in-
terno 300/1200 baud Hayes compati-
bile grazie al quale il TI 100 plus, con
la sola aggiunta di un qualsiasi pro-
gramma di comunicazione, si trasfor-
ma in un vero e proprio terminale por-
tatile. Come seconda funzione, anche
se per qualcuno potrebbe essere quella
principale, è possibile installare al po-
sto del modem una interfaccia BUS
tramite la quale è possibile collegarsi
al già citato expansion box.
Tramite i due pulsanti rossi ai lati
del computer possiamo sbloccare il di-
splay e scoprire così la tastiera. Tro-
viamo altre novità: tasti disposti ergo-
nomicamente, tastierino numerico
«immerso» nelle lettere (l’apposito ta-
sto NumLock lo fa «emergere» som-
mergendo un po’ di lettere), ben 5 led
indicanti lo stato della macchina (ne
riparleremo tra breve) e non ultimo un
eccezionale display a cristalli liquidi
tecnologia super-twist che nulla ha da
invidiare ad un ottimo CRT di un PC
fisso. Senza esagerare. Anzi diremmo
che lavorare con questo display è pro-
prio riposante, è possibile vedere bene
con qualsiasi tipo di illuminazione, da
angoli diversi: peccato solo che non
sia antiriflesso. È comunque presente
un regolatore di contrasto, che unito
alla possibilità di inclinazione variabi-
le dello schermo permette di ottenere
rapidamente la visualizzazione ottima-
le. A mo' di ciliegina, se richiudendo il
«coperchio» sentiamo un beep di cir-
ca due secondi è il computer stesso
che ci avverte che lo stiamo dimenti-
cando acceso. Se non era una dimenti-
In i il 1 1 1 rmrrrrl
~EZ
“ 1 : * D '
i • Ì
P,Do E
u
ti
fife! LI
La tastiera del nuovo Toshiba con tastierino numerico «a scomparsati.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
91
TOSHIBA T1 100 PLUS
canza, ma era nostro proposito, è suf-
ficiente... far finta di niente.
In questo caso il Toshiba disattiva il
display LCD al fine di risparmiare
energia: riaprendo il coperchio anche
il display tornerà a sorriderci.
Le cinque spie che accompagnano
la tastiera indicano l’accensione (ver-
de turbo, rosso velocità normale), il
funzionamento dei drive, l'uso di un
monitor esterno e le batterie quasi sca-
riche. Da notare che tanto la commu-
tazione della velocità quanto quella
dell’unità video avviene tramite la ta-
stiera prefissando coi tasti control e alt
i tasti Home, PageUp, PageDown e
End. La commutazione può essere fat-
ta in qualsiasi momento, anche duran-
te l'elaborazione di un programma
(per saggiarne l'aumento o la diminu-
zione di performance... vale sia per il
clock che per il video). L’unico appun-
to riguarda il fatto che non è possibile
visualizzare sia sullo schermo LCD
che su monitor esterno. Ciò potrebbe
essere utile quando a guardare si è in
quaranta...
L'interno
Per accedere all’interno del Toshiba
è sufficiente svitare cinque viti dal
fondo e tre dal lato posteriore. Separa-
ti i due gusci (occorre staccare prima il
cordone ombelicale del display) pos-
siamo ammirare un livello costruttivo
dei più accurati: la miniaturizzazione
è molto spinta e l'idea generale che dà
è proprio quella di una macchina mol-
to ben fatta. Si nota come nessuno
spazio sia stato sprecato, i vari compo-
nenti si incastrano alla perfezione co-
me tasselli di un mosaico opera d’arte.
Non si notano ripensamenti dell’ulti-
ma ora (collegamenti volanti saldati
tra le piste, piccolissime) e il tutto si
smonta e si rimonta con una facilità
unica. E il bello, dopo vari smontaggi
e rimontaggi effettuati, il T1100 fun-
ziona ancora, tant'è che possiamo con-
tinuare a scrivere la prova.
La tastiera è collegata alla piastra
madre tramite un fiat cable, rimuoven-
dola e svitando qualche altra vite
asportiamo il blocco drive-alimentato-
re mettendo completamente a nudo la
piastra madre. Meraviglia delie mera-
viglie. 1 componenti, miniaturizzati,
sono in maggioranza saldati diretta-
mente sulla piastra: spicca al centro il
processore 8086 con a fianco la
Eprom contenente il BIOS dell’MS-
Dos.
Molto simpatica anche la piccola
scheda contenente 512 k RAM colle-
gata al resto della macchina tramite un
connettore, miniaturizzato anch’esso.
Solo pochi anni fa, nello stesso spazio
era si e no possibile inserire 8 K RAM.
Prodigi.
Utilizzazione
Ah! É un vero piacere. Prendiamo il
nostro Toshiba, poniamolo sul tavolo
(è sufficiente un quadrato libero di cir-
ca trenta centimetri di lato, vedi riqua-
dro). Cerchiamo l'interruttore di ac-
censione sul retro e diamo corrente.
Cercare è il termine adatto: non è mol-
to facile trovarlo al primo colpo, nel
vecchio modello era più in vista, an-
che se ugualmente sufficientemente
protetto. Ovviamente per accenderlo è
necessario che le batterie ricaricabili
siano cariche (è buona norma non far-
le mai scaricare fino in fondo). Se so-
no scariche utilizzeremo l'apposito
adattatore a rete, che provvede anche
alla ricarica. Come in qualsiasi MS-
Dos, i primi secondi dopo l’accensio-
ne sono utilizzati per il test di memo-
ria: se durante questa fase premiamo
un qualsiasi tasto, potremo interrom-
pere anzitempo l'operazione. Subito
dopo è richiesto l’inserimento di un
disco contenente il sistema operativo,
fornito con la macchina nella release
3.2. Ancora qualche secondo e il no-
stro portatile è pronto per l’uso. Di-
sponendo di due drive la cosa più na-
turale che faremo sarà quella di inseri-
re nel drive B un secondo disco conte-
nente un programma per iniziare a la-
vorare. Ed è, lo ripeto, un vero piace-
re. Questa stessa prova è stata redatta
col Toshiba in questione, utilizzando
sempre il display a cristalli liquidi in-
92
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
nito perfino direttore responsabile di
corporato (leggi: non rimpiangendo
mai un monitor neanche dei migliori).
Il feeling dei tasti è altrettanto buo-
no e la loro disposizione ergonomica
non fa che migliorare ulteriormente il
giudizio complessivo. Come in ogni
portatile (veramente tale) la tastiera
non è standard, i tasti funzione sono
posti in alto, orizzontalmente, e un po'
di fastidio può darlo il tastierino nu-
merico a scomparsa. Secondo me si fi-
nisce per non usarlo mai. Manca tra
l'altro una spia per la pressione dei ta-
sti CapsLock e NumLock anche se al-
cuni programmi, tipo il Word 3 della
Microsoft visualizzando lo stato di
questi nella riga di schermo in basso,
risolvono parzialmente il problema.
Per quanto riguarda la velocità di
elaborazione e quella dei drive, ancora
una volta non possiamo che rimanere
entusiasti. Il clock più alto di un PC
(ricordiamo che un IBM compatibile
«aspirato» ha il clock a soli 4.77
MHz) unito al fatto che il processore
8086 dispone di un bus dati a 16 bit
fornisce praticamente una velocità
doppia rispetto allo standard. La mez-
za velocità, come detto selezionabile
via tastiera in ogni momento, è utile
per i programmi dipendenti da questa
come alcuni giochi (il Flight Simulator
a 7.1 MHz non funziona affatto), emu-
latori di terminali ed altro. Ad esem-
pio caricando il crosstalk e impostan-
do la chiamata automatica ad interval-
li pari a venti secondi, se non impo-
stiamo la mezza velocità finiremo per
dimezzare anche questi ultimi. Rispet-
to al predecessore anche i drive si
comportano meglio sia per la velocità
che per la silenziosità praticamente as-
soluta. Addirittura la cosa potrebbe
perfino creare qualche problema «psi-
cologico», come pensare che si sia
bloccato tutto a seguito di una opera-
Scimmie,
Chihuahua
e portati ii
Se è vero (cfr. MC 62 pagina 16) che il
sottoscritto è un chiaro esempio di come
l'uomo discenda dalla scimmia, è anche
vero che gli emmeemme sono i migliori
amici dell'uomo. Uno pari. Troviamo em-
meemme da caccia, da difesa, da passeg-
gio, da tartufo, di lusso, ecc. ecc.
Poi ci sono anche gli emmeemme ba-
L'unico esemplare disponibile in reda-
zione, viste le sue dimensioni, altezza, lar-
ghezza, massa e velocità di spostamento è
un simpatico Chihuahua con barba defì-
MC.
Il motivo di questo riquadretto vendi-
cativo riguarda ancora i portatili (non gli
emmeemme, i computer!). Avevo appena
scritto che il bello di un portatile è che
per adoperarlo basta un quadrato libero
di circa trenta centimetri di lato sulla no-
stra scrivania. Sapendo che in redazione
la scrivania incasinata per antonomasia è
quella di Marco Marinacci non potevo
non andare a vedere come se la sarebbe
cavata l'emmeemme. Signori e signore...
dovevate vederlo: dopo sforzi sovrumani
(forse basterebbe dire umani, per lui) era
riuscito a recuperare sulla scrivania i
30x30 cm per incastrare cosi il Toshiba.
Tutt'atlorno indescrivibili montagne di
depliant, fogliacci, lettere, riviste, quoti-
diani, comunicazioni, inviti a manifesta-
zioni di 3 anni fa. diapositive, un vecchio
portatile ormai rotto e tanta, tanta altra
«monnezza».
93
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TOSHIBA T1 100 PLUS
zione I/O col disco... invece la sta solo
eseguendo, ma noi non ce ne accorgia-
mo.
Accessori
Con la macchina vengono forniti un
manuale MS-Dos e uno della macchi-
na. un disco sistema e nient'altro. Ne-
anche l'adattatore a rete è compreso e
quindi occorre comprarlo a parte. Tra
gli accessori disponibili a richiesta an-
noveriamo un modem 300/1200 baud
Hayes compatibile da inserire dentro
la macchina e un interessante Expan-
sion Box da collegare tramite un'ap-
posita interfaccia. All’interno di que-
sto, dove troviamo un alimentatore
con tanto di ventola per il raffredda-
mento, è possibile inserire fino a 5
schede IBM compatibili. L'hard disk
su scheda a questo punto è d'obbligo.
L'unica critica che ci sentiamo di fare
riguarda il cavo computer-expansion
box troppo corto. A mala pena suffi-
ciente. Considerato che tale scatolone
una volta imbottito non deve più esse-
re toccato (se non per l'accensione, co-
modo l'interruttore sul frontale) fran-
camente trova collocazione più sotto
che sopra la scrivania, dove ruberebbe
tutto lo spazio che il portatile fa gua-
Un 5.25"
per il Toshiba
L'operazione, tutto sommato, è abba-
stanza semplice, Occorre un drive da 360
K compatibile IBM. un cavo di collega-
mento e un alimentatore. Inutile dirvi che
un drive siffatto è reperibilissimo dapper-
tutto: noi abbiamo utilizzato una mecca-
nica Matsushita fornitaci dalla Compu-
terline di F. Pagnani ed acquistabile da
chiunque per circa 200mila più iva.
Come è noto i drive necessitano di una
doppia alimentazione. 12 volt per la parte
elettrica, 5 volt per la parte elettronica.
L'unica complicazione potrebbe essere
appunto il reperimento deU'alimentatore:
possiamo risolvere brutalmente il proble-
ma acquistandone direttamente due, uno
per voltaggio (il nostro drive, come indi-
calo sullo chassis, necessita di 0.65 ampè-
re per i 5 volt e 0.35 per i 12) oppure pren-
derne uno solo da 12 volt, almeno I am-
père, e derivare da questi una ulteriore
tensione di +5 volt tramite un comunissi-
mo integrato 7805 dotato di una aletta di
raffreddamento. Per i nostri esperimenti,
abbiamo utilizzato un alimentatore «fat-
tapposta». visibile nelle foto, realizzato
DRIVE
TOSHIBA
Pin
Slgnal
Pln
2-6
S
EIND0
2
10
DSEL0
10
12.14
16
MONO
11
18
EDIRC0
16
20
ESTEP0
17
22
EWRDA0
12
24
WGAT0
13
26
ETROO
3
28
EWPR0
4
30
ERDA0
5
32
ESIDE0
15
34
ERDY0
1
utilizzando un unico trasformatore con
due secondari per i due voltaggi più, na-
turalmente, l'elettronica necessaria per le
due uscite continue.
Per quanto riguarda il cavo è conve-
niente usare un fiat cable da 34 fili, un
connettore rapido con circuito stampato
di pari larghezza e facilmente installabile
usando una normalissima morsa, più un
connettore maschio DB25 per il collega-
mento al TI 100. La corrispondenza dei
contatti Toshiba/Drive è mostrata nella
tabella qui a fianco: tutti i contatti dispari
del connettore del drive ed i contatti
I8..25 del Toshiba sono a massa. È conve-
niente controllare tutti i collegamenti col
tester prima di procedere all’installazio-
ne, ricordandovi che si tratta pur sempre
di una operazione «fuori garanzia».
Terminato il cablaggio del cavo, e risol-
to il problema della doppia alimentazio-
ne, l'ultima operazione da compiere sarà
quella di disporre adeguatamente i ponti-
celli presenti sulla parte elettronica del
drive. Nella foto è mostrala la configura-
zione per la meccanica da noi adoperata.
Purtroppo per meccaniche diverse avre-
mo anche configurazioni diverse, quindi
Punica cosa da fare (come abbiamo fatto
noi) sarà di provare e riprovare spostan-
do i ponticelli finché non funziona. Buo-
na fortuna.
dagnare. A proposito dell'expansion
box va comunque detto che è ceduto
ad un prezzo troppo alto: tra box e
scheda ci vogliono più di 2.200.000
compresa l'iva. Se interessa solo in di-
scorso HD, con molto meno, a questo
punto, conviene comprare un cinese
qualunque per collegarlo via RS-232 e
programma Brooklyn Bridge al Toshi-
ba. Almeno compriamo un computer,
non uno scatolotto!
Cos'è il programma Brooklyn Brid-
ge? Presto detto: se disponiamo di un
PC compatibile e di un portatile an-
ch'esso compatibile, mandando in ese-
cuzione sul primo una utility del BB e
94
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TOSHIBA T1 100 PLUS
inserendo nel CONFIG.SYS del se-
condo un nuovo device, basterà un ca-
vo tra le due porte RS-232 (che tra-
smetteranno a 1 15mila baud) per ado-
perare dal portatile i dischi del com-
puter fisso come fossero suoi. Ovvero
se il portatile dispone di un drive A e
un drive B, il drive C sarà il primo dri-
ve del PC, D il secondo, E il terzo e
cosi via. Se uno di questi è un HD di-
sporremo di tale risorsa facilmente e
con poca spesa. C’è un problema: at-
tualmente tale programma è in vendita
solo negli USA, se conoscete qualcu-
Infine, la borsa per il trasporto, suf-
ficientemente bella e funzionale, è l'al-
tro «necessorio» (assieme all’alimen-
tatore) che consigliamo di acquistare
subito.
Peccato che non è previsto all’inter-
no un apposito spazio per l’alimenta-
tore, che comunque, forzando un po’
la mano, si riesce ugualmente ad infi-
lare. Molto comodi la tasca porta di-
schetti e un divisorio ambedue sposta-
bili all'interno della borsa.
Conclusioni
Il giudizio complessivo riguardo al
nuovo Toshiba, viste le caratteristiche
della macchina, non può che essere
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
95
TOSHIBA T1 100 PLUS
positivo. Portarsi dietro, facilmente,
un computer completo, più veloce di
un normale PC, bello da vedere e faci-
le da usare, è una idea allettante per
molti. Senza contare che oggi i portati-
li, diversamente da quanto si pensava
un paio di anni fa, non sono necessa-
riamente macchine per manager super
impegnati che devono fare i conti an-
che sull'aereo, ma si rivolgono ormai
all'intero mercato. Chi desidera un
portatile, spesso è attirato più dal fatto
di avere un oggetto piccolo, da usare
non di continuo (quindi giù nel casset-
to quando non serve) durante il lavo-
ro, magari portandoselo a casa quan-
do il lavoro è un po' più del solito.
A parte però ogni considerazione
soggettiva circa l'utilizzo dei portatili
in genere, occorre come di consueto
effettuare un ultimo (difficile) con-
fronto: il vii-denaro-test. La macchina,
come da apposito riquadrino prezzi
costa un po’ più di quattro milioni. A
questi occorre aggiungere il solo ali-
mentatore (strano il fatto che non sia
compreso nel prezzo) per avere un
computer più che completo. Ricordia-
mo che quando usci il primo 1 100, per
la stessa cifra portavi a casa un com-
puter di uguali dimensioni ma con un
solo drive, 256 K contro i 640 del Plus,
niente interfaccia seriale, niente orolo-
gio interno, niente 8086, niente clock a
7.1 MHz, display penoso ecc. ecc.
Dunque 4 milioni e due non sono
moltissimi. Certo non sono neanche
pochi, soprattutto considerato che con
un prezzo simile magari si riesce a
comprare un AT compatibile con tan-
to di Hard Disk da 20 mega, rinun-
ciando alle altre comodità. Ed è pro-
prio questo il punto: quanto si è di-
sposti a pagare la portabilità, forse og-
gi ancora un po' troppo costosa. Senza
dimenticare però che le cose piccole,
in generale costano più di quelle gran-
di, e ancora di più costano le cose pic-
cole «buone» (ad esempio l'ottimo di-
splay). Quindi, ripetiamo, il prezzo ap-
pare abbastanza proporzionato alle
prestazioni. Considerato inoltre che
tra non molto sul mercato arriveranno
chissà quanti altri validi concorrenti
(stiamo pensando a Olivetti e NEC),
non è escluso che inizi (come è sempre
successo) una bella guerra al ribasso.
Dal punto di vista dell'utente, certo
non guasterà.
96
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
GIALLO
PC Plus e AT Plus
I personal dal cuore giallo, il colore nuovo nel mercato dell'informa-
tica. Delta è lieta di presentare PC PLUS e AT PLUS due nuovi
compatibili a ingombro ridotto.
PC PLUS: da 256 a 640 Kb. 2 drive 360 Kb o 1 HD da 20, 30,
40 Mb e tastiera italiana.
AT PLUS: da 640 a 1024 Kb, I drive 1.2 Mb, clock 6/8
MHz, I HD da 20, 30. 40 Mb e tastiera italiana.
1 due personal utilizzano: scheda grafica tipo Hercules
(720x348) + software; scheda colore, uscita RGB
posita (640x200 o 320x200 punti); video da 12"
14" (TTL, composito), RGB; MS DOS 3.2.
si di garanzia. Cercasi rivenditori. | J
Ccti^anmatica camiòx coirne
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Tre 386:
Asem, Bit Computers, Brainstorm
B ene, signori: è passalo appena
un mese da quando vi abbiamo
presentalo il primo, vero computer basa-
lo sul microprocessore Intel 80386 ed è
già successo tulio. Da un lato la paven-
tala contromossa di mamma IBM. la
quale come di consueto ha preso un po '
tutti in contropiede smentendo buona
parte delle previsioni della vigilia: dal-
l'altra la prevista contromossa parallela
dei «compatibili», la cui grande novità
di Corrado Giustozzi
consiste nell'essere (almeno per ora ) di
provenienza solo americana e non tai-
wanese.
Ecco quindi che a soli trenta giorni di
distanza da tutti i nostri bei discorsi sul
Compaq Deskpro 386 ci troviamo un
mercato «ghiacciato» dagli annunci
IBM e forse avviato verso una clamoro-
sa frattura. Delle nuove macchine IBM
vi parliamo in dettaglio in altra parte
della rivista, con le nostre considerazio-
ni sulla situazione del mercato e sulle
intenzioni a medio e lungo termine di
Big Blue, e quindi non è il caso di ripete-
re il discorso in questa sede. Qui ci tro-
viamo invece ad affrontare l'argomento
da una prospettiva diversa, quella dupli-
ce dei concorrenti e dei potenziali acqui-
renti. Infatti ora che le carte sono state
scoperte chi si trova più confuso di tutti
è una volta di più il povero utente, il
quale è chiamalo ad operare una scelta
98
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TRE 386
cfle non è più solo tecnica od economica
ma. forse, anche filosofica: IBM o com-
patibili? I dettagli dell'architettura dei
«mov/ personal IBM non sono ancora
de! tutto chiari, ma sembra tuttavia che
la direzione in cui si sia mossa la casa
di Armonk non sia la medesima azzar-
data ad esempio da Compaq. Ed è estre-
mamente significativo che i tre computer
in prova questo mese, i primi ad essere
commercializzati in Italia da ditte ita-
liane, di fatto non siano tanto IBM-
compatibili quanto Compaq-compatibili.
Compatibili?
In realtà ad essere proprio pignoli il
problema della compatibilità, per
quanto riguarda le macchine col 386,
non è ancora un problema: è chiaro,
infatti, che si può essere compatibili
solo con ciò che esiste e non con qual-
cosa che ancora non esiste. Gli annun-
ci di IBM hanno voluto proprio ipote-
care il mercato, gettando sui concor-
renti l’ombra di una futura incompati-
bilità con ciò che saranno le nuove
macchine ed i nuovi sistemi operativi
targati «/2». Questo proprio nel mo-
mento in cui per il coraggio di qualcu-
no (leggi Compaq) e l’inazione di
qualcun altro (proprio IBM) stava sor-
gendo un nuovo standard per i 386.
Nel momento in cui nascevano il
Compaq 386 ed i suoi cugini il punto
di riferimento infatti non c’era, biso-
gnava inventarlo. Compaq, prudente-
mente, non ha fatto un passo molto
lungo: si è limitata ad estrapolare
l'AT, facendo una macchina pratica-
mente a sedici bit attorno ad un cuore
da trentadue (l’unico accesso al bus a
32 bit è infatti riservato alla scheda di
memoria custom), che anche nel BIOS
dichiara di essere un AT «e basta».
Gli altri produttori di piastre 386 han-
no più o meno fatto altrettanto, accet-
tando tacitamente il compromesso; il
quale è cosi finito per diventare uno
standard. Gli annunci IBM rischiano
di rimettere tutto in gioco, almeno se-
condo le intenzioni di Big Blue: ma
forse non è detto. In primo luogo non
è ancora chiaro se le architetture hard-
ware e software prospettate saranno
poi nella realtà cosi differenti da quel-
le attualmente seguite; in secondo luo-
go bisognerà vedere se, al momento in
cui le novità più salienti si renderanno
realmente disponibili (il primo rilascio
dell'OS/2 è annunciato per gennaio
’88), questo non-standard attuale sarà
riuscito a consolidarsi abbastanza da
proporsi come alternativa alle soluzio-
ni IBM; ed infine occorrerà tenere in
debito conto le mosse dei taiwanesi, i
quali nella corsa al 386 ancora non si
sono fatti sentire ma certamente non
rimarranno con le mani in mano anco-
ra a lungo.
Sistemi operativi
Il discorso sui sistemi operativi è
ugualmente aperto, e nasce (proprio
come quello sull’hardware) da una
troppo lunga latitanza del diretto re-
sponsabile dello standard attuale, in
questo caso Microsoft. Certo, Micro-
soft ha avuto il grande merito di for-
mare e far crescere un’utenza profes-
sionale, portandola dal CP/M ad un
sistema operativo «vero» ed evoluto
quale l’MSDOS; ma non ha saputo
poi, nonostante una posizione di indi-
scusso monopolio, amministrare que-
sto successo gestendo la naturale evo-
luzione del parco clienti verso le realtà
più fortemente sentite del multitask e
della multiutenza. Il fallimento del
DOS 4 (dovuto, pare, all'assurdo ten-
tativo di non perdere la compatibilità
in basso con P8086/8088) ed i gravissi-
mi ritardi del DOS 5 hanno contribui-
to fra l'altro a non far nascere un siste-
ma operativo specifico per P80286, e
quindi a stroncare in partenza la pro-
duzione di quel software che avrebbe
fatto giustizia agli AT, facendoli di-
ventare workstation multitask dalle
elevatissime prestazioni anziché sem-
plici PC accelerati come in effetti so-
no. Windows è stato veramente troppo
poco, a riguardo.
Ecco ora comparire all’orizzonte
l’OS/2, ennesima e forse definitiva
reincarnazione del «nuovo» DOS 5, il
quale sembra voler catturare tutto con
un colpo solo: dagli utenti DOS (e re-
lative applicazioni) alle nuove esigen-
ze di multitutto. Il programma è ambi-
zioso, bisognerà però vedere poi nella
pratica di cosa si tratterà. Potrebbe es-
sere per Microsoft la svolta decisiva,
ma anche l’ultimo tentativo infruttuo-
so. Molti concorrenti stanno infatti
proponendo nuovi sistemi operativi
scritti espressamente per T80286 e mo-
dellati sulla falsariga di Unix o addi-
rittura inventati ex novo, e stanno
comparendo anche i primi compilatori
(soprattutto C) in grado di generare
codice per il modo protetto del-
1 80286/80386. Il colpo di grazia alla
lentezza Microsoft potrebbero darlo
proprio le nuove macchine 386, le
quali se potessero si vergognerebbero
pubblicamente di essere usate col
DOS 3! Voce dal fondo: «ma c’è an-
mo quindi alle prové di questo mese.
Vi parleremo di ben tre macchine 386,
tutte quelle attualmente disponibili sul
mercato nostrano. Non si tratta di una
prova a confronto, né di tre prove se-
parate. Diciamo piuttosto che sono
prove abbinate, indipendenti l'una
dall’altra nei limiti concessi dal sub-
strato comune. L’interesse è ovvia-
mente duplice: da un lato quello diret-
to alle macchine in sé e per sé, dall’al-
tro quello della testimonianza sull’an-
damento del mercato. Quest'ultimo,
forse, più importante.
In ordine alfabetico le ditte che pro-
ducono o importano le tre macchine
sono: Asem, Bit Computers e Gesin
Trade. In realtà tutte e tre compiono
un azione da OEM per quanto riguar-
da i loro prodotti, non limitandosi alla
semplice importazione di un prodotto
finito ma piuttosto acquistando parti
separate da costruttori diversi ed as-
semblando in Italia il tutto. Asem e Bit
Computers adottano per la propria
macchina la scheda prodotta dalla In-
tel, mentre Gesin Trade monta una
scheda diversa ma sempre di prove-
nienza statunitense. Le ulteriori diffe-
renze consistono nella dotazione di
memorie di massa e periferiche, men-
tre a livello di prestazioni le cose non
variano di molto (come era facile
aspettarsi).
E allora...
“ iuiiuu. «ma c e an
che Xenix /386.». Perché, qualcuno 1
ha visto? Tutto ciò che è uscito finora
e stato un «Development Kit», oltre a
tanti begli accordi Microsoft/SCO. Se
le cose vanno avanti cosi, almeno per i
prossimi sei mesi il mercato dei siste-
mi operativi per 386 sarà in mano alla
concorrenza; con quali effetti, è diffi-
cile prevedere.
Le prove di questo mese
Con queste premesse un po’ polemi-
che, ma certamente realistiche, venia-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
E allora cosa possiamo concludere
da questa carrellata nei 386? Beh, per
quanto riguarda le singole macchine...
leggetevi le relative prove. Se invece
vogliamo tirare fuori una morale dal-
l’attuale situazione di mercato, ci sem-
bra di poter dire che due sono le cose
da notare. La prima è che solo IBM,
forte della sua strapotenza commercia-
le, ha nuovamente avuto il coraggio di
proporsi come riferimento del merca-
to: tutti gli altri hanno avuto paura di
farlo fino in fondo, facendo cosi na-
scere questo brutto standard per i 386
che purtroppo sembra essersi oramai
affermato. La seconda è che i taiwane-
si stanno ancora in finestra, non azzar-
dandosi ancora neppure a copiare il
Compaq; segno che le acque non sono
tranquille e non vogliono sprecare
energie nella direzione sbagliata. Ce li
troveremo fra capo e collo quando sa-
rà chiaro chi avrà vinto, ed allora pro-
babilmente assisteremo ad un nuovo
arrembaggio come già accaduto per i
PC e gli AT, nonostante tutti i (deboli)
tentativi IBM di evitare le contraffa-
zioni.
Insomma, stiamo assistendo alle
prime scaramucce. Il bello deve anco-
ra venire, e speriamo che porti all’u-
tenza macchine e sistemi veramente
innovativi e migliori, e non le solite
sterili accelerazioni in emulazione di
emulazione di emulazione...
99
Asem
THOR 9000
L a ASEM è una ditta di Udine che
assembla i suoi computer in Italia
partendo da componenti in parte stra-
nieri ed in parte realizzati in proprio.
Questo THOR 9000. in particolare, è il
modello superiore di una linea di mac-
chine basate sui microprocessori 80286
e 80386. I modelli inferiori, denominati
THOR 8020 e 8050, sono rispettivamen-
te un compatibile XT ed un compatibile
AT. e sfruttano un 80286 a diverse velo-
cità; il modello 9000 adotta invece una
piastra madre 80386 di produzione In-
tel. Proposto in allestimento tower. il
THOR 9000 viene offerto come sistema
multiutente soprattutto in unione a Xe-
nix.
Descrizione esterna
Il cabinet del THOR 9000, dal de-
sign sobrio e gradevole di colore gri-
gio, è come si vede di tipo tower, ossia
verticale con appoggio sul pavimento,
ideale per macchine di un certo peso
ed ingombro. Il computer può cosi
tranquillamente abbandonare la sua
usuale collocazione sulla scrivania per
passare sotto la medesima, o in qua-
lunque altro angolo libero dell’ufficio.
Il cabinet è tutto in lamiera tranne il
frontale che è in materiale composito.
Su quest’ultimo trovano posto le me-
morie di massa e la chiave di sicurez-
za. Per le prime sono previsti gli allog-
giamenti per due drive full-size, che
volendo possono diventare quattro
half-size, coi drive collocati in vertica-
le. In particolare, nell’unità in prova
sono installati un drive slim-line per
minifloppy da 5,2" ad alta capacità ed
un Winchester NEC full-size da 68 Mb,
di tipo voice coil con tempo d’accesso
medio di 23 millisecondi, ma sono
possibili varie altre configurazioni a
scelta dell’utente. A destra rispetto ai
drive, sotto al pannellino della serratu-
ra, sono previsti (con tanto di masche-
rina serigrafata) gli alloggiamenti per
alcuni led spia, che però nel modello
in nostro possesso non sono montati.
Posteriormente non si trovano altro
che la presa di rete a vaschetta a nor-
me IEC, l'interruttore di alimentazio-
ne e la ventola di raffreddamento. Tut-
ti i connettori di collegamento alle pe-
riferiche esterne sono infatti collocati
nella parte superiore della macchina,
protetti da una U rovesciata di lamiera
che lascia aperto un ampio spazio ver-
so il retro per una comoda fuoriuscita
dei cavi.
La tastiera fornita di serie è del tipo
oramai consueto cosiddetto avanzato,
che segue quello adottato da IBM per
tutte le sue nuove macchine. II cavo,
correttamente, è spiralato solo nella
parte centrale ma ha una lunghezza un
pò ridotta in considerazione del fatto
che a causa dell’installazione tower
100
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
THOR 90(30
l'unità centrale finisce col trovarsi ad
una certa distanza dalla tastiera stessa.
Il monitor fornito dipende dal tipo
di scheda video ordinata con la mac-
china; nel nostro caso la scheda è tipo
Hercules ed il monitor è monocroma-
tico a fosfori verdi di produzione
Thompson.
L'interno
Prima di aprire completamente il
computer diamo un’occhiata alla zona
riservata alle espansioni che si trova
sul «coperchio» del tower. Per acce-
dervi occorre togliere la copertura di
protezione, cosa che si fa semplice-
mente sbloccando i due fermi che la
trattengono (due perni ad incastro
azionabili comodamente a mano). Il
pannello superiore, una volta scoper-
to, rivela un aspetto praticamente
uguale ad un più convenzionale pan-
nello posteriore di PC/AT. Ad un’e-
stremità vi sono le feritoie di accesso
alle schede, al centro il foro rotondo
per il connettore di tastiera. È presente
anche un pacco di batterie a stilo da
1,5 volt, inserito per «aiutare» la batte-
ria al litio presente sulla mother bo-
ard. La disposizione con i connettori
di espansione in alto ci sembra interes-
sante; tuttavia la realizzazione mecca-
nica della zona dedicata alle schede
non appare fra le più precise, con le
piastrine di chiusura che ballano un
pochino essendo fermate con una sola
vite: avremmo preferito una struttura
maggiormente rigida e più rifinita ma
quella in nostre mani è una delle pri-
missime macchine prodotte.
All’interno si accede smontando un
pannello laterale, anch'esso bloccato
tramite perni ad incastro azionabili
questa volta con un cacciavite a croce.
La struttura della macchina è molto si-
Costnittore e distributore:
ASEM spa - Via Divisione Julia 32
33030 Santo Stefano Buia (UD)
Prezzi (IVA esclusa):
THOR 9000/40 H
640 Kb RAM. I minifìoppy 1.2 Mb. I Win-
chester 40 Mb 40 msec. adattatore video ti-
po Hercules, monitor monocromatico 12",
tastiera avanzata L. 8.850.000
THOR 9000/70 V
c.s. ma con Winchester 68 Mb 23 msec.
L 11.150.000
mite a quella classica in cui la scheda
è «a pancia in giù», tranne l'ovvio par-
ticolare che il tutto non è orizzontale
ma verticale. In altre parole, il conte-
nitore non è formato da un telaio por-
tante sul quale sono fissati i pannelli
laterali ma è un cabinet rigido in cui
solo un pannello è asportabile (che se
non fosse su un fianco si potrebbe
chiamare coperchio).
Nella parte bassa del tower, in un
alloggiamento separato dal resto della
macchina, si trova l'alimentatore di ti-
po custom e stranamente non scher-
mato (perché?). A fianco ad esso rima-
ne molto spazio libero, probabilmente
previsto per alloggiarvi una piccola
batteria in tampone.
Nella parte alta si trova la grande
mother board di produzione Intel. Su
di essa sono installati 512 KByte di
RAM, che possono essere portati a 4
MByte (mediante schede aggiuntive
originali Intel) o a 16 MByte (con
schede custom ASEM ancora non di-
sponibili). In ogni caso le schede di
memoria si collegano agli appositi slot
di espansione a trentadue bit, presenti
in numero di due. Degli altri slot di-
sponibili, quattro sono con bus a sedi-
ci bit (dei quali uno tuttavia occupato
da una scheda di memoria da 128
KByte che porta la RAM di sistema a
640 KByte) e due con bus ad otto bit,
che garantiscono la compatibilità con
le schede PC/XT/ AT.
Accanto al microprocessore 80386 è
disponibile lo zoccolo, anch’esso qua-
drato a 132 piedini, per il coprocesso-
re numerico 80387 ; siccome però que-
st'ultimo è stato annunciato ma non è
ancora realmente disponibile, viene
per il momento sostituito da un 80287
montato in «piggy-back», ossia con
un proprio circuitino stampato che si
inserisce nello zoccolo dell’80387.
Passando un attimo alle memorie di
massa, entrambi i drive sono di produ-
zione NEC. Il Winchester, in particola-
re, è un bell’esemplare da 68 MByte
che offre l’eccellente prestazione di 23
msec di tempo medio d'accesso. Ciò si
rende possibile grazie alla struttura a
dieci facce (cinque dischi) ed all’attua-
tore del braccio testine realizzato non
con uno stepper motor ma in tecnolo-
gia voice coil, ossia a bobina mobile.
Queste prestazioni si pagano con un
ingombro maggiore del solito, ma co-
munque conforme alle dimensioni
standard per unità ad altezza intera
(che tanto per intenderci è quella dei
dischi dell’XT, da 10 MByte ed 85 mil-
lisecondi...).
Utilizzazione
Usare una macchina come questa è,
a seconda dei casi, un piacere od una
disperazione. Un piacere in quanto la
velocità di esecuzione dei comandi è
eccellente, una disperazione in quanto
ci si sente legati ed incatenati come
□ rrrn rrn-i fttti ffh
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
101
thob 9000
A ministra, l'interno del THOR. In alto a destra, il pannello superiore con le feritoie per gli slot di espansione. In basso a destra. t'80386.
non mai dal limitato ambiente MS-
DOS. Non per riprendere la nota pole-
mica, ma voler usare questa macchina
col DOS è come voler mandare una
Ferrari a gasolio. La ASEM stessa
consiglia l’uso di Xenix, e corretta-
mente sottolinea che ancora non è da-
to di sapere se e quanto il THOR (e
quindi tutte le macchine con scheda
Intel) saranno compatibili con l'an-
nunciato OS/2 e viceversa. Lo Xenix
invece è una soluzione ben consolida-
ta ed affidabile, che permette di fare
della seria multiutenza soprattutto in
unione alle nuove schede RS-232 in-
telligenti e multilinea di prossima pre-
sentazione, con le quali potrà gestire
fino a sedici terminali.
Le impressioni di uso della macchi-
na, per il resto, sono piuttosto conven-
zionali. Tralasciando le disquisizioni
sul mezzo punto percentuale di veloci-
tà in più o in meno, che lascia il tempo
che trova, il THOR è (come tutti i suoi
consimili) nient'altro che un AT a ve-
locità raddoppiata. Funziona tutto ciò
che gira sotto DOS, a velocità superso-
nica.
Il machine ID, tra l’altro, afferma
che questa macchina è proprio un At,
e questo chiude ogni discorso.
Per quanto riguarda gli aspetti col-
laterali della realizzazione, tutto OK.
Abbiamo solo un paio di osservazioni
sull’allestimento meccanico del conte-
nitore. La prima perplessità riguarda
le uscite per le schede di espansione:
temiamo che con le RS-232 multiporta
l'ingombro di cavi e connettori possa
causare alle schede stesse qualche pro-
blema di tipo meccanico. Secondo
punto: il cabinet in sè, pur non essen-
do ultraprofessionale, va più che bene
per quello che deve fare; ma l'interrut-
tore di alimentazione deve proprio sta-
re nel punto più scomodo? Se un po-
veraccio mette (come dovrebbe) il
computer sotto la scrivania, cosa fa
poi quando lo deve accendere e spe-
gnere, si infila carponi sotto il mobile?
Non si piazza un interruttore a cinque
centimetri dal pavimento nel pannello
posteriore di un tower; deve invece
stare sul frontale, meglio ancora se
sotto chiave (su macchine del genere
comincia ad essere necessario). E sem-
pre sul frontale dovrebbe esserci quan-
to meno una spia d’accensione, se pro-
prio non si vogliono le pur comode
spie di attività dei drive.
Conclusioni
Non per voler sottolineare il lato
più bassamente venale della faccenda,
ma conviene subito parlare di soldi: in
un mondo oramai allineato su stand-
ard precisi, infatti, questo può essere
alla fin fine il discorso essenziale.
E quindi sappiate che il THOR 9000
costa, nella configurazione della pro-
va, poco più di undici milioni, che
scendono a poco meno di nove se si ri-
nuncia al bellissimo disco veloce e si
prende un più convenzionale drive da
40 MByte 40 millisecondi. Nel prezzo
sono in ogni caso compresi la tastiera
avanzata, l'interfaccia Centronics, la
scheda tipo Hercules ed il monitor
monocromatico da 12". Ci troviamo,
come si vede, nella media del nuovissi-
mo mercato dei compatibili 386, come
era facile supporre. Le carte a suo fa-
vore rispetto alla concorrenza sono at-
tualmente l'assemblaggio tower, il
Winchester dalle prestazioni superiori
e le previste possibilità di espansione
hardware. «tc
102
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
BASF FlexyDisk
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milioni di passaggi della testina su
BASF FlexyDisk 3.5”
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BASF
Bit Computer, s
PC bit 386
L a Bit Computers è nata con la di-
stribuzione di personal «qualifica-
ti» (Apple, HP, IBM, Olivetti) e via via è
divenuta parallelamente un DEM. Attual-
mente la linea di prodotti marcati Bit
Computers è piuttosto ampia e va dai
computer alle stampanti, dai modem ai
dischetti. I computer, in particolare, sono
disponibili in diversi modelli: dal più sem-
plice compatibile PC al compatibile AT.
passando per i trasportabili ed i portatili.
Generalmente sono assemblati in Italia a
partire da componenti di diversa prove-
nienza: elettroniche tipicamente importate
da Taiwan, monitor italiani o giapponesi,
dischi italiani di produzione Lexikon (so-
cietà de! gruppo Olivetti di cui Bit Compu-
ters è distributore).
Ultimo nato nella gamma di personal
Bit è il compatibile 386. Basato sulla
scheda Intel adottata anche dal THOR
9000 Asem il PC bit 386 viene fornito
con 512 KByte di RAM, un disco da 40
MByte, monitor ed adattatore video a
scelta fra diverse soluzioni e sistema
operativo MS-DOS.
Descrizione esterna
Il PC bit 386 è carrozzato in un cabi-
net convenzionale per AT di dimensio-
ni standard. Dall’esterno, a parte il
marchiettino quadrato posto sulla sini-
stra su cui compaiono ben grandi le ci-
fre «386», nulla fa capire la differenza
fra questa macchina ed un AT tradi-
zionale. Sul frontale del contenitore
troviamo pertanto il consueto pannel-
lino con la serratura e le spie di fun-
zionamento, e sulla destra gli alloggia-
menti per le memorie di massa esterne
e parte interne. Posteriormente sulla
sinistra la sezione relativa all’alimen-
tazione, al centro il connettore per la
tastiera ed infine a destra le feritoie
per gli slot di espansione.
La tastiera in dotazione è del tipo
«avanzato» a 122 tasti, senza partico-
lari differenze rispetto al nuovo stand-
ard IBM.
11 monitor fornito col computer di-
pende dal tipo di adattatore video ri-
chiesto: nella macchina consegnataci
per la prova quest'ultimo è di tipo
EGA-compatibile e quindi il monitor
è a colori ad alta risoluzione, ma sono
possibili diverse altre alternative (mo-
nocromatico con scheda tipo Hercu-
les, ad esempio). Una caratteristica in-
teressante di cui è dotato, consiste nel-
la possibilità di commutare il colore
dello schermo rendendolo monocro-
matico verde oppure ambra, cosa di
una certa utilità durante il normale la-
voro su pagine di testo.
104
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
PC BIT 386
Costruttore e distributore:
Bit Computer s s.r.l.
Vìa Carlo Perrier. 4 - Roma
Prezzi (IVA esclusa):
PC Bit 386: SI2 KByte RAM.
I minifloppy 1,2 Mb. I Winchester 40 Mb
40 msec. tastiera avanzata Ut. 8.500.000
Adatt. video tipo Hercules Ut. 150.000
Monitor monocromatico Ut. 230.000
Adatt. video tipo EGA Ut. 450.000
Monitor colore
alta risoluzione Ut. 1.300.000
Descrizione Interna
Anche l’interno del PC bit 386 è piut-
tosto convenzionale, non discostando-
si dalla struttura di un tipico AT. Tro-
viamo cosi la piastra madre in basso,
con gli slot affacciati verso le feritoie,
le memorie di massa verso il pannello
anteriore e l’alimentatore verso quello
posteriore. Sulla piastra madre non è
presente il coprocessore numerico,
fornitale tuttavia a richiesta sotto for-
ma di una schedina basata sull’80287
inseribile nello zoccolo riservato al-
l’80387 (il quale, come è noto, non è
ancora stato posto in commercio dalla
Intel). Sempre sulla piastra madre so-
no installati 512 KByte di RAM, ossia
la massima quantità prevista; eventua-
li espansioni devono essere effettuate
per mezzo di apposite schede da inse-
rirsi negli slot a trentadue bit previsti
proprio per questo scopo. In questo
modo si può arrivare a due od a otto
MByte. Gli altri slot di espansione di-
sponibili sono sei, di cui due ad otto
bit e quattro a sedici bit rispettivamen-
te compatibili con schede PC e AT. Lo
spazio riservato alle memorie di massa
consente il montaggio di quattro unità
slim-Iine od una full-size e due slim-li-
ne. La configurazione tipica di questa
macchina prevede un drive per mini-
floppy da 5,25” ad alta capacità ed un
disco rigido da 40 MByte per 40 milli-
secondi di tempo medio d’accesso.
Utilizzazione
Le impressioni d'uso di questo Bit non
si discostano molto da quelle degli al-
tri due concorrenti, essendo tutti e tre
oggetti piuttosto simili come concezio-
ne e di conseguenza come prestazioni.
Anzi, il «cuore» del PC Bit e quello
del THOR 9000 sono proprio identici.
Per cui il discorso, più che sulle pre-
stazioni, va impostato sulle note colla-
terali.
Ad esempio il cabinet, che a nostro
avviso è troppo ingombrante. Caldeg-
giamo l’adozione di un cabinet tipo to-
wer, ossia da pavimento a sviluppo
verticale, che però non sia semplice-
mente questo attuale messo su un fian-
co ma qualcosa di originale, con gli al-
loggiamenti per i dischi e tutti i con-
trolli bene in evidenza. La libertà nel
disporre i collegamenti posteriori è ov-
viamente molto poca, essendo condi-
zionata dalla struttura della scheda
madre: ma si potrebbe comunque fare
qualcosa di valido.
Il disco rigido montato è valido e
piuttosto capace, ma adattò quasi
esclusivamente ad applicazioni ed am-
bienti di tipo monoutente (che sono
poi quelli consentiti dal DOS). Doven-
do impiantare sistemi operativi mul-
tiutente, quali lo Xenix, riteniamo in-
dispensabile un disco più veloce, pena
pc::::sbit
□ irm mip rrm
l-= |g k J
jJH: t, I 1 I 1: I I I I >
[TTF l F 1° I" V l K l L H I T-
Tj TT T r T r T I \ r
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
105
I
PC BIT 386
un sensibile degradamento delle pre-
stazioni od un sottoutilizzo delle po-
tenzialità del sistema. A questo propo-
sito segnaliamo che esiste la possibili-*
tà di avere, con una spesa aggiuntiva
di 1.600.000 lire, un drive Fujitsu da
71MB formattati e 30 ms. Ricordiamo
comunque che usare il 386 col DOS
vuol dire proprio sprecarlo, ed il pas-
saggio ad un sistema operativo supe-
riore è praticamente un obbligo. Chi
compra adesso questa macchina ha di-
verse alternative a riguardo: o attende-
re l'annunciato OS/2, disponibile da
gennaio prossimo, o optare per Xenix.
La scelta dipende dal tipo di orienta-
mento delle proprie applicazioni, in
quanto mentre la prima consente di ri-
manere più vicini al mondo DOS, la
seconda offre la compatibilità con
Unix.
Conclusioni
Ci vediamo, nostro malgrado, costretti
a ricordare ancora una volta che la pa-
rola definitiva la possono dare solo i
prezzi. Vediamoli, quindi. Il PC Bit
386 configurato come quello in prova,
e cioè con 512 KByte di RAM, un mi-
nifloppy ad alta capacità, un Winche-
ster da 40 MByte 40 millisecondi, ta-
stiera avanzata, scheda EGA e moni-
tor a colori ad alta risoluzione costa
poco più di dieci milioni. È possibile
tuttavia risparmiare quasi un milione e
mezzo sostituendo la EGA e relativo
monitor (complessivamente quasi un
milione ed otto) con la Hercules ed un
monitor monocromatico (poco meno
di quattrocentomila in totale). In que-
sto modo il sistema completo viene a
costare un po’ meno di nove milioni.
Anche in questo caso notiamo che la
differenza rispetto ai concorrenti è mi-
nima: l'eventuale scelta definitiva do-
vrà avvenire quindi anche alla luce di
altre considerazioni, ne abbiamo par-
lato mille volte ed evitiamo di ripeter-
ci: confermiamo che, per 1.600.000 lire
in più, ci piace la sostituzione del Win-
chester da 40 M con quello da 71 Me
30 ms, dalle prestazioni più confacenti
alla classe della macchina.
106
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Interconnessione-Elaborazione-Hardware
E ottenete un capolavoro di integrazione.
Inserire nuove apparec-
chiature in un sistema infor-
mativo, senza avvalersi di una
sperimentata competenza,
porta ad incongruenze quali:
linguaggi diversi, apparecchia-
ture incompatibili tra loro e
con il main-frame, inadeguate
all’architettura di rete ottimale
per l’azienda.
Incongnienze che più tardi
precluderanno lo sviluppo ver-
so sistemi di rete.
Qualunque sia il vostro
main-frame, FACE è in grado
di proporvi un’architettura di
rete che interconnetta armoni-
camente le apparecchiature di-
sponibili con nuove apparec-
chiature ITT, scelte dalla gam-
ma più completa e totalmente
compatibili.
Dal singolo elemento, al-
l’architettura ISDN più sofisti-
cata, FACE vi offre tutta l’affi-
dabilità di una leadership tec-
nologica.
Non aggrovigliate la matas-
sa.
Seguite il filo logico FACE.
Per informazioni: telefona-
te alla Divisione Teleinforma-
tica (02) 37791.
Filiali in tutta Italia.
Industrie
FACE
STAMMBTO
Viale Bodio 33 - 20158 Milano
tei. (02) 37791 - telex 331157 - fax 3779303
Brainstorm
ST 386
L a Gesin Trade di Roma assembla
il suo Brainstorm a partire da una
piastra di provenienza statunitense, or-
ganizzata in modo particolare in quanto
monta microprocessore e RAM su sche-
de separate. Il microprocessore può es-
sere sia I80286 che i80386. La macchi-
na viene attualmente fornita con un ca-
binet tradizionale tipo AT, ma a breve
dovrebbe essere disponibile un conteni-
tore tipo tower in grado di alloggiare
anche eventuali schede di espansione
supplementari. Il sistema operativo for-
nito di serie è il classico MS-DOS, ma
grazie ad un accordo di distribuzione
con l'americana Software Link la Gesin
Trade dovrebbe distribuire sulle sue
macchine, a partire dalla fine di questo
mese, il PC-MOS 386, un sistema ope-
rativo multiutente a trentadue bit in
grado di sfruttare a fondo le potenziali-
tà del microprocessore 80386.
Caratteristica interessante di questo
Brainstorm è quella di poter essere for-
nito con un monitor del tutto particola-
re: TAmdek 1280, un vero e proprio sot-
tosistema di visualizzazione intelligente
in grado di mostrare immagini ad altis-
sima risoluzione su monitor paper-whi-
te.
Descrizione esterna
II contenitore in cui ancora per
qualche tempo viene fornito il Brain-
storm è del consueto tipo «compact»
per AT, quello dalle dimensioni inter-
medie fra il cabinet classico IBM ed il
Baby adottato da molti compatibili.
Sul frontale dispone pertanto del tra-
dizionale pannellino di controllo su
cui si trovano la spia di alimentazione,
la serratura di sicurezza, un pulsante
di reset, la spia di attività del disco e
quella di «modo turbo» ossia di velo-
cità di funzionamento del clock (la
macchina può infatti essere fatta fun-
zionare a velocità dimezzata per risol-
vere eventuali problemi di compatibi-
lità). Sulla destra troviamo i consueti
alloggiamenti per le memorie di mas-
sa, in questo caso costituite da un dri-
ve floppy da 5,25" ad alta capacità e
da un Winchester da 40 MByte per 40
millisecondi di tempo medio di accesso.
Anche il pannello posteriore è del
tutto usuale e comprende sulla sinistra
la sezione alimentatrice (con tanto di
comoda presa di rete IEC asservita al-
l'interruttore di alimentazione) e a de-
stra lo spazio dedicato alle schede di
espansione.
La tastiera è del tipo che l’IBM defi-
nisce avanzato, praticamente analoga
a quella che equipaggia le altre mac-
chine in prova questo mese (nonché
tutti i nuovi IBM). Il cordone è parec-
chio più lungo del normale, ed è av-
volto a spirale solo nella sua parte
centrale.
Il monitor Amdek è un oggetto ve-
ramente molto bello perfino da spen-
to. La sua caratteristica principale è
quella di essere un sistema autonomo,
intelligente e programmabile, in grado
di emulare tutti i modi video standard
della famiglia IBM nonché di preve-
derne di nuovi. Fra questi il più inte-
ressante è quello grafico bit-mapped
da 1280x800 punti, che può ovviamen-
te essere sfruttato a fondo solo da ap-
plicazioni che lo prevedano espressa-
mente: attualmente Windows, Lotus
1-2-3 v. 2, AutoCad.
L’Interno
Una volta aperta la macchina e dato
uno sguardo all'intemo quasi non si
crede ai propri occhi: questa macchi-
108
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
BRAINSTORM ST-386
na è diversa dalle altre! Evidentemen-
te anche in questo mondo di cloni esi-
ste ancora qualcuno che si prende la
briga di fare le cose a modo suo, per
fortuna. L'architettura è piuttosto stra-
na, oseremmo quasi definirla «distri-
buita»: in particolare nè il micropro-
cessore né la memoria centrale si tro-
vano sulla mother board ma ognuno
di essi è alloggiato su una particolare
scheda a circuito stampato da inserire
in appositi slot della scheda madre.
Quest'ultima è progettata per accettare
anche una schedina a base di 80286 e
non solo quella con 1*80386. La memo-
ria RAM nella macchina in prova è di
768 KByte ma può essere espansa pra-
ticamente a qualsiasi valore semplice-
mente sostituendo la schedina relati-
va. Le capacità previste arrivano a va-
lori incredibili (addirittura 100 M By-
te), sfruttando particolari «schedone»
multiple. I 768 KByte, comunque, ven-
gono usati come 640 KByte di sistema
più 128 KByte «fantasma» nei quali
viene copiato il BIOS all’atto del boot
per aumentare le prestazioni della
macchina.
La costruzione della piastra princi-
pale e di quelle «accessorie» (ammes-
so che RAM e microprocessore siano
accessori...) è di alta qualità, con cir-
cuiti stampati multistrato e largo uso
di integrati VLSI. Notiamo sulla sche-
da dell'80386 la presenza di un 80287
come coprocessore numerico, montato
mediante un curioso «doppio piggy-
back» e fortemente aiettato.
Naturalmente la piastra madre è do-
tata di slot compatibili IBM per per-
mettere il montaggio di schede di
espansione di vario tipo: tre con bus
ad otto bit, tre con bus a sedici bit ed
uno con bus a trentadue bit. Fra le
schede installate notiamo la strana
doppia scheda del controller video, su
cui si trova tutta l’intelligenza di que-
sto particolare sottosistema.
Le memorie di massa sono unità
piuttosto tradizionali. Il Winchester, in
particolare, pur essendo una unità dal-
ie buone caratteristiche, forse non è il
più adatto a questa macchina soprat-
tutto in applicazioni di multiutenza;
ed in effetti può essere fornito un mo-
dello superiore, praticamente il mede-
simo installato sull'Asem Thor 9000,
dalla capacità di 68 MByte con tempo
di accesso di 23 millisecondi.
Utilizzazione
La cosa più interessante del Brain-
storm, almeno dal punto di vista del-
l’utilizzazione, è il monitor paper-whi-
te. È quello che ha contribuito a stupi-
re più di una persona in redazione col
suo modo ad altissima risoluzione, nel
quale ad esempio lo schermo di testo
diventa capace di ben 50 righe di 160
caratteri l’una (perfettamente leggibi-
li!). Questo modo può essere usato
sempre, anche semplicemente in DOS,
ma ovviamente dà il meglio di sè
quando viene gestito con criterio da
un programma che lo preveda espres-
samente. Windows è fra questi, col che
ci si trova a lavorare in uno spazio as-
sai più ampio del normale con un ef-
fetto decisamente migliore. Immagina-
te poi uno spreadsheet del quale pote-
te vedere sullo schermo il doppio di ri-
ghe e di colonne! A parte comunque
questo modo piuttosto particolare,
l'Amdek è in grado di emulare tutti i
modi standard CGA ed EGA trasfor-
mando i colori in toni di grigio. Ma
non è tutto: siccome il sistema è pro-
grammabile, vi si può intervenire dal-
l'esterno sia per interfacciarvi applica-
zioni scritte in proprio che per modifi-
care alcuni dei suoi parametri, ad
esempio caricando un set alternativo
di caratteri. Insomma, si tratta di un
oggetto veramente bello ed utile. Pec-
cato solo che, essendo fuori standard,
possa dare i migliori risultati solo sot-
to applicazioni che lo prevedano
espressamente. Come dicevamo prima
ve ne sono già parecchie in grado di
sfruttarlo, ma non sono certamente
tutte: ad esempio Word non lo vede,
cosi come la maggior parte dei pro-
grammi vecchi di oltre un anno.
Per quanto riguarda il discorso sulle
prestazioni, inutile dire che nel puro
calcolo il Brainstorm va praticamente
come i suoi colleghi, salvo variazioni
di trascurabile entità. Il disco da 40
millisecondi va più che bene in ambiti
personali (ammesso e non concesso
che il Brainstorm sia un personal...)
ma comincia a diventare troppo lento
in ambiti di vera multiutenza, in cui il
drive è chiamato ad un lavoro certa-
mente più arduo. La struttura a schede
separate è interessante: l'annunciata
disponibilità di memoria, poi, vera-
mente incredibile. Ad ogni modo per
installare molta memoria addizionale
serve il cabinet tipo tower, di prossima
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
109
BRAINSTORM ST-386
commercializzazione, che disporrà di
molto spazio in più per le schede di
espansione.
Attendiamo infine con ansia il PC-
MOS 386; potrebbe essere la carta vin-
cente per questa macchina, mettendo
in grado l’utente di scatenare la note-
vole potenza dell'80386. Dovrebbe in-
fatti essere in grado di gestire sistemi
con 25 utenti e 4 GByte di RAM (!),
rendendo il Brainstorm una specie di
piccolo mainframe. Tutto dipenderà,
ovviamente, dalla disponibilità di soft-
ware applicativo sotto PC-MOS, e dal-
la maggiore o minore possibilità di mi-
grazione e/o compatibilità offerte dal
sistema stesso. Staremo a vedere, ma
comunque qon possiamo non sottoli-
neare il corretto modo di procedere di
Gesin Trade che si è preoccupata di
offrire tempestivamente al suo pubbli-
co un prodotto alternativo, evitando di
perdere tempo in attesa dei futuri rila-
sci Microsoft.
Conclusioni
Prezzi, prezzi! L'ultima parola, in-
fatti, spetta a loro. Allora, vediamo:
un sistema-tipo come quello in prova
questo mese, ma con il drive da 67
MByte veloce al posto di quello da 40
MByte, costa al pubblico poco meno
di tredici milioni e mezzo, che com-
prendono anche il bellissimo monitor
Amdek e relativo controller. Questo
prezzo sale aumentando la RAM di si-
stema, ma scende tornando al drive da
40 MByte e passando ad un monitor
normale, fino ad un tetto minimo di
otto milioni e mezzo circa.
Le valutazioni a questo punto ognu-
no è in grado di trarsele da solo, te-
nendo presente i punti che differenzia-
no questa macchina dalle altre: il mo-
nitor (lui e la relativa scheda incidono
per un totale di 2.300.000 lire, sicura-
mente ben spese se si sfruttano alme-
no in parte le ottime caratteristiche
grafiche) e l'annunciato PC-MOS ma
anche le notevoli capacità di espansio-
ne hardware che lo mettono in grado
di affrontare ambienti multiutente di
un certo impegno. mc
110
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
THE U t
SHUTER
La famiglia delle CPU board BUL-
LET-286 della WAVE MATE è
cresciuta.
Ora c'è anche la versione con CPU
80286 a 12.5 Mhz. senza WAIT
STATE.
Questa scheda opera con prestazio-
ni paragonabili ai migliori computers
che montano F80386 ma a un costo
decisamente inferiore.
L'uso di tecniche avanzate come
l'impiego di un GATE ARRAY -
VLSI - e un doppio sistema di clock,
assicurano la massima compatibilità
con le schede di add-in per PC/XT,
sistemi operativi e i relativi software
applicativi.
Due anni di garanzia sulle schede
BULLET-286, danno la misura del-
l'affidabilità dei prodotti WAVE
MATE.
FLOPPY DISK DRIVES da 3.5" e 5.25" compatibili XT
CONTROLLER compatibili XT e AT per HARD DISK fi-
no a 250MB. e STREAMERper BACK UP interno ed esterno
fino a 120MB.
Reti locali con STANDARD di comunicazione ETHERNET.
Stampanti multifunzione da 160 a 480 cps, anche a colori.
Roma: 06/5420305-54237 1 6 • Torino: 0 1 1 /6 1 998 1 7
617362# Verona: 045/48347# Padova: 049/725359
• Bologna: 051/271018
TourmàsTei? - Tou r mgsYel? • ?Kou r m'asTerj 1
Desidero ricevere ulteriori informazioni
• •••••
Nome e Cognome
Azienda
Via
CAP
Città
Inviare il coupon a: Fourmaster s.r.l.
via Verga 14, 20049 Concorezzo (MI).
Anhive FT 600
di Massimo Truscelli
A rchi ve Corporation è un nome
molto conosciuto tra gli «addet-
ti ai lavori» in quanto è uno dei maggio-
ri produttori e fornitori OEM a livello
mondiale di sottosistemi ed unità di me-
moria di massa per personal computer.
Mediante un recente contratto di im-
portazione esclusiva per il territorio na-
zionale. concluso dalla Digital Data
Products di Torino, ora i prodotti Archi-
ve sono disponibili anche in Italia; af-
fiancata alla DDP è presente anche la
Descrizione
La versione italiana dell’unità di
backup Archive viene denominata Ta-
KTape 60 in considera-
presenza o meno del cabi-
ìo esterno, ma a livello di
ti meccaniche ed elettroni-
logicamente esclusione per
di alimentazione dotata dei-
ventola di raffreddamento
ella versione con il cabinet, i
sono pressoché identici,
permettono il «travaso»
MS-DOS dei dati conte-
) rigido fino ad un massi-
112
ìputer n. 63 - maggio 1987
ARCHIVE FT 600
mo di 60 Mbyte su cartucce di nastro,
con un «transfer rate» di circa 90 Kby-
te al secondo. La confezione del kit di
montaggio interno comprende il drive
per le cartucce di nastro da 1/4 di pol-
lice, la scheda controller da inserire in
uno slot del PC, un dischetto da 5,1/4
contenente il sofisticato software di
gestione dell’unità e tutti gli accessori
di corredo (cavi di collegamento, staf-
fe di fissaggio, ecc). Logicamente non
manca la documentazione di rito, che
sebbene scritta in inglese e di dimen-
sioni abbastanza contenute, risulta
sufficientemente completa.
La mascherina di finitura anteriore
del drive è disponibile in due versioni
a seconda del computer sul quale il si-
stema deve essere montato; può essere
nera per il montaggio su IBM PC, XT
e computer Compaq Deskpro, oppure
grigio perla per il montaggio su IBM
AT e compatibili.
La versione con il cabinet è come
dicevamo pressoché identica alla pre-
cedente, comprende anch'essa scheda
controller e software di gestione, ma è
per l'appunto inserita in un contenito-
re dalla forma molto simile per stile a
quella dei PC IBM, particolare che
non dispiace, ma che volendo prestare
attenzione oltre il dovuto al «look»
dell’insieme (ammesso che ne valga la
pena), può suscitare qualche perplessi-
tà se si intende usare il sistema di back-
up affiancato, per esempio, ad un
AT.
Sull'esemplare fornitoci in prova è
presente un alimentatore autonomo di
generose dimensioni capace di alimen-
tare diverse apparecchiature contem-
poraneamente; ciò lascia supporre, e
lo spazio vuoto presente nel cabinet lo
conferma, che esiste la possibilità, co-
me per altri sottosistemi a nastro di-
stribuiti dalle stesse società, di monta-
re anche un disco rigido, dotando in
tal modo un PC che ne sia sprovvisto,
di una unità comprendente hard disk e
relativo sistema di backup su nastro in
un solo colpo.
L’installazione è sufficientemente
semplice; la prima cosa da fare è inse-
rire la scheda controller SC499 in uno
degli slot liberi del PC e poi sistemare
l'unità vera e propria di backup, gran-
de quanto un normale floppy disk dri-
ve da 5 pollici, in uno degli appositi
spazi normalmente previsti ; sono logi-
camente presenti nella confezione tutti
i cavi di collegamento e le squadrette
adatte al fissaggio in diversi modelli e
marche di computer.
Inutile dire che con l'unità esterna
non esiste il minimo problema: basta
inserire la spina in una qualsiasi presa
della rete elettrica e collegare il con-
nettore DB 25 del cavo che fuoriesce
dall'unità, al relativo connettore pre-
sente sul pannello posteriore del PC in
Costruttore:
Archive Corporation, 1650 Sunflower
A venue. Costa Mesa. CA 92626
Distributori per l'Italia:
Digital Data Products.
C.so Giovanni Pascoli S/A,
10134 Torino
Da la tee. Via M. Boldetti 27/29.
00162 Roma
Prezzo: (IVA esclusa)
Archive Tape 60 L. 2.400.000
Archive KTape 60 L 2.900.000
Scheda Controller SC 499 L. 950.000
1
corrispondenza della scheda control-
ler SC499.
La scheda è costruita utilizzando
una apposita interfaccia creata dalla
stessa Archive, compatibile con lo
standard industriale QIC36, denomi-
nata Basic Streaming Tape Interface,
che assicura la comprensione nel «dia-
logo» tra unità di backup e personal
computer.
Sulla scheda sono presenti molti
jumper la cui funzione è spiegata det-
tagliatamente nell'appendice A del
manuale in dotazione; alcuni di essi
controllano il «Tape Format», il nu-
mero di tracce in cui è suddiviso il na-
stro, la priorità dei canali DMA e de-
gli interrupt. Molti dei valori di de-
fault settati sulla scheda devono tassa-
tivamente essere lasciati invariati, in
particolare la configurazione iniziale
prevede i seguenti parametri: indirizzo
di base 200 HEX, canale DMA 1 e li-
vello di priorità degli interrupt (IRQ)
uguale a 3.
Non manca il settaggio di un self-
test dell'unità attivato ogni volta che
essa viene accesa o dopo un reset.
Il tipo di registrazione utilizzata è su
4 tracce con scrittura dei dati in for-
mato di serpentina, ciò vuol dire che i
dati vengono scritti in tracce separate,
una per voltà, e in direzioni opposte.
Tale processo di scrittura consente un
certo vantaggio in termini di tempo in
quanto evita molte operazioni di av-
volgimento e riavvolgimento del na-
stro; analogamente la struttura del si-
stema fisico di registrazione e lettura
dati, composto di un unico blocco
comprendente una testina di cancella-
zione operante su tutte e quattro le
tracce, due testine per la registrazione
e due testine di scrittura operanti
ognuna su due tracce (la prima sulle
tracce 1 e 3, la seconda sulle tracce 0 e
2), ha consentito l'implementazione
del sistema denominato «Read after
Write» consistente nella immediata
lettura dei dati appena scritti sul na-
stro dalla testina precedente, con la
conscguente individuazione di even-
tuali errori.
È evidente l'importanza ai fini del-
l'utilizzazione di un tale sistema di
controllo che assicura, come già riba-
dito in altre occasioni ed in altri arti-
coli, una maggiore sicurezza dei dati
ed un maggiore controllo sulla qualità
di scrittura sul nastro degli stessi.
Il software
Uno streamer di backup può essere
quanto sofisticato si vuole, ma le sue
possibilità sono legate in maniera de-
cisiva al software di gestione, che
quanto più è sofisticato e versatile,
tanto più ne consente di sfruttare al
La versione con cabinet (KTape 60) mostra sufficiente spazio per l'installazione di un disco rigido.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
113
meglio le caratteristiche intrinseche.
Il programma FasTape fornito in
dotazione all'unità è decisamente mol-
to ben fatto: nel dischetto da 5 pollici
sono contenuti 3 file: FASTA-
PE.COM, FTINSTAL.COM ed un file
FASTAPE. HLP; il primo contiene il
programma di gestione vero e proprio,
il secondo provvede all'installazione
iniziale dell'unità di backup ed alla
sua configurazione, il terzo è un file
contenente gli help relativi ai vari co-
mandi da visualizzare di volta in volta
sullo schermo. In proposito il distribu-
tore di Roma, interpellato per sapere
se è prevista una probabile traduzione
degli help in italiano, ci ha detto che
per il momento tale possibilità non è
stata presa in considerazione.
Tutto il software è del tipo «menu
driven», ed offre numerose possibilità.
Il menu principale del primo program-
ma si compone di una finestra suddi-
visa in due sezioni abbastanza distinte
tra loro, ma con in comune alcuni co-
mandi; la prima consente le operazio-
ni di backup sfruttando esclusivamen-
te le partizioni logiche del disco rigido
(in pratica si tratta di Image Backup,
Image Restore e Image Verify), la se-
conda opera utilizzando i file contenu-
ti sul disco e si compone in pratica
delle stesse opzioni precedute dal pre-
fisso «file». Non mancano alcune pos-
sibilità di utilità generale come il riav-
volgimento, la cancellazioné totale dei
dati sul nastro, l’inizializzazione con
la relativa «messa in tensione» del na-
stro atta a favorire la minima possibili-
tà di errore dovuto a difetti di contatto
tra nastro e testina, il controllo dello
stato del nastro, la ricerca per segmen-
ti o il catalogo completo dei dati in es-
so contenuti.
Una funzione particolare è riservata
al tasto M che se premuto provoca ul-
teriori spiegazioni sul menu in uso;
premendo il tasto ESC si ha il ritorno
al sistema operativo; di una certa co-
modità è la visualizzazione dopo qual-
siasi operazione dello stato del nastro
e del numero di errori o riscritture dei
dati nel corso delle operazioni.
Non manca un test al lancio del
programma che si occupa di verificare
l’effettiva presenza della scheda di
controllo e dell'unità di backup vera e
propria; in caso di mancanza un pe-
rentorio «Tape board or software not
addressed properly» con un successi-
vo ritorno al sistema operativo e la
comparsa del prompt non permettono
distrazioni di nessun genere.
114
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
ARCHIVE FT 600
I
Il montaggio interno richiede la connessione di alcuni cavi: si può notare quello di alimentazione già posizionato fot
la proiezione de! nastra da 1/4 di pollice viene rimossa automaticamente inserendo la cartuccia foto di destra).
di leveraggi.
Il software di installazione è altret-
tanto immediato: in una schermata
vengono visualizzati i parametri di
controllo principali come l'indirizzo
base, il canale DMA impiegato, l’in-
terrupt utilizzato, il numero di buffer
utilizzato: schiacciando la lettera cor-
rispondente ad ognuna delle voci si
può variare il valore corrispondente,
schiacciando ESC si ha, come al soli-
to, l’uscita dal programma.
L’uso
Risparmiamoci la solita tirata sulla
comodità dei sistemi di backup e sulla
loro grande utilità nell’evitare la perdi-
ta dei dati contenuti sui dischi rigidi,
spesso maldestramente sottoposti a se-
vizie di ogni genere, e soffermiamoci
un attimo sulla versatilità dell’Archive
FT 600.
L’uso è estremamente agevole e l’af-
fidabilità sufficientemente elevata: il
modello utilizzato per le nostre prove
è stato impiegato in condizioni di nor-
male operatività per usi interni senza
mai creare alcun problema, l’installa-
zione è semplice e l’uso altrettanto.
Copiando dati da un hard-disk per
un totale di circa 30 Mbyte si impiega-
no circa 6 minuti, un tempo che au-
menta logicamente facendo la copia
fisica del disco, ma la versatilità del
software di gestione si fa apprezzare
particolarmente nella copia di file
contenuti oltre che nella «rootdirecto-
ry», anche in «subdirectory» più o
meno ramificate. Tutto viene copiato e
poi riscritto in maniera identica all’ori-
ginale ed all’occorrenza anche in mo-
do più ordinato.
Partendo da una copia fisica del di-
sco è possibile la riscrittura dei dati fi-
le per file con la logica e conseguente
eliminazione della frammentazione ti-
pica dei dati scritti su hard-disk «spor-
chi», con in più i vantaggi derivanti
dall’utilizzazione di un disco rigido
pulito e ordinato; in altre parole tempi
di accesso più brevi e maggiore spazio
a disposizione per la mancanza di file
rimossi o tracce e settori danneggiati.
Al momento di scrivere l’articolo è
disponibile la sola versione operante
in MS-DOS (tra l’altro capace grazie
al software di gestione di essere utiliz-
zata anche in ambiente Novell LAN,
quindi con equa divisione da parte dei
vari PC collegati in rete delle risorse
offerte dall’unità), ma presto dovrebbe
essere disponibile una versione speci-
ficamente dedicata ai sistemi multiu-
tente operanti in ambiente XENIX.
La particolarità maggiore di questa
nuova versione dovrebbe risiedere
esclusivamente nel software di instal-
lazione e gestione. Al momento non
abbiamo sufficienti notizie in merito,
ma probabilmente c’è da credere che
l'unità meccanica sia praticamente la
stessa: riguardo al software non sap-
piamo dirvi se sarà come quello distri-
buito con il modello fin qui esamina-
to, oppure del tipo da usare solo una
volta all'atto dell’installazione, con il
quale si opera il link del software al si-
stema operativo in modo da gestire
successivamente l’unità semplicemen-
te con un comando.
Conclusioni
Trarre le conclusioni è decisamente
facile: ottime le prestazioni special-
mente in termini di versatilità, rimane
solo da fare un po’ di conti in tasca.
Un sistema di back-up è sicuramen-
te un oggetto che ha un suo significato
se deve essere impiegato per la copia
di dati particolarmente importanti o
vitali nel lavoro di una azienda, par-
tendo da questa considerazione biso-
gna decidere se i 2.400.000 lire della
versione interna o i 2.900.000 del KTa-
pe 60 siano o no troppi.
Per venire incontro all’utente esiste
una vantaggiosa offerta che permette
di utilizzare la medesima unità di
back-up, a questo punto è preferibile
quella esterna dotata di cabinet, su di-
versi computer equipaggiati tutti con
la scheda controller SC 499 venduta
separatamente ad un prezzo che si ag-
gira intorno alle 950.000 lire. È questa
una offerta che riteniamo molto vali-
da, specialmente per chi vuole ottimiz-
zare la sicurezza dei dati scritti sui di-
schi rigidi di molti computer con un
costo non eccessivamente elevato.
)
p V
3
BEGINNING OFTAPE
END OF MEDIA
Uno degli schemi esplicativi de! manuale in dotazione
disposte a serpentina.
END OFTAPE
riguardante il formato delle tracce
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
115
PHILIPS COMPUTER
NMS 8280: IL PIU'
EVOLUTO MSX DELLA
SECONDA GENERAZIONE
Linea professionale con tastiera separata
dotata di tastierino numerico a 16 tasti.
IL NUOVO
consolle incorporante due unità a dischetti
da 720 KB formattati e i comandi propri del
computer e dell'interfaccia video (mixer
video, mixer audio, digitize level). possibilità
di connettere uno o due videoregistratori/
camcorder.
CARATTERISTICHE TECNICHE
- Microprocessore Z80
- Memoria ROM 64KB; RAM utente 128KB;
VIDEORAM 128KB funzione di ramdisk/
memory mapping
- Risoluzione in modo testo: 40/80 colonne
24 righe (2 modi)
- Risoluzione in modo grafico: 512 x 212
punti (7 modi)
Numero colori: 256 selezionabili su una
tavolozza di 512
NMS 8280:
IL COMPUTER PER LA TUA FANTASIA!
Dotato di una speciale interfaccia video e di
un digitalizzatore professionale,
rappresenta una tappa obbligatoria per tutti
VIDEOPROCESSORE
gli amatori della videoregistrazione e della
grafica evoluta.
In omaggio viene fornito un Mouse e un
programma per l'elaborazione grafica
professionale grazie al quale è facile
realizzare effetti particolari per
personalizzare le proprie produzioni video.
E tra le tante possibilità grafiche possiamo
menzionare:
- sovrapposizione tra immagine video e
immagine del computer
- 6 effetti wipe di sostituzione di immagine
- effetti di animazione su immagini
video/computer
- digitalizzazione manuale o automatica
- mixaggi video/audio computer/sorgente
esterna
- hardcopy di immagini su stampante
- memorizzazione immagini su disco
NMS 8280:
IL COMPUTER PER IL TUO LAVORO!
Acclusa alla confezione viene fornita una serie
di programmi applicativi: la videoscrittura,
la gestione archivi, il foglio di calcolo
elettronico, la grafica finanziaria, l'agenda
appuntamenti, il sistema operativo MSX-DOS.
Un ricco catalogo software per ogni esigenza
di lavoro. Il pacchetto gest pack per risolvere
problematiche amministrativo • gestionali
(fatturazione, contabilità, magazzino)
e tutti gli altri pacchetti software dedicati
cartella clinica - gestione dentisti - gestione
ottici - gestione alberghi - gestione conti
correnti bancari/titoli - gestione condomini
PHILIPS
PLAY WORLD
Carla
Maggio vai adagio. Sui simulatori di automobile il
vecchio detto non ha sensate ragioni di esistere. Ed
uno stupendo simulatore di formula uno è proprio uno
degli argomenti di Playworld/Panorama. Amiga o non
Amiga, questo è il vero problema. E soprattutto:
Amiga subito (Amiga 1000), oppure Amiga a
settembre (Amiga 500). E perché no Amiga 2000,
subito e perfino IBM compatibile. Vedete un po' voi,
l'importante è che continuiate a seguire il software
made in 68000 che Playworld vi propone
ormai da mesi.
E passiamo a rispondere ad una lettera. Massimo
Bartalena mi scrive dalla provincia di Cuneo. A dire il
vero vuole sapere un bel po' di cose. 1) È vero, Marble
Madness vuol dire follia di biglie, e io ho scotto follia
marmorea; mea culpa. 2) Non ti piace Jeff Minter, Iridis
Alpha è solo uno shoot'em up, troppa marijuana e
simboli di pastorizia nei suoi videogame, troppo fissato
con l'heavy metal con i Pink Floyd: sai che forse hai
ragione e Jeff comincia a stufare pure me. Però Iridis
Alpha è molto bello, pensa alla catenella di freccine
che diventano pulci salterine come in Lunar Leeper.
3) Invece ti piace molto Druid. Il fatto è che non ne
posso più di golem, fantasmi e teschi vari: la roba
fantasy e i dungeon and dragons lasciamoli ai nordici
che ci passano l'inverno. Già, ma a Cuneo fa un bel
freddo... 4) Impossible Mission, per fortuna, ti piace.
Dici che il professore rincitrullito per via de! Defender
grida: « Another visitor: stay for a while, and you'll stay
forever». Sì è probabile, ma devi ammettere che anche
la mia interpretazione « Unknown visitor, stay away or
stay here forever» non è niente male. 5) Non ho
capito la domanda: «Ha diritto la Sublogic di trattarci
cosi?» 6) Non ho niente nel mio cilindro magico per
farti passare l'esaurimento nervoso da Alternate Reality,
prova in farmacia. 7) Che fine ha fatto la Windham?
Era un'etichetta della Spinnaker Usa. Forse è andata
male per via dei pirati. 8) Devo far rivìvere Below thè
Root e Elite? Vedremo in uno di questi prossimi
numeri. 9) La versione nuova di On field football c'è
già e si chiama Championship football, ma a quest'ora
lo saprai da tempo. Ci sentiamo.
Per rispondere a Massimo non mi è quasi rimasto
posto per il sommario. Telegrafico: Avvenimento: Déjà
Vu; Panorama: Atari st, Amiga, Msx, IBM, Macintosh;
News: C64, Spectrum, Amstrad, Msx Atari xl; Play-Copy:
la nuova rubrica che ospita le più belle schermate
eseguite sulla eccezionale Nec P6 Pinwriter;
Revival: Asylum.
Ci sentiamo sul Worìdnet Intercorp di Portai
Inserite la card, please.
avvedente
Déjà Vu:
A Nightmare
Comes True!
Dave Marsh. Pete Hallesey
Icom Simulations
Mindscape
Amiga, Macintosh
(Immagini dalla versione Amiga)
Distribuito da: Lago.
«Tutto comincia nel re-
trobottega di un bar. La
sensazione d’intontimento
è molto forte: manca l'aria
e l'umore è quello di un
giocatore sfortunato dopo
una settimana a Las Vegas.
Ma l’intontimento non è la
cosa più grave: il brutto è
che non ho la minima idea
di chi diavolo io sia e non
so neanche perché mi trovo
in questo bar. Ho perso la
memoria e ho del sangue
secco sulla mano destra.
L'unica cosa che posso fare
è andarmene un po' in giro,
ma forse è meglio che passi
prima dal bagno e mi dia
una lavata. Entro nel bagno
degli uomini: non si sente
nessun rumore, il bar sem-
bra chiuso e fuori è già
buio. Nel bagno c’è un bel
lavandino di quelli anni
’20, un po' squadrato e ab-
bastanza pulito. Apro il ru-
binetto e faccio scorrere un
po' d'acqua sulla mano
sporca di sangue: il sangue
si lava via e va via anche un
po’ della nebbia che vedo
davanti agli occhi. Va via la
nebbia e mi accorgo dello
specchio: mi ci guardo den-
tro e la scena mi agghiac-
cia: non mi ricordo della
mia faccia, l'uomo nello
specchio per me è un per-
fetto estraneo. Tomo dov'e-
ro prima e intravedo un at-
taccapanni: ci sta appeso
un impermeabile di quelli
alla Bogart con le tasche
grandi e la cintura in vita.
Lo prendo perché fuori de-
ve fare freddo e magari po-
potrebbe anche piovere.
Quando lo stacco mi accor-
go che l’impermeabile na-
scondeva una pistola di
quelle con la fondina da le-
gare sotto l’ascella. A guar-
darla bene si rivela una 38
special, un’arma potente.
Finalmente comincio a
muovermi all’interno del
bar ed entro nella sala dove
c’è il bancone. Sul bancone
c’è un bicchiere mezzo vuo-
to e al di là della vetrata
su cui è dipinta la scritta
«Joe’s Bar» c’è una mac-
usavano negli anni del jazz.
Il silenzio è pesantissimo.
C’è una scala che porta al
piano superiore; decido di
andare su senza prendere
troppe precauzioni; il corri-
doio è deserto e ci sono tre
manifesti di pugilato attac-
cati alle pareti. Li guardo
uno per volta e l’ultimo sul-
la destra incollato vicino al-
la porta mi ricorda decisa-
mente qualcosa: ho uno
sprazzo di memoria e mi ri-
conosco nella faccia di quel
pugile. A quanto pare il
118
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
mio soprannome era
«AC'E» e non devo avere
avuto troppa fortuna nella
boxe a giudicare dalla sede
degli incontri della locandi-
na: sono tutte sale di perife-
ria.
Lascio perdere i pugili e
apro la porta. Sono in un
ufficio di quelli descritti nei
quadri di Hopper o nei ro-
manzi di Hammett: anche
qui non c'è anima viva e
l'arredamento é molto scar-
no e consiste in una scriva-
nia che é pure schedario,
una lampada decò, una
macchina da scrivere pro-
babilmente una Remington,
un telefono nero della
At&t. C’è un'altra porta che
sembra quella deH'ufficio
del capo, ma dopo che ho
provato ad aprirla mi ac-
corgo che è chiusa a chiave.
Si tratta oltretutto di una
porta blindata antiproiettile
e quindi del tutto inattacca-
bile ai colpi della mia 38
.pecial. Frugo nelle tasche
del mio impermeabile e ci
trovo due chiavi: una ha
una targhetta con la scritta
«front», e deve essere quel-
la della porta del bar, l'altra
non ha una targhetta e pro-
vo a vedere se apre questa
porta. Funziona. La porta è
pesante e devo fare forza
per spingerla, e forza io
non ne ho tanta: la testa mi
gira e sono ancora molto
intontito. Quando final-
mente apro la porta i miei
riflessi allentati hanno un
sussulto: c'è un cadavere
disteso sulla scrivania, gli
cola un po' di sangue dalla
bocca. C'è una finestra ed è
aperta. Con le scalette an-
tincendio si può andare in
giro per il palazzo. Esco per
quella strada e cosi final-
mente capisco che sono in
un edificio di complessivi
quattro piani. Dalla scaletta
di ferro vedo un'altra fine-
stra aperta e rientro da
quella parte: c'è una strana
poltrona che ha un'aria
davvero sinistra: è una se-
dia elettrica anche se la cor-
rente non è collegata. C'è
in giro una siringa ipoder-
mica e qualcosa mi dice che
l'abbiano usata su di me
per iniettarmi sostanze: de-
vono avermi fatto il lavag-
gio del cervello. Nella stan-
za della sedia c’è un ascen-
sore per uso interno, vado
al secondo piano per dare
un'occhiata. La scoperta è
piuttosto sensazionale: al
secondo piano è sistemato
un mini casinò: c'è una
roulette, due slot machine,
un tavolo per i dadi e una
ruota della fortuna. Sul mu-
ro sono appesi i ritratti di
Al Capone e Lucky Lucia-
no e ci sono due lampade
attaccate al soffitto: la ruo-
ta della fortuna nasconde
una porta segreta. Provo ad
andare giù per il passaggio
e mi ritrovo nelle fogne in
un dedalo pieno di canali
nei quai nuotano topacci di
grandi dimensioni. Da li
sbocco in cortile dove c'è
una scaletta di ferro: salgo
fino in cima e cerco di alza-
re il tombino. Alla fine ce
la faccio e mi ritrovo nella
strada che è forse più silen-
ziosa dell'edificio in cui so-
no stato finora. Ma ad un
tratto la scena cambia bru-
scamente: una donna bruna
mi guarda e mi chiama ad
alta voce. Dice di avere un
messaggio per me e fa il ge-
sto di prendere qualcosa
dalla borsetta. Intuisco il
pericolo, ma non faccio in
tempo a difendermi o a fug-
gire: la donna mi spara con
grande fragore. Muoio
mentre il computer intona
una triste marcia funebre».
Come i più furbi tra voi
avranno facilmente intuito,
la storia che avete letto fin
qui è una delle tante che si
potrebbero raccontare do-
po aver giocato un po' a
Déjà Vu. Originariamente
realizzato per il Macintosh
e poi intelligentemente con-
vertito per l'Amiga, Dèjà
Vu è una esperienza per
certi versi completamente
nuova. Volendo può essere
definito un adventure, per-
chè dell'adventure conserva
il sistema di interazione:
una cosa tira l'altra e ad un
comando impartito al com-
puter segue una nuova si-
tuazione e cosi via fino alla
soluzione del caso; ma non
ha la lentezza tradizionale
degli adventure che spesso
delude i fan meno accaniti
di quel genere di simulazio-
ni elettroniche e in più ha
mollissime facilitazioni di
gioco che evitano la tragica
frustrazione che spesso
prende quando il maledetto
computer continua a repli-
care alle nostre mosse, op-
ponendo un ottuso: «I don'
t understand». Dèjà Vu si
può giocare anche tutta con
il mouse, spedendo la Trec-
cina che ben pochi chiama-
no «pointer» in qualunque
luogo dello screen che si ri-
vela immediatamente sensi-
bile e interattivo e che per-
mette di risolvere con un
delizioso dialogo per imma-
gini le situazioni più ingar-
bugliate. Quello che ne esce
fuori è un intrattenimento
superpiacevole, che fa per-
fino dimenticare che sul te-
ma degli investigatori è già
stato giocato davvero mol-
to
Nei prossimi mesi, se Fede-
rico Croci mi dà una mano,
sentirete ancora parlare di
Dèjà Vu e dello strano caso
del bar di Joe e dell'uomo
senza faccia e senza passa-
to, unico indizio una mac-
chia di sangue secco.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
119
Eccoci arrivali all'appunta-
mento con la rubrica Pano-
rama. Come sapete qui m in-
trattengo con i lettori cercan-
do di dare il massimo nume-
ro di informazioni possibili
sul maggior numero di mac-
chine che posso. Buona lettu-
re », solo un po' lento e no-
ioso il caricamento, New
Aladdin presenta una serie
di divertenti rubriche gioca-
te proprio come in un gior-
nale. Un esempio su tutti:
nella rubrica del cinema
compare una recensione di
The ttame of thè rose tratto
dal libro di Umberto Eco,
impaginate assieme all'arti-
colo il computer visualizza
immagini digitalizzate del
frate (Sean Connery), lo
strano investigatore dell'ab-
bazia. Ma ci sono anche ru-
briche di cucina, consigli
tecnici d'informatica e tan-
te altre cose. Se andate in
America cercatelo, e magari
compratene una copia an-
che pe me che ho soltanto il
numero di dicembre.
La Gamestar, ha pubbli-
cato la versione per Amiga
di Championship football,
una ottima simulazione del
gioco dei giganti che cozza-
no i caschi l'uno contro l’al-
tro. Lo schema di gioco è
piuttosto interessante: del
protagonista si vedono solo
le mani, adottando un pun-
to di vista molto simile a
quello che ognuno di noi
avrebbe se praticasse nella
realtà questo sport. Si deve
selezionare una fase di gio-
co e curarne dal di dentro
la strategia e l'azione. Per
dirvi di più sulla completez-
za di questo software do-
vrei essere più addentro al-
le regole deH'American fo-
otball cosa che non è. Giu-
seppe Origlia che oltre ad
essere un prezioso collabo-
ratore per le adventure è
anche un esperto di foot-
ball ha promesso di darmi
una mano per sviscerare
ciale della marina Usa.
Versione per l'Amiga an-
che di lOth frante della Ac-
cess di cui ho già parlato
qualche mese fa quando è
uscito in standard 64. I fra-
telli Carver, Bruce e Roger,
già famosissimi per i video-
games 8 bit Beach head e
Raid over Moscow, hanno
venduto una grandissima
quantità di copie del leg-
gendario Leader Board,
splendido arcade/simula-
tor dedicato al golf. Con
lOth frame si propongono
al pubblico con un simula-
tore del bowling. Accusato
nella versione 64 di non es-
sere facilmente utilizzabile
a causa della eccessiva mi-
niaturizzazione degli ogget-
ti, finisce per risaltare mag-
giormente nelle macchine a
sedici bit come l’Amiga. Il
discorso è praticamente
identico per ciò che rigurda
l'Atari ST. Molto buono.
Per l'Amiga è uscita da
circa sei mesi una stupenda
rivista su due dischetti: si
chiama New Aladdin, ed è
un intelligente esperimento
su come potrebbero essere
in futuro le pubblicazioni.
Esteticamente eccezionale,
molto semplice da «sfoglia-
Che cosa c’è di nuovo
per la macchina che più at-
tira le attenzioni dei giova-
ni interattivi e simulanti del
mondo? Ci sono parecchie
cose: dalla Strategie Simu-
lations americana arriva la
versione Amiga di Sileni
Service, la famossissima si-
mulazione di guerra con il
sottomarino che ha avuto
tanto successo sul C64. La
sotiomarinile è esplosa nel-
l'estate del 1985 con il gran-
de successo di Gaio, della
Spectrum Holobyte sempre
americana, uscito inizial-
mente per IBM e poi tra-
dotto come sempre accade
per tutti gli altri computer.
Silent Service, già nella ver-
sione 64 e adesso più che
mai in quella Amiga e ST, è
una buona simulazione per
chi ha tantissimo tempo vi-
sto che tutto quello che suc-
cede è assolutamente in
tempo reale. Un altro sotto-
marino nella storia del vi-
deogame è quello di Up thè
periscope, sempre per il 64 e
l'Apple 2, una simulazione
realizzata addirittura grazie
al contributo di un ex uffi-
120
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
§i| AYWiiHi li
tutti i segreti di questo pro-
gramma. Ne riparliamo.
Da una nuovissima soft-
ware house che si chiama
Cale games e che potrebbe
essere la nuova casa di
Mark Cale, già autore di
International Karaté e fa-
moso game designer della
Andromeda, è annunciato
Formula One manager , un
simulatore che ci mette al
posto di un team manager
di formula uno. Il software
si presenta bellissimo dal
punto di vista estetico e ter-
ribilmente realistico in
quanto a simulazione. Mol-
to di più in questo momen-
to non sono in grado di di-
re: guardatevi intanto le im-
magini e cercate di avere
pazienza.
Annuncio volante anche
per i due nuovi prodott
della Psygnosis, una casa d
Liverpool di cui ho grandis
sima stima. La Psygnosis
pubblica Barbarian, un bel
lissimo fantasy che minac
eia di segnare un nuovo ca
pitolo del dungeon anc
dragon elettronico, e Ter
rorpods , un videogame cu
ratissimo ambientato in
una base da qualche parte
nello spazio, pieno di radar
e di segnalatori di pericolo.
In entrambi i casi si tratta
di materiale che sarà pre-
sentato al pubblico il pros-
simo 28 aprile (io scrivo
queste note il IO aprile) e in
questi giorni ho ricevuto da
Liverpool alcune immagini
del gioco e niente altro. Na-
turalmente questi due nuo-
vi titoli della Psygnosis so-
no disponibili sia in versio-
ne Amiga che Atari ST.
Atari ST
Anche per Atari ST sono
arrivati sul mio tavolo di la-
voro un bel po' di scatole di
software, a volte bellissime
(parlo delle scatole). Due
software house francesi so-
no le responsabili dei primi
prodotti di cui vi parlo: la
Ere Automatique, e la Pyra-
mide, tutte e due distribuite
dalla Lago (tei. 031:
300174). La Ere Automati-
que è autrice di Macadam
Bumper , un flipper che era
già uscito in versione C64 e
che ora, visto il grosso suc-
cesso delle nuove macchine
Atari in Francia, saggia il
mercato in confezione mol-
to più lussuosa adeguata al-
la possibilità grafica dell'A-
tari ST. Macadam Bumper
è un pinball con due serie
di pulsanti e un bel po' di
target e bumper vari; risul-
tato finale: forse il miglior
pinball elettronico mai
uscito sul mercato del soft-
ware, anche se siamo anco-
ra in spasmodica attesa del
Pinball Consiruction Sei del-
l'EIectronic Arts che dagli
screen che si sono visti in
giro dovrebbe battere tutti i
record. Si chiama Wanderer
il videogame spaziale e vet-
toriale della Pyramide. Ven-
duto in una confezione con
gli occhialini per esaltare la
tridimensionalità (due paia
in ogni scatola) è una spe-
cie di Star IVars delle arca-
de, anche se è un pochino
deludente. Alla lunga gli
occhi si sforzano parecchio
e poi non è facilissimo abi-
tuarsi alla prospettiva parti-
colare che il videogame im-
posta. Parlando di belle
confezioni e di scatole pie-
ne di gadget non si può ta-
cere della software house
che per prima ha inventato
questo modo di vendere i
programmi: la Infocom.
Nata ormai otto anni fa
per l’iniziativa di alcuni in-
gegneri elettronici in tutt'al-
tre faccende affaccendati,
già dalle prime produzioni,
la leggendaria trilogia di
Zork, s’impose subito all'at-
tenzione generale per il suo
inedito modo di usare il
computer: avventure text
only, ma con un grandissi-
mo vocabolario e una enor-
me possibilità d'interazio-
ne. Il successo è immediato
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
121
PLAYWORLD
e conferma l'impostazione
della Infocom. Nasce allora
una sorta di giuramento
aziendale: mai farsi irretire
dalla possibilità di inserire
immagini nel loro software,
conservarsi anche di fronte
a eccezionali novità in cam-
po tecnologico fedeli alla
propria immagine. Da quei
tempi la Infocom ha fatto
ancora molta strada, e con-
ta intere legioni di fan in gi-
ro per il mondo. Inutile ri-
cordare i loro titoli più fa-
mosi, basterà citare Wit-
ness, Hitchhiker's guide lo
thè galaxy, e il recentissimo
e davvero interessante Lea-
iher Goddsess of Phobos. La
Infocom alla fine del 1986
ha venduto la propria eti-
chetta alla Activision con la
clausola di rimanere in tut-
to e per tutto autonoma ri-
spetto alla casa madre: il
125 di Cambridge Park dri-
ve nel Massachussetts rima-
ne il loro quartier generale.
Immersi nel verde e entu-
siasti come otto anni fa, i
designer della Infocom
continuano a sfornare una
decina di nuovi text adven-
ture ogni anno. Il loro ulti-
mo prodotto, che ho ricevu-
to in versione Atari ST, si
chiama Hollywood Hi Jinx,
ed è una gustosa rievoca-
zione dei luoghi e dei per-
sonaggi della Hollywood
anni venti, giusto al tempo
in cui si giravano i B-mo-
vies, le pellicole di serie b
piene di baci e inseguimen-
ti, di ville sul mare e di am-
bienti loschi. Opera di Dove
Anderson, Hollywood Hi
Jinx è un’avventura interes-
santissima e affascinante a
patto di conoscere bene
l'inglese (anzi l'americano)
ferroviere, come giocattola-
io, come scaricatore ai mer-
cati generali o perfino al-
l'aeroporto; tutto questo la-
voro per comprare i giocat-
toli necessari a realizzare
un parco giochi per i nipo-
tini e per gli altri bimbi di
Paperopoli. Diamogli una
mano. Buoni tutti e due i
prodotti Sierra.
È uscito anche per Atari
ST il secondo titolo della
osannatissima (non troppo
da me) Cinemaware. Come
sapete si chiama SDÌ ed è
la storia dello scudo stella-
re americano. O almeno co-
si dovrebbe essere. Finisce
invece per essere un bellis-
simo videogame spazialeg-
giante che ha il suo punto
di forza nella battaglia si-
mulata contro i mezzi nemi-
ci (ottima). La grafica è bel-
lissima e anche la musica è
stupenda.
E uscito Liberator pubbli-
cato da una sconosciuta
software house inglese, la
Tynesoft. Scritto da Tim
Moore, che non ricordo di
aver mai visto all'opera da
qualche parte, il videoga-
me, nonostante sia uno spa-
ziale, convince sia per la
grafica che per l'atmosfera
generale, ambigua e ansio-
e di amare il cinema e i suoi
autori.
Altre novità dal fronte
Atari ST. È uscita la versio-
ne ST di Trailblazer, un gio-
chino mutuato dal C64 e
abbastanza simile al decisa-
mente più affascinante
Ballblazer della Lucasga-
mes. Confezionato in una
scatola a forma di un pallo-
ne da calcio, è notevolmen-
te migliorato dal punto di
vista estetico, anche se si
tratta pur sempre di una
folle corsa su un ponte a
scacchi.
Pubblicato dalla Gremlin
in Inghilterra.
Due nuovi prodotti della
Sierra, la software house
americana che ha l'esclusi-
va worldwide per la traspo-
sizione dei personaggi di
Walt Disney in versione
software. E uscita la terza
parte di King quest, storia
di un povero re che si aggi-
ra senza trovare riposo tra
foreste incantate e case de-
solate, ed è finalmente
uscita anche la versione per
Atari ST di Donald Duck's
playground, uno dei miglio-
ri videogame di sempre su
C64. Paperino entra a
Duckburg alias Paperopoli,
e deve cercare lavoro come
sa come nei giochi di Fa-
soulas, l'autore di Delta e di
Sanxion, e come nei vecchi
videogame di Jeff Minter.
Lo consiglio a tutti quelli
che amano il genere. Pub-
blicato da Lago.
La Michtron, una delle
prime e più attive software
house per ST, ha pubblica-
to la parte seconda del suo
successo Time Bandii. Sco-
pro in questo momento di
non avervi mai parlato del-
la parte prima. Ecco in bre-
ve: si tratta di una avventu-
ra tipo Gauntlet, ambienta-
ta nel tempo: s'incontano
personaggi vari in una
struttura labirintica, e si fi-
nisce perfino nel settore
vecchie glorie del videoga-
me a tu per tu con una af-
flosciatissima pattuglia di
Pac Man. Consigliabile per
i labirintomani e gli ammi-
ratori del bellissimom Salo-
mon ’s key delle arcade.
MSX1 e MSX2
Le ultime grida dalla >a-
vana Msx non fanno gioire
certo le legioni di impazien-
ti che vogliono comprare
software per i loro affama-
tissimi computer. C'è un di-
scorso preliminare da fare:
quasi sempre i giochi Msx
sono conversioni, cioè non
sono stati realizzati espres-
samente per quel computer,
ma trasferitici a forza per
sfruttare la diffusione della
macchine che è comunque
cospiqua in Europa e in
Giappone. Questo va[e so-
prattutto per l'Msx I. la
macchina successiva dispo-
ne di poco software, ma
davvero ottimo come si è
potuto vedere nel mio spe-
ciale Msx di qualche mese
fa. Vediamo un po’ adesso
che cosa c'è di nuovo per
Msx I.
È uscita la versione di
Rombo per Msxl: non si
può certo dire che si tratti
di un videogame memora-
bile. La definizione più
adatta è orrore inaudito,
dal momento che il già
brutto videogioco nato sul
C64 qui è diventato orribi-
122
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
PLAYWORLD'
le. Non aggiungo altro che
è meglio. Timetrax è un bel
videogame degli autori del-
la Odin che non ha perso
troppo nel passaggio di
standard: rimane un inte-
ressante software che ne-
cessita di parecchia atten-
zione se si vuole capirne a
fondo la possibilità. Spazia-
le senza troppo brio è il su-
peratteso Nemesis, che do-
po essere stato un grande
hit nelle arcade è stato tra-
sferito dalla Konami, che ri-
mane la grande bandiera
dello standard nipponico in
l'atto di videogame origina-
li, nei piccoli computer ad
otto bit. Non voglio affon-
dare troppo il coltello nella
piaga, ma Nemesis è uno
spaziale spara e fuggi e
niente di più.
Se vogliamo trovare delle
cose grandi per Msx I biso-
gna andare nel catalogo e
ripescare il Konami Soccer,
che è a tutt'oggi il miglior
calcio elettronico disponi-
bile, anni luce lontano (in
meglio) dal celebratissimo e
a dire il vero molto giocar-
le, Iniernational Soccer, del-
l'ormai miliardario Andrew
Spencer. Se ancora non ce
l'avete dovete assolutamen-
te procurarvelo.
Anche Spy vs Spy 2 della
bellissima trilogia delle spie
della guerra fredda, esce in
versione Msx 1. Pubblicata
in Inghilterra dalla Databy-
te ci rimette un bel po' nel
passaggio dal C64 all’Msx.
Il discorso è sempre lo stes-
so: non è che l'Msx sia in-
feriore al C64, anzi è proba-
bilmente vero il contrario,
ma come già sapete tutti è
la bontà del software a fare
buona una macchina e non
viceversa. Ecco perché il
miglior software per l'Msx
è quello della Konami che
ha studiato a fondo la mac-
china. Dalla Sega, notissi-
ma e buonissima casa di
produzione di videogame
arcade, esce Champion Pro
Ringraziami i per arer calla bo-
rala alla documentazione della
pane MSX Eraldo Taioli e il club
Soft & Computer di Ferrara.
Wrestling. Il catch, noto an-
che come Wrestling, non è
esattamente lo spettacolo di
maggiore gusto che sia
emerso negli ultimi anni.
Ma a beneficio dei suoi am-
miratori annuncio che que-
sta della Sega è una buona
versione dello sport dei cic-
cioni che appassiona gli
americani. Finalmente mi
posso accendere di entusia-
smo per un gioco Msx I
grazie alla pubblicazione in
questo standard di Pinguin,
un labirinto meraviglioso
con protagonista un mobi-
lissimo e simpaticissimo
pinguino alle prese con un
uovo quasi più grande di
lui. Penso di riparlarvi me-
glio di questo splendido vi-
deogame Konami in una
prossima occasione.
Passiamo ad occuparci
deli'Msx 2, il secondogeni-
to dello standard nippo/eu-
ropeo. La novità più inte-
ressante credo che sia Lay-
dok, uno sconvolgente vi-
deogame spaziale che rias-
sume la bellezza dei grandi
antenati giapponesi. Gala-
xian. Space Invaders e so-
prattutto Galaga. Musica
struggente e ossessiva,
grandissima mobilità e faci-
lità d'interazione, esseri
alieni sempre diversi e tutti
curatissimi: tutto questo fa
di Laydok una delle miglio-
ri space opera che io riesca
a ricordarmi.
Contemporaneamente è
uscita la versione in italia-
no di L'affaire la bellissima
detective/adventure di cui
già vi ho parlato due nume-
ri addietro. Opera della
software house francese In-
fogames, autrice anche de
Lheriiage sempre per Msx
2, è la storia movimentatis-
sima di Raymond Pardon,
uno sfortunato personaggio
immischiato ingiustamente
in una storia di crimine.
L'azione si svolge nelle
maggiori capitali europee e
Pardon ha soltanto una co-
sa in mente: vuole farla pa-
gare cara a chi lo ha fatto
stare sei anni in prigione
per una rapina che non ha
commesso. Per riuscire a
discolparsi si fingerà ora
giornalista ora malvivente e
svolgerà ostinatamente la
sua indagine nonostante i
sicari che vogliono uccider-
lo. Raymond, vincerà o per-
derà se noi vinceremo o
perderemo. Esce in questi
giorni per l'Msx 2 anche
Kineiic Connection, il famo-
sissimo videogame/puzzle
cui ho dedicato moltissimo
spazio circa un anno fa.
Opera di Sodalo Teneda,
designer e deus ex machina
della Angelsoft, ripropone
gli stessi temi della versione
Apple e C64: la realtà si
scompone in molti o moltis-
simi pezzi e il computer la
ricompone a suo piacere.
Moltissimi menu «icons
driven» aiutano a comple-
tare con maggiore facilità i
puzzle: i soggetti sono sem-
pre gli stessi: barchette a
vela e dirigibili, grafici elet-
tronici e framework astratti.
E con questo ho finito di
parlarvi delle novità di que-
sto mese. Restano fuori due
software atipici, The Pawn
per il Macintosh che potete
chiedere a Mastertronic (tei.
0332/212255) e Wilderness,
un corso di sopravvivenza
per IBM interessantissimo
e molto bello anche grafica-
mente che potete chiedere
alla Lago.
MCmicrocomputer n, 63 - maggio 1987
123
La storia era ambientata
in un manicomio, un mani-
comio popolato per lo più
da ex giocatori di adventu-
re, distrutti dalle difficoltà
dei labirinti nei quali gli au-
tori li costringono. Scritto
da William Denman jr. in
seguito e nello stesso perio-
do autore di altri famosi e
pregevoli pezzi di software
(Fogo joe. Acrojet...), la sto-
ria di Asylum fece veloce-
mente il giro del mondo.
Abbinato ad un appetibile
concorso che prometteva
10.000 dollari al primo che
fosse riuscito ad uscire dal-
l' Asylum, cioè dal manico-
mio teatro delle operazioni,
colpi subito moltissimo tut-
ti gli appasionati di compu-
ter per la grande varietà di
vocabolario che assicurava
e per lo splendore della gra-
fica assolutamente raro per
quei tempi. Gli screen dise-
gnati dall’artista Michael
O’Haire potevano anche es-
sere visti tutti con un siste-
ma di slide show che li met-
teva sul video in sequenza.
A vederle fu facile rendersi
conto che c’era un grande
fascino ambiguo in quelle
immagini, lo stesso fascino
Inauguriamo questa nuo-
vissima rubrica dedicata al-
le hardcopy realizzate con
la stampante Nec Pinwriter
che è una stampante in gra-
do di restituire sulla carta
gran parte del fascino del-
l’immagine che potete ve-
dere sul video.
Ogni mese vi proporrò una
schermata differente sem-
pre ottenuta con questa
macchina e con l'Amiga:
saranno giochi, dump scre-
en di schermate grafiche,
altre cose curiose e spero
divertenti anche per i lettori
di playworld.
Questo mese, per comin-
ciare, una bellissima imma-
gine di Saucer attack, famo-
sissimo videogame spaziale
alla J.D. Sachs enterprise.
Su questo videogame ho un
aneddoto da raccontarvi, è
una storia da self made
man, tipicamente america-
na, di chi riesce ad arrivare
al successo unicamente con
le proprie capacità. Siamo
nel 1984 e su Compute’s ga-
zette, una celebre rivista
per i commodoriani, com-
pare una pubblicità di un
quarto di pagina completa
di schermo del videogame
offerto per corrispondenza.
Si tratta proprio di Saucer
attack, tuttora giustamente
considerato uno dei massi-
mi storici raggiunti dal
Commodore 64 in fatto di
grafica. Il software ha un
grandissimo successo e il
suo autore, con un solo vi-
deogame all'attivo, diventa
ricco. Ci vediamo il mese
prossimo con una nuova
hardcopy e con un'altra
storia.
124
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
del tema manicomiale,
qualcosa che richiamava al-
la mente il nido del cuculo
dove Milos Forman raccol-
se una famosa serie di mat-
ti. Le immagini, infatti, de-
scrivono per lo più i pazien-
ti dell’Asylum: un ciccione
con i calzoni a scacchi che
maneggia un giocattolo, un
barbone con gli occhi spiri-
tati che suona un pianofor-
te con i tasti colorati, lo
stesso Michael O'Haire in
maglietta da marinaio a ri-
ghe bianche e celesti che
percuote un computer di
cui vediamo la parte poste-
riore, le guardie (maschi e
femmine) in tuta alla Biade
Runner, che sorvegliano
tutte le uscite, i medici in
camice verde che operano,
per lo più alla testa, i letti
con la testata provvista del
marchio deil'Àsylum, una
«A» in un cerchio.
Follia, ambiguità, pazzia
vera e matti elettronici, e al-
la fine la beffa Finale: qual-
cuno dei giocatori di tutto
il mondo fa una scoperta
desolante: i 10.000 dollari
non potranno mai essere
vinti. Non c’è nessun siste-
ma per uscire dall’Asylum.
Express Raider
US GOLD.
1987, GB,
C64, Spec Ams
Conversione Us Gold di
un famoso videogame we-
stern della Data East Usa.
Il tema è piuttosto interes-
sante: qualcuno vuole rapi-
nare un treno, c’è chi è
d'accordo e chi vorrebbe
evitarlo. Naturalmente la
nostra parte è quella del
buono in lotta disperata
contro il cattivo che, essen-
do elettronico, di solito ha
la meglio.
Samuray Trilogy
Gremlin,
1987, GB
C64 Spec Ams
Chi tra voi sente ancora
il bisogno di un bel video-
game sulle arti marziali alzi
la mano destra. Dalle po-
che mani alzate che vedo
percepisco che condividete
la mia noia mortale per
questa spaventosa ripetitivi-
tà che le software house in-
glesi dimostrano. Questa
roba è come le opere del-
l’antichità greca: una trage-
dia.
Laurei & Hardy
Virgin
1987, GB
C64 Spec Ams
nero. Per coerenza Wilson
ha deciso di realizzare il vi-
deogame senza usare i colo-
ri.
Ranarama
Hewson
1987, GB
C64 Spec Ams
Bellissimo dungeon and
dragon della casa diretta
con grande bravura da An-
drew Hewson. Protagonista
assoluta una tranquilla ra-
nocchia disegnata stupen-
damente da Steve Turner
che forse ricorderete in
Quazatron per lo Spectrum.
La rana ispeziona decine di
stanze e progredisce veloce-
mente nel grande territorio
pieno di cose da prendere.
Viva la rana.
Andy Wilson, autore di
Dan Dare uno dei migliori
videogame di tutto il 1986,
ha preparato il suo nuovo
software dedicato alla fa-
mosa coppia nota in Italia
come Stanlio e Ollio, me-
morabile protagonista di in-
numerevoli film in bianco e
Shockway Rider
FTL, 1987, GB
C64 Spec Ams
Durissima la vita per gli
innocenti pedoni del futu-
ro! Almeno se le cose an-
dranno come in questo bel
videogame della FTL, un'e-
tichetta della Gargoyle ga-
mes. Qui è tutta una scaz-
zottata che attraversa l’inte-
ro screen di gioco diviso in
tre livelli. Il videogame è
raffinato nella confezione e
ben realizzato in tutto il re-
sto.
MCT
Loriciels/Activision
FR 1987
Ams
Videogame interessantis-
simo che è già uscito anche
in versione Atari ST e che è
ambientato in uno splendi-
do palazzo di cristallo pie-
no di strane forze magneti-
che e di uffici e porte in
fondo ai corridoi. L'incari-
co che abbiamo ricevuto è
molto chiaro, e ancora più
esplicita è la posta in palio:
raggiungere lo scopo o ri-
metterci il collo. MS
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
125
foMB§]®CW]
■ Seconda parte dedicata all’Insieme di Mandelbrot. Questo
mese, guidati da Vivaldo Moscatelli e Francesco Maria
Lelario, vediamo i listati in TurboPascal che ci permetteranno di
studiare di persona l’affascinante geografia complessa introdotta il
mese scorso. I sorgenti relativi, come al solito, sono a disposizione di
tutti su MCLink. ■
Turbo
Mandelbrot
I listati in TurboPascal per studiare
l'Insieme di Mandelbrot in due o tre dimensioni
di Corrado Giustozzi
L o scorso mese, se vi ri-
cordate, abbiamo fatto
conoscenza con quel-
l'oggetto incredibile che è
l’insieme di Mandelbrot.
Una conoscenza piuttosto
superficiale, però, in quan-
to buona parte della punta-
ta se n’è andata per intro-
durre quel minimo di no-
zioni per cosi dire prope-
deutiche allo studio dell’in-
sieme stesso, quali la defi-
nizione di piano complesso
e le regole di calcolo fra nu-
meri complessi. E quindi
dell'insieme vero e proprio
non ho avuto molto tempo
di parlare, se non per spie-
gare cos’è e come viene
fuori (introducendo la co-
siddetta «Legge di Mandel-
brot»).
In questa puntata, per-
tanto, il discorso sarà un pò
più concreto che in quella
precedente. Vedremo da vi-
cino l’insieme di Mandel-
brot e, anche con i suggeri-
menti dei nostri due lettori
romani, discuteremo degli
algoritmi per calcolare e vi-
sualizzare questo affasci-
nante oggetto matematico.
A corredo della puntata un
listato in TurboPascal che
calcola e visualizza l’insie-
me sullo schermo di un PC
IBM (o compatibile). In ef-
fetti i programmi preparati
da Vivaldo e Francesco so-
no più di uno, come avrò
meglio modo di chiarire in
seguito; tutti sono scritti in
TurboPascal ma sono facil-
mente adattabili anche a
macchine e linguaggi diver-
si, e possono essere libera-
mente prelevati tramite
MCLink.
Dov’è l’Insieme?
Riepilogando, l’insieme
di Mandelbrot è il luogo
dei punti del piano com-
plesso i quali soddisfano al-
la proprietà per cui, detto c
il punto in questione, la
successione prodotta ite-
rando la relazione “z z‘2 +
c”, con z inizialmente pari
a zero, non diverge. La for-
mula “z z"2 + c" si chiama,
lo ricordo, «Legge di Man-
delbrot».
L’insieme di Mandelbrot
si trova in un intorno piut-
tosto ristretto del l’origine
del piano complesso, che è
il punto O + Oi o, se volete,
(0,0). Per la precisione, tut-
to quanto l’insieme (ripro-
dotto nella foto a pag. 99
del mese scorso che intro-
duceva l’articolo) è racchiu-
so nel rettangolo i cui lati
sono compresi fra —2 e
+ 0,5 lungo l’asse reale
(quello orizzontale) e
— 1,25 e +1,25 lungo l’asse
complesso (verticale). Il
punto (0,0) si trova proprio
dentro l’insieme, come è fa-
cile verificare a mente; in
esso la legge di Mandelbrot
converge istantaneamente
al valore zero. L’insieme in
sè e per sè è tutto ciò che
nelle immagini pubblicate
appare in nero; tutto il re-
sto sono punti fuori dell’in-
sieme, colorati in modo da
evidenziare il comporta-
mento in essi della Legge di
Mandelbrot, come avrò me-
glio modo di chiarire fra un
attimo.
Come si calcola?
Un algoritmo semplicissi-
mo per calcolare l'insieme
di Mandelbrot discende im-
mediatamente dall'applica-
zione della legge stessa.
Una volta scelta la zona di
piano complesso che si in-
tende studiare la si suddivi-
de in una griglia più o me-
no fitta di punti e poi, per
ogni punto della griglia, si
va a vedere se appartiene o
meno all’insieme. Per fare
questo non si fa altro che
usare pari pari la legge di
Mandelbrot: si prendono il
punto c in esame e la quan-
tità z (inizialmente pari a
zero), e si sommano c ed il
quadrato di z. (Ricordo che
dire «punto» equivale a di-
re «numero complesso», e
quindi queste operazioni
fra punti sono in realtà ope-
razioni fra numeri comples-
si). Quello che viene fuori
diventa il nuovo valore di z
con cui ripetere il procedi-
mento. Si va avanti cosi fin-
ché non si è dimostrato che
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
127
'MfflmOCMT
la successione degli z diver-
ge oppure no: se diverge al-
lora il punto c non appar-
tiene all’insieme, in caso
contrario vi appartiene.
Ma come si fa a stabilire
se la successione diverge o
no? Data la particolare for-
ma della legge di Mandel-
brot, in cui compare il qua-
drato di z, ci viene in aiuto
una proprietà dei numeri
complessi la quale dice,
grosso modo, che se un nu-
mero complesso ha modulo
maggiore od uguale a 2 il
suo quadrato avrà modulo
ancora maggiore. Per cui se
in qualche momento della
successione troviamo che il
modulo di z è maggiore od
uguale a 2 possiamo tran-
quillamente terminare l'ite-
razione in quanto abbiamo
la certezza matematica che
da quel punto in poi i z suc-
cessivi saranno sempre cre-
scenti fino aH'infinito.
Sembrerebbe tutto a po-
sto, ma c'è ancora un pro-
blema: si tratta di uno di
quei problemi di ordine
squisitamente pratico che
attanagliano i programma-
tori e non i matematici. Per
questi ultimi, infatti, la leg-
ge generale basta per consi-
derare un problema risolto
in linea di principio, ma per
chi poi le cose le deve fare
nella realtà ciò spesso non
è sufficiente. Nel nostro ca-
so particolare potrebbe ad
esempio succedere che una
certa successione prenda ad
oscillare intorno a valori di
poco inferiori a 2, senza tut-
tavia dar segno di volerlo
raggiungere. In questo caso
cosa si può concludere? In
effetti il fatto che una certa
successione non diverga
dopo un certo numero di
iterazioni non vuol dire che
non divergerà mai: tutt'al
più vuol dire che è troppo
presto per decidere, ed oc-
corre proseguire nelle itera-
zioni. Ed allora come si fa a
decidere il destino di quel
punto? Potrebbe essere ne-
cessario procedere nelle ite-
razioni per un tempo infini-
to, e questo è decisamente
poco pratico! Bene, la cosa
viene risolta in modo mera-
vigliosamente empirico con
uno di quei colpi d'ascia di
Gordiana memoria che ser-
vono spesso a sbrogliare
matasse apparentemente
impenetrabili. Non si fa al-
tro che stabilire un certo
numero massimo di itera-
zioni permesse: se una suc-
cessione non diverge entro
quel numero di tentativi si
presume che non divergerà
mai e quindi si accetta il
punto che la origina come
membro dell’insieme. La
cosa non è affatto corretta
dal punto di vista teorico,
ma si suppone che se sce-
gliendo un limite abbastan-
za alto le probabilità di
commettere errori di attri-
buzione siano limitate. Tra
l’altro il valore di questo li-
mite influenza direttamente
il tempo di calcolo dell’in-
sieme: una sua scelta accu-
rata è essenziale per non
dover attendere delle ore
davanti allo schermo.
Riassumendo dunque
l’algoritmo: per ogni punto
della griglia si itera l'appli-
cazione della Legge di
Mandelbrot fino a che il
modulo di z non superi due
o, in alternativa, non si sia
superato il massimo nume-
ro di iterazioni consentite;
nel primo caso il punto non
appartiene all’insieme, nel
secondo caso si decide che
vi appartenga (anche se con
qualche incertezza).
E i colori?
Cosi facendo, tuttavia,
l’insieme di Mandelbrot
verrebbe visualizzato solo
in due colori: ad esempio
bianco per i punti che non
appartengono all’insieme e
nero per quelli che vi ap-
partengono. Da dove na-
scono allora quei meravi-
gliosi vortici multicolore
che vediamo nelle immagi-
ni di queste pagine? Da un
«trucco» piuttosto sempli-
ce. Supponiamo di non vo-
ler semplicemente studiare
quali punti del piano ap-
partengano all'insieme, ma
più in generale come si
comporta nel piano la Leg-
ge di Mandelbrot. Possia-
mo ad esempio studiare la
velocità con cui la succes-
sione diverge in funzione
del suo punto di origine.
Possiamo allora sfruttare i
colori per visualizzare que-
sto comportamento: ad
esempio disegnando in
bianco quei punti in cui la
successione diverge alla
prima iterazione, in giallo
quelli in cui il numero di
iterazioni è compreso fra
due e dieci, e cosi via fino
al nero per quei punti in cui
il numero di iterazioni è in-
finito (ossia la successione
non diverge).
Questa è la tattica seguita
in tutti i programmi di vi-
sualizzazione, con la quale
si generano quegli stupefa-
centi intrecci di filamenti
che abbiamo visto più vol-
te. Ovviamente ognuno ha
la massima libertà nella
128
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
lnNMMOCHr
scelta dei colori e delle ri-
spettive fasce di attribuzio-
ne: conviene anzi sperimen-
tare un pò per trovare la
combinazione più valida
esteticamente. Certo che
col PC IBM le cose sono un
pò squallide: solo quattro
colori, per una risoluzione
di 320x200 punti, non per-
mettono visioni particolar-
mente eccitanti. Tuttavia su
macchine maggiormente
dotate di risorse grafiche
(Amiga o Atari) si possono
ottenere risultati decisa-
mente d'effetto: valgano ad
esempio le immagini, pub-
blicate per confronto, gene-
rate proprio da un Amiga.
La parola ai lettori
Ma a questo punto credo
sia ora di vedere cosa ci
propongono i nostri due
amici romani Vivaldo e
Francesco Maria. Cedo
quindi direttamente a loro
la parola per farci narrare
le loro sperimentazioni e
descrivere il programma
pubblicato questo mese.
Il fascino delle mappe di
Mandelbroi è dovuto alle
forme caratteristiche che si
originano lungo i bordi del-
l'insieme. Questi bordi pos-
sono essere esplorati all'infi-
nito (almeno in teoria) e pos-
siamo veder sorgere in que-
sta esplorazione paesaggi
sempre nuovi. In questo caso
il limite è la macchina, o me-
glio il numero di cifre di pre-
cisione di cui disponiamo.
Per quanto riguarda l'a-
spetto tecnico dello studio
dell'insieme di M aride Ibrot,
le immagini pubblicate in
questa e nella precedente
puntata di IntelliGiochi sono
state ottenute calcolando i
dati relativi alla matrice di
schermo con un programma
in C che girava in ambiente
Unix (su PerkinElmer): i dati
così ottenuti sono stati tra-
sferiti ad un IBM non grafi-
co collegato con Unix. Essi
quindi sono stati utilizzati,
su un IBM AT. da un pro-
gramma in Basic che attri-
buiva un colore ad ogni pixel
a seconda della sua apparte-
nenza. o meno, all'insieme.
Il programma di ricerca è
basato su un algoritmo che
studia un'area rettangolare
del piano complesso. Que-
st'area viene suddivisa in
320x200 punti, rispettiva-
mente lungo l'asse reale e
quello immaginario, e per
ogni punto viene iterato un
processo per un numero di
volte fissato dal programma-
tore. Se dopo queste iterazio-
ni il modulo del numero è
minore di 2 il punto appar-
tiene all'insieme ed in questo
caso gli si attribuisce il colo-
re nero: se durante le itera-
zioni il modulo di questo nu-
mero complesso supera il va-
lore di 2 allora si attribuisce
un colore al punto a seconda
del numero di iterazioni ese-
guite dal processo.
Il programma è pertanto
costituito da tre loop nidifi-
cati che scandagliano la fi-
nestra da studiare e verifica-
no l'appartenenza o meno di
ogni punto all'insieme di
Mandelbroi. Per quanto ri-
guarda l'ottimizzazione del
programma gli accorgimenti
più efficaci sono stali ap-
prontati nei confronti del ci-
clo più interno, cioè quello di
verifica dell'appartenenza.
Per esempio un semplice ac-
corgimento è quello nella
condizione di uscita, dove il
modulo del numero comples-
so in esame ( che è sqr
t a *a+ b ’bu viene confronta-
to senza la radice con il valo-
re 4 risparmiando alla mac-
china l'inutile e dispendiosa
operazione di calcolo della
radice.
Nel programma pubblica-
to. scritto in TurboPascal. le
variabili fondamentali sono
cinque: la parte reale ed im-
maginaria del numero com-
plesso z (zre. zim): la parte
reale e immaginaria del nu-
mero complesso c che rappre-
senta il punto che stiamo
studiando (ere. cim): la va-
riabile contatore che rappre-
senta il numero di iterazioni
nel loop più interno. Il loop
più interessante è il while più
interno che verifica l'appar-
tenenza de! punto che stiamo
studiando: le condizioni di
uscita sono due: la prima sul
modulo del numero comples-
so z, la seconda sul valore
del contatore. All'uscita da
questo loop con uno switch
viene assegnato il colore al
pixel che rappresenta il pun-
to che si sta studiando.
Come ulteriore passo di ri-
cerca abbiamo realizzato
delle versioni che permettono
di rappresentare l'insieme di
Mandelbroi in tre dimensio-
ni. permettendo di creare
paesaggi infiniti di infinite
forme. Questi programmi si
basano sull idea di associare
ad ogni punto oltre che un
colore anche una quota, vi-
sualizzando quindi la super-
ficie cosi generata. Le varie
versioni che abbiamo prova-
to si differenziano fra loro
per la tecnica di attribuzione
dell'altezza di ogni punto: in
un caso in base al valore del
contatore (come nel numero
precedente) ed in un altro a
quello del modulo del nume-
ro complesso z. A chi volesse
provare a studiare l'insieme
in tre dimensioni, possiamo
consigliare di dare un 'oc-
chiala a questa zona: supx
= 1.42. infx = 2.0005. supy
= 0.1, infv = 0.1: e buon di-
vertimento.
Commenti
Con queste descrizioni,
ed il listato sotto mano, tut-
to dovrebbe apparire chia-
ro. Tuttavia vi do alcuni
consigli di ordine pratico,
ottenuti dalle mie personali
sperimentazioni.
Nonostante tutti gli ac-
corgimenti tesi alla sua otti-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
129
toNnmocNi
mizzazione, il programma
impiega molto tempo a
completare il suo lavoro. È
difficile dare una stima pre-
cisa, ma si parla di diversi
minuti su una macchina
classe AT, che diventano
anche diverse decine su un
PC. Potrebbe essere pertan-
to utile modificare il pro-
gramma in modo che non
visualizzi l’insieme diretta-
mente sullo schermo ma
salvi i dati calcolati in un fi-
le. I dati conviene che siano
quelli grezzi, ossia il nume-
ro di iterazioni per punto e
non direttamente il colore.
Un secondo programma, in
tempi successivi, potrebbe
quindi occuparsi di leggere
il file, interpretarlo, asse-
gnare i colori e visualizzare
la schermata. In questo mo-
do la fase di calcolo avvie-
ne una tantum (magari di
notte) e si rende più veloce
la visualizzazione, a tutto
vantaggio soprattutto di
una eventuale sperimenta-
zione sull’assegnazione dei
colori.
Per quanto riguarda que-
sto aspetto, io suggerisco
una valutazione a posterio-
ri: conoscendo il massimo
numero di iterazioni effetti-
vamente occorse durante la
ricerca, si possono assegna-
re i colori suddividendo in
fasce di uguale ampiezza
l’intervallo fra questo mas-
simo ed il minimo assoluto
(ossia 1), in modo da otte-
nere la massima risoluzione
cromatica. Altre scelte sono
tuttavia possibili, e vanno
dall'uso di scale logaritmi-
che all'effettuazione di zo-
om su particolari intervalli
di interesse.
Un fattore che incide
molto sul tempo di calcolo
è la scelta dei limite delle
iterazioni. Un valore gene-
ralmente accettato come va-
lido è 1000, ma sembra che
valori anche notevolmente
inferiori (100 o giù di lì)
non comportino eccessive
imprecisioni. Valori inferio-
ri a 100 sono troppo bassi,
ma possono essere usati per
ottenere particolari «effet-
ti» di visualizzazione.
Esistono poi altri trucchi
per velocizzare la ricerca,
non citati dai nostri amici.
11 più efficace consiste nel
rivelare eventuali ciclicità
della successione, in modo
da accorgersi il più rapida-
mente possibile della sua
non divergenza risparmian-
do passi di calcolo inutili.
II metodo completo richie-
de di mantenere una lista
degli ultimi valori di z gene-
rati, ma è piuttosto lungo e
dispendioso da implemen-
tare. Credo tuttavia che val-
ga la pena di inserire quan-
to meno un confronto con
il valore immediatamente
precedente, che già dovreb-
be consentire un certo ri-
sparmio in alcuni casi. A
seconda della macchina e
del linguaggio di cui si di-
spone, poi, si possono ten-
tare alcune ulteriori otti-
mizzazioni: ad esempio ma-
nipolando un pò le succes-
sioni dei calcoli (conservan-
do risultati intermedi per
evitare calcoli ridondanti)
od assegnando alcune va-
riabili critiche ai registri del
microprocessore (cosa pos-
sibile ad esempio in C). Ma
qui si entra in un campo
troppo variabile, ed è diffi-
cile dare consigli di validità
generale. Ognuno, infatti,
potrà scegliere le strategie
migliori in funzione del
proprio hardware e del
compilatore a disposizione.
Un solo consiglio: non pro-
vate a scrivere questo pro-
gramma in Basic, se non
volete diventare vecchi da-
vanti al video...
Il prossimo mese
La volta scorsa vi avevo
promesso che avrei pubbli-
cato più di un programma.
Ed in effetti i programmi
preparati da Vivaldo e
Franceso sono tre: uno è
questo pubblicato e gli altri
due sono relativi alla visua-
lizzazione tridimensionale
«diretta» ed «inversa», os-
sia con effetto «collina» o
«valle» (avete presente la
sigla di Quark?). Tuttavia
per motivi di spazio non
posso presentarli tutti in
questa puntata. Mi limito
quindi a pubblicare il pro-
gramma principale, quello
per la visualizzazione bidi-
mensionale, lasciando gli
altri per la prossima punta-
ta. Già, ho deciso di dedi-
care una terza puntata al-
l’argomento perché riman-
gono da dire ancora molte
cose. Ad esempio discutere
meglio delle possibilità di
visualizzazione alternative,
sul tipo di quella «a super-
ficie» che consente varia-
zioni dal notevole impatto
estetico. Poi esiste tutta una
serie di varianti alla Legge
di Mandelbrot, che andreb-
bero esplorate in quanto
danno luogo ad insiemi to-
talmente diversi nonché ad
immagini altrettanto affa-
scinanti. C’è spazio ancora
per nuove immagini e per
suggerimenti di zone parti-
colarmente interessanti da
scoprire. E poi... vorrei an-
che parlarvi della conferen-
za che Benoit Mandelbrot
in persona terrà prossima-
mente a Roma, all'Accade-
mia Nazionale dei Lincei,
sul tema delle applicazioni
dei frattali nell’arte. (La da-
ta è il 24 aprile, successiva
a quella nella quale sto scri-
vendo queste righe).
Per cui c’è ancora tanta
carne al fuoco, ed un’altra
puntata diventa necessaria.
Chi non avesse pazienza di
attendere un mese potrà
tuttavia trovare i listati dei
tre programmi in TurboPa-
scal su MCLink, comin-
ciando cosi a sperimentare
per suo conto. L’invito del-
la volta scorsa, ovviamente,
è ancora valido: chi avesse
qualcosa di interessante da
proporre sul tema dei frat-
tali in generale, e dell'insie-
me di Mandelbrot in parti-
colare, me lo mandi senz'al-
tro perché ne possa parlare
su queste pagine.
Buone sperimentazioni
frattali, quindi, ed appunta-
mento come al solito fra
trenta giorni. oc
130
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
(7
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2° Program Cup
EXODUS
Archiviata la prima edizione della Coppa, ecco il
nuovo impegno agonistico per i vostri computer.
di Elvezio Petrozzi
N el numero 59 di MC
avevo descritto il gio-
co deH’Halma ed
avevo annunciato che a
quel tema ludico si sarebbe
ispirata la seconda Program
Cup.
Óra, dopo la conclusione
del primo torneo e la pro-
clamazione dei relativi vin-
citori, è giunto il momento
di affrontare la nuova fati-
ca ed a giudicare dalle vo-
stre lettere pare si tratti di
un momento atteso con an-
sia da molti.
li nuovo gioco
Entriamo dunque nel vi-
vo del discorso ed iniziamo
a descrivere il nuovo gioco
cominciando dal nome:
Exodus.
In effetti il gioco consiste
proprio in un esodo incro-
ciato di pedine da un cam-
po di partenza ad uno di ar-
rivo disposto simmetrica-
mente dall'altro lato della
scacchiera e questo contem-
poraneamente ad un analo-
go spostamento di pedine
avversarie a campi invertiti.
È chiaro che lo scopo del
gioco è quello di completa-
re il trasferimento dei pro-
pri pezzi da un campo al-
l’altro prima che questo rie-
sca all’opponente.
Il tavoliere di gioco
Il terreno di gioco è co-
stituito dal tavoliere propo-
sto in figura 1 nel quale si
distinguono appunto i due
campi e l’insieme delle 44
caselle teatro degli sposta-
menti.
Come si può intuire dai
contorni delle due basi,
ogni giocatore dispone di 8
pedine; quelle bianche si
dispongono inizialmente
nel campo superiore che
occupa le case numerate
1-2-3-5-6-7-10-11 mentre le
nere partono dal campo in-
feriore costituito dalle case
34-35-38-39-40-42-43-44.
Tutte le caselle sono col-
legate tra loro da linee orto-
gonali ed è solo lungo que-
ste linee che le pedine pos-
sono compiere i vari spo-
stamenti; non sono dunque
ammessi movimenti diago-
nali.
In alcune forme di Hal-
ma gli spostamenti sono
permessi in tutte otto le di-
rezioni mentre nella popo-
lare Dama Cinese questo
può avvenire in sei direzio-
ni dato che la scacchiera è
coperta da esagoni, ma so-
luzioni di questo tipo
avrebbero sicuramente
complicato in modo ecces-
sivo la stesura dei program-
mi di gioco per cui ho opta-
to per i soli movimenti orto-
gonali; comunque già cosi
ritengo che il compito non
sia assolutamente banale.
Le regole del gioco
Sono le stesse che ho ri-
portato descrivendo l'Hal-
ma, ma è sicuramente op-
portuno che vengano ripe-
tute:
1) I pezzi possono utiliz-
zare durante il loro movi-
mento due tipi di mossa: il
passo ed il salto.
2) Il passo si esegue spo-
stando un proprio pezzo
dalla casa che occupa ad
una qualsiasi adiacente
purché libera; come detto.
lo spostamento deve avve-
nire esclusivamente lungo
le linee disegnate sul tavo-
liere.
3) Il salto avviene invece
facendo passare un proprio
pezzo sopra una casa occu-
pata da un pezzo qualsiasi
(anche avversario) e facen-
dolo quindi atterrare nella
casella immediatamente se-
guente nella direzione del
salto, la quale deve essere
obbligatoriamente libera. Il
pezzo saltato non viene ri-
mosso in quanto nell'Hal-
ma (e quindi in Exodus)
non esistono catture.
Più salti consecutivi ese-
guibili con la stessa pedina
hanno il valore di mossa
unica.
Una serie di più salti può
essere interrotta in qualsiasi
punto a discrezione del gio-
catore che esegue la mossa;
non deve quindi per obbli-
go essere continuata fino
all’esaurimento dei salti
possibili.
4) Nel corso del proprio
turno di mossa non è possi-
bile eseguire movimenti mi-
sti; durante ogni mossa è
quindi possibile spostare
una sola pedina e si è obbli-
gati a farlo o con un passo
oppure con uno o più salti
concatenati.
5) L’ingresso di una pro-
132
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
pria pedina nel campo di
arrivo è possibile solo dal
momento in cui il campo di
partenza sia stato compieta-
mente sgomberato dai pro-
pri pezzi.
6) Ogni partita si svolge
su due manche, una giocata
con pezzi bianchi (che han-
no sempre diritto di prima
mossa) ed una con i pezzi
neri.
Ogni manche si conclude
nel momento in cui uno dei
due giocatori ha portato a
termine il trasferimento dei
propri pezzi, salvo quando
questo venga fatto dal
Bianco ed il Nero possa ot-
tenere lo stesso risultato
con la mossa immediata-
mente successiva; in questo
caso la partita viene consi-
derata patta.
Una partita viene vinta
dal giocatore che realizza
due vittorie di manche op-
pure una patta ed una vitto-
ria.
In caso di una vittoria a
testa viene dichiarato vinci-
tore il giocatore che ha con-
seguito il suo successo in
un minor numero di mosse
rispetto al successo dell'av-
versario.
In caso di ulteriore parità
la partita va ripetuta per in-
tero.
A questo punto, per con-
cludere il discorso sulle re-
gole, voglio presentare
qualche esempio che chiari-
sca qualsiasi dubbio resi-
duo.
In figura 2 è riprodotta
una porzione del tavoliere
sulla quale si trovano di-
sposti dei pezzi contrasse-
gnati dal quadrato e dal
triangolo. In relazione alla
regola 2) il pezzo in 6 può
ad esempio spostarsi in 2,
in 5 ed in 1 1 , ma non in 7 in
quanto si tratta di casella
già occupata.
Per quanto riguarda inve-
ce la meno semplice regola
3), vediamo che mentre il
pezzo 8 non ha alcuna pos-
sibilità di salto poiché le ca-
selle di eventuale atterrag-
gio 6 e 19 risultano occupa-
te, il pezzo 14 può raggiun-
gere sia la casa 12 (saltando
il pezzo in 13) e lì fermarsi
oppure proseguire per la
casa 3 superando anche il
pezzo 7.
Più complesso il caso del
pezzo 13: esso può sia rag-
giungere la casa 4 saltando
sull’8, che raggiungere la
casa 2 saltando progressiva-
mente i pezzi 19, 24, 17 e 6;
questo fa capire che i salti
possono avvenire in qual-
siasi direzione, anche all'in-
dietro rispetto alla normale
direzione dell'esodo.
Naturalmente, se ciò do-
vesse giovare al disegno
strategico, il pezzo 13 può
anche raggiungere con un
passo la casa 12.
Vediamo ora di chiarire i
vari casi possibili nell'ag-
giudicazione di una partita:
a) il giocatore A vince
entrambe le manche: egli
vince automaticamente la
partita:
b) il giocatore A vince
una manche e patta l'altra:
anche in questo caso egli
vince la partita:
c) il giocatore A vince la
sua manche concludendo il
trasferimento alla 36 a mos-
sa mentre il giocatore B
vince la sua con la 39 ‘ mos-
sa: anche in questo caso A
vince la partita in virtù del-
la vittoria più «veloce»:
d) entrambi i giocatori
vincono la loro manche alla
4l a mossa: la partila è da
considerare pari e va ripe-
tuta.
Le regole
«informatiche»
Durante lo svolgimento
della prima Program Cup ci
siamo più volte occupati di
questo argomento ed i vo-
stri contributi epistolari
hanno portato a galla nu-
Trilogy, 1° Program Cup: le toppe e i vincitori
Ecco le coppe. Quella grande è per cia-
scuno dei due vincitori, che ne hanno ri-
cevuta una a testa. Quella piccola abbia-
mo deciso, in extremis ed in seguito ad
un atto di somma bontà, di darla a ciascu-
no degli altri sette finalisti. L'altra foto ri-
trae i vincitori. Marco Patrone e Marco
Borasio. Non è gran che, e per punizione
pubblichiamo la lettera di accompagna-
mento inviataci dai due lettori.
Vi inviamo la /oio che ci avete cosi urgentemente
richiesto te questa è veramente un'uhraistanta-
una Polaroid e cosi non abbiamo potuto farci ri-
trarre nel nostro ambiente « naturale ». ossia in
me:zo a computer, stampante e interminabili li-
stali, come ci avevate consiglialo. L'operazione di
un po ' troppi rischi per la nostra amata macchina.
Dopo aver tentato inutilmente di sottrargli la
macchina fotografica con ignobili sotterfugi, ci
siamo dovuti accontentare di fare la foto sulla
scalinata di fronte a! suo negozio. Come foto è un
po' bruttina, ma nell'esiguo tempo che a avete
Sulla sinistra si dovrebbe riuscire a riconoscere fé
un po' buia) Marco Patrone, che non ha avuto ne-
anche tempo di farsi la barba, e sulla destra il sot-
toscritto, Marco Borasio.
Speriamo di potervi conoscere presto « dal viva »
per vedere quelle persone che noi possiamo soltan-
to immaginarci dalle loro parole stampate e che
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
133
merosi problemi stretta-
mente attinenti alle questio-
ni per cosi dire informati-
che.
Il problema principale è
sembrato riguardare il diva-
rio di prestazioni ottenibili
con computer di diversa ca-
tegoria, ma purtroppo i
confini non sono cosi facil :
mente individuabili, per cui
la decisione presa, descritta
più avanti ha l’unico merito
di accogliere almeno in par-
te le vostre richieste pur
non rappresentando la so-
luzione ideale.
Di fatto quest’ultima po-
teva essere quella di accet-
tare dei programmi scritti
utilizzando un set genera-
lizzato di istruzioni Basic, il
che li avrebbe resi tutti tra-
sferibili su un’identica mac-
china, ma questo avrebbe
comportato una mole im-
proponibile di lavoro di
riacquisizione dei listati ta-
le da rendere inattuabile il
progetto.
Passiamo perciò all'elen-
cazione delle regole di par-
tecipazione al torneo nella
speranza che risultino eque
in modo soddisfacente:
1) i programmi che par-
teciperanno al torneo do-
vranno pervenire alla reda-
zione di MC entro il 31 ot-
tobre di quest'anno:
2) dovranno essere regi-
strati su supporto magneti-
co (disco o cassetta) e risul-
tare immediatamente ese-
guibili; non dovranno esse-
re protetti e andranno ac-
compagnati dalle note di
utilizzo (computer, linguag-
gio, configurazione richie-
sta ecc.) e da un breve com-
mento sulla strategia usata.
Il listato del programma
non è obbligatorio.
3) i programmi dovran-
no eseguire le mosse citan-
do solo la casella di parten-
za del pezzo mosso e quella
prevista di arrivo; in questo
andrà rispettata la numera-
zione prevista nella figura
I:
4) non è indispensabile,
anche se sarà gradita sia
pure in forma schematica,
la rappresentazione grafica
del tavoliere di gioco con la
posizione dei pezzi ;
5) l’esecuzione di una
mossa non valida compor-
terà l’immediata perdita
non solo della manche ma
dell’intera partita;
6) i programmi pervenuti
verranno suddivisi in due
categorie: una comprende-
rà tutti quelli che girano
sotto MS DOS o su macchi-
ne con più di 128 KRAM
(Categoria A); l’altra sarà
destinata a tutti gli altri
(Categoria B).
Ogni categoria darà un
vincitore e quindi assegnerà
una coppa; l'incontro fina-
le tra i due programmi vin-
citori avrà uno scopo pura-
mente dimostrativo ma non
darà diritto ad ulteriori pre-
mi se non a quello rappre-
sentato dal platonico titolo
di Supercampione.
7) il tempo di riflessione
per l'esecuzione di ciascuna
mossa viene fissato in 15 se-
condi per la Categoria A ed
in 30 secondi per la Catego-
ria B; il superamento di
questi tempi fa rientrare la
mossa «troppo lenta» sotto
il caso previsto dalla regola
5 ).
Concludiamo queste no-
te con una preghiera:
chiunque abbia da spedire
alla redazione altro mate-
riale estraneo alla Program
Cup è pregato di effettuare
la spedizione con un invio
a parte.
Considerazioni finali
A questo punto mi pare
veramente di aver detto tut-
to quanto potesse servire a
chi ha intenzione di scrive-
re un programma che gioca
ad Exodus.
Non mi rimane che fare
qualche riflessione su que-
sta seconda edizione del
torneo per programmi che
giocano.
Mi pare che l’impegno
sia molto più severo del
precedente e questo per il
semplice fatto che mentre
Trilogy limitava l'interazio-
ne tra i due giocatori all’oc-
cupazione di caselle che si
rivelavano non più disponi-
bili ai propri disegni strate-
gici, Exodus impone una
più profonda valutazione
della posizione avversaria
poiché il movimento dei
propri pezzi può sfruttare
nella maniera più opportu-
na le «scalette» costituite
dalle pedine avversarie.
La difficoltà di allesti-
mento dei programmi risie-
derà proprio nell'attenta
valutazione cui si devono
sottoporre le proprie mosse
in rapporto alle facilitazio-
ni di spostamento che esse
possono costituire per i
pezzi avversari.
Un’impresa dunque de-
gna delle noiose giornate
estive, meglio se libere da
inopportuni e malaugurati
impegni di lavoro o, ancor
peggio, di studio.
Il tempo comunque non
dovrebbe mancare ed in
questo senso questa edizio-
ne della Coppa risulta in
termini di calendario, collo-
cata più felicemente della
prima, la quale aveva preso
invece il via due mesi più
tardi.
Visto il lavoro che la di-
sputa del torneo comporta,
non so se augurarmi una
partecipazione maggiore ri-
spetto a quella del torneo
ai Trilogy, ma tant’è, il
meccanismo mi ha ormai
travolto: vorrà dire che pri-
ma di perire stritolato dagli
orribili ingranaggi del suc-
cesso, il mio ultimo grido
sarà: viva MC, viva la Pro-
gram Cup!
Figura 2
134
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
—SOLUZIONI—
PER L UFFICIO
APPLICAZIONI
GIÀ PRONTE:
CONDOMINI
STUDIO MEDICO
IMMOBILI
PRIMA NOTA
AGENZIA VIAGGI
MAGAZZINO
Forse non sai che la maggior par-
te del tempo che trascorri nel tuo
ufficio ti serve per spostare e
convertire i dati di cui hai biso-
gno per prendere le decisioni che
contano. Tutto il tempo che ri-
sparmi nella prima fase lo con-
verti immediatamente in fatturato
ed immagine della tua attività. Se
stai pensando di elevare l'effi-
cienza del tuo ufficio, pensa ad
Open Access.
Open Access è l'unico sistema di
gestione dei dati che ti permette di
avere sotto controllo diretto l’ar-
chivio, il mailing list, il bilancio, le
telecomunicazioni, gli appunta-
menti e tutto il resto, davanti ai tuoi
occhi, in pochi istanti.
Open Access gira sotto MS-DOS
in configurazione comoda (con
un hard disk), quindi va in tutto
il mondo senza bisogno di assi-
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■ Parlando di Amiga si
finisce sempre col
parlare di grafica. Ma esistono
molti altri lati di questa
macchina, forse meno
spettacolari ma ugualmente
interessanti. E uno di questi è
la musica. Le capacità sonore
«di serie» di Amiga sono ben
al di sopra di quelle delta
media dei personal computer, e
quindi ci sembra importante
evidenziare ed analizzare le
possibilità che esso ci offre. Ed
eccoci quindi a parlare di una
periferica che. avvalendosi
delle capacità interne della
macchina, ci permette di usare
suoni «captati» dal mondo
esterno, che potranno essere
usati come strumenti in
programmi musicali
commerciali o come effetti
speciali in programmi da noi
creati, oppure come sintesi
vocale ad alto livello. ■
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
137
mi li mi in in in iiiiiiiii iiiiiiii imi mi min
Generazione dei suoni su Amiga
La generazione del suono tramite
computer si può effettuare general-
mente in due modi. 11 sistema più sem-
plice e più comune è quello di utilizza-
re il timer di sistema per generare
un'onda quadra; questo fa si che la
complessità e la quantità di dati che il
processore deve manipolare sia mini-
ma. Ciò si traduce nei vari beep che
troviamo in computer non specifica-
mente pensati per il suono, tipo il PC
IBM. Un ulteriore sviluppo di questa
tecnica ci porta ai cosi detti «Sound-
chip». Questi sono in genere costituiti
da più generatori di onda quadra ad
ampiezza controllabile. Alcuni di que-
sti chip sono in grado di produrre di-
versi tipi prefissati di forme d’onda, e
di produrre rumore tramite un genera-
tore numerico pseudo-casuale. Questo
è il tipo di chip che comunemente tro-
viamo negli home computer (vedi 64,
MSX, ecc.) e nei video giochi da bar.
Le limitazioni che si hanno generando
il suono in questo modo risiedono ov-
viamente nella scarsa varietà di forme
d'onda, e quindi di suoni generabili.
D'altro canto in questo modo il tempo
che il processore deve dedicare alla
generazione di suoni è poco, e lo ren-
de libero di fare altre cose.
Un altro approccio è quello del
campionamento. Questa è la tecnica
usata dai Compact Disc per la ripro-
duzione musicale, che descrivo breve-
mente. Qualsiasi forma d’onda può es-
sere scomposta in campioni, ovvero
numeri che rappresentano il valore di
ampiezza della stessa ad ogni dato
istante. Se effettuiamo dei campioni
per un determinato periodo di tempo,
avremo una serie di valori che ci per-
mette di descrivere numericamente
una qualsiasi forma d'onda. Più alto è
il quantitativo di campioni, più grande
il campo di valori che il campione può
avere, e più alta sarà la fedeltà con la
quale la forma d'onda in questione
potrà essere descritta. Per motivi mate-
matici che qui non tratteremo (esiste il
Teorema del campionamento) la fre-
quenza di campionamento deve essere
almeno doppia della larghezza di ban-
da della forma d'onda da campionare.
Se infine traduciamo questi numeri in
impulsi elettrici con voltaggio propor-
zionale a quello del campione e li indi-
rizziamo verso un altoparlante, ottere-
mo il suono corrispondente alla forma
d'onda campionata. Per esempio un ti-
pico lettore CD riproduce un secondo
di musica con 44100 campioni, ognu-
no con un valore di 16 bit. Questo fa si
che il CD riesca a riprodurre gamme
di suoni fin oltre i 20000 Hz, in pratica
il massimo percepibile dall’orec-
chio umano. In termini di memoria su
di un CD sono immagazzinati circa
635 Mbyte per 60 minuti di musica!
Se noi creiamo i campioni diretta-
mente nella memoria di un computer,
possiamo riprodurli mediante un con-
vertitore digitale-analogico. Questo si-
stema consente una grande flessibilità,
permettendo di ricreare un qualsiasi ti-
po di forma d'onda, quindi qualsiasi
suono esistente in natura e non.
Questa tecnica è stata poco usata
nel corso della storia dei micro-com-
puter per via delle grandi quantità di
memoria che essa richiede, e per via
dello sfruttamento intensivo del pro-
cessore. Sul vecchio e glorioso Apple
II esisteva la possibilità di produrre
suoni campionati mediante un conver-
titore D/A da 1 bit. Certo un bit era
poco, ma già questo consentiva una
grande varietà di suoni, persino voce.
Date le quantità di memoria impiegate
e il necessario intervento della CPU
sul convertitore, poco tempo e memo-
ria rimanevano per poter fare qualco-
s'altro sull’Apple II.
Su Amiga la generazione di suoni
avviene interamente per campiona-
mento. La sezione audio contenuta in
Paula (uno dei tre coprocessori) com-
prende quattro canali, con quattro
convertitori D/A da 8 bit, con 6 bit di
controllo d'ampiezza. Ognuno è indi-
pendente dall'altro e dotato di un pro-
prio canale DMA. Il DMA consente la
riproduzione automatica di una forma
d'onda in memoria. Una volta che un
suono campionato è in memoria, è
sufficiente per il 68000 di caricare nei
registri del DMA i dati relativi alla
lunghezza, alla posizione in memoria,
e alla velocità di campionamento. Do-
po di che il DMA passerà i dati descri-
venti la forma d'onda al convertitore,
senza intervento della CPU. Inoltre è
possibile far generare ad un singolo
138
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
convertitore più di una forma d'onda,
concatenandone o sommandone due o
più insieme. È possibile ottenere quin-
di più voci usando un solo convertito-
re, ovvero un solo canale. Possiamo
anche collegare insieme due canali. In
questo modo i dati provenienti da un
canale verranno usati per modulare
l'ampiezza, la frequenza o entrambe,
di un altro canale. Questo apre il mon-
do a sofisticati tipi di sintesi via soft-
ware, paragonabili a quelli di sintetiz-
zatori professionali.
Inoltre l’hardware audio può essere
usato con la filosofia multitasking di
Amiga. Allocando dei canali virtuali,
questi potranno essere utilizzati da più
programmi coordinati insieme, ognu-
no dei quali penserà di avere il con-
trollo dei canali audio reali. Per esem-
pio: un programma potrebbe gestire la
partitura di un piano, usando i quattro
canali per ottenere sino a quattro note
insieme; un altro programma potrebbe
controllare la sezione ritmica, con
quattro diversi tamburi. La divisione
del tempo concesso ai due programmi
avverrebbe in maniera così rapida da
poter udire un accordo di quattro note
e quattro tamburi «simultaneamente».
Purtroppo, a quanto ci risulti, un pro-
gramma del genere non è ancora stato
scritto. Del resto di programmi che
sfruttano le reali potenzialità di Amiga
ce ne sono pochissimi: una macchina
potente vizia il programmatore. Il suo-
no proveniente dai quattro canali vie-
ne diviso in due uscite separate, per ef-
fetti stereofonici. Inoltre l'uscita dai
convertitori viene filtrata in modo da
addolcire i «gradini» ottenuti con il
campionamento, e per eliminare le va-
rie frequenze spurie che si ottengono
con questo metodo.
FutureSound
Spiegare a grandi linee la tecnica di
campionamento di cui Amiga si avvale
mi è sembrato necessario per far me-
glio comprendere come funziona il
FutureSound. Esso è in pratica un
convertitore analogico-digitale ad alta
velocità, una porta parallela ed una se-
zione di amplificazione integrati in
unico circuito.
FutureSound si presenta come una
piccola scatolina che si collega alla
porta parallela. Il cavo della stampan-
te verrà collegato direttamente al Fu-
tureSound, ad un duplicato della por-
ta parallela. All'accensione della mac-
china il controllo della porta parallela
è affidato al FutureSound, sul quale
si illumina un rosso interruttore-spia:
premendolo si spegne, collegando la
stampante. Soluzione molto elegante,
che ci evita un continuo scambio di
cavi.
L'input esterno avviene tramite un
microfono, fornito con il sistema, o
tramite una qualsiasi fonte AUX ester-
na (piastra, giradischi, CD, ecc.) me-
diante un Pin-Jack standard. Si posso-
no anche usare le due entrate contem-
poraneamente. Una manopola ci per-
mette di controllare il livello d'ingres-
so.
Quello che avviene è esattamente il
contrario di quello che succede all'in-
terno di Amiga. In figura I sono sche-
matizzate le varie fasi del passaggio:
1) Una forma d'onda viene percepita
tramite il microfono dal FutureSound.
2) Qui essa viene campionata dal con-
vertitore A/D del FutureSound. I dati
vengono passati sotto forma di bit tra-
mite la porta parallela. 3) Uno dei
convertitori D/A di Amiga ricostrui-
sce la forma d’onda campionando ■
dati del FutureSound. 4) Il segnale
viene livellato da un filtro e spedito ad
un amplificatore, il quale ci restituisce
il suono iniziale.
Tutto qui? No, il software in dota-
zione permette molto di più che la re-
gistrazione e la riproduzione di suoni
fine a se stessa.
Utilizzazione
Come potete vedere dalle foto il
pannello di controllo appare molto
spartano, abituati alle solite spettaco-
lari presentazioni. La prima cosa da
fare per cominciare a registrare è rego-
lare il livello di ingresso. Questo è con-
tinuamente monitorato da un indicato-
re a barra in tempo reale, sul quadro
di controllo.
L'indicatore è anche provvisto di
memoria del picco e di spia che ci av-
verte che stiamo campionando un se-
gnale con livello troppo alto. Questo è
molto utile perché per ottenere buoni
risultati bisogna far sì che il livello
raggiunga i limiti del valore massimo
di campionamento (da + 128 a — 127),
ma non li oltrepassi. Fatto questo pre-
miamo il tasto RECORD, come su un
registratore, e comincia il campiona-
mento. Durante l'operazione Amiga si
blocca sino a registrazione avvenuta.
Per riascoltare quello che abbiamo in
memoria premiamo PLAY e... meravi-
glia!
Sulla parte centrale dello schermo
viene visualizzata la forma d’onda re-
lativa alla traccia selezionata. Abbia-
mo a disposizione quattro tracce indi-
pendenti. Ad ognuna di queste tracce
possiamo allocare un certo quantitati-
vo di memoria, e registrare indipen-
dentemente su ognuna. Possiamo sce-
gliere se riascoltare una o più tracce
contemporaneamente. Possiamo an-
che riversare una traccia su di un'altra,
o effettuare il miscelamento di due
tracce.
La velocità che possiamo seleziona-
re per il campionamento è variabile, e
può arrivare fino a 28800 Hz. Per la
sola voce vediamo che 10000 Hz sono
sufficienti: infatti con questa frequen-
za abbiamo una banda di 5 Kz, che
paragonata a quella delle linee telefo-
niche di 3500 Hz (be', in teoria do-
vrebbe esserlo), sembra più che accet-
tabile. Ma i musicisti sono esigenti. Le
apparecchiture professionali (che co-
stano milioni) campionano fino a
70000 Hz, più del doppio di Amiga.
Diciamo che per registrare un brano
musicale possiamo tenerci sui 15, 20
kHz, mentre per applicazioni partico-
lari come la creazione di strumenti
(per la quale bastano uno o due secon-
di), potremo usare la massima fre-
quenza. Con un Amiga non espanso
(512 K) abbiamo a disposizione circa
290 Kbyte di memoria contigua: que-
sto ci consente di campionare a 28
kHz per dieci secondi: dieci Kbyte/se-
condo. Notevole. Con un’espansione
di memoria le cose migliorano, ma
non di molto questa volta. Infatti i da-
ti relativi al campionamento devono
risiedere nella Chip Memory (i 512 K
base) per poter essere indirizzali dal
chip Paula, come accade per la grafi-
ca. In compenso il programma può es-
sere collocato nella memoria Fast (o
esterna), liberando cosi altri 100 Kbyte
circa. Al momento attuale il software
di FutureSound non è in grado di uti-
lizzare l'eventuale memoria esterna
con un sistema di paginazione, vedre-
mo nella solita, inevitabile versione
2.0.
Possiamo anche riascoltare le regi-
strazioni a velocità diverse, come se
variassimo la velocità di rotazione di
un giradischi.
Manipolazione dei suoni
Una volta effettuata una registrazio-
ne possiamo operare diverse operazio-
ni di modifica su di essa. Sul grafico
possiamo posizionare un cursore me-
diante i tasti FF, REWIND, e STEP.
Vari contatori indicano la posizione
attuale del cursore e i punti d'inizio e
fine riproduzione. Il grafico può esse-
re ingrandito per evidenziare i punti
più interessanti. Un indicatore ci dà il
valore del campione alla posizione del
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
139
i mmoli Mniiiiiiiinmm mimili ini» unii
cursore, ed è anche possibile uno spo-
stamento passo-passo del contatore.
Una volta specificati i punti di ini-
zio e fine riproduzione è possibile ope-
rare in modo selettivo solo su questo
segmento della registrazione. Possia-
mo per esempio copiare più volte parti
di un brano su di un'altra traccia, o
sulla stessa, per effetti tipo No-No-
Notorious (iieeegh!). Possiamo inverti-
re il segmento selezionato, in modo da
ascoltarlo al contrario. E possiamo ef-
fettuare il loop sul segmento: con bra-
ni abbastanza lunghi è possibile cen-
trare esattamente una strofa e farla ri-
petere aH’infinito, tipo accompagna-
mento. Effetti speciali di vario genere
si possono inventare: se facciamo ri-
produrre a due tracce, l’una legger-
mente in ritardo rispetto all’altra, lo
stesso brano otteniamo un effetto di
eco o di riverbero.
Un'opzione di estrema utilità è
quella di scala del segmento seleziona-
to. Essa ci permette di individuare il
valore massimo di ampiezza del seg-
mento, e modificare quest’ultimo.
L'intero segmento sarà soggetto ad
una modificazione proporzionale a
quella effettuata sul massimo. In que-
sto modo possiamo specificare l'enfasi
nel modo desiderato. Possiamo anche
aumentare il valore totale di ampiezza
della traccia, in modo da ridurre gli er-
rori di quantizzazione, anche se au-
menterà l'eventuale rumore di fondo.
Una volta finita l’elaborazione del
suono si salva tutto su disco. Si può
farlo in tre formati. Il primo è sempli-
ce, e serve per archiviare i dati o per
richiamarli esternamente con le routi-
ne fornite con il sistema. Il secondo
permette di salvarli nello stesso modo,
ma in formato IFF, per permettere ad
I • II pannello di con-
trollo.
2. 3 - Il suono di un
tamburo catturato con
FutureSound e suona-
to con De Luxe Music.
altri programmi di utilizzare (ed even-
tualmente modificare) i dati. Il terzo è
il formato IFF 3 ottave, che serve per
generare strumenti. Una volta selezio-
nato il particolare segmento, esso vie-
ne ricalcolato su tre ottave. Si può an-
che specificare che una parte di esso
venga usata come onda di ripetizione,
per effetti di sostenimento. Il file risul-
tante può essere caricato da altri pro-
grammi che prevedono l'implementa-
zione di strumenti IFF (lo standard di
Amiga, sviluppato dalla Electronic
Arts) come DeLuxe Music Construc-
tion Set, o ProMIDI Studio. Tenendo
presente che qualsiasi suono può esse-
re campionato, si può immaginare l'in-
credibile varietà di strumenti, anche ir-
reali (pensate ad usare lo stridio delle
gomme, o lo scroscio dell'acqua) che
si possono «costruire».
Infine la possibilità di usare i brani
campionati nei nostri programmi.
Chiari esempi in C e AmigaBasic si
trovano sul disco del sistema. Trovia-
mo addirittura il sorgente della routi-
ne in C del comando Play, che serve
per suonare un brano.
Conclusioni
Come prima occhiata al mondo mu-
sicale di Amiga non ci sembra male.
La musica con il computer è sicura-
mente un argomento degno di nota, e
visto che Amiga è notevolmente dota-
to in proposito, ritorneremo sull'argo-
mento. Per quanto riguarda il Future
Sound, esso ci appare un ottimo stru-
mento, considerato il basso costo, che
mette nelle mani possibilità date sino
ad ora soltanto ai professionisti, e do-
tati di capacità finanziarie nonché mu-
sicali. Un ottimo prodotto con una
buona documentazione, anche se co-
me al solito in inglese. Anzi a quel che
ci risulta non è importato in Italia. MS
140
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
I llllll MIIIIIIIII IMI llllllllllllll llllll 1^11
Tutta la grafita
di Amiga
di Andrea de Prisco
■ C’è chi dice che l'Amiga sia una macchina prevalentemente grafica.
Altri dicono che sia buona solo a far quello. Altri ancora (gli
invidiosi) dicono che non è buona neanche per questo. AMIGhevole di
questo mese mostrerà come «stanno i fatti», illustrando cosa è possibile e
cosa è impossibile fare con un Amiga ■
Prologo
Siamo nel lontano 1980... o qualco-
sa prima. Eravamo agli albori dell'al-
fabetizzazione informatica, quando i
computer, pur costando mille volte
meno di un centro di calcolo da uni-
versità, ancora non avevano sfondato
nelle fasce basse del mercato dell'ho-
me computing. Il mitico PET della
Commodore, dotato di soli 8, 16 o
32K di memoria, venduto per alcune
milionate in configurazione accettabi-
le, si spartiva praticamente tutto il
mercato computereccio dell'epoca as-
sieme ai mitici Apple 11 e qualche
TRS-80.
L'Apple, in più dei due suoi concor-
renti, disponeva di serie di una fatidi-
ca grafica ad alta risoluzione con la
quale (udite! udite!) era possibile per-
fino disegnare sullo schermo...
PET e TRS solo a richiesta acqui-
stando cioè dell'hardware accessorio.
Il TRS-80 disponeva delle variabili in
doppia precisione nel Basic fornito
con la macchina, mentre coi PET pote-
vi sbizzarrirti un po’ di più con le peri-
feriche (dischi, stampanti, plotter) di-
sponendo di serie dell’interfaccia IE-
EE-488 (che però non rispettava lo
standard).
Secondo alcuni l'Apple la spuntò
vincitore (basta pensare che l'attuale
2GS è ancora compatibile con il nonno
di 8 anni fa...) proprio per il fatto di
essere più grafico degli altri. Evidente-
mente disponendo di un video grafico,
le cose che potevi fare col tuo compu-
ter erano certamente di più e l'idea do-
veva risultare abbastanza allettante.
Stiamo parlando di risoluzioni grafi-
che massime di 280 x 192 pixel con 6
colori non senza alcune limitazioni
circa la disposizione di questi.
8 anni dopo la macchina più grafica
disponibile sul mercato con poche mi-
lionate di scontrino fiscale è l'Amiga.
Nessuna limitazione fino a 640x512
pixel in 16 colori e se accetti qualche
compromesso ne visualizzi ben 4096
su di un solo schermo grafico. Più vol-
te ho contato e ricontato i vari modi
grafici di questa macchina e ogni volta
ottenevo risultati diversi. Sono cosi
tanti che è facile dimenticarne qualcu-
2 di base
Detto in due parole l’Amiga dispo-
ne di 2 modi grafici di base, tre modi
speciali, una variante, con un numero
di colori per pagina grafica variabile.
Il tutto è facilmente componibile se-
condo degli schemi assai semplici che
sviluppano una varietà di modi grafici
in grado di soddisfare praticamente
qualsiasi necessità. Fine dell'articolo.
Bugia: procediamo con ordine.
Dicevamo che esistono 2 modi gra-
fici di base, detti di bassa e di alla riso-
luzione coi quali definiamo la risolu-
zione orizzontale della nostra pagina
grafica: 320 o 640 punti per linea. Fis-
sata una risoluzione possiamo definire
il numero di linee di cui questa è com-
posta e il numero di colori in cui è
possibile visualizzare ogni pixel. Di ri-
soluzione verticale ne riparleremo tra
un po’, dapprima esauriamo l'argo-
mento colori. Disponendo di 16 livelli
di blu, 16 di rosso e 16 di verde, com-
binando opportunamente tali compo-
nenti cromatiche l'Amiga è capace di
visualizzare 4096 tinte. I modi grafici
«normali» di Amiga permettono di de-
finire una palette di colori (da 2 a 16
per l'alta e da 2 a 32 per la bassa riso-
luzione) in cui ognuno di questi è scel-
to indicando le tre componenti croma-
tiche di cui sopra ovvero spaziando in
tutti i 4096 colori possibili. Ovviamen-
te, lo spiegheremo meglio in fondo al-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
141
Ili II III MIMI!! Ili tini IIIIM limili limi DII III
l'articolo, quanto più grande sarà la
palette di colori tanta più memoria oc-
cuperà la pagina grafica: per ogni pi-
xel dovremo riservare più o meno bit a
seconda del numero di colori che que-
sto potrà assumere.
Grazie poi all'architettura del pro-
cessore video, è anche possibile visua-
lizzare più pagine grafiche contempo-
raneamente, anche con risoluzioni, nu-
mero di colori, varianti e modi speciali
diversi. La visualizzazione in tal caso
avverrà per fasce orizzontali, dato che
il processore video è in grado di varia-
re più volte i contenuti dei propri regi-
stri interni nel corso di un solo quadro
dello schermo, ovvero in corrispon-
denza di determinate (dall'utente) po-
sizioni del pennello elettronico. In tal
modo, ad esempio, possiamo avere
una prima zona di schermo in alta ri-
soluzione, poi un pezzo in bassa, infi-
ne una porzione hold e modify (vedi
dopo), tutto per la gioia dei nostri oc-
chi.
Chi solo ha giocato un po' col mou-
se avrà certamente già sperimentato
quanto detto: non è raro infatti che
lanciando alcune applicazioni, possia-
mo tirare giù lo schermo correntemen-
te visualizzato e vedere il workbench
sotto a questo. Se abbiamo ancora
spazio in memoria, dal workbench ap-
pena scoperto possiamo lanciare qual-
cos'altro, e fare lo stesso con le due
applicazioni all'opera: un vero diverti-
mento.
Interlace ON
Settando un determinato bit di un
opportuno registro del processore vi-
deo di Amiga, possiamo accedere al
modo interlacciato di visualizzazione
col quale si raddoppia la risoluzione
verticale portandola a ben 512 linee
anziché 256. Il modo interlacciato è
disponibile sia per la bassa che per
Figura 2 - Modo interlacciato.
* Figura I - Come i bit-piane selezionano i colori.
l'alta risoluzione quindi avremo le se-
guenti quattro risoluzioni:
320 x 256
640 x 256
320x512
640 x 512
Lo scotto da pagare per avere 512 li-
nee è un fastidiosissimo sfarfallio di
schermo tanto più accentuato quanto
più sono contrastati i colori visualizza-
ti. Ciò si manifesta dato che le 512 li-
nee non vengono visualizzate in una
sola passata del pennello elettronico
ma in maniera interlacciata: durante i
quadri pari si visualizzano le linee pa-
ri, durante i quadri dispari le linee di-
spari sfasando le seconde di mezza ri-
ga rispetto alle prime. Disponendo di
un monitor ad alta persistenza (presso
la Commodore alcuni mesi fa mi ave-
vano preannunciato la futura commer-
cializzazione di un simile salame), l'ef-
fetto sfarfalloso diminuisce fino a
scomparire del tutto, nel qual caso si
rischia l'effetto cometa degli oggetti in
movimento (scrolling compresi) e dun-
que non sappiamo più qual è il male
peggiore. Fatto sta, comunque, che al
momento in cui scriviamo tale nuovo
monitor Commodore, ancora non s’è
visto, quindi ne riparleremo più ap-
profonditamente a tempo debito.
Modi grafici speciali
Sono in tutto 3, e cominceremo dal
più misterioso, il modo grafico Half
Brite, non menzionato nella documen-
tazione ufficiale di Amiga (redatta in
America prima dell'uscita sul mercato
della macchina) il quale sembra ap-
partenere solo alle macchine europee,
dotate di uscita videocomposita PAL.
Traduzione: quello che state per
leggere prendetelo con le dovute cau-
tele essendo solo voci di corridoio, al
momento attuale non verificabili. Dal
momento che non si è visto ancora
nessun programma che sfrutta tale
modo grafico, né un demo, potrebbe
anche essere tutto falso. Solo per com-
pletezza lo annoveriamo tra gli altri.
Il modo grafico Half Brite (brite è
l'americanizzazione di bright, diminu-
tivo di brightness, luminosità) è paren-
te stretto dello standard RGBI digitale
nel campo dell'RGB analogico. Ogni
pixel di schermo, può essere visualiz-
zato in 32 colori diversi, specificando
anche per ognuno di essi se desideria-
mo o meno la mezza luminosità: in
tutto, dunque, 64 tinte per schermo
grafico.
Attenzione: non 64 tinte diverse, ma
32 più le stesse con luminosità dimez-
zata. Chiusa la parentesi corridoio.
Il secondo modo grafico speciale di
Amiga è detto Dual Playfield. Ridu-
cendo il numero di colori sino ad un
massimo di 8 per pixel possiamo vi-
sualizzare, sovrapposti, due schermi
grafici indipendenti. Non come visto
prima suddividendo in senso orizzon-
tale lo schermo: questa volta la so-
vrapposizione è totale, e definendo dei
buchi nello schermo visualizzato sopra
possiamo vedere lo schermo con prio-
rità più bassa. Inoltre i due schermi
possono essere scambiati tra di loro
(sotto il primo e sopra il secondo), ma-
nopolati indipendentemente, e gene-
ralmente contengono colori diversi.
Con questa tecnica è facile realizzare
giochi di simulazione astronave, som-
mergibile o carro armato in cui il pri-
mo playfield è l’interno del veicolo,
buchiamo la pagina grafica in corri-
spondenza dei finestrini, e sul secondo
playfield visualizziamo il paesaggio
esterno. Il famoso gioco Skyfox della
Electronics Arts è sicuramente realiz-
zato cosi: non a caso si contano solo
otto colori per il disegno dell'abitaco-
lo (sette più il colore dei vetri, traspa-
rente) e otto per l'esterno. Anche il
modo Dual Playfield è combinabile
con la risoluzione orizzontale, e nel
142
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
inni limimi imimimiii mimi ini
uni
iote
caso dell'aita risoluzione disponiamo
al massimo di tre colori (più il traspa-
rente) per schermo.
11 terzo modo grafico speciale, com-
binabile solo con la risoluzione verti-
cale (interlace on/off) è detto Hold &
Modify e permette di visualizzare con-
temporaneamente 4096 colori su un
solo schermo grafico, naturalmente
con alcune pesanti limitazioni che ora
illustreremo. Ciò perché per visualiz-
zare una pagina grafica 320x256 in
4096 colori senza limitazioni occorro-
no ben 120 K e alla Hi-Toro (dove «si
sono inventati» Amiga) hanno pensa-
to che erano troppi per un computer
normale, quindi limitiamo.
Col modo hold & modify lo spazio
occupato da una simile pagina grafica
si riduce della metà (tutto qui) e la li-
mitazione consiste nel fatto che due
punti affiancati in orizzontale non
possono differire che per una sola del-
le tre componenti cromatiche. Ovvero
se il pixel n ha come componenti cro-
matiche rosso 3, verde 5 e blu 7, il pi-
xel n + 1 avrà due componenti croma-
tiche uguali al pixel n e una sola
(eventualmente) diversa. Tale «fattap-
posta» è poco noioso in caso di sfu-
mature di tinte simili (es. gli incarnati)
ma degrada non poco l'effetto finale
in caso di pixel troppo diversi l'un Pai-
Come palliativo della limitazione or
ora menzionata un bonus di una palet-
te di 16 colori qualsiasi, da usare per
stacchi cromatici troppo bruschi che
impiegherebbero ben tre pixel di sfu-
matura intermedia. In tal caso l’effetto
è molto soddisfacente se in tutto il no-
stro schermo non abbiamo più di 16
salti cromatici. In caso contrario do-
vremo nuovamente ricorrere alle sfu-
mature. Tutto ciò sarà molto più chia-
ro quando ne spiegheremo (prossimo
paragrafo) l'organizzazione in memo-
Implementazione
All’interno di Amiga distinguiamo
due tipi di memoria RAM: la chip me-
mory e la fast memory. La prima, for-
mata da 512 K byte è fornita con la
macchina ed è l’unica parte di memo-
ria alla quale possono accedere i chip
custom della macchina (oltre natural-
mente al 68000). La fast ram, non for-
nita con l'Amiga 1000, ma disponibile
sottoforma di espansione esterna, è ac-
cessibile solo da parte del 68000.
È detta fast dato che il processore
non deve spartire gli accessi a questa
con gli altri coprocessori. Quando, di
contro, questo tenta un accesso alla
chip ram, potrebbe dover aspettare, il
consenso del meccanismo di arbitrag-
gio della memoria. Ciò non succede
spesso in quanto generalmente i chip
custom accedono alla chip ram solo
quando il processore non lo fa, presu-
mibilmente quando, dopo aver letto
una istruzione, la sta decodificando
per decidere il da farsi.
Tutto ciò implica una prima grossa
limitazione, il fatto che disponendo di
molta memoria fast possiamo lanciare
quante applicazioni vogliamo, ma se
abbiamo tante schermate da visualiz-
zare (dato che queste devono essere
contenute nella chip ram) potremmo
avere problemi di memoria pur non
avendola ancora terminata. Traduzio-
ne: possiamo anche avere 8 mega di
ram, ma per tutto ciò che riguarda il
video e il suono non potremo superare
la soglia dei 512 K. A meno che, ov-
viamente, non effettuiamo swap di
memoria tra le due regioni, nel qualca-
so un po' di problemi si semplifiche-
ranno seppure con un certo degrado
delle performance della macchina.
Detto questo, per memorizzare una
pagina grafica, l'Amiga utilizza il me-
todo dei bit-piane, figura 2, col quale è
possibile avere una gestione più otti-
mizzata della Ram. Se la nostra pagina
grafica è monocromatica avremo biso-
gno di un solo bit per pixel visualizza-
to quindi adopereremo un solo bit-
piane. Un bit-piane è dunque una por-
zione di memoria grande tanti bit
quanti sono i pixel da visualizzare. Ad
esempio, in bassa risoluzione non in-
terlacciata (320x256), due soli colori
per pixel (colore fondo o colore pixel),
allocheremo 10240 byte di memoria.
Passando da due a quattro colori,
per ogni pixel avremo bisogno di due
bit di memoria. Una organizzazione
tradizionale allocherebbe semplice-
mente una porzione doppia di memo-
ria, mentre i progettisti di Amiga han-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
143
■limi mi iiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiii mi
no ben pensato di allocare due porzio-
ni di memoria, uguali tra di loro e
ognuna di dimensioni pari alla porzio-
ne di prima. L'ottimizzazione sta nel
fatto che non si necessita di grandi zo-
ne contigue di byte, ma è sufficiente
anche più zone di minor dimensione
allocate anche distanti tra loro.
Per 8 colori utilizzeremo tre bit-pia-
ne, per 16 quattro, per 32 cinque (solo
bassa risoluzione) per 64 sei bit-piane
(modo half brite).
Per visualizzare un punto, sarà suffi-
ciente accedere tante volte in memoria
quanti sono i bit-piane, e stabilire cosi
di quale colore dovrà essere il pixel.
All'uopo, 32 registri del processore vi-
deo contengono la palette, ovvero per
ognuno di questi è indicato la quantità
di blu, di verde e di rosso. In figura 2 è
mostrato uno scorcio di pagina grafica
320x200 in 32 colori. Il pixel li evi-
denziato, nei rispettivi bit-piane vale
la sequenza binaria 11000 (24 in deci-
male), il processore accede al registro
24 per conoscere il colore e lo visualiz-
za con quella tinta. Pixel dopo pixel.
Nel modo grafico half brite, il sesto
bit-piane è utilizzato per indicare, di
ogni pixel, la visualizzazione a lumi-
nosità normale o dimezzata, del colore
indicato dai 5 bit-piane rimanenti. Il
limite massimo di 6 bit-piane è dettato
proprio dal fatto che il processore vi-
deo di Amiga dispone di soli 6 registri
puntatori ad altrettanti bit-piane. Ciò
che non si capisce, è il fatto di limitare
tale numero addirittura a 4 quando si
passa dalla bassa all'alta risoluzione:
in quest’ultimo caso, infatti, potremo
disporre al massimo di una palette di
16 colori.
Il modo grafico Hold & Modify uti-
lizza ancora tutti e sei i bit-piane di-
sponibili. Quindi per ogni pixel visua-
lizzato disporremo di 6 bit. Per visua-
lizzare pagine grafiche con 4096 colori
si utilizza la seguente decodifica dei
bit associati ad ogni pixel: se i primi
due pixel valgono 00. i rimanenti 4 pi-
xel puntano ad uno dei 16 registri co-
lore del processore: in pratica il fun-
zionamento in questo caso è pari al
modo grafico normale. Se i primi due
bit non valgono 00 possiamo modifi-
care, rispetto al pixel precedente, una
delle sue tre componenti cromatiche.
Per la precisione, se il valore è 01, i ri-
manenti bit indicano la quantità di blu
del pixel in questione, rosso e verde
come nel pixel precedente. Se vale 10
è il rosso a giocare la sua carta, se infi-
ne il valore di tali due bit è 1 1, possia-
mo modificare il verde. Per fare un
esempio, per passare dal colore
(blu = 3, rosso = 4, verde = 5)
al colore
(blu = 12, rosso = 6, verde = 9)
se quest’ultimo è uno dei sedici conte-
nuti nella palette, ad esempio alla po-
sizione 4. basterà che i bit corrispon-
denti al pixel segnino:
0 0100
altrimenti si dovranno utilizzare due
pixel di colore intermedio cambiando
una componente cromatica per volta:
01 1010
per impostare 12 di blu,
10 0110
per rosso = 6
11 1001
per verde = 9 ed ottenere il colore desi-
derato. Il modo grafico Dual Play-
field, infine, è implementato utilizzan-
do fino a 6 bit-piane (massimo 3 per
playfield) secondo l'assortimento mo-
strato in figura 3. Se combiniamo con
esso anche l'alta risoluzione potremo
utilizzarne fino a 4. in totale.
Se tutti i bit corrispondenti a un pi-
xel sono a 0 otteniamo il colore traspa-
rente che ci permette di vedere il play-
field di sfondo. Con combinazioni di-
verse di bit indichiamo come al solito
registri colore nei quali sono contenu-
te le componenti cromatiche di ogni
tinta prescelta.
Fortunatamente i due play-field
puntano ad insiemi diversi di registri e
quindi massimo di 8 colori disponibili
sul primo possono benissimo essere
diversi da quelli disponibili sul secon-
do. Essendo due oggetti completamen-
te distinti e separati risulta in tal modo
facile effettuare complesse animazioni
facendo, ad esempio, scrollare in due
direzioni diverse gli schermi superiore
e inferiore. Tutto qui.
144
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
iiiii li iiiii imi
^software
a cura di Andrea de Prisco
■ Secondo appuntamento coi software Amiga dei
lettori. Questo mese presenteremo un interessante
gioco di navicelle, nemico e... mattonelle fatto
interamente in AmigaBasic. Il divertimento è proprio
questo: nonostante una velocità operativa non troppo
elevata, il solo pensiero che sotto vi sia soltanto il Basic
fa quasi accapponare la pelle. ■
| di Dame Sbrega - Roma
Il programma listato in queste pagi-
ne è il nucleo principale del gioco. Chi
acquisterà il dischetto presso la reda-
zione avrà in più una schermata inizia-
le con tanto di FI 5 in volo ed una al-
quanto stonata musichetta ispirata a
Mozart (speriamo non se la sia presa a
male... Mozart).
Il gioco é assai semplice: ci trovia-
mo in volo con il nostro FI 5 su di un
paesaggio di piramidi mozzate. Il no-
stro scopo è quello di colpire tutte le
piramidi che ci passano sotto. Ovvia-
mente le piramidi mancate potremo
colpirle al giro successivo dato che lo
sfondo si ripete ciclicamente, come se
stessimo volando attorno ad un gigan-
tesco cilindro.
Semplice, no?... NO. C'è un piccolo
problema: mentre compiamo la nostra
missione la sfera viola del nemico, co-
me lo stesso autore l'ha battezzata, si
diverte ad andare in giro per lo scher-
mo rimbalzando a mo‘ di pallina
quando sbatte contro i bordi. Se nella
sua traiettoria ci intercetta, ci distrug-
ge facendoci quindi perdere una navi-
cella. Il caso è tutt'altro che fortuito,
anzi per completare uno schermo biso-
gna praticamente “multiplexare” il no-
stro apparato visivo, seguendo con un
occhio il nemico e con l'altro le pira-
midi da abbattere.
Si parte con un credito di 5 navicel-
le. e ogni quadro che completiamo ot-
teniamo un bonus di 3 navicelle. Perse
tutte le navicelle una allegra musichet-
ta ci avvisa che siamo deceduti e il re-
lativo punteggio appare sullo scher-
Vuoi giocare ancora (Y/N)?
Commento al programma
Come già anticipato, in apertura, il
gioco non è eccessivamente divertente,
ma il solo fatto di essere realizzato in-
teramente in Basic fa aggiudicare a
pieni voti la palma d'oro all'autore.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
145
ili li lini mi iiibiiiiiiiii ini iiinmimmi mi
146
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Il IMI lllllllllllllllllllllllllll IMI
Anche la grafica è curata sufficiente-
mente bene (un no! alla musica) ma
soprattutto il bello del programma... il
programma! (ricordate la pubblicità
del pollo?, a me fa letteralmente im-
pazzire!).
È veramente ben strutturato, ha fi-
nalmente la vera forma di un program-
ma (dichiarazioni-inizializzazioni,
main program, procedure) i nomi del-
le variabili e delle procedure sono in-
tuitivi e non le solite x, y, a, b, c. Tro-
viamo ad esempio la procedura init-
mat che disegna una mattonella e l’as-
socia al nome mat; troviamo initmus
per la musica, initcol per i colori, init
per inizializzare il campo di gioco. Di-
scorso analogo per le procedure usate
nel main, attac, defen, expnem, exp-
nav. A tutto questo aggiungiamo la
musica che cambia ogni due mattonel-
le colpite e ci festeggia amighevolmen-
le ogni quadro completato, più la ge-
stione delle collisioni sprite-sprite sot-
toforma di interrupt, altra caratteristi-
ca interessantissima dell'AmigaBasic.
Volendo, a tutti i costi, fare un pic-
colo appunto potremmo consigliare
l'autore e, giacché siamo nelle pagine
di una rivista, i lettori che si accingono
a scrivere in AmigaBasic, di non abu-
sare troppo del costrutto SHARED
per la condivisione delle variabili tra
main e procedura, brutto informatica-
mente parlando e sostituibile senza
sforzi con una più elegante lista di pa-
rametri formali con la quale interfac-
ciare la procedura. Prendendo questa
abitudine, anche se non è il caso del
giochino navicelloso, potremmo co-
minciare a pensare in termini di proce-
dure in modo da crearci una collezio-
ne di utility personalizzate da utilizza-
re anche in programmi futuri. Il mec-
canismo del passaggio dei parametri,
infatti, permette di svincolare i nomi
usati dal programma principale da
quelli adoperati nel corso della proce-
dura e quindi una stessa procedura,
senza effettuare nessuna modifica,
può essere usata in programmi diffe-
renti. Ma anche di questo avremo mo-
do di riparlarne in Amighevole, a tutti
voi buon lavoro e un arrivederci.
Questo programma è disponibile su
diseo presso la redazione. Vedere l'e-
lenco dei programmi disponibili e le
istruzioni per T'acquisto a pag. 229.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
llll
Hard Disk
Rodime 20 plus
■ « Shopping far Megabytes», dice una pubblicità americana di un produttore
di hard disk. E questo shopping si sta facendo sempre meno costoso e più
affidabile, come è nella regola del mondo dei byte. Ormai anche al piccolo utente
il floppy va stretto: sogna dischi di un metro di diametro, capaci di contenere il
diario tormentato della sua vita, sogna accessi veloci e caricamenti da Ferrari
Testarossa, pensa a quando riuscirà a nascondere nelle viscere più profonde del
suo discente i conti delle sue spese per il computer o le sue poesie giovanili, di cui
si vergogna atrocemente ma che continua a conservare dietro l'ultimo cassetto a
sinistra. E la logica dell'evoluzione, tanto più veloce in un mondo tanto veloce
come quello dei mega.
Mac non ha perso tempo da parte sua. Dai dischetti singola faccia di un paio di
anni fa si è passati all'hard disk incorporato del Mac SE. il tutto mantenendo più
o meno sempre lo stesso prezzo. Nel frattempo molti costruttori hanno immesso
sul mercato diversi dischi rigidi, dal vecchio ed un po' lento Paradise ( lento solo
perché a connessione seriale) fino a! recente Supermac Technology DataFrame.
all'atipico Bernoulli Box da 10+10. dal sofisticato software di sistema. In questa
ottica si inserisce l'HD Rodime (per la precisione il Rodime System Hard Disk 20
Plus), un eccellente, affidabile e poco costoso disco rigido, già comparso da
qualche tempo sul nostro mercato. ■
L’hard disk Rodime viene fornito in
un grosso imballo di cartone che,
aperto, mostra una custodia di polisti-
rolo espanso contenente il disco, un
cavo multipolare dotato di connettore
SCSI, della lunghezza di circa 50 cm
ed alcuni manuali d'istruzioni. L'ap-
parecchio ha la forma di un parallele-
pipedo, di dimensioni pari a
24.5 x 23.5 x 6.5 cm, con un'appendice
centrale posteriore, a forma di tronco
di piramide, che contiene il piccolo
ventilatore di raffreddamento, effi-
ciente e abbastanza silenzioso. Il gu-
scio esterno, di plastica piuttosto spes-
sa e robusta, ricorda nel colore e nella
finitura il materiale dell’involucro del
Macintosh. L'ingombro in pianta pres-
soché identico a quello del Mac e la ri-
dotta lunghezza del cavetto di collega-
mento impongono la disposizione so-
vrapposta del computer sulla periferi-
ca, soluzione, comunque, generalmen-
te adottata con la maggior parte degli
148
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
hard disk dedicati al «melone».
La parte anteriore della periferica
ospita, oltre la scritta di marca e la si-
gla della periferica, un led indicatore
di funzionamento; il pannello poste-
riore, invece, è molto più affollato. La
parte sinistra è dedicata all'alimenta-
zione (presa ed interruttore d'accen-
sione); quella destra ospita l’indicato-
re di tensione di alimentazione (la
macchina si adatta automaticamente
ad una frequenza di rete variabile da
47 a 63 Hz), il selettore di indirizzo
(settato a 0 in default) di rete SCSI (ne
parliamo in altro punto dell’articolo) e
le due porte SCSI, quella superiore di
entrata e l’altra d’uscita, nel caso si vo-
gliano collegare insieme più HD Rodi-
me.
È in dotazione un cavo d’alimenta-
zione di rete. Completa il tutto un di-
schetto di software di sistema peraltro
già registrato sullo stesso hard disk,
che viene fornito già inizializzato. So-
no cosi presenti (e conviene mantene-
re sempre su disco) una serie di utility
destinate alla periferica stessa ed ad
operazioni di supporto, per l’utente,
all'uso del disco stesso. La figura a)
evidenzia, oltre la solita cartella siste-
ma, due applicazioni di servizio: il 20
Plus Tester, una utility di autotest effi-
ciente e rapida, ed il 20 Plus Installer.
La prima utility nominata esegue uno
scanning dell'intero hard disk alla ri-
cerca di blocchi difettosi che, se trova-
ti, vengono sostituiti da blocchi di ri-
cambio allocati in un'area, altrimenti
non accessibile, del disco (ciò garanti-
sce una capacità sempre fissa e costan-
le che hanno subito modifiche dopo
l'ultima sessione; ed infine «Selected»
in cui, tramite una finestra, è possibile
eseguire copie guidate da menu. Una
scorciatoia, sotto questo punto di vi-
sta, è rappresentata da alcune opzioni,
come «Quicksel» che permette una ra-
pida selezione di file analoghi, e «File
Filler» che consente di escludere in
maniera permanente certe applicazio-
ni (come ad esempio, il System, il dri-
ver Imagewriter, i programmi applica-
tivi, come Paint e Write) da operazioni
di copiatura ed aggiornamento ovvia-
mente inutili.
Qualche annotazione
circa la velocità di accesso
e caricamento
La caratteristica principale cui l’u-
tente guarda nell'acquistare un HD è,
oltre la capacità, la velocità d'accesso
e di caricamento nelle operazioni di
I/O. Visto che nella prova non era ov-
viamente possibile stabilire l'affidabi-
lità nel tempo dei materiali (che co-
munque dovrebbe essere eccellente,
considerata la qualità dei materiali e
la cura estrema dei particolari nella
realizzazione della periferica), abbia-
le del disco stesso). L'altra utility è un
vero e proprio formattatore-installato-
re di disco; il suo uso è piuttosto ov-
vio, anche in considerazione che, per
l'indirizzamento della procedura di se-
gnalazione, viene utilizzato l'ID Num-
ber.
La terza utility merita un discorso a
parte, cosi come d'altro canto le è de-
dicata uno specifico manualetto d’i-
struzioni. Va sotto il nome di File-
guard (letteralmente «Guardia del
Corpo dei File») e consente di esegui-
re l'indispensabile operazione di back-
up del disco rigido su floppy. L'utili-
ty, che riconosce solo gli HD Rodime,
e pertanto non funziona su altri dischi,
ivi compresi quelli Apple, trasferisce
documenti dalfhard disk sotto forma
di particolari file compressi (Storage
File) producendo, nel contempo, una
Storage Directory, una specie di indi-
ce generale che tiene traccia di tutti gli
indirizzamenti e la movimentazione
che avviene nel corso delle operazioni
di backup. Senza tale directory non è.
ovviamente, possibile eseguire alcuna
operazione su file già salvati, per cui è
opportuno eseguire sempre una copia
di essa dopo ogni operazione di salva-
taggio.
Le operazioni di archiviazione sono
piuttosto semplici, e solo una modesta
collaborazione viene chiesta all'opera-
tore. È possibile eseguire operazioni
di backup e restoring in tre modi di-
versi: «Entire Volume» in cui viene
eseguita copia di tutto quello che c’è
sul disco: «Incrementai» in cui viene
eseguito solo un aggiornamento dei fi-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
149
mo eseguito alcune operazioni di cari-
camento e lancio del disco, confron-
tando diverse combinazioni, ivi com-
presa, ovviamente, la classica soluzio-
ne di utilizzo dei floppy, come metro
di base.
Gli hard disk collegati alla porta
SCSI di Mac hanno la caratteristica di
essere incomparabilmente più veloci
di quelli collegati alla porta seriale del
floppy. In teoria la velocità potrebbe
essere ancora maggiore ma addirittura
Mac non può accettare informazioni
dal disco alla velocità con cui questo
gliele invia.
Questa disparità di rapporto invio-
accettazione è dovuta, comunque, al
fatto che il Macintosh interrompe pe-
riodicamente la propria attività di rice-
zione dati per organizzare, nella sua
memoria interna, le informazioni o la
parte del programma che sta riceven-
do.
La velocità con cui vengono esegui-
te le operazioni è, inoltre, notevolmen-
te influenzata, anche, dalla suddivisio-
ne gerarchica delle cartelle in cui è or-
ganizzato il disco. Tanto per intender-
ci gerarchie molto «profonde», o do-
cumenti molto «lontani» dal program-
ma che li ha generati allungano in ma-
niera sensibile la velocità di carica-
mento.
Mac World, la più volte nominata e
autorevole rivista dedicata esclusiva-
mente al Macintosh riferisce ed evi-
denzia come tempi di caricamento di
un programma particolarmente com-
plesso come Microsoft Excel siano di-
mezzati nel confronto hard-floppy,
mentre il caricamento di un documen-
to Excel di 300 k risulti eseguito, da
hd, in tempi trascurabilmente inferiori
rispetto ad un floppy DSDD. Abbia-
mo provato a fare qualcosa del genere
anche noi con qualche programma
lungo da caricare e lanciare (come ad
esempio il Page Maker, il 3D ed il
nuovissimo MSWord 3.0). I risultati li
vedete nel grafico allegato, e parlano,
come al solito, più di molte parole.
Alcune note
sull’uso di HD Rodime in rete
Ogni Macintosh, dal Plus in poi,
può supportare fino a 7 HD Rodime
collegati su un bus condiviso SCSI. Il
tipo di connessione utilizzato è quello
meglio noto come collegamento a
margherita (daisy chain). Tale tipo di
collegamento (comunque comune ad
150
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
altre periferiche) tiene conto dei se-
guenti due fattori:
— SCSI ID (numero di identifica 1
zione di gruppo SCSI)
— Bus termination (limite di bus)
Nel caso occorra collegare due o
più periferiche 20 PLUS in rete Daisy
Chain, è necessario che ogni HD ab-
bia un ID diverso. Sono deputati a tal
uso numeri dallo zero (secondo la
classica notazione americana) al sei,
selezionabili su uno switch a rotazione
sistemato sul pannello del coperchio
posteriore del disco, immediatamente
sopra a sinistra delle porte SCSI. Lo
switch è comandabile tramite un cac-
ciavite sottile: occorre ruotare una
freccina fino a selezionare il valore de-
siderato.
L'ordine di assegnazione, lungo la
sequenza, degli ID non deve essere ne-
cessariamento quello numerico; non
bisogna comunque assegnare il valore
di ID 0 (zero) alla periferica più vicina
al Mac. Ancora, in una rete di periferi-
che collegate con sistema a margherita
occorre che la prima e l'ultima perife-
rica presente fisicamente sulla rete
debba essere provvista di terminatore.
Ogni HD Rodime è internamente già
predisposto di un terminatore (un
blocco di resistori sistemati a pressio-
ne sul circuito stampato, nella parte
inferiore del pannello), che va rimosso
se il numero di periferiche presenti fa
si che l’unità su cui stiamo operando
non compaia come prima od ultima
unità fisica della rete.
È una operazione piuttosto sempli-
ce, peraltro ben evidenziata e spiegata
su un opuscolo allegato alla macchina
stessa.
Conclusioni
L’hard disk Rodime si presenta con
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
tutte le carte in regola per fungere da
ottimo collaboratore del Mac, e come
economica alternativa al leggermente
più costoso HD Apple. Funziona, per
inciso, anche con l'SE, sia nella confi-
gurazione con il solo microfloppy sia
in quella con il disco rigido interno
(un apposito switch consente di sele-
zionare una delle due situazioni). Effi-
ciente nella manipolazione dei file, ve-
loce, silenzioso, poco soggetto ad at-
tacchi di febbre nell'uso continuato,
dotato di software di base efficiente e
ben costruito, dimostra in maniera
lampante come si stia avvicinando a
grandi passi l'era del tramonto dei
floppy come supporto magnetico abi-
tuale. La presenza di un importatore
ufficiale, dal nome ben noto, inoltre,
garantisce quella continuità di assi-
stenza troppe volte dimenticata o tra-
scurata dall'utente. ^
Caratteristiche tecniche dell’HD Rodime
collegamento a Macintosh Plus
Memoria
Capacità di memoria
20805 k formattati
Superfici di deposito dati
4
Testine per superficie
1
Dimensioni blocchi
532 byte (512 + 20 di sistema)
Totale blocchi presenti su disco
40045
Caratteristiche del drive
Numero porte
2
Tempo d'accesso medio
85 millisecondi
Velocità di rotazione
2700 g/m
Tempo medio di bootstrap
7,5 sec
Rilancio da Finder
Lancio da Minifinder
4,7 sec
Interfaccia
Cavo tipo Amphenol lunghezza cm
54; piedini 50; compatibile porta SCSI
Norme di utilizzo:
Temperatura di utilizzo 5 - 40 C°
Umidità relativa non > al 90% (senza condensa)
Tensione di rete 220-250 V
Frequenza di rete 47-63 Hz
Potenza massima 65 W
Peso 2,620 kg
Giudizi non quantizzabili:
Rumorosità mollo contenuta
Riscaldamento modesto
151
Calailator Construdion Set
Può un calcolatore riprodursi secondo i
nostri desideri e generare una calcolatrice
tagliata secondo le nostre esigenze? Parreb-
be di si, servendosi di Calculator Construc-
tion Set. È questo un programma che, nel
senso più pieno del termine, genera calco-
latrici personali da inserire tra i desk acces-
sory del Mac.
Vediamo come funziona: al lancio del
programma compare la finestra di figura
a; essa può essere, idealmente e material-
mente, divisa in 3 parti: quella centrale è
per cosi dire, il banco di lavoro: quella a
destra contiene i pezzi da assemblare, quel-
la a sinistra i pezzi per costruire la macchi-
La finestra centrale contiene un guscio di
calcolatrice, del tutto vergine, delle dimen-
sioni di 4.8 x 8 cm; questo è dotato solo, in
basso a sinistra, del logo della Dubl-Click,
rappresentato da due mouse affiancati. Il
guscio possiede, in testa, la solita barra ne-
ra di spostamento già presente sulla calco-
latrice originale Apple.
Diamo uno sguardo alla finestra a sini-
stra: contiene 8 simboli, un cestino, e, nella
metà inferiore, due finestre di editing, ri-
spettivamente del cursore e del pattern de-
stinato a colorare il guscio della calcolatri-
ce. I tool superiori servono alle diverse
operazioni di spostamento, resizing, editing
e cancellazione nel campo centrale.
La finestra a destra serve a «costruire» la
calcolatrice. Si sceglie la misura iniziale,
che può anche superare la finestra disponi-
bile, e si trasportano in essa i tasti desidera-
ti. Questi possono essere di varia forma (si
vedono le figure) e possono rappresentare
caratteri alfanumerici (tasti A), funzioni
(F), macroistruzioni (M), e tasti program-
mabili (P).
I primi accolgono i classici numeri, o, vo-
lendo. anche serie particolari di caratteri,
jcome trattini o punteggiato. I secondi as-
solvono all'inserimento di funzioni, come
Sin, Log, % ecc. Con gli M-Key è possibile,
ancora predeterminare delle macro. Si usa
su una finestra come quella della figura b,
che permette di assegnare ad un tasto una
sequenza prefissata di operazioni, una for-
mula, cioè. La quarta opzione si riferisce a
tasti davvero programmabili, vale a dire
che ad essi vengono assegnate sequenze
non fisse, ma sono «liberi»; essi possono
accogliere, nel calcolatore finale, una serie
di istruzioni che verranno definite e reste-
ranno valide finché la calcolatrice sarà
spenta. A differenza di quelli precedenti,
solo un tasto P è ammesso per ogni calcola-
trice: in effetti si tratta di una specie del ta-
sto LEARN delle piccole TI Texas e di al-
cune HP.
Nella stessa finestra sono inseriti due
gruppi di funzioni finanziarie (valore pre-
sente e futuro, annualità, ecc.) che sono as-
semblale e pronte all'uso già in un'unica fi-
nestra. Più in basso c'è il bottone acceso-
spento e 12 tasti di utility, che consentono
di fare varie cose, come stampa sulla Ima-
gewriter, spool dei calcoli su un textfile o
nel Clipboard, abbinamento di una nota ad
un tasto, settaggi di un timer, un allarme,
un contatore, o un indicatore tempo-data.
Altri tool sono 5 tipi di switch, variabili da
2 a 6 posizioni, cui è possibile, attraverso
una apposita finestra, assegnare default ed
opzioni di unità di misura (gradi, radianti,
simbologia algebrica, notazione di base nu-
merica, output personalizzato finanziario.
ecc.). La cosa più interessante è che tutto
quello (funzioni, notazioni) che finora ab-
biamo esposto può essere mappato sulla ta-
stiera, vale a dire che è possibile assegnare
ad un tasto quello che, sullo schermo, è sta-
to appena scelto (molto utile, ciò, nel caso
di tasti programmabili).
La base della finestra è occupata da un
visore, che darà i risultati delle operazioni.
Esiste ancora una piccola stampante a rul-
lo, dotala di bottone di «Inverse» per leg-
gere i valori pregressi (fino ad un massimo
di 25). Infine esiste una catasta di cinque
visori (che possono essere presi, però, sepa-
ratamente), che consente di ottenere con-
temporaneamente output diversificati: ad
esempio, per un programmatore, potrebbe
essere molto utile disporre di un altro viso-
re con uscita esadecimale od ottale.
In fondo a tutto troviamo un calendario,
preassemblalo, pratico e veloce, già predi-
sposto per i bisestili (in pratica decifra il se-
gnale del clock interno).
Infine il calcolatore, tramite un'opzione
particolare, può funzionare in Notazione
Polacca Inversa.
L'uso del programma è del tutto intuiti-
vo; apposite utility interne evitano la parte
più seccante di riaggiustaggio e sistemazio-
ne dei tasti. All'assemblaggio finale tutti i
pezzi si riallineano da sè per dare un look
più conveniente al tutto ed il guscio si ridi-
mensiona nella misura più piccola possibi-
le (come se uno dovesse portarsela in ta-
sca!). Addirittura è consentito inserire un
messaggio personale prefissato, che compa-
re, come finestra, schiacciando l'icona di
Doubl-Click.
Il programma genera, comunque, calco-
latori autoinstallantisi sul sistema prescel-
to: una piccola comodità in più, per chi
non vuole usare il DA Mover, che, comun-
que, funziona ugualmente. Un piccolo di-
fetto, rappresentato dalla memoria volatile,
pare sia sparito nella nuova release, che ap-
pare sul mercato USA in questi giorni.
152
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di Mauro Gandini
E un po ' di tempo che, nel mondo, si
parla sempre di più di Desktop Publishing. Ormai
quasi tutti coloro che si interessano di computer sanno più o meno di
cosa si tratta, pur non avendo magari un'idea precisa di quali siano i risultati che si
possono ottenere e, soprattutto, con quale impegno di risorse sia economiche sia di energia umana.
Quella di produrre documenti stampati con un ottimo livello non solo di qualità, ma anche di complessità è
diventata un'operazione possibile anche partendo da un «normale» computer su una «normale» scrivania, che può
essere anche quella di un manager che dopo aver impiegato un'intera giornata per preparare la sua importante
relazione è interessato a spendere un'ulteriore mezz'ora per renderla esteticamente ineccepibile. Ma come in ogni
campo, e più che in altri, anche ne! settore del Desktop Publishing ( DTP per gli amici ) è bene sapere cosa si sta
facendo, cosa si può fare e cosa non si può fare o è meglio non fare.
Questo articolo è il primo di una serie, destinata ad evolversi in una rubrica Jìssa su MCmicrocomputer, nella quale
chiariremo il più possibile le idee a chi comincia e a chi ha già comincialo. Parleremo di teoria, analizzeremo in
pratica le prestazioni dei principali sistemi, contiamo di riuscire anche a dare informazioni e consigli pratici sul come
«fare» Desktop Publishing, grazie anche alla lunga esperienza « sul campo » maturata dall'autore di questi articoli. È
superfluo, probabilmente, rinnovare il consueto invito ai lettori affinchè indirizzino alla rivista i loro commenti, le loro
richieste e i loro suggerimenti, per il miglior successo della rubrica.
Scrivere un articolo o, come in
questo caso, una serie di articoli su
Desktop Publishing non è impresa
facile. E le ragioni di ciò sono
varie. Prima di tutto, le novità in
questo periodo si susseguono
incalzanti e rischiano di mandare
obsolete le informazioni in
pochissimo tempo ; secondo, siamo
in una fase di «seconda
generazione» dei prodotti di
desktop publishing e solo adesso si
iniziano a intravedere i contorni
precisi di questo fenomeno; terzo, il
livello di informazione del mercato,
che almeno in Italia è ancora
basso, obbliga ad introdurre alcune
considerazioni di base che anche se
possono sembrare scontate ai più
danno talvolta un valido aiuto a
chi sta per effettuare una scelta
ponderata del sistema che meglio si
adatta alle proprie esigenze.
Come «leggere» questo articolo
Per rendere più comprensibile questa
serie di articoli abbiamo pensato di par-
tire da un livello abbastanza basso: que-
sto non significa che chi già si interessa
di desktop publishing non possa trovare
interessanti spunti da questa introduzio-
ne. Si parte quindi con l'esame dei vari
problemi risolvibili dal desktop publi-
shing e da come essi possono essere ri-
solti. Nel secondo articolo passeremo ad
esaminare cosa offre il mercato de!
desktop publishing a livello di hardware
e software. Con tre prove sul campo esa-
mineremo i tre sistemi che si sono o si
stanno imponendo sul mercato per la lo-
ro serietà e per le soluzioni chiavi in ma-
no che consentono. La terza parte sarà
dedicata all'esame degli accessori e cioè
di tutte quelle periferiche e software che
consentono di rendere ancor più profes-
sionali i sistemi di desktop publishing. Il
seguito sarete voi a deciderlo: vi invitia-
mo fin d'ora a scriverci i vostri dubbi, le
vostre domande, ma anche le vostre so-
luzioni e i vostri consigli su questi argo-
menti. Un'ultima annotazione: alcuni
dei termini utilizzati nell'articolo sono
da «addetti ai lavori». Avremmo potuto
a questo punto creare un piccolo lessico a
parte per spi’” are questi termini: abbia-
mo preferito inserire le spiegazioni man
mano che si incontravano questi termini
nel testo ciò per non costringere il lettore
a continui passaggi da una parte all'al-
tra dell'articolo.
Desktop Publishing:
significato e storia
Non esiste una definizione univoca
di desktop publishing: ogni produtto-
re di hardware e di software sta utiliz-
zando questo termine in modo più o
meno esteso a seconda del livello della
propria applicazione. Sia in inglese
che nella traduzione letterale — Edito-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
157
Figura 1
Figura 2
Un personal computer dotato di opportuno software ed una stampante ad aghi possono costituire il punto di partenza per una
«rudimentale» forma di desktop publishing. Sostituendo la stampante ad aghi con una laser la qualità dei risultali ottenibili è de-
cisamente migliore.
ria da scrivania — la frase assume in
effetti un significato molto esteso: de-
rivando editoria da «edito» che signi-
fica «divulgato per mezzo della stam-
pa», la frase può trovare una sua ap-
prossimativa definizione in «tutto ciò
che può essere divulgato attraverso
materiali preparati, elaborati e stam-
pati stando comodamente seduti alla
propria scrivania».
Come si può ben notare questa defi-
nizione è talmente ampia da includere
tutti i materiali a partire dalla sempli-
ce lettera per arrivare alla impagina-
zione e preparazione degli originali di
stampa di un giornale anche a grande
tiratura.
Tutto quello che sta in mezzo, dalla
circolare alla relazione, dal depliant al
manuale d'uso, dalla pagina pubblici-
taria all'impaginazione del giornale
aziendale, è identificabile in desktop
publishing.
Quando il personal computer è nato
siamo andati avanti per diversi anni a
domandarci «ma a cosa mi può servire
un personal?». In America ovviamen-
te l’hanno scoperto prima di noi. Men-
tre in Italia nascevano i primi pro-
grammi di contabilità su personal, per-
ché quello sembrava il più valido cam-
po d'applicazione, in America aveva-
no già capito che il personal computer
è un potentissimo sistema di comuni-
cazione, che oltre tutto funzionava al-
trettanto bene sia in un senso che nel-
l’altro: cosi mentre da una parte si
moltiplicavano gli utenti di banche da-
ti per l’acquisizione delle informazio-
ni, dall’altra si scopriva che i program-
mi di scrittura consentono di esprimer-
si meglio perché consentono con po-
chissimo sforzo di modificare i propri
testi fino alla stesura definitiva e preci-
sa delle proprie idee (si è arrivati addi-
rittura a confrontare lo stile di scrittu-
ra di un autore prima e dopo l’utilizzo
da parte di esso del personal compu-
ter, per far notare i notevoli migliora-
menti). Fortunatamente ormai da tem-
po anche noi in Italia abbiamo scoper-
to quanto sia bello scrivere una lettera,
potendo modificare quanto si vuole il
testo e stamparne quanti originali si
vogliono, oppure quanto comodo sia
l'utilizzo di un foglio elettronico in ca-
si di calcoli continui e ripetitivi.
Il desktop publishing è in gran parte
figlio dei programmi di scrittura. D’al-
tronde si sa, «l’occhio vuole la sua
parte», per cui i contenuti sono molto
importanti in un documento, ma se
vengono presentati bene attirano mol-
to meglio l’attenzione di chi poi deve
leggerli.
Desktop Publishing:
«avvertenze per l'uso»
Come in qualsiasi caso (e forse an-
cora maggiormente in questo specifi-
co) il personal computer non sopperi-
sce alla mancanza di idee, anzi in talu-
ni casi la può anche accentuare.
Il desktop publishing non deroga
dalla regola ed è per questo che mo-
mentaneamente ha avuto il suo massi-
mo splendore dove le idee sono di ca-
sa, cioè nelle agenzie di pubblicità e
nelle redazioni dei giornali. Non per
questo esso dovrà restare relegato a
queste attività altamente creative: la
quantità di documenti che ogni giorno
dobbiamo preparare per trasmettere le
nostre idee all’esterno, ma anche quel-
la che ormai quotidianamente ci assa-
le, necessiterà un uso sempre maggio-
re di questi sistemi proprio perchè
consentono di generare informazioni
ordinate e quindi facilmente leggibili
ed assimilabili.
Per questo vale la pena di affrontare
subito il problema di base del desktop
publishing che è quello della comuni-
cazione. Il messaggio, cosi come deve
essere chiaro nel testo, altrettanto lo
deve essere nella presentazione grafi-
ca, pena ovviamente la non lettura del
messaggio stesso da parte di chi lo ri-
ceve (ovvero una lettura superficiale e
non attenta). Le pagine pubblicitarie
lasciamo che siano i grafici e i copy a
realizzarle: da parte nostra che per la
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Figura 3
Per applicazioni di desktop publishing di un certo impegno può essere conveniente una con-
figurazione con più personal collegati in rete ed. eventualmente, connessi ad un mainfra-
158
prima volta affrontiamo problemi di
questo genere cerchiamo di realizzare
i nostri lavori senza eccessivi virtuosi-
smi, senza utilizzare dieci tipi di carat-
teri differenti nella stessa pagina, met-
tendo le figure al loro posto, dove ef-
fettivamente servono. Insomma non si
pensi che un sistema di desktop publi-
shing faccia diventare tutti grafici o
impaginatori. In America si possono
trovare in commercio biblioteche di
disegni pronti per essere inseriti nei
propri documenti e ultimamente si ini-
ziano a trovare applicazioni sui pro-
grammi di desktop publishing che
consentono anche al profano di impa-
ginare in gabbie preformate il suo te-
sto e le sue figure ottenendo cosi un
prodotto graficamente gradevole. In
Italia stanno nascendo solo ora orga-
nizzazioni che attraverso pubblicazio-
ni e/o corsi intendono fornire una gui-
da sicura al mercato. Nella parte dedi-
cata agli «accessori» per il desktop
publishing parleremo anche di questo
specifico argomento.
Desktop Publishing:
cosa si può fare?
Fino a meno di un decennio fa non
si poteva certo immaginare che i siste-
mi tradizionali di editoria sarebbero
stati spazzati via dall'elettronica e dal
computer. Adesso addirittura ci porta-
no tutto sulla nostra scrivania e non
possiamo nemmeno più fare una delle
poche attività fisiche che ci restavano:
la passeggiata dal tipografo per fargli
preparare il testo per un cartello, per
una slide, ecc. A parte questo i vantag-
gi di avere un sistema di desktop pu-
blishing in casa rispetto ai metodi tra-
dizionali, sono in alcuni casi addirittu-
ra macroscopici. Ogni passaggio di
mano comporta un possibile inseri-
mento di errori nel lavoro: il desktop
publishing elimina tutti questi passag-
gi e quindi tutte le relative possibilità
di errore, consentendo inoltre di poter
apportare modifiche anche all'ultimis-
simo momento senza dover correre dal
tipografo e fare i salti mortali per ave-
re il lavoro definitivo in tempo utile.
Il problema, fino a poco tempo fa,
risiedeva nel tipo di materiale che si
otteneva in uscita dal computer: le
stampanti ad aghi infatti non erano al-
meno nei primi tempi all'altezza di
competere con una buona macchina
per scrivere, mentre quelle letter quali-
ty costavano molto e consentivano di
stampare un unico tipo di carattere
per ogni pagina. L'avvento delle prime
stampanti laser ha risolto questi pro-
blemi anche se il costo era ancora so-
stenuto: poi man mano che il mercato
è diventato interessante a livello di
quantitativi anche i prezzi sono scesi e
sicuramente scenderanno ancora fino
a dimezzarsi rispetto agli attuali nel gi-
ro di 3/5 anni (si parla già di una
stampante laser che Apple dovrebbe
presentare a settembre con un costo
inferiore ai 3500$).
Altro problema era quello che il te-
sto ottenuto con le prime stampanti la-
ser aveva delle notevoli limitazioni nel
tipo dei caratteri utilizzabili e nella lo-
ro grandezza e veniva visualizzato dal
video in maniera talvolta compieta-
mente differente da ciò che poi si otte-
neva sulla carta. Inoltre le possibilità
di formattazione dei testi erano abba-
stanza minime e nella maggior parte
dei casi erano solo le classiche di alli-
neamento a destra, a sinistra, centrato
o giustificato. I potentissimi software
specifici per il desktop publishing con-
sentono ora di vedere a video i propri
lesti e disegni, modificarli, spostarli a
piacimento nella pagina — la cosid-
detta impaginazione a video — il tutto
con la tecnica del WYSIWYG (What
You See Is What You Get — Quello
che vedi è quello che otterrai): le nuo-
ve stampanti laser sono poi in grado
di stampare il documento cosi come
presentato sul video, anzi meglio visto
che il video ha una definizione di circa
60/80 punti per pollice mentre nor-
malmente le stampanti laser arrivano
fino ai 300 punti per pollice (alcuni si-
stemi si possono addirittura collegare
a vere e proprie unità di fotocomposi-
I migliori risultali si ottengono quando, come unità di stampa, si usa non una laser, ma una vera e propria unità foto-
compositrice.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
159
zione che raggiungono i 2400 punti
per pollice).
Passiamo ad esaminare i diversi la-
vori che possono essere eseguiti con
un sistema di desktop publishing, la-
vori che ricorrono normalmente nel-
l’attività di un'azienda. Per ognuno
dei lavori esaminati daremo un’idea
dei materiali hardware e software per
potere svolgere la specifica attività. In
questa prima fase preferiamo non fare
riferimento a sistemi specifici, ma dare
solo indicazioni generiche: ogni siste-
ma maggiore sarà in grado di coprire
le prestazioni di quelli inferiori. Prima
di tutto vediamo, quindi, i differenti
sistemi da quello base a quello più
avanzato:
1) Personal Computer, stampante
ad aghi, software integrato (diverse
applicazioni come Scrittura, Foglio
elettronico e Generatore di grafici che
girano insieme e consentono di «ta-
gliare e incollare» informazioni da un
documento ad un altro) (Fig. 1).
2) Personal Computer, stampante
laser (l’unica che può assicurare una
qualità di stampa pari a quella tipo-
grafica), software integrato e/o soft-
ware per desktop publishing (genera-
tore di testo, generatore di disegni, im-
paginatore) (Fig. 2).
3) Personal Computer in rete even-
tualmente collegato con mainframe,
stampante laser, software integrato
e/o software per desktop publishing
(Fig. 3).
4) Personal Computer in rete even-
tualmente collegato con mainframe,
stampante laser, unità di fotocomposi-
zione, software integrato, software per
desktop publishing e/o software di fo-
Informazioni generali sull’hardware
Processori veloci, clock e sistemi operativi
La grafica ad altissima risoluzione è
la base indispensabile per potere lavo-
rare con i programmi di desktop publi-
shing. Ma la grafica per essere gestita
bene necessita di molti calcoli che a lo-
ro volta necessitano di processori dedi-
cati oppure di processori principali da
16 a 32 bit. funzionanti con dei clock
molto elevati (per rendere i tempi di cal-
colo più brevi possibile) e in grado di
gestire grosse quantità di memorie (vi-
sto che non sempre è possibile compat-
tare i disegni, ma bisogna trattarli punto
per punto). Infatti non è detto che un
Apple II con il processore a 8 bit non
possa fare quello che fa un computer
con processore a 16 o 32 bit, ma i tempi
di esecuzione lievitano in maniera da
renderne impossibile la gestione in tem-
Per questa ragione il Macintosh con
il processore 68000 a 32 bit è stato il pri-
mo che si è potuto permettere il «lusso»
di avere un sistema operativo compieta-
mente grafico. I personal che lavorano
sotto MS Dos solo ultimamente hanno
adottato processori che per le loro ca-
ratteristiche vuoi di struttura che di
clock massimi di lavoro. È il caso dei
nuovi AT e compatibili con processore
80286 (ora si sono aggiunte le macchine
con il più potente 80386) che hanno
permesso la creazione di sistemi opera-
tivi come Microsoft Windows e GEM,
che sono emuli del capostipite sistema
operativo del Macintosh.
Dalla nascita di questi nuovi due
standard (MS Windows e GEM) alla
realizzazione di programmi grafici di
desktop publishing per PC AT e relativi
cloni, il passo è stato breve: infatti i due
più famosi programmi di desktop publi-
shing che girano su questo tipo di com-
puter, il Ventura e il Page Maker, lavo-
rano rispettivamente sotto GEM e sotto
MS Windows.
Stampanti ad aghi
La qualità che una stampante ad aghi
riesce ad assicurare è quasi sempre me-
dia: infatti il numero di punti per polli-
ce varia normalmente dai 75 ai 1 20. Per
l’utente non specialista questa qualità è
sufficiente nella maggior parte dei casi
anche perché se la stampante viene usa-
ta in grafica si ottiene un miglioramento
notevole della resa dei testi e dà inoltre
la possibilità (sempre che si stiano usan-
do programmi grafici o di desktop pu-
blishing) di inserire disegni e/o grafici
nei propri testi. Attenzione però che la
stampante sia grafica e che soprattutto
lo standard adottato per la grafica sia lo
stesso adottato dal computer: molti per
risparmiare dopo l’acquisto di un Ma-
cintosh hanno acquistato una stampan-
te di un altro fabbricante, scoprendo
poi che potevano stampare solo testi e
nemmeno cosi come visualizzati a vi-
deo. Le stampanti a margherita non so-
no consigliate in quanto riescono si a
produrre documenti con testo di quali-
tà, ma sono del tutto impossibilitate alla
riproduzione di disegni.
Stampanti laser
La domanda che si sente fare più
spesso un venditore di stampanti laser
è: «Ma questa stampante quante copie
al minuto fa?». È una delle domande
più «sbagliate» che si possono formula-
re. Ed è anche specchio di quanto poco
sia conosciuta questa specifica tipolo-
gia di stampanti. Non vogliamo farvi
ora una lezione approfondita sulle tec-
nologie del laser e della xerografia (il si-
stema particolare di stampa che utilizza
inchiostro in polvere — toner — e un
rullo sensibile alla luce) applicata alle
stampanti, meglio tuttavia fare alcune
puntualizzazioni. Una stampante laser
funziona come una fotocopiatrice dove
però non esiste un gruppo ottico per ri-
prendere l’immagine e trasformarla in
impulsi elettrici necessari a pilotare il
raggio laser. Nelle stampanti laser que-
sti impulsi sono creati direttamente dal-
le istruzioni che il computer manda alla
stampante. Il vero problema sta nel fat-
to che il sistema xerografico necessita
che le informazioni relative alla stampa
siano tutte disponibili nel momento in
cui parte il foglio da stampare. Cosi
mentre nella fotocopiatrice le informa-
zioni arrivano direttamente dal gruppo
ottico che va ad esplorare il foglio origi-
nale e quindi sono già in giusta sequen-
za e velocità, nel caso della stampante
laser i dati in arrivo dal computer devo-
no essere rielaborati e poi quando in
memoria ci sono le giuste informazioni
si può eseguire la stampa. Tutto questo
per arrivare a dire che la stampante de-
ve eseguire un lavoro di rielaborazione
delle informazioni che a seconda dei ca-
si può durare dai pochi secondi (testi
che siano da stampare con i font propri
della stampante) alle decine di minuti
(fino a 30 minuti in caso di disegni par-
ticolarmente complessi). Solo quando
la formattazione della pagina da stam-
pare è pronta in memoria, la stampante
può partire ad eseguire la copia: se si
sono richieste più copie quelle successi-
ve alla prima verranno stampate alla ve-
locità indicata sui vari depliant e cioè
dalle 8 alle 12 pagine al minuto. I fatto-
ri che contano in una stampante laser
sono, quindi, la memoria a disposizione
(più è grande e più possibilità di stampe
complesse si avranno), se la stampante
possiede o meno un proprio processore
(se sì, è ovvio che sarà questo processo-
re ad incaricarsi di formattare la pagina
da stampare piuttosto che quello del
computer), se funziona con qualche
particolare linguaggio appositamente
creato per applicazioni di grafica avan-
zata (tipo PostScript. PCL - Print Co-
mand Language - DDL - Document De-
scription Language), la quantità di lavo-
ro che la stampante riesce a svolgere
mediamente in un mese calcolate ap-
punto in copie/mese, definizione del-
l’immagine in punti per pollice (lo stand-
160
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
tocomposizione (Fig. 4).
Per ogni tipo di situazione noi con-
siglieremo uno o due tipi di soluzioni
hardware/software sopra indicati: sa-
rà il lettore a fare coincidere il tipo di
lavori che normalmente vengono svol-
ti nello svolgimento della propria atti-
vità con il sistema più idoneo.
Lettere
Inutile rammentare quanto sia im-
portante per l’immagine aziendale (e
anche personale, non dimentichiamo-
ard attuale è di 300 punti per pollice, ma
attenzione poiché non è lontana l'epoca
dei 400 e dei 600 punti per polli-
ce!), quanti e quali tipi di caratteri è in
grado di produrre — ovviamente sono
molto apprezzati quei caratteri che si
definiscono tipografici come l'Helvetica
e il Times o molto simili a questi, per-
ché sono quelli che danno proprio l’i-
dea della stampa e non solo l'elabora-
zione con il computer. Questi sono i da-
ti veramente importanti per poter valu-
tare le prestazioni della stampante in re-
lazione al proprio lavoro.
Fotocompositrici
La fotocompositrice è l’ultimo scali-
no dell'ipotetica scala del desktop pu-
blishing e consente di ottenere diretta-
mente la pellicola da mandare allo
stampatore. La necessità di acquistare
un'attrezzatura di questo tipo è abba-
stanza remota per l'utente medio ed è
giustificata solo nel caso vi sia una pro-
duzione costante di materiali stampati
di qualità in grossi quantitativi (case
editrici soprattutto). La qualità di que-
ste macchine, dall'alto degli oltre 2000
punti per pollice, surclassa nettamente
tutti gli altri sistemi, anche le stampanti
laser. Ormai la maggior parte di queste
macchine sono dotate di porte seriali
che ne consentono il collegamento an-
che a computer non particolarmente
studiati per l'utilizzo tipografico. Atten-
zione anche in questo caso alla velocità
di formattazione della pagina da stam-
pare: essendo il numero di punti da rie-
laborare di sei o più volte maggiore di
quello delle stampanti laser anche i
tempi si allungano notevolmente, tanto
che talvolta queste attrezzature vengono
utilizzate di notte senza controlli da
parte degli operatori. Il costo di queste
macchine non è lineare rispetto al costo
delle stampanti laser, ma quasi espo-
nenziale visto che i modelli più modesti
hanno dei costi superiori ai 100 milioni.
cene) che una lettera risulti ordinata e
ben scritta. Per i contenuti, come già
detto precedentemente, dovete pensar-
ci voi, ma il computer può aiutarvi
profiquamente alla presentazione del
testo in una maniera ordinata. Una
volta ottenere un testo a pacchetto
cioè allineato a destra e a sinistra dalla
propria segretaria era difficilissimo,
poi i programmi di scrittura su perso-
nal computer (o anche i più olivettiani
sistemi per la video scrittura) hanno
reso disponibile questa possibilità che
ormai utilizziamo quotidianamente e
che aumenta decisamente la qualità
della nostra corrispondenza. Per scri-
vere una buona lettera non occorre
spendere molto : basta la configurazio-
ne minima di un personal computer e
una stampante di media qualità: la so-
luzione -1- sarà quindi sufficiente, ma-
gari curando la scelta del software. I
programmi di scrittura stanno in que-
sto periodo migliorando e potenzian-
do le proprie prestazioni, avvicinando-
si ai veri e propri programmi per il de-
sktop publishing: tra le caratteristiche
che stanno avendo più successo in
questo periodo ricordiamo la possibi-
lità di introdurre testi di differente
grandezza, possibilità di contornare
parti di testo da cornici, inserimento
di figure, possibilità di scrivere su più
colonne in un'unica pagina, possibilità
di visualizzare sul video come risulterà
tutta la pagina una volta stampata at-
traverso la funzione di preview che
mostra la pagina intera ridotta a for-
mato del video con i vari ingombri di
testo e figure.
Modulistica
Il problema della modulistica può
essere brillantemente risolto dal de-
sktop publishing. Quasi indispensabile
in questo caso un software di disegno
per poter creare figure geometriche
come rettangoli, quadrati, cerchi, ecc.
oltre naturalmente al testo. La soluzio-
ne -2- è la più consigliabile anche se si
può tranquillamente fare dei buoni la-
vori anche con la - 1 - e cioè avendo so-
lo una stampante ad aghi, meglio an-
cora se presente un plotter (il plotter è
una periferica che consente al compu-
ter di disegnare e scrivere in maniera
molto precisa e utilizzando anche di-
versi colori). Se il numero di copie ne-
cessarie da un unico originale sono
poche decine ovviamente si potranno
preparare direttamente attraverso la
stampante del sistema (magari facen-
dola lavorare anche di notte se si uti-
lizza una stampante ad aghi), ma per
qualche centinaio si impone la stampa
vera e propria utilizzando come origina-
le quello creato dalla stampante del si-
stema: vale la pena di ricordare che
nella maggior parte delle città esistono
piccole tipografie in grado di stampa-
re con particolari macchine che utiliz-
zano le cosiddette matrici di carta. Il
risultato fino a 1000/1500 copie è buo-
no e il costo è di molto inferiore alla
stampa tradizionale.
Listini
Anche i listini sono pane per i denti
del desktop publishing. In questo caso
il sistema -1- è sufficiente a garantire
buoni risultati, mentre il -2- è consi-
gliato. In questo caso un buon foglio
elettronico è il software indispensabi-
le, specie se il prezzo dei prodotti è le-
gato all’andamento ballerino delle va-
lute (e state pur certi che quando i
«cinque» o i «sette» si riuniscono per
i problemi monetari mondiali, non
pensano certo che domani voi dovrete
rifare completamente i listini!). Qui
ovviamente salta all'occhio il proble-
ma della tempestività che solo l'utiliz-
zo di queste tecniche permette: pensa-
te, se ad ogni variazione di valuta, do-
veste correre dal tipografo per correg-
gere i listini e ristamparli, non riuscire-
ste certo ad assicurare un buon servi-
zio ai venditori della vostra società.
Con un personal, una stampante ad
aghi e un programma di foglio elettro-
nico siete in grado di aggiornare i listi-
ni in pochi minuti.
Relazioni/Contratti
Normalmente sono documenti di
notevole importanza e quindi anche in
questo caso l'ordine e la precisione del
prodotto finale sono indispensabili. Il
sistema -2- è senza dubbio quello più
adatto, con possibilità di utilizzare an-
che sistemi del tipo -1-. Il software più
valido in questo caso risulta essere
quasi sempre un integrato con possibi-
lità di generare grafici e talvolta una
stampante a colori può esaltare ancor
di più il risultato finale (sempre che il
programma sia in grado di utilizzarla
al meglio).
Depliant/Brochure
Per questo genere di applicazioni,
come per tutte quelle che seguiranno,
è indispensabile l’utilizzo della stam-
pante faser, in quanto non si tratterà
di produrre i documenti definitivi, ma
di preparare originali dai quali poi at-
traverso una ripresa fotografica rica-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
161
vare le pellicole per la stampa: sarà
necessario quindi orientarsi su sistemi
di tipo -2- o superiori. È indispensabi-
le, anche, avere un vero e proprio pro-
gramma di deskop publishing, che
consenta cioè di impaginare il testo su
colonne o con differenti giustezze e in-
serire tabelle, disegni, ecc.: un norma-
le programma di scrittura potrebbe es-
sere sufficiente, ma necessiterebbe un
intervento successivo manuale di im-
paginazione che annullerebbe uno dei
vantaggi del sistema di desktop publi-
shing, quello dell’impaginazione a vi-
deo.
House Organ/News Letter
Grande qualità necessaria anche per
questi prodotti e quindi necessità di
stampante laser. In questi casi potreb-
be essere utile avere una vera e pro-
pria rete di due o più personal collega-
ti insieme (soluzione -3-). magari con
un disco rigido anch’esso in rete con
la funzione di serbatoio dei vari lavo-
ri: questo sistema consente a più per-
sone di scambiarsi informazioni, testi,
ecc. in modo da poter gestire quantità
di materiali decisamente elevate. Indi-
spensabile anche in questo caso un
programma di desktop publishing.
Pubblicità
Il desktop publishing può essere uti-
le nella pubblicità in due differenti
maniere: per la creazione di bozzetti
e/o layout di pagine pubblicitarie, op-
pure per la preparazione delle pagine
stesse. In tutti e due i casi stampante
laser e programma di desktop publi-
shing sono quasi indispensabili: la so-
luzione -2- nella maggior parte dei casi
sarà sufficiente, tuttavia se si parla di
vere e proprie agenzie di pubblicità
potrà essere interessante prendere in
esame l’ipotesi di una piccola struttura
-3-, Ovviamente non solo le pagine
pubblicitarie possono essere gestite
con il sistema di desktop publishing,
ma anche volantini, mailing, ecc.: in
questi casi la stampante laser consenti-
rà di preparare in pochissimo tempo
l’originale dal quale si partirà per la
stampa di tutto il materiale.
Xlanuali
Il desktop publishing sembra essere
nato appositamente per chi ha la sua
attività principale nella stesura e pre-
parazione di manuali. Nessun altro si-
stema consente di avere sotto control-
lo il lavoro fino all’ultimo momento e
nessun altro consente un rapido riag-
giornamento del manuale in caso di ri-
stampa. Nel caso poi si tratti di ma-
nuali per macchine personalizzate ri-
spetto alle esigenze del cliente, il de-
sktop publishing consente di persona-
lizzare il manuale per ogni singolo
cliente con le sue specifiche procedure
di utilizzo della macchina. Anche in
questo caso la stampante laser e un
programma specifico di desktop publi-
shing sembrano indispensabili: se
un'unica persona lavora alla stesura di
questi manuali la scelta del sistema
può ricadere sul numero -2- con la
possibilità poi di passare a sistemi su-
periori. Nel caso di manuali per singo-
li utenti (come citato sopra) la stam-
pante laser consentirà di ottenere di-
rettamente le poche copie per il clien-
te, con una riduzione di costi eccezio-
nale rispetto al sistema tradizionale
dove, al diminuire dei pezzi stampati,
aumentano vertiginosamente i prezzi
di stampa.
Riviste
Una rivista può trarre notevoli be-
nefici dall'introduzione di queste tec-
nologie nel suo iter produttivo. Il nor-
male cammino delle informazioni nel-
la redazione di una rivista è questo:
battitura del testo originale, invio di
tutti i testi alla tipografia, correzione
delle bozze, correzioni in tipografia,
seconda correzione di bozze, prepara-
zione delle cosiddette strisciate di te-
sto (sono delle lunghe strisce di testo
già in formato colonna), montaggio
manuale delle colonne e impaginazio-
ne, ritorno dei testi in tipografia per le
eventuali aggiunte o tagli — nei casi in
cui il testo sia troppo lungo o troppo
corto rispetto allo spazio a disposizio-
ne — correzioni dell’impaginazione.
Vediamo ora cosa succede con un si-
stema di desktop publishing: battitura
del testo originale con un programma
di scrittura, correzione delle bozze, im-
paginazione a video, modifiche al te-
sto in caso sia troppo lungo o troppo
corto con controllo diretto a video,
preparazione degli originali con la
stampante laser e passaggio successivo
per la preparazione delle pellicole ne-
cessarie alla stampa vera e propria op-
pure passaggio dei dischetti al tipogra-
fo che fornirà nel giro di qualche ora
le pellicole con qualità tipografica
(esistono ormai molti centri specializ-
zati in questo tipo di Service). Come
ben si può vedere nel sistema di de-
sktop publishing i passaggi sono mi-
nori, quindi minore è la possibilità di
errori e più veloce la preparazione del-
la rivista, con possibilità di modifiche
anche dell’ultimissima ora. Nel caso
inoltre si decida di fare tutto in casa,
basterà l'acquisto di una reprocamera
e di uno sviluppatore di pellicole,
costo dai IO ai 15 milioni, per elimi-
nare completamente tutte le spese del-
la tipografia. Non illudiamoci tuttavia
che questo sistema sia utilizzabile in
tutte le occasioni: i piccoli editori pos-
sono trarne i massimi vantaggi. Più è
grande la massa di lavoro svolta e me-
no vantaggioso sarà il sistema, fino ad
arrivare ad un punto tale per cui è
consigliabile l’acquisto di veri e propri
sistemi di fotocomposizione. In Ame-
rica, non si contano più ormai le rivi-
ste che utilizzano questo sistema e
nemmeno quelle nate proprio dalla fa-
cilità di utilizzo di questi sistemi. An-
che se forse ciò può sembrare strano
anche in Italia esistono già decine di
pubblicazioni che utilizzano questi si-
stemi - Applicando, Lito, Monitor solo
per citarne alcune.
Libri
Il caso dei libri è quello che dal
punto di vista del desktop publishing
dà meno problemi risolutivi. In qual-
che caso sarà sufficiente utilizzare un
buon programma di scrittura per otte-
nere attraverso la stampante laser del-
le pagine pronte da mandare in stam-
pa. In questo caso essendo il problema
di impaginazione abbastanza semplice
si può pensare addirittura di utilizzare
un sistema senza stampante laser, ma
con una sola stampante ad aghi per fa-
re la correzione delle bozze, per poi
passare direttamente il dischetto alla
tipografia specializzata nell'ottenere
da esso la pellicola necessaria alla
stampa vera e propria del volume.
Il seguito
Nella prossima puntata prenderemo
in esame i vari sistemi di desktop pu-
blishing disponibili sul mercato italia-
no, sia dal punto di vista dell'hard-
ware che del software. Per ogni siste-
ma cercheremo di darvi quelle infor-
mazioni sui punti di forza e sulle even-
tuali lacune che vi consentiranno di
scegliere la soluzione più consona alle
vostre esigenze.
162
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Probabilmente è stata una Texas Instruments la vostra prima calcolatrice.
Ora c’è TI' 74 BASICALC. E non vi serve altro.
Tl-74 Basicalc. E’ una potente
calcolatrice scientifica. Un computer
programmabile in Basic.
Da molti anni Texas Instruments produce
calcolatrici e da sempre conosce le esigenze
di chi li utilizza. Per questo ha progettato
uno dei più sofisticati strumenti di calcolo
mai esistiti: Tl-74 Basicalc.
Alle 70 funzioni di una avanzata calcolatrice
scientifica, Texas Instruments ha unito le
caratteristiche di un computer
programmabile in Basic a 113 comandi
con 8K RAM. Le ha assemblate in
un unico strumento portatile, ergonomico
e di facile uso.
Un connettore moduli vi permette di inserire
una RAM addizionale da 8K. Oppure uno
dei moduli software opzionali: matematica
per risolvere velocemente operazioni
con matrici, moltiplicazioni di polinomi
o statistica. C’è persino un modulo
che vi insegna a programmare in Pascal
(Leam Pascal).
Lavorare con Tl-74 è semplice. Usandola
come calcolatrice e grazie al sistema
operativo algebrico (SO A), potrete
impostare il vostro problema come lo
scrivereste, da sinistra a destra.
Se già non lo conoscete, potrete imparare a
programmare in Basic con l’ausilio di un
pratico manuale. La stampante vi permette
di stampare programmi e calcoli.
E l'interfaccia cassette vi offre la possibilità
di archiviare senza limiti di memoria.
Per chi non ha il tempo di imparare i
linguaggi di programmazione, Texas
Instruments ha creato la "Super
Programmabile” TI-95 Procalc
per accedere velocemente
Questi moduli vi
permettono di aggiungere
8K di RAM per
archiviare dati esterni
o altri moduli programmati.
rapidamente ad oltre 200 funzioni
preprogrammate. La TI-95 vi offre l'esclusivo
sistema di finestre menù e tastiera virtuale.
Così potete creare tutte le funzioni
aggiuntive che desiderate. Come vedete, a
una delle calcolatrici programmabili Texas
Instruments potete chiedere di tutto. Tranne
di fare di più.
Programmate una visita ad un
rivenditore Texas
Instruments o chiamate
direttamente
(02) 253001.
Texas
Instruments
le
a
nmmnn
di Francesco Petroni
Lo Standard Olivetti
Nella marcia del carro armato IBM e
nella affermazione delle sue caratteristi-
che tecniche divenute l'ormai famoso
«standard di mercato», non sono state
poche le macchine che ci hanno rimesso
le penne, non tanto in termini di scom-
parsa di case e di modelli, quanto in ter-
mini di non affermazione di caratteristi-
che hardware, che se pur interessanti,
non hanno avuto la forza di sopravvive-
re allo scontro con il terribile concorren-
Citiamo a memoria il formidabile
Victor 9000 macchina dalle caratteristi-
che grafiche, sia hardware che software,
professionali, ma poi rapidamente tra-
sformata in un compatibile di lusso.
Ma pensiamo anche alle altre prima-
rie marche, che pur non seconde ol-
ii BM in quanto a prestigio, non sono
riuscite a far emergere propri modelli.
Pensiamo alla Digital, con la linea Pro-
fessional, alla Texas con la linea TI. al-
la Hewlett Packard con la serie 150.
Anche la Sperry Univac ha lanciato
una macchina di notevoli prestazioni, il
PC/ IT ( vedi prova su MC 53) allineata
con lo standard IBM AT. Tale macchina
dispone anche di una scheda grafica a
colori di caratteristiche elevatissime, ma
del tutto ignorata dai vari prodotti gra-
fici più diffusi.
In questo singolare panorama di
macchine innovative che tuttavia non
riescono a tenere il confronto di mercato
con la IBM, che risulta paradossalmen-
te essere la meno innovativa, la casa che
ha retto meglio è senza dubbio TOlivetti,
con la serie M24, poi allargata all'MI9
e all' M 28.
Questo è successo sia negli Stati Uniti
d'America, dove la macchina è stata
commercializzata come AT&T 6300 (la
AT&T, come noto, è la consociata ame-
ricana della casa di Ivrea). In America
ha ottenuto successo di vendite (170.000
macchine) e di critica per le sue presta-
zioni superiori (processore 8086 contro
8088). per la sua linea più elegante ri-
spetto all' IBM e per le sue dotazioni
hardware superiori. Interfaccia paralle-
la e seriale incorporate nella scheda ma-
dre, caratteristiche grafiche, già nella
configurazione base, del tutto compati-
bili con quelle dell' IBM. ma anche con
una modalità di lavoro superiore a quel-
la più spinta dell’ IBM.
L'Olivetti M24 ha avuto successo an-
che in Europa e ovviamente anche in
Italia dove il nome Olivetti rappresenta
nel campo delle macchine per ufficio
quello che la Fiat è per le automobili. Ed
è quindi diffuso sia nei piccoli studi pro-
fessionali che nei grossi uffici, pubblici e
privati.
Anche tra gli hobbisti TM24 è abba-
stanza diffuso, anche se è ancora più co-
stoso dei «cinesi».
L'argomento che vogliamo trattare è
quindi riferito al «quasi standard» Oli-
vetti. Diciamo «quasi» in quanto è ab-
bastanza standard da essere riconosciu-
to da quasi tutti i prodotti specificamen-
te grafici e da quasi tutti i prodotti an-
che grafici. Ma non abbastanza da esse-
re copiato dai produttori «cinesi».
Daremo prima una occhiata ad una
serie di prodotti Integrati (Framework
II, Symphony e Lotus. Open Access),
poi a qualche prodotto grafico tra i più
diffusi. Infine esamineremo il GWBA-
SIC che, nella versione compilatore, di-
venta su Olivetti un linguaggio di pre-
stazioni elevatissime.
Caratteristiche grafiche Olivetti
Ricordiamo che la grafica si ottiene
per mezzo dei due elementi. L’hard-
ware che permette certe prestazioni e il
software che permette l’effettivo utiliz-
zo di tali prestazioni.
Le modalità grafiche più diffuse so-
no le due IBM, CGA (Color Graphic
Adapter) e EGA (Enhanced Grafie
Adapter), la Hercules divenuto lo
standard grafico monocromatico per
l’IBM, e la Olivetti M24, che in pratica
raddoppia le prestazioni della CGA
164
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Figura 2 - OPEN ACCESS II. La predisposizione di un grafico si esegue in maniera interattiva agendo con i tasti freccia sulle varie funzionalità disponibili e visibili
nei menu al contorno della immagine.
Figura 3 - OPEN ACCESS II. L'effetto tridimensionale è ovviamente suggestivo, e lo sforzo per ottenerlo è analogo a quello di un comune grafico bidimensionale.
Figura 4 - SYMPHONY LI Testo. Con il tabellone elettronico più dati vengono visualizzati nella stessa videata. meglio è. In questo caso mostriamo la configurazio-
ne più spinta realizzabile con l' Olivelli . Vengono visualizzale 50 righe contemporaneamente... al limile della leggibilità.
Figura 5 - LOTUS 123 2.0 Grafica. Disegno in modalità XY. La maggiore definizione presenta due vantaggi, il primo in termini di qualità del disegno, il secondo in
termini di maggiore possibilità di inserire correttamente le scritte.
usata in modo monocromatico.
I prodotti grafici in generale ricono-
scono queste schede.
L'utilizzo di altri tipi di schede par-
ticolari, specie di quelle ancora più
avanzate, comporta la necessità di in-
dividuare e di reperire il software che
le riconosca, pena la non utilizzazione
della scheda stessa.
Altro problema di tali schede, non
standard, è anche quello di riconosce-
re i livelli più bassi, in modo da per-
mettere comunque il loro utilizzo (a
prestazioni inferiori) anche con pro-
dotti che non dispongano di driver
specifici.
Per tornare ali'Olivetti M24 (e
MI 9), questo permette le stesse presta-
zioni della scheda IBM CGA (quella
normale) e in tal modo consente co-
munque l'utilizzo di tutto il software
per IBM, ma in più dispone di una
modalità superiore di 640 per 400 pi-
xel monocromatici.
Vediamo cosa permettono il 640 per
400 pixel (256.000). In modalità testo,
sfruttando generatori di caratteri che
utilizzano matrici 8 per 8 si può arriva-
re a 80 colonne e 50 righe, oppure, con
matrici 7 per 8, ci si può spingere fino
a circa 90 colonne per 50 righe, con-
servando una buona leggibilità. Ricor-
diamo che il glorioso Apple II utilizza-
va una matrice 7 per 8.
In modalità grafica utilizzando lo
schermo 3 monocromatico l'alta defi-
nizione si presta all'utilizzo di prodotti
grafici avanzati, si tratta, ricordiamo-
lo, di una definizione superiore a quel-
la del MAC.
Una cosi alta definizione risulta una
valida, ed economica, alternativa in
caso di mancanza del colore in quanto
permette l'uso di Patterns con i quali
realizzare o varie tonalità di grigio o
retini per campiture.
Per quanto riguarda i testi in moda-
lità grafica, in genere i vari prodotti ne
permettono fino a una decina, per cia-
scuno degli stili disponibili, contem-
poraneamente utilizzabili in una stessa
immagine.
In figura 1 vediamo, traendolo dai
programmini standard di dimostrazio-
ne della serie Olivetti, un tipico esem-
pio della massima definizione in mo-
nocromatico.
Il software per Olivetti
business Graphics
con I prodotti integrati
L'affermazione dello standard Oli-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
165
GRAFICA
vetti, al seguito di quello IBM, com-
porta il fatto che sono ormai numero-
sissimi i prodotti grafici, e non, che in
sede di configurazione permettono
l'installazione di driver specifici, met-
tendo la macchina in condizione di la-
vorare al meglio.
E questo vale per le varie famiglie
di prodotti grafici e non grafici. In
questa carrellata partiremo dagli inte-
grati, che essendo, per definizione, in
grado di fare tutto, appartengono ad
una categoria a sé stante.
Cominciamo con l'Open Access,
provato nella versione II sul numero
60 di MC. Ricordiamo che l'Open Ac-
cess II è un «integrato a pezzi» in
quanto la sua integrazione consiste
nella collegabilità tra i vari moduli che
però possono vivere l'uno in assenza
dell'altro.
Il modulo grafico non è indipenden-
te ma trova il suo logico ambiente nel-
lo spreadsheet, e infatti i dati da visua-
lizzare vengono prelevati dalle righe e
dalle colonne del tabellone.
La caratteristica grafica più interes-
sante delI’OA è la possibilità di trac-
ciare grafici tridimensionali, o meglio
pseudo tridimensionali, in quanto le
coordinate X,Y sono le celle della ta-
bella, mentre il valore contenuto nella
singola cella corrisponde alla coordi-
nata Z.
Viene utilizzato un metodo di rap-
presentazione assonometrico, che è
quello che comporta la conservazione
delle proporzioni lungo i tre assi carte-
siani.
L’aspetto singolare della funzionali-
tà grafica è quello di poter agire in
modo manuale sul disegno, non sui
valori numerici che rappresenta, che
come detto risiedono nel tabellone.
ma sulle caratteristiche «estetiche»,
come scelta dei colori o delle campitu-
re, e scelta degli orientamenti degli as-
si.
In questa fase preparatoria (vedi fig.
2) appare sulla destra del video un me-
nu di opzioni grafiche, e un cursore a
forma di freccia che permette di lavo-
rare, via tasti freccia, direttamente sul-
l'immagine.
Una volta eseguito il «maquillage»
per ottenere il disegno definitivo basta
premere il tasto funzione F7 (vedi fig.
3 ) .
Altra specifica possibile è quella
SURFACE, che consiste nella realiz-
zazione di un reticolo che unisce i vari
punti da rappresentare tridimensional-
mente. Anche questo grafico viene co-
struito elaborando dati presenti sul ta-
bellone, dati che se derivanti da calco-
lo, possono essere ottenuti con le fun-
Figura S - FRA MEWORK II. Il Framework II si avvale delle caraneristiche grafiche della macchina su cui lavora, anche per te funzionalità non grafiche. Ad esem-
pio nel Word Processor tutte le tipologie e stili di scrittura vengono riprodotti correttamente anche sul video.
Figura 9 - FRAMEWORK II Grafica. Oltre che alle " normali » funzionalità di Business Graphic. per mezzo del Fred I linguaggio di programmazione del FRAME-
WORK III è possibile realizzare schemi, grafici e disegni di tipo non standardizzalo.
166
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
GRAFICA
zionaiità di calcolo del tabellone stes-
Lotus 123 e Symphony
Anche i due prodotti della LOTUS
Corporation dispongono, nelle loro
più recenti versioni, di driver per Oli-
vetti (alias AT&T 6300).
I driver specifici permettono sia mi-
glioramenti nelle funzionalità grafi-
che, è di questo che stiamo parlando,
sia modalità di visualizzazione del ta-
bellone vero e proprio più spinte (più
righe e più colonne), e in un tabellone
più dati appaiono nella videata meglio
è.
Nella figura 4 mostriamo il Sym-
phony portato a 50 righe per videata.
Ovviamente in queste situazioni non
standard, anche i tasti speciali vengo-
no riconfigurati. Ad esempio PgUp e
PgDn scorrono di 45 righe, ovvero
portano nella videata immediatamente
superiore od inferiore.
Tornando alla grafica ricordiamo
che il LOTUS 123, che permette di
realizzare anche più grafici all'intemo
di uno stesso tabellone, ne visualizza
uno solo per volta. La modalità più
stimolante è la XY, che permette di vi-
sualizzare anche funzioni matemati-
che di tipo circolare.
Nell'esempio di figura 5 viene rea-
lizzata una curva Epiciclica, sviluppa-
ta anch'essa nel tabellone, incolonnan-
do le opportune formule.
II Symphony a livello di singolo gra-
fico permette in pratica le stesse cose
del suo fratello maggiore, ma dispo-
nendo di Finestre, consente di vedere
più grafici insieme. Questo sia siste-
mando più finestre sulla stessa videa-
ta, sia sovrapponendo le finestre come
foglietti di carta (fig. 6 e 7).
In pratica si creano più finestre a
ciascuna delle quali viene associato un
grafo. Il passaggio da una finestra al-
l’altra, ovvero da un grafico all'altro
avviene con il tasto di «sfogliamento»
delle finestre (F6).
Il grafo è solo una delle cinque tipo-
logie di finestre, per cui a finestre di
tale tipo possono essere alternate ta-
belle, testi, ecc.
La disposizione delle finestre sul vi-
deo può essere organizzata in vari mo-
di, in quanto ciascuna finestra può oc-
cupare una zona rettangolare di di-
mensioni a scelta. Quindi si può sce-
gliere tra finestre contemporanee
«emergenti» sul video e finestre che si
sovrappongono parzialmente e/o to-
talmente.
Framework II
L'elegante ambiente di lavoro del
Framework II (vedi prova su MC n. 58
del gennaio 1987) trova nell'utilizzo di
driver grafici un efficace supporto,
non solo per le funzionalità grafiche,
che vengono migliorate, ma anche per
le funzionalità non grafiche. Ad esem-
pio nella specificazione di effetti spe-
ciali nella modalità Testo, dove il cor-
sivo diventa corsivo anche sul video
(fig. 8).
Il Framework poi dispone di un
proprio linguaggio di programmazio-
ne (il FRED), che a sua volta dispone
di comandi grafici con i quali è possi-
bile realizzare anche disegni non di ti-
po standard, ovvero non solo di tipo
Business (fig. 9).
Installato per l'Olivetti il Frame-
work migliora il suo aspetto sia in ter-
mini estetici, in quanto lo sfondo gri-
gio, ottenuto con una puntinatura fit-
ta, risulta più omogeneo, e viene utiliz-
zata una matrice più estesa per genera-
re i caratteri, che diventano «letter
quality». La matrice diventa di 8 pixel
per 12, non è dichiarata ma risulta dai
calcoli che chiunque può fare con un
risultato di 80 caratteri su 33 righe, un
buon aumento dell’area «emergente»
di lavoro.
I prodotti grafici
Quelli più diffusi riconoscono diret-
tamente le macchine Olivetti, e anzi, in
generale, sono stati anche tradotti in
italiano. Esempio tipico è l'AUTO-
CAD della AutoDesk, che è il più dif-
fuso prodotto CAD per microcompu-
ter, ormai disponibile in italiano e con
driver Olivetti.
I prodotti meno diffusi, anche se
non tradotti, riconoscono la macchina
AT&T 6300, che come detto è l'M24
per il mercato americano.
Esemplificando vediamo un tipico
Paint, il Painbrush della Zsoft, pro-
dotto con il quale, preferibilmente per
mezzo di un mouse, si disegna a mano
libera sul video (fig. 10).
Anche i due Desktop Managers più
diffusi, Windows della Microsoft e
GEM della Digital Research sono stati
«olivettizzati». In figura 1 1 vediamo il
GEM DRAW, che è lo strumento per
il disegno «semitecnico» su PC. An-
che questa categoria di prodotti si av-
vantaggia con l’uso del Mouse.
In particolare quest’ultima catego-
ria di prodotti trova nell'Olivetti M24
il loro ambiente ideale, molto più che
nell'IBM standard, sia per le citate ca-
ratteristiche grafiche, che per le pre-
stazioni dell'8086 rispetto al «lento»
8088, che in prodotti di questo tipo,
oggettivamente molto complessi, sia
nella parte «calcolo» che nella parte
«output» possono diventare critiche.
Infine, se tra i driver, non è presente
né quello Olivetti né quello AT&T, oc-
Figura 10 - PC PAI NT. Olire ai pacchetti integrati, che per il fatto di essere n generai purpose » sono molto diffusi e quindi sono stati italianizzati, ormai lo standard
Olivetti è disponibile anche su pacchetti specificamente grafici.
Figura II -GEM. Altra categoria di prodotti che utilizzano le caratteristiche grafiche delle macchine, è costituita dai Desktop Manager, i cui esponenti più diffusi
sono Microsoft Windows e Digital Research GEM. Fediamo quest'ultimo montalo su Olivetti.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
167
GRAFICA
corre allora configurare il prodotto co-
me IBM, ma con una notevole ecce-
zione. Infatti l’IBM può lavorare in
due modi, a quattro colori con lo
schermo 1 e in monocromatico con lo
schermo 2. Per l'OIivetti è possibile la-
vorare, se si dispone di solo schermo
monocromatico, anche con lo schermo
1, con il risultato che i quattro colori
diventano quattro tonalità di grigio.
Ovviamente lo stesso risultato si
può ottenere con IBM se si dispone di
scheda grafica a colori, ma non si di-
spone che di un video monocromati-
co.
Questo permette quindi di poter uti-
lizzare tutti i prodotti grafici a colori
per IBM, ad esempio tutti i prodotti di
grafica per presentazione, oppure tutti
i giochi, anche su monitor normale
(fig. 12, 13, 14).
In definitiva la soluzione «Olivetti»
è un ottimo compromesso tra compati-
bilità con lo standard, che è totale, mi-
glioramento delle prestazioni, che è
notevole per i prodotti con driver per
lo schermo 3, e economia, per il fatto
che «girano» tutti i prodotti, anche
quelli a colori, sul video monocromo.
In questo ultimo caso, i risultati, in
termini di qualità deH'immagine, sono
del tutto soddisfacenti.
GWBASIC
Della larga gamma di possibilità of-
ferte dalle macchine Olivetti si avvan-
taggia più di tutti l'hobbista che utiliz-
za il GWBASIC che come tutti i Basic
è il linguaggio che meglio permette di
sfruttare le caratteristiche hardware
delle macchine.
Per la cronaca il GWBASIC può es-
sere caricato anche su IBM, e i pro-
grammi con il comando SCREEN 3
non danno errore di sintassi ma danno
errore in esecuzione.
In pratica il GWBASIC deU'Olivetti
è del tutto compatibile con il BASICA
in particolar modo per quanto riguar-
da le istruzioni grafiche che sono esat-
tamente le stesse.
Per dare un'idea della migliore defi-
nizione dello schermo 3 Olivetti abbia-
mo realizzato, vedi figura 15, un pro-
grammino che esegue in sequenza
quattro programmi che in Basica gira-
no sullo schermo 1.
Inoltre del GWBASIC per Olivetti
esiste anche la versione compilata, al-
lineata al BASICA 2.0 Compiler per
IBM, per cui è possibile anche un uso
«pesante» dei vari schermi.
Niente da fare invece per il Quick-
Basic 2.0 (in gergo QB2), il nuovo ed
economico compilatore della Micro-
soft, per il quale non c’è, per ora, un
Driver Olivetti. Per non parlare poi
del TurboBasic della Borland, che an-
cora non è uscito, ma che già sta cre-
ando grandi aspettative, e darà nuovo
vigore al mondo Basic, per tanto tem-
po ignorato, in termini di sviluppo di
prodotti innovativi, da parte delle soft-
ware house. mc
168
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
DISK-DRIVE
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Organizzazione e modalità di lavoro
con il tabellone elettronico
Introduzione
C’è uno strano parallelismo tra le
modalità di diffusione degli Home
Computer tra gli hobbisti (fine anni
'70 primi anni ’80) e dei Personal
Computer negli uffici (pieni anni ’80).
Per i primi lo strumento software
che ha consentito lo sviluppo è stato il
Basic, linguaggio «benemerito» che
con i suoi pregi e i suoi difetti, conser-
va ancor oggi uno stuolo di fedelissi-
mi, soprattutto tra chi usa il Computer
per scopi «scientifici» e comunque di
calcolo complesso.
11 pregio del Basic, nella versione
interprete, consisteva nella facilità di
uso anche da parte di persone comple-
tamente a digiuno di basi e concetti di
elaborazione dati.
Presso gli specialisti il Basic era ed è
tuttora lo strumento ideale con il qua-
le mettere a fuoco, realizzandola, in
poco tempo una procedura di calcolo,
specie se isolata dalla problematica di
gestione e acquisizione dati, che co-
munque può essere risolta a parte e
successivamente.
A fronte di questi indubbi pregi sta
un difetto che in qualche caso è risul-
tato essere un grave difetto. 11 Basic è
un linguaggio che permette un certo
disordine d'uso a parità di risultato
raggiunto.
Generalizzando il problema ed
esponendolo in termini più scientifici,
va ricordato che il giudizio che si può
formulare sulla qualità di un program-
ma può essere scomposto in fattori.
Il primo è l’efficacia, ovvero l’aver
comunque raggiunto il risultato volu-
to. Questo fattore in genere è il più ap-
parente, e sarebbe quindi un errore
fermarsi a questo primo giudizio.
Il secondo è l’efficienza, ovvero a
parità di risultato ottenuto, il miglior
programma è quello che «consuma di
meno», in termini di lunghezza del
programma e in termini di tempi di
esecuzione.
L'ultimo elemento, ancora più «na-
scosto» è l’ordine con il quale è realiz-
zato il programma. Ovvero un pro-
gramma deve essere realizzato con or-
dine, questo per un motivo fondamen-
tale, che quando lo si deve modificare,
o per correzioni o per implementazio-
ni, lo si deve fare nel minor tempo
possibile.
Questo aspetto che non interessa 1’
hobbista è invece tuttora l'argomento
più scottante nell'informatica classica,
che risolti, da tempo, i due primi
aspetti, sta ancora cercando di risolve-
re il terzo.
L’obbiettivo è quello di industrializ-
zare la produzione delle procedure, in-
troducendo regole tali che il singolo
programma sia comprensibile nella
stessa misura da chi Io ha scritto e da
chi poi lo deve mantenere.
Le soluzioni si chiamano, anche i
non tecnici, ne hanno più volte sentito
parlare. Metodologie di Analisi, Meto-
dologie di Documentazione, Program-
mazione Strutturata, ecc.
Ritorniamo al parallelismo citato
prima. Il boom dei Personal Compu-
ter negli uffici è dovuto, più che al Ba-
sic, che è pur sempre un linguaggio
studiato per tecnici, alla tecnologia del
tabellone elettronico, strumento stu-
diato per i non tecnici, che come filo-
sofia, simula il foglio di carta a qua-
dretti.
E il parallelismo prosegue sul meto-
do di usare lo strumento e sulla facol-
tà, da questo concessa, di essere disor-
dinati. Anche il blocco di fogli a qua-
dretti può essere usato male, sia scri-
vendo in maniera disordinata i dati
nei quadretti, sia sprecando carta.
E infatti anche il tabellone elettroni-
co, per quanto facile e intuitivo, è be-
ne che sia usato ponendosi delle rego-
le, sia di comprensione del tabellone
stesso sia di economia di spazio, che
anzi, con tali tipologie di strumenti
che lavorano in memoria centrale, è
comunque un fatto critico.
Disposizione dei dati sul tabellone
ed occupazione di memoria
Quindi chi usa il tabellone elettroni-
co deve essere, o meglio è bene che sia
una persona ordinata. Il motivo di
questa necessità in termini pratici deri-
va dal fatto che se si usa il tabellone
per lavori di un certo impegno, che
prevedono cioè l’occupazione di mi-
gliaia di celle con varie tipologie di
dati, può diventare difficile ritrovare i
dati quando servono.
In tale situazione di tabellone è in-
fatti quasi tutto sommerso, in quanto
la parte emergente (quella visualizzata
su video) ne è una minima porzione.
Inoltre una disposizione non ocula-
ta dei dati sul tabellone comporta in
genere una occupazione superiore di
memoria, con evidenti svantaggi sia in
termini di volumi di dati trattabili che
di prestazioni.
Ad esempio se su un tabellone del
tutto vuoto utilizziamo una sola cella,
occupiamo un’area rettangolare che
va dalla cella in alto a sinistra a quella
da noi riempita. Quindi se utilizziamo
la cella riga 26 colonna 100 (R26CI00
oppure ZI 00) occupiamo, in pratica
2600 celle.
Tra l’altro occorre fare attenzione
che l’utilizzazione della cella, ad esem-
pio la ZI 00, può essere non evidente,
ad esempio se vi abbiamo lasciato, per
sbaglio, una stringa costituita da un
solo carattere blank.
Facciamo una precisazione tecnica.
Le ultime generazioni di spreadsheet
prevedono la gestione della «memoria
sparsa», che gestisce in maniera più
oculata la memoria e quindi considera
piena non genericamente un'area ret-
tangolare ma le zone effettivamente
piene di dati.
In realtà questa gestione più intelli-
gente si paga un poco in termini di oc-
cupazione e di prestazioni, per cui l’u-
tilizzatore ordinato, che sta cioè atten-
to ad organizzare bene il tabellone, ri-
sulta essere penalizzato rispetto all'uti-
lizzatore disordinato che delega allo
strumento le operazioni di riorganizza-
zione.
È ovvio che comunque è meglio es-
sere ordinati.
170
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Più si copia meno si scrive
Al contrario di quanto si
scuola, per chi lavora con il
ter, il copiare è una virtù. Si pensi al-
l'uso dei Word Processor, negli uffici
dove si producono documenti sempre
simili.
Utilizzando frequentemente il tabel-
lone elettronico si arriva a possedere
una certa manualità con la quale oltre-
tutto certe operazioni ricorrenti vengo-
no svolte in maniera del tutto automa-
tica. La similitudine più chiarificatrice
è quella della guida di un'automobile
in cui il principiante «pensa» ogni
movimento, ma l’esperto esegue auto-
maticamente qualsiasi manovra.
Ad esempio se in un lavoro occorre
che nelle ultime due colonne di ciascu-
na riga siano inserite due formule ma-
tematiche che coinvolgano colonne
precedenti, l’automatismo consiste
nell’ottimizzare le operazioni, scriven-
do solo nella prima riga le due formu-
le, e nello scriverle prevedendo la suc-
cessiva operazione di copia.
Non solo, ma se si vuole specificare
un formato particolare in cui si vuol
visualizzare il risultato, è opportuno
attribuire alle due celle il formato. Poi
con un’unica operazione di G
si riproducono le due formule,
spettivi formati, per tutte le r
cessarie.
Poiché lo stesso risultato si poteva
raggiungere in tante maniere differenti
si tratta di stabilire quale è, tra le tante
strade, la più veloce. L’unità di misura
più logica per misurare tale «velocità»
è sicuramente costituita dal «numero
di mosse», ovvero dal numero di digi-
tazioni da eseguire.
Questa sensibilità dell’ottimizzazio-
ne delle operazioni è una «dote» che
si raggiunge con la pratica,
fortuna non pregiudica l’t
del prodotto.
Per tradurre in pratica qui
espresso facciamo un esercizio di
piatura formule, contiamo le «mo:
necessarie e facciamo alcune cons
razioni sulle varie operazioni da
guire. Poiché trattiamo esercizi arii
tici utilizzeremo il MULTIPLAN
ben si presta ad elaborazioni nun
che, e inoltre possiede una funzioi
tà di copia particolarmente potent
niri-
Copia... in cinque mosse
Può assomigliare ad una partita di
scacchi. Dato un problema, ad esem-
pio la costruzione del noto triangolo
di Tartaglia, vince chi lo realizza in un
minor numero di digitazioni di tastiera
(mosse).
Il trucco consiste nello studiare le
formule sia per quello che debbono ef-
fettivamente calcolare, sia per il fatto
che poi queste stesse formule debbono
essere copiate.
copiata, il riferimento alla data cella.
Nel secondo viene copiata la logica,
per cui la cella a sinistra rimane la cel-
la a sinistra relativamente alla cella in
cui si sta.
L’esercizio sul triangolo di Tarta-
glia, visibile e descritto in figura 1, uti-
lizza solo due formule. La prima scrit-
ta in R2C2, somma 1 al contenuto del-
la cella superiore e della cella a sini-
stra. Per la R2C2 tali due celle sono
vuote e quindi tale operazione risulte-
rebbe incomprensibile, se non dovesse
considerazioni.
Nel fare questi esercizi ci siamo po-
sti il vincolo di utilizzare solo formule
semplici, con solo le quattro operazio-
ni. Risultati più brillanti infatti si po-
trebbero raggiungere utilizzando fun-
zioni di tipo condizionale.
Altro vincolo è quello di non utiliz-
zare funzioni che individuano la riga e
colonna fisiche del tabellone. Ovvero
l’esercizio deve valere in una zona
qualsiasi del tabellone.
Obbiettivo dell’esercizio è la pratica
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
171
.'ANGOLO DELLO SPREADSHEET
Figura 4 - TABELLA PRESENZE DEL PERSONALE. Compilalo il modulo, quotidianamente vanno im-
messi solo matricola dipendente e codice presenza. Tutto il resto viene calcolato o mediante tabelle al contor-
no (fi g. Si o mediante formule di calcolo.
sulle funzionalità di copia, che sono
alla base dell'uso dei tabelloni elettro-
nici, e che possono essere anche fun-
zionalità sofisticate, se ad esempio si
copia una formula non solo verso una
riga o colonna, ma verso una zona ret-
tangolare, e se coinvolge varie tipolo-
gie di riferimenti.
Tabelllna pitagorica
Il secondo esercizio, che consiste
nella produzione di una semplice ta-
vola Pitagorica, è simile al precedente
ma fa uso dei riferimenti assoluti. Ri-
ga superiore e colonna di sinistra sono
costruite come nell’esercizio preceden-
te. La formula in R3C3, è R2*C2.
Tale formula significa Riga 2 stessa
colonna per Colonna 2 stessa riga. Ta-
le formula copiata su tutta l’area, assu-
me in ciascuna posizione lo stesso
aspetto e la stessa logica, ma il risulta-
to cambia perché la logica «stessa co-
lonna», vale per ogni colonna e signi-
fica colonna 2, se si sta sulla colonna 2
e colonna 5 se si sta sulla colonna 5.
Nei due esercizi sono state analizza-
te le due, uniche, tipologie di indiriz-
zamento. Sono solo due, ma usarle be-
ne a fondo non è così elementare co-
me sembra. Tranquilli questo non è.
fortunatamente un aspetto critico, per-
chè in genere gli stessi risultati si ot-
tengono, facendo solo qualche «pas-
saggio» in più, ed, in compenso, tale
passaggio è più semplice.
Protezione del lavoro
In ogni lavoro con lo spreadsheet
vanno distinte due fasi. La prima è la
predisposizione del lavoro, ovvero la
costruzione della tabella, che compor-
ta la soluzione di una serie di proble-
mi che vanno dalla individuazione de-
gli elementi di calcolo, alla scrittura,
in forma sintatticamente e concettual-
mente corretta, delle formule di calco-
lo, fino alla cura degli aspetti estetici.
La seconda fase consiste nell'uso, in
genere ripetuto più volte, del tabello-
ne. In questa seconda fase rimangono
inalterate tutte le parti fisse, ovvero
tutta la struttura dei dati (scritte, inte-
stazioni, Lineature, ecc.) e soprattutto
la parte formule di calcolo, che una
volta scritte e provate non vanno più
modificate.
Soprattutto se la persona che predi-
spone il tabellone non è la stessa che
lo usa, risulta indispensabile limitare
l'accesso a quelle celle dove vanno im-
messi i dati nuovi. Una immissione
per sbaglio di un valore in una cella
«formula» provoca infatti la perdita
della stessa, con il rischio della com-
promissione dell’intero tabellone.
La funzionalità degli spreadsheet
che pone rimedio a tale rischio è quel-
la della «protezione» delle zone, che
comporta l'individuazione di una va-
sta zona (al limite tutto il tabellone) da
definire Protetto, e alPintemo di que-
sto l'individuazione delle celle (colon-
ne, righe, o singole celle) da dichiarare
Libere per l’immissione.
In tale maniera la mobilità, che
aviene via tasti freccia, all'interno del
tabellone viene limitata alle sole zone
accessibili.
Facciamo un esempio Calcistico.
Supponiamo di voler seguire ogni
domenica gli incontri di calcio, calco-
lando ogni momento la schedina vali-
da. In tale attività si identificano tre
momenti differenti.
Il primo, a inizio campionato, quan-
do si definisce, si costruisce e si testa
la funzionalità della tabella. Se tutto
funziona la tabella non va piu toccata
(almeno per un anno), anzi e bene pro-
teggerla da modifiche/cancellazioni
involontarie.
Tutta la tabella, realizzata in LO-
TUS 123 (e il discorso vale anche per
gli altri spreadsheet) va dichiarata ZO-
NA PROTETTA (fig. 3).
All’interno della tabella poi vanno
identificate zone accessibili, nelle qua-
li ogni domenica vanno inseriti i nuovi
dati. Anzi volendo essere pignoli esi-
stono due tipi di dati da immettere, gli
incontri, che variano settimanalmente,
e risultati, che globalmente, variano
ogni volta che una squadra segna.
Quindi all’interno della più vasta
area protetta vanno identificate due
ZONE LIBERE (battezzate PARTI,
PART2) da rendere accessibili per le
modifiche.
L’utilizzo di questa situazione (di
accesso a zone libere interne ad un’a-
rea protetta) non è automatico ma va
richiesto mediante lo specifico coman-
do ZONA IMMISSIONE, al quale va
indicata la zona da utilizzare.
In questo caso il cursore si sposta
nella prima cella dichiarata libera ed
entra in azione un blocco dei movi-
menti, che risultano limitati all’interno
delle celle libere.
Quindi nel caso di applicazioni rea-
lizzate per un utilizzatore che deve so-
lo inserire dei dati va costruito un si-
stema di protezione del genere, e atti-
vato all’ingresso nel tabellone median-
te una opportuna macro.
Fogli pieni e togli vuoti
Il discorso sulla protezione dei dati
ci porta ad introdurre una tipologia
abbastanza diffusa di applicazioni de-
gli spreadsheet, specialmente negli uf-
172
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
.'ANGOLO DELLO SPREADSHEET
Figura 5 - TABELLA AL CONTORNO. Le tabelle sorto due. quella delle matricole/nominalivi e quella dei codici presenza. In tale ambito sono riportate anche delle
Figura 6 - TA BELLA PRESENZE VUOTA. Durante la immissione le formule di calcolo, che si riferiscono a celle ancora vuole, continuano a funzionare, quelle che
» pescano » nelle tabelle danno 0. Quelle che eseguono le somme danno la somma al momento.
Pici privati e pubblici, dove esiste la
cosiddetta «modulistica».
Per Modulo, in tali uffici, si intende
uno stampato che serve per eseguire
un determinato lavoro. Tale stampato,
che può essere un singolo foglio o un
insieme di fogli contiene delle parti
scritte, sia titoli che indicazioni per
l’uso, e delle zone, individuate per
mezzo di fincature, vuote, dove chi
compila il modulo, deve riportare a
mano dei dati.
La numerosità dei moduli, che co-
prono sempre tutte le attività azienda-
li, costituisce per le aziende un proble-
ma, identificabile come un classico
problema di magazzino e quindi con
problema di scorte minime, di riordi-
no, ecc.
In moltissimi casi il tabellone elet-
tronico può sostituire benissimo il
Modulo, apportando anzi numerosi
vantaggi rispetto alla soluzione del tut-
to cartacea.
I vantaggi, al di là di quelli ovvii,
ma già consistenti, che non esistono
più i problemi della gestione delle
scorte e dei rifornimenti, sono riferibi-
li alla possibilità di informatizzare il
modulo in termini di introduzione di
codifiche e di formule di calcolo che
facilitino la predisposizione del modu-
lo, e soprattutto la esattezza delle in-
formazioni immesse.
Vediamo subito un esempio nel
campo del personale.
Una azienda con più uffici distacca-
ti utilizza un modulo cartaceo per se-
gnare le presenze (e le assenze) del
proprio personale, riempito il quale,
l’apposito ufficio totalizza le varie po-
sizioni (tot. presenti, tot. malati, ecc.).
Tipico lavoro manuale e ripetitivo,
che genera frequenti errori. La solu-
zione di realizzare il modulo su Tabel-
lone Elettronico presenta alcuni van-
taggi:
— minimizzazione del lavoro di im-
missione;
— esecuzione contestuale dei cal-
coli;
— eliminazione di buona parte del-
le cause di errore.
Ciascun modulo può essere «perso-
nalizzato» per ciascun ufficio utilizza-
tore adeguando la apposita tabella del
matricola/personale.
Gli automatismi consistono nell'uso
delle due tabelle Personale e Posizio-
ni, cui il modulo attinge mediante dei
LÓOKUP, e nelle somme delle varie
posizioni.
Vediamo nelle tre figure 4, 5, 6 ri-
spettivamente Modulo Pieno, Tabelle
e Zone al contorno, e Modulo semi-
vuoto (durante l’immissione).
Per evitare errori nel LOOKUP in
caso di cella codice ancora vuota, ba-
sta prevedere tale condizione allun-
gando la tabella del personale di una
riga vuota.
Per sommare le varie tipologie di
Posizioni, occorre utilizzare dei campi
somma condizionata, appoggiandosi
quindi a zone criteri esterne (quelle in
fig. 5).
Un’applicazione di questo genere,
che peraltro può facilmente essere im-
plementata con altre funzionalità, ri-
chiede per un utilizzatore «medio» di
tabelloni da 30 a 60 minuti.
In termini di Modulistica nelle
Aziende citiamo altri due vantaggi, ri-
scontrabili nella traduzione di moduli
in spreadsheet.
Il primo è l’uniformità nell’uso dei
moduli. Se si tratta di un modulo uti-
lizzato da più uffici di una stessa
Azienda, la sua informatizzazione
comporta la omogenizzazione dei ri-
sultati.
Il vantaggio estremo consiste nell’e-
liminazione del modulo stesso. Se il
modulo confluisce in una procedura
automatica, la soluzione più rapida è
quella di riempire il modulo-tabellone,
e poi riversare via dischetto, o via col-
legamento in rete o via collegamento
con il Mainframe aziendale i dati di-
rettamente nella procedura ricevente.
In questo ultimo caso il successivo
passo in avanti consiste nella comple-
ta automazione della procedura, per
cui il PC periferico diventa terminale
per l’immissione e il controllo alla fon-
te dei dati.
Se questo è il risultato da raggiunge-
re la strada di passare prima attraver-
so una procedurina su PC può essere
la soluzione più soft del problema, e
può valere come prototipazione della
procedura finale su Mainframe, che
comunque richiede approcci classici e
quindi molto più costosi.
Uno dei tipi di utilizzazione misco-
nosciuti dei tabelloni elettronici è pro-
prio quello di strumento con il quale
realizzare, a costi bassi, con l’interven-
to o direttamente dall’utente finale, il
prototipo di una procedura, che se ri-
solta su tabellone elettronico lo sarà
più facilmente su procedura classica.
In pratica diventa un metodo di
analisi più economico di quelli tradi-
zionali, quelli cartacei, per intenderci.
Conclusione
Lo spreadsheet è uno strumento ver-
satile, la cui caratteristica principale è
quella di adattarsi al grado di cono-
scenza e di abilità dell’utente. Sempli-
ce per i «pivellini», sofisticato per gli
specialisti.
Questa gradazione vale non solo ri-
ferendosi al numero di funzioni cono-
sciute e utilizzate, ma anche, e il caso
della funzione di copia ne è un esem-
pio, al livello di conoscenza della sin-
gola funzionalità.
L’esercizio, anche se fine a se stesso,
o fatto per simulare una situazione di
gioco, è comunque un buon metodo
per acquistare padronanza dello stru-
mento.
È questa la filosofia che diamo alla
rubrica sugli spreadsheet, in cui cer-
chiamo di dare dei temi su cui eserci-
tarsi e dei suggerimenti su cui lavora-
re, senza una finalità applicativa espli-
cita immediata.
MC
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
173
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ì I Cominciamo dunque da questo mese ad occuparci del
— ' C, dopo aver introdotto, il mese scorso, questa serie di
articoli ed aver visto brevemente la filosofia generale del
linguaggio. Ancora per questa prima puntata non entreremo
nei dettagli operativi; fàremo invece un po' di storia,
parlando delle origini congiunte del C e di Unix. Questo ci
servirà per capire meglio il perché di alcune fra le più
peculiari caratteristiche del C. ■
Un po' di storia
Il C viene solitamente associato in mo-
do assai stretto al sistema operativo
Unix. Questo non è un caso, dal mo-
mento che in effetti Unix è scritto in C
ed il C è stato creato praticamente per
scrivere Unix. L'uno e l'altro sono quin-
di legati da una medesima origine, il cui
inizio si può collocare grosso modo ver-
so la seconda metà degli anni '60. La
storia di Unix e del C è piuttosto interes-
sante perché ci permette di capire meglio
anche molti sviluppi attuali del mondo
dei linguaggi e dei sistemi operativi. Ov-
viamente non se ne può dare una versio-
ne completa in questo poco spazio; cre-
do tuttavia che sia opportuno riassumer-
la brevemente. Infatti tutto il mondo in-
formatico nel quale viviamo ora si basa,
se non proprio direttamente sull'espe-
rienza Unix, quantomeno sulle medesi-
me ricerche da cui è nato Unix. Tutte le
tecniche usate nei moderni sistemi ope-
rativi e le basi stesse degli attuali lin-
guaggi di programmazione derivano da-
gli studi e dalle sperimentazioni di una
ventina di anni fa: dai quali sono usciti,
tanto per dire, il PL/I, l'Algol, il C, lo
Unix, perfino il Pascal. E non c'è biso-
gno di ripetere che perfino l'attuale dif-
fusissimo MSDOS, il più diffuso siste-
ma operativo per micro a sedici bit, pur
essendo stato progettato per consentire
una facile migrazione dal mondo CP/
M, si è col tempo sempre più avvicinato
a Unix nella struttura, quasi a costituire
un ponte di transizione fra CO/M e
Unix/Xenix.
La ricerca
verso la metà degli anni '60
Facciamo quindi un salto indietro
nel tempo di circa vent’anni. Verso la
metà degli anni sessanta l’interesse
primario della ricerca informatica era
focalizzato principalmente verso la
progettazione di linguaggi e sistemi
operativi più potenti dei precedenti,
ed in grado soprattutto di sfruttare
adeguatamente le ampliate potenze di
calcolo dei computer di terza genera-
zione appena resisi disponibili. 11 pro-
blema era duplice: da un lato distri-
buire a numerosi piccoli utenti le ri-
sorse di calcolo dei grossi mainframe,
dall’altro creare linguaggi ispirati a
criteri più rigorosi di facilità di scrittu-
ra e manutenzione. Le soluzioni a que-
ste esigenze, viste nell’ottica a poste-
riori in cui ci troviamo oggi, furono
il timesharing e la programmazione
strutturata. Mettere a punto questi
nuovi strumenti non fu tuttavia que-
stione di un giorno: furono anzi esco-
gitate e discusse tecniche nuove quali
la gestione in memoria virtuale, lo
scheduling dei task, gli algoritmi di ri-
soluzione dei conflitti per le risorse, il
progetto dei file System: tutte cose che
in un verso o nell’altro ritroviamo pari
pari nei moderni sistemi operativi. La
stessa programmazione strutturata
nacque in quel periodo, con le prime
teorie formali sui linguaggi che si so-
stanziarono nell’Algol 68. L’influenza
di questo linguaggio sul mondo so-
prattutto accademico fu enorme: è for-
se superfluo ricordare che l’Algol è
stato il capostipite di una nutritissima
serie di linguaggi strutturati, fra cui
spiccano il Pascal di Wirth ed anche il
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
175
C di Ritchie.
In questo ribollire di attività la vec-
chia Europa non giocava certo la par-
te del leone. Tuttavia, per quanto ri-
guarda la storia che vi sto raccontan-
do, un certo credito spetta anche alla
ricerca europea, la quale ha indiretta-
mente influenzato se non la nascita
quantomeno la struttura del C e quin-
di di Unix. Parlo in particolare del
progetto congiunto intrapreso dalle
università di Londra e Cambridge per
la definizione di un nuovo linguaggio
di programmazione. Questo studio fu
denominato CPL (Combined Pro-
gramming Language), e portò alla
messa a punto del «Basic CPL» o, più
brevemente, BCPL, scritto da Martin
Richards. Questo linguaggio non ebbe
mai un successo commerciale (anche
se tuttora ne esistono versioni anche
per i micro) ma, come vedremo tra un
attimo, contribui indirettamente alla
storia di Unix.
Il ruolo dei Bell Labs
Ed entriamo nel vivo della nascita
di Unix. Siamo nel 1968, anno in cui
nei laboratori di ricerca Bell (attual-
mente facenti parte della AT&T) si in-
contrano Key Thompson e Dennis
Ritchie, provenienti il primo dall'Uni-
versità della California a Berkeley ed
il secondo da Harvard. Entrambi ave-
vano fatto parte di gruppi di lavoro
che si occupavano della implementa-
zione di sistemi operativi, e Thompson
in particolare lavorava con alcuni
transfughi dal progetto Multics. Que-
sto era (o, meglio, avrebbe dovuto es-
sere) un nuovo sistema operativo mul-
tiutente in timesharing, sviluppato co-
me progetto congiunto fra i Bell Labo-
ratories, la General Electric ed il Mas-
sachussetts Institute of Technology. Il
progetto Multics per varie ragioni non
ebbe successo, ma con l'esperienza
fatta Thompson e Ritchie cominciaro-
no a scrivere un semplice file System
per un Digital PDP-7 dei Bell Labs
che giaceva più o meno inutilizzato.
Lo scopo era realizzare un qualcosa di
funzionante e abbastanza interessante,
per poter convincere l’amministrazio-
ne dei laboratori ad investire danaro
in un «gruppo di ricerca di informati-
ca» che sperimentasse in un settore
dall'aspetto almeno vagamente frut-
tuoso. Il PDP-7 era una macchina
piuttosto limitata, con 64 Kbyte di
RAM condivisi fra programmi e dati,
ed in più disponeva solo di un Assem-
bler. Cosi il neonato file System (cioè
un po' meno di un sistema operativo
vero e proprio) fu sviluppato in parte
su un'altra macchina e crossassembla-
to sul PDP-7, con grande fatica da
parte dei suoi autori i quali dovevano
fisicamente trasportare da una stanza
all'altra decine di metri di nastro per-
forato contenente il codice oggetto
crossassemblato (!). Il risultato fu un
sistema che, benché funzionante, era
piuttosto rozzo e per di più monouten-
te. A questo sistema, nel 1970, Kerni-
ghan diede scherzosamente il nome di
Unix ironizzando sul fatto che in defi-
nitiva si trattava di una brutta versione
monoutente del vecchio Multics.
Unix sul PDP-11
Dopo un'ulteriore revisione, tutta-
via, il sistema fu reso biutente e mi-
gliorato un tantino. Fu a questo punto
che il costituendo gruppo di ricerca in-
formatica, arricchito da componenti
quali Brian Kernighan, Joe Ossanna,
Rudd Canaday, Dou Mclllroy ed altri,
riusci a convincere i Bell Labs ad ac-
quistare un più potente PDP-11/20,
spacciandolo per macchina che sareb-
be servita per sviluppare un sistema
per l'elaborazione di testi. Non appe-
na il nuovo computer arrivò, tuttavia,
la prima cosa che venne fatta fu tra-
sportarvi Unix. La nuova versione fu
scritta ancora in Assembler, ma l'as-
semblatore era stato scritto in un parti-
colare linguaggio di livello intermedio,
sviluppato appositamente da Thom-
pson e da lui denominato B in quanto
ispirato al BCPL da poco messo a
punto in Europa. Accanto al nucleo
del file System ed all'interprete di co-
mandi fu in effetti scritto un Text Ma-
nagement System di buon livello, che
cominciò ad essere usato internamente
ai Bell Labs per preparare documenti
di vario tipo.
Ritchie si occupò quindi di miglio-
rare il linguaggio B aggiungendogli fra
l'altro il concetto di «tipi di dato». Il
B infatti, come del resto il BCPL, era
un linguaggio senza tipi basato unica-
mente sulla «machine word», un inte-
ro senza segno a sedici bit. Il PDP- 1 1
invece disponeva a livello di linguag-
gio macchina delle istruzioni di mani-
polazione dei byte, e quindi sembrava
opportuno disporre di una nuova ver-
sione del B che avesse accesso all'inte-
ro set di risorse della macchina. Que-
sta revisione del B fu chiamata NB
(che stava per «New B»), e servi per
scrivere alcuni programmi di utilità.
Fu anche tentata la riscrittura dell’in-
tero sistema in NB, purtroppo senza
successo. Ritchie pensò allora di scri-
vere un generatore di codice NB, ossia
un sistema di programmazione che
producesse programmi scritti in NB
da compilare in un secondo tempo.
Questo metalinguaggio fu denominato
(senza troppa fantasia) C, in quanto
successore del B di Thompson.
Visto che i primi esperimenti col C
diedero risultati soddisfacenti, Ritchie
e Kernighan provvidero ad una gene-
rale riedizione del linguaggio, cui ag-
giunsero fra l'altro i tipi di dati struttu-
rati (array e strutture) e le variabili
globali. Presto il C divenne un lin-
guaggio vero e proprio, dotato di un
apposito compilatore indipendente.
Nel 1973, infine, Thompson e Ritchie
tentarono la riscrittura di Unix in C.
La cosa questa volta ebbe pieno suc-
cesso, sfatando così la consuetudine
secondo la quale i sistemi operativi
dovevano necessariamente essere
scritti in Assembler e segnando l'inizio
di un successo che non è più diminui-
to.
Unix Settima Edizione
Unix scritto in C cominciò a diffon-
dersi rapidamente all'interno dei Bell
Labs, e ad esso furono presto aggiunti
numerosissimi programmi di utilità in-
dipendenti. Inoltre la necessità di far
parlare fra loro le macchine dei diversi
dipartimenti portò all'implementazio-
ne di funzioni native di comunicazio-
ne fra sistemi remoti (denominate
«uucp»). Il successo nel mondo acca-
demico venne poco dopo (1974) grazie
ad un accordo col quale i Bell Labs ce-
devano ad alcune università america-
ne i diritti per usare Unix a scopi di-
dattici. Nel 1975, infine, con la sua se-
sta revisione, Unix fu messo ufficial-
mente in commercio.
Da allora Unix ed il C hanno subito
diverse evoluzioni, la più importante
delle quali fu la cosiddetta «Settima
Edizione» rilasciata nel 1979: in quel-
l’occasione Unix fu interamente ri-
scritto per i processori a 32 bit, ed il C
fu «limato» ancora un po': ad esso
vennero aggiunti i cast e furono intro-
dotte le union ed il typedef (tutte cose
che vedremo in futuro). 11 nucleo di
Unix Settima Edizione constava ora-
mai di circa 13000 linee sorgente di C,
cui si aggiungevano una quantità im-
precisata di programmi di supporto ed
176
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
c
utilità anch'essi interamente scritti in
C. La migrazione dall’ambiente a sedi-
ci bit del PDP-1 1 a quello a trentadue
bit dell'Interdata 8/32 usato come ca-
via (per la sua architettura assai vicina
a quella dell'IBM 370) avvenne tutto
sommato senza troppe difficoltà, evi-
denziando senza più alcun dubbio gli
enormi vantaggi di avere tutto il siste-
ma scritto in un linguaggio ad alto li-
vello. (A titolo di cronaca, solo 800 li-
nee in tutto Unix Settima Edizione
erano scritte in Assembler).
Unix e C sui micro
Il successo di Unix da allora non è
più diminuito. Anche se oramai lo si
potrebbe definire «vecchio» (ed alcu-
ne sue parti sono in effetti obsolete,
valga per tutte la gestione delle perife-
riche come TTY), anche se la sua
«scorbuticità» è oramai proverbiale,
Unix si mantiene più vivo e vitale che
mai. Implementato oramai su tutti i
principali mini e mainframe in versio-
ni più o meno custom (dal PC/RT
IBM al VAX), sta ora tentando l’assal-
to perfino al mondo dei micro con la
versione reingegnerizzata da Micro-
soft denominata Xenix. Quest'ultima,
già disponibile da qualche tempo per
le macchine basate sul microprocesso-
re Intel 80286, è stata da poco riscritta
per il nuovo processore a 32 bit Intel
80386 per sfruttarne al meglio le eleva-
tissime potenzialità native di multitask
e gestione della memoria virtuale.
Parallelamente a questo dilagante
successo di Unix è accaduto che il C,
da linguaggio di sistema che era, si sia
sganciato ad un certo momento dal
carrozzone Unix riscuotendo l’interes-
se autonomo dei programmatori per le
sue caratteristiche assai peculiari.
Hanno così cominciato a comparire i
primi compilatori C per ambienti non-
Unix, dapprima timidamente ma ben
presto in modo sempre più aggressivo.
Il primo ambiente in cui si è pensato
di portare il C è stato quello dei pro-
cessori a sedici bit 8088/8086, e quindi
quasi per forza sotto MSDOS. All’ini-
zio si trattava magari di compilatori
scritti da qualche ditta o software hou-
se per puro uso interno, ma ben presto
sono nate versioni commerciali com-
plete e rispettabili. Una delle prime,
ancora oggi valida, fu prodotta dalla
Lattice ed in seguito acquistata dalla
Microsoft.
Neppure il mondo delle macchine
ad otto bit è stato risparmiato: esisto-
no attualmente compilatori C perfino
per il C64 e gli MSX (quest’ultimo fat-
to dalla Microsoft giapponese), con
quali salti mortali e stiracchiamenti al
linguaggio solo Dio lo sa! Il mercato
poi, si sa, è un cane che si morde la co-
da: più un prodotto «tira» più viene
spinto, e viceversa: e cosi è accaduto
che il C sia assurto a livelli di notorie-
tà che nessuno, solo pochi anni fa,
avrebbe immaginato. La «corsa al C»
come linguaggio alternativo è nata in
America, ovviamente, ma sta verifi-
candosi anche da noi (e questo è uno
dei motivi per cui ho cominciato a
scrivere questa serie).
In effetti il C risulta attualmente es-
sere il linguaggio maggiormente usato
dalle software house per lo sviluppo
di applicazioni serie di personal com-
puting. Basta citare il caso dell'A-
shtonTate (dBase III e Framework),
della MicroPro (Wordstar 2000) e del-
la stessa Microsoft (parte dell’MSDOS
è scritta in C, cosi come i nuovi compi-
latori C, Fortran e Pascal, il Macro As-
sembler 4.0 ed il debbuger simbolico
CodeView).
Riflessioni
sulle caratteristiche del C
Il C, dunque, è nato come linguag-
gio di livello intermedio: più di un As-
sembler ma meno di un Algol o di un
PL/I. Il perchè ora ci appare chiaro:
le limitazioni dell'ambiente di svilup-
po originale non lasciavano ai suoi
creatori molte libertà di azione. Non
sarebbe stato possibile per loro realiz-
zare un grosso compilatore per un lin-
guaggio di alto livello; d’altronde
quello di cui avevano bisogno non era
un linguaggio particolarmente elevato
quanto uno strumento semplice e ab-
bastanza vicino alla macchina, adatto
per fare programmazione di sistema in
sostituzione dell’Assembler.
Queste limitazioni sono quelle che
hanno fatto si che il C fosse ciò che è.
Come abbiamo visto brevemente la
volta scorsa, il C manca ad esempio di
alcuni tipi di dati presenti in altri lin-
guaggi. Tanto per dime una le strin-
ghe, presenti perfino in Basic, o i set
tipici del Pascal; per non parlare dei
tipi ancora più eterogenei quali i nu-
meri complessi del Fortran o i «tipi
definiti dall’utente» sempre del Pa-
scal. A questa apparente mancanza di
dati «ad alto livello», tuttavia, il C
sopperisce con la possibilità di lavora-
re con dati «a basso livello» quali le
word, i byte e perfino i singoli bit, in
un modo che pochi fra i linguaggi evo-
luti consentono (Assembler a parte).
Questo è in parte retaggio del BCPL,
che come dicevo prima contemplava
solo la parola di memoria come dato,
ed in parte risultato della necessità di
semplificare il più possibile il linguag-
gio eliminando tutto il non strettamen-
te necessario. D’altronde per scrivere
un sistema operativo occorre lavorare
con i bit e i byte reali, non con tipi di
dati fantasiosi e astratti.
Un'altra fra le peculiarità del C, la
presenza degli strani operatori di au-
toincremento e autodecremento, trova
la sua giustificazione nella struttura
del linguaggio macchina del PDP-11.
Come vedremo meglio in futuro, gli
autoincrementi (e autodecrementi) so-
no operatori unari che si scrivono
« + + » e « » ed hanno la funzione
di incrementare o decrementare di una
unità il valore della variabile (intera) a
cui vengono applicati. Ad esempio l'e-
spressione «pippo + +» in C equivale
al costrutto «pippo = pippo + 1» di
uso comune in qualunque altro lin-
guaggio. Attualmente questi operatori
hanno la sola utilità di aumentare la
chiarezza e la sintesi dell'espressione;
in origine, tuttavia, il loro scopo era
più ampio e più importante: semplifi-
care un po' la vita al compilatore ge-
nerando un codice più efficiente. In-
fatti il linguaggio macchina del PDP-
1 1 comprendeva un’istruzione di in-
cremento o decremento unitario del
contenuto di una cella di memoria, e
quindi gli operatori « + 4- » e « »
potevano essere direttamente ed effi-
cientemente tradotti in una singola
istruzione macchina.
Conclusioni
Pur non avendo affrontato ancora il
linguaggio vero e proprio, questo mese
credo che abbiamo fatto la conoscen-
za con diverse cose interessanti. Quan-
to meno abbiamo gettato un po' di lu-
ce sulle origini del C, e questo ci servi-
rà per darci una giustificazione di al-
cune cose che vedremo in futuro.
Ho appena accennato ai tipi di dati
ammessi dal C; non sono entrato in
argomento in quanto il discorso si sa-
rebbe esteso ben oltre lo spazio rima-
sto in questa puntata. Per cui lo riman-
do alla prossima, nella quale vedremo
in dettaglio non solo questo aspetto
ma anche quello degli operatori e del-
la struttura di un programma. Appun-
tamento quindi fra trenta giorni.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
177
Seconda parte
La (ostruzione dei modelli
Abbiamo visto la volta scorsa la
componentistica di base del program-
ma, e ormai dovrebbero essere anche
abbastanza ovvi l’uso e le interconnes-
sioni tra le parti. Vediamo adesso co-
me fare per costruirci i nostri modelli,
in modo tale che il programma possa
fornirci risposte valide e sicure.
Generalmente, quando si affronta,
con carta e penna, un problema mate-
matico (e non), cercando di schematiz-
zarlo in un modello poi risolubile per
parti, si segue una successione di azio-
ni che può essere, cosi, schematizzata:
— determinazione del procedimen-
to matematico (e, in definitiva, scrittu-
ra delle formule, funzioni, od equazio-
ni necessarie per la soluzione del pro-
blema), e sua riduzione in forma scrit-
ta, sia esso diagramma di flusso, sche-
ma esecutivo, o, più semplicemente,
stesura delle rispettive equazioni alge-
briche;
— risoluzione delle formule stesse,
tenendo in debito conto:
le unità di misura adottate, la loro
congruenza, e le relative modalità di
conversione, se necessarie;
l'uso di tabelle, schede, od altre rac-
colte di dati (costanti) necessarie ad
ottenere la massima informazione pos-
sibile sulla variabili stesse:
la necessità di dover ricorrere a me-
todi iterativi per ottenere le risposte
desiderate;
— esposizione dei risultati, con ti-
pologie diverse; ad esempio, in forma
numerica, grafica, tabellare, ecc.
Sembra che le eminenze grigie di
Software Art abbiano a cuore gli uten-
ti dotati di carta e matita. TKISolver,
dopo Visicalc, è organizzato proprio
in questo modo, anche se lui lavora in
termini di SHEET, fogli. La sequenza
appena descritta può essere, in
simbolo simbolo comando
TKISolver' PlsiCalc + “ - Analogia ira comandi TKISolver e Visicalc.
S
W
B BLANK
REPLICATE COPY
0 DELETE
E EOIT
1 INSERT
LIST (non disp. m PC)
PI I10PE
P PRIffT
SO OUIT
CLEAR RESET
S STORAGE
LI LIINDObJ
! SOLPE
HELP
Figura b - Finestra di Help con relative opiioi
HELP Coaaand Sy.bol
Topic no»
più dettagliate Istrur
circa l'uso di HELP
Hostra un quodro delle
risorse disponibili
178
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
(lr> Rute; 194/!
For H*lp, type ?
Figura c - Defauh dell'area di sialo su sistemi MS-DOS.
TKISolver cosi riassunta, in analogia
alle fasi appena descritte:
— fase iniziale:
uso di:
GLOBAL SHEET
RULE SHEET
— determinazione delle modalità
di soluzione
uso di
VARIABLE SHEET e VARIABLE
SUBSHEET
UNIT SHEET
FUNCTION SHEET
USER FUNCTION SHEET
LIST SHEET (nel caso si debba ricor-
rere a soluzioni iterative)
— determinazione del tipo di resa
dei risultati
come lista
come disegno
Come si vede TKISolver utilizza
una metodologia del tutto analoga a
quella manuale per la soluzione di
problemi. Anzi, a dire il vero, fin da
quando si inizia ad utilizzarlo, la sud-
divisione in fogli, lungi dall'essere
complicata o d'impiccio, consente una
tenuta in ordine delle diverse parti del
problema, che risulta alla fine di inso-
stituibile chiarezza. Tanto per riferire
un particolare, ho provato, successiva-
mente alla mia prima conoscenza di
TKISolver, a risolvere alcuni proble-
mi, adottando carta e penna, dividen-
do il foglio in zone, destinate ad acco-
gliere le diverse parti del problema. Ci
si ritroverà con un ordine impensato,
con una facilità di controllo del pro-
blema, in caso d'errore, del tutto im-
pensabile, e con velocità di esecuzione
insospettabilmente ridotta rispetto a
quella dei nostri beneamati fogli pro-
tocollo zeppi di calcoli disordinati.
Provare per credere.
For Help, type? su questa linea, ol-
tre questa frase, possono comparire
messaggi relativi a suggerimenti, forni-
ti dal programma, su comandi da ese-
guire, od informazioni associate con
l'ultimo errore in cui si è incorsi.
Sull’Apple Macintosh (fig. di), ov-
viamente, i risultati, a livello grafico,
sono incomparabilmente migliori; l'u-
so delle finestre e della barre di scroll
permette una organizzazione dello
schermo e delle informazioni più effi-
ciente e razionale. Ciononostante la
sostanza è la stessa, e le modalità d’u-
so non cambiano.
Quando il programma TKISolver
viene lanciato, ci troveremo di fronte
ad una schermata simile a quella delle
figure d) e di). Il programma si riferi-
sce ai fogli individuandoli come fine-
stre, a cui accede mediante i tasti di
movimento del cursore (MS-DOS) o
tramite il mouse (su Mac). L'uso più
diffuso è quello di mostrare due fine-
stre, ognuna delle quali viene trattata
indipendentemente dall’altra, e le ope-
razioni di modifica, ridimensionamen-
to, scrolling dell’una non influiscono
in alcun modo sull'altra. Su Mac, la
cosa inoltre è particolarmente facilita-
ta dalle barre laterali di scroll. In ogni
caso, comunque sia ottenuto il movi-
mento, sia tramite l'uso dei tasti con le
freccette, sia tramite il mouse, l’indica-
tore di posizione del cursore si aggior-
nerà automaticamente per indicare la
nuova posizione.
Sotto questo punto di vista TKISol-
ver dispone di un comando molto più
efficiente per spostare il cursore, che
risulta molto più apprezzato quando il
modello è particolarmente lungo ed
ampio: il comando GOTO. Esso fun-
ziona come il classico GOTO Visicalc,
ma con qualche miglioria. Vediamo le
opzioni :
— quando sono presenti un nume-
ro ed una lettera (l'opzione più gene-
rale) viene indicata la precisa locazio-
ne di spostamento
— solo un numero: spostamento
sulla stessa colonna, alla riga specifi-
cata (si ricordi: il numero indica la ri-
ga, la lettera la colonna, e la stessa let-
tera fa riferimento all'iniziale della co-
lonna riferita: cosi (r] sta per [rule], o
[s] sta per [status] od [st], ad esempio)
— solo lettera: spostamento sulla
stessa riga, alla colonna che inizia con
la lettera
— [*]: spostamento al fondo della
stessa colonna
— [*], seguito da una lettera (si ri-
cordi: le parentesi quadre sono qui in-
serite solo per evidenziare che si tratta
di una specifica lettera da battere alla
tastiera, e non vanno quindi incluse
nel comando): spostamento all'estre-
mo della stessa riga.
— r "1. seguito da una serie di lettere:
179
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TKISOLVER
1 TK!iolu«f « ttg Spumare Ufi» 3M
Figura e - Introduzione di una semplice formula. Si noli come, nel foglio
variabili, la capienza della colonna NAME. di sole 7 lettere, «tagli- il no-
me della variabile, che. comunque, può essere letta utilizzando i triangoli
di scrolling laterale, e che compare sempre, per intero, nella status area.
Figura f)- Calcolo della superficie totale di un cono. Si noti che. al contra-
rio di quanto suggerirebbero le apparenze, non è necessario esprimere le
formule in forma canonica. Vale a dire che (si veda la figura Fi) il pro-
gramma provvede ad estrarre dalle formule fornite tutti gli elementi che gli
servono per la risoluzione delle incognite, se possibile .
si tratta di un comando più sofisticato
di finding e searching; consente di
effettuare ricerche, sulla stessa colon-
na, dell'argomento seguente le virgo-
lette.
Il comando GOTO è efficiente in
qualsiasi momento, e in qualunque fo-
glio si stia lavorando in quel momen-
to. Basta battere:
GOTO
Il sistema risponde:
GOTO: Destination of search
Si inserisce la nostra richiesta e l’o-
perazione è conclusa.
Un altro comando da apprendere
subito è quello che consente il passag-
gio tra due fogli diversi. Mentre su
Mac basta spostare il cursore col mou-
se e schiacciare, in MS-DOS occorre
battere:
SWITCH
per trasferirsi sul secondo foglio, se
presente. Si noti che il salto posiziona
il cursore in alto a sinistra, nella prima
casella del nuovo foglio: se si decide
di ritornare indietro, con un nuovo
SWITCH, il sistema «ricorda» la sua
precedente posizione, e si rimette al
posto che occupava precedentemente.
È arrivato il momento di partire, e
facciamolo con un esempio: imbriglia-
mo la tremenda potenza della nostra
macchina per eseguire il calcolo della
superficie di un rettangolo. Una lunga
ed estenuante ricerca in alcune biblio-
teche universitarie ci porta a scoprire
la regola di soluzione. Andiamo col
cursore nel foglio regole (RULE) e
battiamo la formula. Essa segue le
normali regole grammaticali e sintatti-
che imparate nell'algebra e nella geo-
metria. L'equazione dovrà essere rap-
presentata da due termini, separati da
un segno di [ = ]; le variabili in essa
contenute saranno riconosciute dal-
l'essere separate da spazi o da segni
matematici, come [ + ], [*], [(], [sin] e gli
altri a noi ben noti. Il RULE SHEET,
sotto questo punto di vista, è il più
semplice da usare: esso, come abbia-
mo visto la volta scorsa, possiede solo
due colonne; la prima [S] indica lo sta-
to della riga: ad esempio, se contiene
un asterisco indica rinserimento di
una nuova formula od un’equazione
non ancora risolta: una parentesi ton-
da chiusa, [)], indica che un tentativo
di soluzione ha trovato un errore nel-
l’equazione.
Nel foglio formule (RULE) l'equa-
zione o l'espressione va inserita secon-
do le più pure regole e precedenze sta-
bilite dall'algebra. La formula, accura-
tamente trafugata, dell'area del rettan-
golo sarà scritta, nella colonna [Rule]
del RULE SHEET, come più ci aggra-
derà (si ricordi solo di lavorare anche
con la finestra delle variabili aperta).
Battiamo, quindi
superficie = base • altezza
Qualche piccola cosa da ricordare:
si possono usare i nomi che si preferi-
scono, purché siano tutti interi. Perciò
non va bene [superficie del rettango-
lo], ma [superficie— del— rettangolo]
si! Inoltre la lunghezza massima della
formula non può superare i 200 carat-
teri (MS-DOS); è possibile inserire, in
coda alla equazione, dei commenti, se-
parati dalla formula stessa da virgolet-
te [”].
Inserita correttamente la formula (l'u-
so di tasti di BACKSPACE e BREAK
180
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
TKISOLVER
è del tutto analogo a quello dei
Word Processor) e dato il RETURN
succede qualcosa nel foglio Variabili:
il programma interpreta la formula, ne
estrae i nomi delle variabili e li colloca
nel foglio superiore. Lo schermo si
presenterà nella forma che vediamo in
figura e).
Nella figura f2) vediamo come è
possibile inserire, in successione, una
serie di formule, tra loro collegate, atte
a risolvere un problemino di geome-
tria un po' più complicato. Non esiste
alcun problema di interpretazione: il
valore di (ATAN (1) *4) non è altro
che il valore di ji approssimato alla
dodicesima cifra (1 rappresenta ra-
dianti). Il foglio variabili non presenta
grandi difficoltà, tranne, forse, il signi-
ficato della colonna di status [St], il cui
significato è stato riassunto la volta
scorsa, ma che non è male ricordare
adesso, in fase di sperimentazione. Di-
remo, quindi che, in questa colonna,
la lettera[B]lank resetta il valore della
variabile, [GJuess individua un valore
inserito come limite da usare in una
soluzione iterativa, [I]nput «fissa» la
variabile come valore da assegnare in
input, con [0]utput accade il contra-
rio, e, infine, [L]ist definisce la variabi-
le associata con una lista. Delle altre
colonne, [Input] indica variabili asse-
gnate da chi usa il programma, [Out-
put] indica risultati delle operazioni.
[Unit] evidenzia unità di misura e con-
versione (ne parleremo in seguito), ed
infine vediamo la colonna [Commen-
ti], di intuibile uso.
Nella figura f2) è rappresentata una
serie di formule destinate a calcolare
l'area totale di un cono: le operazioni
da eseguire per impostare il disegno
della maschera sono semplici ed intui-
tive: partendo dal RULE battiamo di
seguito le formule necessarie (ogni ri-
ga può contenere una sola formula):
ogni volta che si batte il [RETURN] i
nomi delle nuove variabili inserite
compaiono automaticamente nel fo-
glio Variabili (è questo, oltre tutto, un
buon sistema per controllare che si
siano fatti errori di battitura). Esaurita
la lista delle formule proviamo a
schiacciare il segno [!] (che in Mac è
possibile fare con il mouse). Non suc-
cede nulla, tranne un segnale di atten-
zione: il programma non riesce a risol-
vere un sistema d'equazioni in cui non
conosce alcuna variabile ! Passiamo al
foglio variabili. Ricordi sbiaditi della
scuola media e della nostra compagna
di banco, oggi mamma di tre figli, ci
fanno intendere che, per la soluzione
del problema, occorre conoscere alme-
no due delle dimensioni caratteristi-
che del cono. Nel foglio variabili, nel-
la colonna [Input] battiamo i relativi
valori (se tentassimo di scrivere nella
colonna [Output] avremmo solo un
Figura g
Elenco delle funzioni
ACOS(x)
ACOSH(x)
arcocosenolperbollco
disponibili in TK'.Solver ;
APPLY(funzlone . area)
applica una funzione ad un'area
ATANH(x)
arcotangente iperbolica
frammiste tra loro.
COS(x)
C0SH(x)
cosenoiperbollco
COUNTflista)
D0T(llsta, lista)
moltiplica tra di loro gli elementi di
E()
base del logaritmi neperiani
ELEMENTO
nu mero degl lelementl utilizzati
EXP(x)
esponenziali ( E elevato alla potenza
di x)
OIVEN(varlablle.x,j»)
valuta le variabili come valori di
INRx)
funzione Intero
LN(x)
logaritmo naturale ( neperiano)
L0G(x)
logaritmo ( base IO)
MAX( serie o lista)
valore massimo nel la serie
Miniserie o lista)
valore minimo nella serie
MOO(a.b)
valore modulo ( divisione Intera)
NPV(x. serie)
valore presente netto
PIO
valore di pi greco
POLY(x, erte)
funzlonq>ollnomiale
SCN(x)
funzione segno
SlN(x)
SINH(x)
seno Iperbolico
SQRT(x)
radice quadrata
STEP(x.y)
funzione passo
SUM< serie)
funzione somma elementi della sene
TAN(x)
tangente
TANH(x)
tangentelperbolica
messaggio d’errore). Riprovando la so-
luzione, col tipico sfarfallio, nei cam-
pi, di Visicalc, compare. Come si vede
nella prima riga, nel foglio formule è
possibile inserire una serie di funzioni
già predefinite: l'elenco completo del-
le funzioni riconosciute dal sistema è
in figura g).
La nostra griglia funziona, come si
vede dalla congruenza dei risultati.
Prima che tentativi grossolani guasti-
no il nostro capolavoro di geometria
proviamo ad usare il comando [S]ave.
Questo ordine permette di salvare, as-
segnandogli un nome, il disegno di ba-
se che abbiamo appena costruito (inci-
dentalmente conserva anche i dati in
esso contenuti, ma si tratta di un parti-
colare trascurabile, visto che, alla nuo-
va riapertura ed alla successiva fase di
ricalcolo i vecchi parametri spariranno
per far posto ai nuovi). Esiste, in verità
un altro comando per uscire dal pro-
gramma [QJuit, ma la spiacevole carat-
teristica di non registrare il contenuto
e l'aggiornamento eventuale del mo-
dello appena costruito. Per essere più
precisi il sistema informa che si sta la-
sciando una griglia non salvata su di-
sco e permette di ritornare al program-
ma normale per eseguire le desiderate
registrazioni (in Mac il solito menu in
finestra abbrevia e semplifica, come al
solito, molto le operazioni), ma, or-
mai, è ben piccola barriera, come si sa.
alle abitudini cattive di battere conti-
nuamente tasti in sequenza senza pre-
occuparsi di guardar bene cosa si fa
effettivamente. A chi scrive (e penso a
molti di voi) è capitato sovente di
mangiarsi le mani fino ai polsi per
aver risposto meccanicamente a richie-
ste del sistema in maniera bovina e su-
pina!
Prima di sospendere per questa
puntata vedremo, ancora, un utile co-
mando: [E]dit. Come è facilmente in-
tuibile, si tratta di un comando che
consente, come se si lavorasse con un
WP od un editor di un linguaggio, di
eseguire modifiche nelle finestre. In
Mac la cosa è abbastanza rapida, in
quanto l'operazione funziona puntan-
do, «cliccando», e, eventualmente,
con operazioni di taglio ed incollag-
gio. In MS-DOS e su macchine HP la
cosa è un tantino più noiosa, affidata
com'è al tasto di Backspace ed alle
frecce direzionali. Si tratta, comunque,
sempre di operazioni abbastanza intui-
tive, che abbisognano di poca pratica,
anche perchè, ovviamente, non si stan-
no manipolando grossi volumi di scrit-
tura.
Anche per stavolta sospendiamo,
data la lunghezza del dire! La prossi-
ma volta entreremo nelle «features»
più complesse del nostro programma;
a risentirci!
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
181
B»
di Andrea de Prisco
And, Or, Not
■ Concluso il breve ciclo sulla teoria della calcolabilità, a partire da questo numero
Appunti di Informatica tratterà il tema delle reti logiche: i veri «mattoni» che
costituiscono Vhardware di un computer.
Trattando di calcolabilità abbiamo mostrato come partendo da semplici strumenti
quali i numeri naturali e le operazioni primitive su essi definite era possibile calcolare
qualsiasi funzione calcolabile. A partire da questo mese, con le reti logiche, andando
a rispolverare i fatidici zeri e uno binari che corrono all'interno di ogni calcolatore
digitale, scopriremo insieme fin dove è possibile arrivare.
Buon viaggio... ■
Algebra della commutazione
Tra le tante cose che «sanno pure le
pietre» annoveriamo certamente il fat-
to che i computer (tradizionali) inten-
dono solo in termini di zeri e di uno,
le cosiddette cifre binarie, e non in ter-
mini di programmi scritti in un lin-
guaggio ad alto livello o in una qual-
siasi forma di linguaggio assembly. Al-
la fin fine, ciò che la CPU sarà in gra-
do di masticare saranno sempre e solo
livelli logici 0 e 1, vero-falso, +5 volt
— 0 volt, che dire si voglia.
Nel corso di questi articoli, i quali
come al solito non hanno neppure il
minimo intento di sostituirsi ai testi
specifici in materia, assumeremo che
all’interno di un computer circolino le
cifre binarie 0 e 1. Il fatto che questi
non siano veri e propri numeri ma se-
gnali elettrici non lo terremo in consi-
derazione, tanto per cambiare, per non
appesantire troppo la faccenda. Anco-
ra una volta, e non poteva essere di-
versamente, ci comporteremo quanto
più informaticamente possibile: ciò
che manipoleremo è pura informazio-
ne. Punto e basta.
Detto questo, prima di entrare nel
merito, occorre fare una piccola intro-
duzione riguardo l'algebra della com-
mutazione (tranquilli, è di una banali-
tà unica...) che è alla base della descri-
zione delle reti logiche che tratteremo.
Gli 0 e gli 1 già li abbiamo: diamo per
vero il fatto che in qualche modo esi-
stono e dobbiamo solo manipolarli.
Per fare questo, si usano essenzial-
mente tre operazioni: l'And, l’Or e il
Not che danno il nome a quest’artico-
lo. Le prime prendono due cifre bina-
rie e ne restituiscono una, la terza
prende una cifra binaria e ne restitui-
sce un’altra. Per cifra binaria, qualora
non fosse chiaro, si intende uno 0 o un
1. Null’altro.
La più semplice, il Not non fa altro
che complementare la cifra binaria: se
è 0 da 1, se è 1 da 0, ovvero:
NOT(O) = 1
NOT(1) = 0
L’And di due cifre binarie è uguale
a 1 se entrambe le cifre sono pari a 1, 0
altrimenti. Per iscritto:
0 AND 0 = 0
0 AND 1 = 0
1 AND 0 = 0
1 AND 1 = 1
Di contro, l’Or di due cifre binarie è
uguale a 1 se almeno una di queste due
è pari a 1 :
0 OR 0 = 0
0 OR 1 = 1
1 OR 0 = 1
1 OR 1 = 1
Fanno parte dell’algebra della com-
mutazione alcuni importanti teoremi
facilmente dimostrabili col metodo
della perfetta induzione: essendo il do-
minio e il codominio così ristretto, è
sufficiente verificare le relazioni sosti-
tuendo una per una (e sono sempre
poche) tutte le combinazioni di valori
alle variabili indicate. Tali relazioni
sono mostrate in figura 1 : li, per com-
pattare la scrittura, l'AND è sostituito
da un puntino, l’OR dal simbolo + e
il NOT col simbolo di complementa-
zione. A, B, o C sono variabili binarie
ovvero possono valere 0 o 1.
Reti logiche combinatorie
Nell’introduzione di questo articolo
dicevamo che le reti logiche rappre-
sentano i veri e propri mattoni coi
quali è formato l’hardware di ogni cal-
colatore digitale.
Distinguiamo tra reti combinatorie
e reti sequenziali: di quest’ultime ci
occuperemo in seguito. Una rete logi-
ca combinatoria, vista dall' esterno ap-
pare come una scatola chiusa dotata
di morsetti di ingresso e morsetti di
uscita. Se volete, pensate pure ad un
182
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
APPUNTI DI INFORMATICA
integrato con tanto di piedini. Appli-
cando in ingresso una qualsiasi combi-
nazione di valori binari (uno per mor-
setto di ingresso) otterremo ai morsetti
di uscita un determinato valore bina-
rio dipendente da questo. Né più né
meno che una funzione.
Da sottolineare la staticità di una re-
te combinatoria: a differenza delle reti
sequenziali, applicando più volte lo
stesso dato in ingresso otterremo sem-
pre lo stesso risultato in uscita. Ovvero
presa la nostra misteriosa scatoletta fi-
gura 2A, la prima cosa che possiamo
fare è costruire la corrispondente ta-
bella di verità (figura 2B): applichia-
mo agli ingressi tutte le combinazioni
di 0 e di 1 e annotiamo cosa accade in
uscita, ai morsetti Y0...Y3.
Le reti logiche, come intuibile, pos-
sono avere un numero qualsiasi di in-
gressi e un numero qualsiasi di uscite,
il nostro scopo sarà quello di realizza-
re la rete partendo solo dal comporta-
mento esterno: un po’ come risolvere
un gioco, dimmi come ti comporti... ti
dirò come sei.
AH'interno
Cominciamo la nostra avventura al-
l'interno delle reti logiche svelandovi
il primo segreto: le funzioni logiche
elementari. Non sono una novità in
quanto ne abbiamo appena parlato
nell'algebra della commutazione: ci ri-
feriamo all'AND, OR e NOT, questa
volta sottoforma di componenti più
che funzioni binarie. In figura 3 sono
mostrate rispettivamente una porta
AND, una porta OR e una porta NOT
tutte con relativa tabellina di verità.
Come nel caso della scatoletta di cui
sopra, applicando ad esempio ad una
porta AND uno 0 e un 1, troveremo in
uscita uno 0; applicando due 1 otterre-
mo un 1 in uscita. Discorso analogo
per le altre porte, riferendovi sempre
(finché non imparate!) alle relative ta-
belline di verità. È inoltre possibile
estendere le porte AND e OR di cui
sopra a più di due ingressi, lasciando
ovviamente inalterato il loro significa-
to: una porta AND ad n ingressi pre-
senta in uscita il valore 1 se lutti i suoi
ingressi sono ad 1 ; una porta OR ad n
ingressi restituisce 1 se almeno uno dei
suoi ingressi è ad 1. Altrimenti 0.
Le reti logiche combinatorie sono
formate da elementi di questo tipo.
Progettare una rete logica si traduce
nel combinare opportunamente i com-
ponenti di figura 3 (possibilmente con
minor spreco possibile) fino ad ottene-
re una rete rispondente alle caratteri-
stiche richieste. Le caratteristiche ri-
chieste sono semplicemente di avere
una relativa tabella di verità uguale a
quella di partenza tutto qui.
Un primo esempio
Secondo segreto: una rete logica ad
n ingressi ed m uscite non è altro che
un insieme di m reti ad n ingressi ed
una sola uscita che forniscono ognuna
uno dei valori Yl...Ym. Da questo, la
risoluzione di una rete siffatta si ridu-
ce a risolvere un certo insieme di reti
ad una sola uscita. Ovvero come pri-
mo esempio vedremo la risoluzione di
una rete a tre ingressi ed una uscita, la
cui tabella di verità è mostrata in figu-
ra 4A.
La prima operazione che compire-
mo sarà di ricavare l’espressione logi-
ca equivalente alla tabella: una espres-
sione fatta di Not, And e Or che valu-
tata (sostituendo i valori per X0, X 1 e
X2) ha un comportamento analogo a
quello della rete da risolvere.
È molto facile: dalla tabella si evi-
denziano tutte le righe la cui Y vale 1 e
si costruisce la forma canonica dell’e-
spressione come somma di termini
prodotto, ognuno di questi ottenuto
complementando o meno le variabili
se in quella riga valevano 0 o 1. Come
prima, somma sta per Or e prodotto
per And. Procediamo: prendiamo la
prima riga in cui la Y vale 1, la terza.
Le variabili valgono Oli, quindi il
primo termine è:
X2X1X0
X2 è complementato dato che il suo
valore era 0, X I e X0 no in quanto va-
levano 1.
La quinta riga (la seconda con Y
uguale a 1) vale 1 1 0. Il secondo ter-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
183
APPUNTI DI INFORMATICA
mine, di conseguenza, sarà:
X2X1X0
EQUIVALENZE
Mappe di Karnaugh
e cosi via sino all’ultimo termine.
L’espressione completa è mostrata
sempre in figura 4. II passaggio da
espressione a rete è quantomai imme-
diato, trattandosi semplicemente di so-
stituire ogni termine con l'opportuno
elemento AND (con elementi NOT al-
l’ingresso, i pallini, dove necessario) e
mettere in OR tutte le uscite di questi,
come mostrato in figura 4B. Signore e
signori ecco a voi la rete corrisponden-
te.
Si poteva anche procedere in manie-
ra complementare in prodotti di som-
me invece che di somme di prodotti,
nel qualcaso avremmo evidenziato le
righe in cui la Y valeva 0. In tal caso la
rete sarebbe stata formata da tre ele-
menti OR le cui uscite finivano in una
porta AND: a dire il vero avremmo
anche risparmiato elementi, ma non
importa, il primo è solo un esempio...
e per risparmiare si utilizzano ben altri
metodi. Prima di svelarvi altri segreti,
una simpatica curiosità.
NAND & NOR
Esistono altri due importanti ele-
menti logici, le porte NAND e NOR,
mostrati in figura 5, sottoforma di
componente e di relativa tabellina di
verità. Non sono altro che delle nor-
mali porte AND e OR suffissale da un
NOT: dove le prime valevano 0 queste
valgono 1 e viceversa. Perché tanta im-
portanza a questi due nuovi signori?
Semplice, usando solo elementi
NAND o solo elementi NOR è possi-
bile costruire qualsiasi rete combinato-
= £ =
Figura 6
ria. Per dimostrare questo fatto, assun-
to che OR, AND e NOT di prima so-
no sufficienti (credeteci), è sufficiente
mostrare come è possibile costruire
ognuna di queste tre porte con soli ele-
menti NAND e NOR. Il tutto è mo-
strato in figura 6. Ad esempio per otte-
nere un NOT è sufficiente cortocircui-
tare gli ingressi di una di queste nuove
porte per ottenere il voluto. Infatti dal
teorema 3 di figura I abbiamo che
A A = A e che A + A = A, se dopo di
questo troviamo un «pallino» si ha
che:
A NAND A = NOT(A)
A NOR A = NOT(A)
Matteo SuperStar
Che bella battuta!
Fatto sta che il sottoscritto (erano da
poco passate le 17 di un grigio pomerig-
gio romano, in compagnia del piccolo Ri-
no), armato dei potenti mezzi tecnologi-
camente avanzati della mia valigetta tut-
tofare, si accingeva a sedere al tavolo dei
grafici (i noti fratelli Saltarelli) per ese-
guire i disegni che trovate ora in queste
pagine.
11 buon Matteo, approfittando del mo-
mentaneo attimo di quiete (ebbene si,
strano a dirlo, ma in quel momento in re-
dazione c'era proprio silenzio) ronzava
anch'egli tra le stanze e i corridoi redazio-
nali di MCmicrocomputer.
Dovete sapere che il buon Matteo, as-
sunto dalla Technimedia in qualità di ma-
gazziniere addetto anche (a quanto pare)
alla spedizione di programmi su disco e
nastro, è sicuramente il più amato da tutti
proprio per le sue alte doti di signorilità,
savoire faire, feeling, public relation (ne-
gate al sottoscritto da molti) e tant’altro.
Soprattutto, a differenza di altri/e dipen-
denti, non urla, non piange, non è isteri-
co, non è nevrastenico, esaurito o schizo-
frenico o... peggio.
Pallometro in mano, comincio a dise-
gnare le prime porte and/or. Matteo mi
guarda e dice:
«Toh!, un bel servizio di bicchieri...»
Lieve sorriso comprensivo da parte del
sottoscritto, mentre continuo a disegna-
Pochi attimi ancora poi Matteo replica:
«Ah!, no, sono delle porte logiche...
toh! anche le mappe di Karnaugh...»
La matita mi scivola tra le dita. Rino ed
io ci guardiamo nelle palle degli occhi
per poi esclamare in coro:
«Azzo!... Che bella battuta!»
Poi scoprimmo che Matteo (da oggi ri-
battezzato professor Matteo) prima di
prendere il posto di lavoro in questione,
studiava fisica all’università e dopo aver
lasciato gli studi ufficiali, alla sera legge
libri di informatica di vario taglio e peso.
Propongo una targa di riconoscimento...
più una bella promozione a docente ordi-
nario. Tanti auguri.
Figura 7
Esempi di Implicanti
Figura 8
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
APPUNTI DI INFORMATICA
Per ottenere porte AND e OR usere-
mo il teorema 8 (le cosiddette formule
di De Morgan, per chi non le avesse
riconosciute) se dobbiamo costruire
una porta AND da porte NOR o porte
OR da porte NAND, o semplicemente
ne useremo due in cascata, dove la se-
conda funziona da NOT (caso in cui
dobbiamo passare da NOR a OR o da
NAND ad AND). Bell'è dimostrato:
con le sole porte NOR o con le sole
porte NAND possiamo costruire
AND, OR e NOT e, conseguentemen-
te, qualsiasi rete combinatoria. Tutto
questo è «cosa buona» quando si è in-
teressati più alla standardizzazione cir-
cuitale (uso di un solo tipo di porta)
che ad un vero e proprio risparmio di
elementi. Non è nuovo il fatto che co-
sti meno la realizzazione e costruzione
di un integrato fatto da molti pezzi
«facili» piuttosto che da pochi pezzi
«diffìcili».
Karnaugh e gli Implicanti
In barba a tutto quello che abbiamo
detto poche righe fa, mettiamoci nel-
l’ottica di voler risparmiare a tutti i co-
sti elementi. In altre parole ci propo-
niamo di realizzare reti funzionalmen-
te equivalenti a quelle ricavabili dalle
tabelle di verità, con un numero infe-
riori di componenti. Per fare questo
adopereremo le note (?) mappe di
Karnaugh, e il metodo degli implican-
ti. Procediamo con ordine.
Le mappe di Karnaugh costituisco-
no semplicemente un modo diverso
dalle tabelle di verità per descrivere
come si comporta per i vari input ogni
terminale di uscita di una rete. II caso
più semplice è ovviamente quello di
una rete con due soli ingressi (reti a un
solo ingresso possono solo essere il
NOT o l'indentità): in questo caso la
mappa ha dimensione 2x2 dove le ri-
ghe sono etichettate dai valori di un
ingresso le colonne dai valori dell'al-
tro ingresso (figura 7A). Nelle caselle,
in figura 7, sono indicati dei generici
puntini, metteremo 0 o 1 a seconda del
valore della funzione sugli ingressi di
riga e colonna corrispondenti. In figu-
ra 7B troviamo la mappa per un termi-
Quanti lettori?
Proprio in questi giorni sono arrivate in
redazione alcune migliaia (si fa per dire)
di lettere. Praticamente tutte iniziavano
con... non c’è due senza tre!!! Pare infatti
che a leggere Appunti di informatica sia-
no in 6 o 7 e non 2 come evidenziato sul
numero 61. Matrice comune di tutte que-
ste lettere, oltre ai complimenti per la rivi-
sta (qualcuno, poveraccio, s'è anche com-
plimentato per la rubrica in questione),
dicevamo matrice comune la soluzione
del quesito proposto dal lettore di Mon-
falcone, con tanto di dimostrazioni del
fatto che il 4 non compare mai ecc. ecc.
Sapete che vi dico?
Bravi! Però nessuno ha detto di man-
dare a noi le soluzioni. Considerato però
che tra le lettere giunte ce n'è una dispe-
rata di un lettore che non é riuscito a sco-
prire l'enigma, quasi quasi sul prossimo
numero faremo una bella selezione delle
soluzioni più interessanti. A causa dei
tempi tecnici della rivista non è stato pos-
sibile farlo questo mese (a stento siamo
riusciti a infilare questo riquadretto) indi-
per-cui-poscia il mese prossimo faremo
una pausa circa le reti logiche. Appunta-
mento dunque tra trenta giorni.
185
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
APPUNTI DI INFORMATICA
naie di uscita di una rete a 3 ingressi,
in figura 7C quella per reti a 4 ingres-
si. Si noti come siano state accorpate
le variabili: sulle righe o sulle colonne
abbiamo i valori congiunti di due va-
riabili. Altra cosa importante, il fatto
che tra una colonna e l’altra (e tra una
riga e l'altra nel caso di fig. 7C) varia
sempre una variabile alla volta: dalla
coppia 00 si passa a 01, da questa si
passa a 11 e da questa a 10: il tutto
funziona anche da una sponda all’al-
tra, da 10 si passa a 00, come se la
mappa fosse un «doppio cilindro».
Ciò è importante per poter evidenziare
gli implicanti che ora tratteremo.
Si tratta di evidenziare sulla mappa
zone quanto più estese possibile di 1,
formate da 1 -2-4-8 caselle adiacenti in
modo da formare rettangoli o quadra-
ti. Dal momento che le mappe godo-
no, per così dire, di simmetria circola-
re, una di queste aree (gli implicanti)
può anche iniziare da un estremo e
terminare sull'altro, «passando da die-
tro alla mappa». Giusto per fare qual-
che esempio, in figura 8 sono mostrate
delle mappe a tre ingressi in cui abbia-
mo evidenziato 5 tipici implicanti. Ad
esempio, in figura 8A abbiamo eviden-
ziato l’implicante di quattro 1 disposti
a quadrato. In figura 8B e 8C, rispetti-
vamente, implicanti rettangolari da 2 a
4 caselle. In figura 8D e 8E due impli-
canti di quelli «che girano da dietro
alla mappa».
Detto questo, la domanda più ovvia
è: «a che servono questi benedetti im-
plicanti?». Semplicissimo: un impli-
cante identifica un termine AND del-
l'espressione che stiamo costruendo e
una volta evidenziati tanti implicanti
quanti bastano a coprire tutti gii 1 del-
la mappa possiamo passare alla
espressione corrispondente e da que-
sta alla rete.
Il problema è semmai quello di ca-
pire un dato implicante quale termine
identifica. Per risolvere questo piccolo
arcano, cominciamo dall'implicante di
figura 8A: notiamo che gli 1 in que-
stione restano tali indipendentemente
dal valore di X2 e dal valore di X0.
Ciò significa che basta che XI valga 1
che il valore della Y è 1. Questo impli-
cante identifica allora il termine XI.
Passiamo a figura 8B: li gli 1 eviden-
ziati non dipendono da X2 ma sono
tali quando XI vale 0 e X0 vale I.
L’implicante corrispondente è:
X7-X0
Discorso simile al primo per l’impli-
cante di figura 8C : basta che X2 valga
0, quindi l’implicante è:
X2
Per le figure 8D e 8E gli implicanti
corrispondenti, sempre per gli stessi
motivi, sono rispettivamente:
XO e X0 • X2
Riassumendo, una volta evidenziati
tanti implicanti (più grandi possibile,
anche a costo di sovrapporre parte di
questi) quanti bastano a coprire tutti
gli 1 della mappa, ricaviamo i corri-
spondenti termini AND da mettere in
OR come facevamo col metodo delle
tabelle. Anche in questo caso possia-
mo muoverci in senso diametralmente
opposto, evidenziando zone di 0 (gli
implicati) ed ottenere espressioni di
prodotti di somme: guardando la
mappa è facile comprendere se è me-
glio evidenziare gli implicanti o gli im-
plicati.
Facciamo ora un esempio concreto:
torniamo alla tabella di figura 4A e,
per prima cosa costruiamo la mappa
corrispondente, mostrata in figura 9A.
Riusciamo ad evidenziare facilmente
due implicanti, uno di 2 e uno di 4 ca-
selle. Il primo identifica il termine
XI X0, il secondo il termine X2. L’e-
spressione corrispondente:
Y = X2 + X1X0
e la rete corrispondente di figura 9B
parlano da sole: esse sono funzional-
mente equivalenti a quelle di figura
4B: come risparmio non c’è male!
Un bel digit
Per concludere questa sessione com-
binatoria delle reti logiche, una picco-
la applicazione paleo-computereccia:
piloteremo un digit a sette segmenti.
Dando in ingresso un numero compre-
so tra 0 e 7 in binario (per utilizzare tre
sole linee) vedremo apparire sul no-
stro digit il valore decimale dato dal-
l’accensione dei necessari segmenti.
La nostra rete logica combinatoria
avrà dunque tre ingressi (X2, XI, X0)
e sette uscite (Y0...Y6) che come detto
piloteranno i sette segmenti mostrati
in figura 10A. In figura 10B troviamo
la tabella di verità dell'intera rete. In
figura 10C una per una le mappe rela-
tive ai 7 morsetti di uscita, già comple-
te di espressioni relative agli implican-
ti. A proposito di queste, vogliamo far-
vi notare quella relativa a Y5, dove
troviamo un implicante A di dimensio-
ne 1 che identifica un termine di tre
variabili : proprio lo stesso che avrem-
mo trovato sviluppando la rete secon-
do il metodo delle tabelle di verità.
La rete completa è mostrata in figu-
ra 11, un bel lavorone, ma alla fine
funziona...
Uffa!
Questa volta l'ho sparata grossa. Errata
corrige: MC n. 61 pagina 152 dove sta
scritto «Se ad esempio il nostro insieme è
finito ed è formato da 4 elementi l'insie-
me delle funzioni da tale insieme in se
stesso è 2 alla 4 dunque 16...» non è vero
un tubo! Si vede proprio che io i conti
non li so proprio fare. Infatti 4 alla 2 so-
no il numero delle funzioni da 4 elementi
in 2 elementi, mentre il numero delle fun-
zioni da 4 in 4 è 4 alla 4 ovvero 256 (alme-
no credo... che faccia 256). Quindi la pro-
fezia di fine paragrafo (cfr. sempre la
stessa pagina) pare più una maledizione
che altro. Stile legge di Murphy.
Ovviamente, fermo restando che il re-
sto, Murphy permettendo, dovrebbe esse-
re giusto, in particolare per quel che ri-
guarda gli insiemi infiniti. Non chiedete-
mi comunque di dimostrarvelo... non ci
casco più. Scusate il contrattempo. Gra-
zie. Arrivederci. Punto.
186
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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Numeri di Fibonacci
e di Lucas
Nel campo della matematica relati-
vo alla Teoria dei Numeri la succes-
sione di numeri interi F 0 , F ( , F,, F 3 ,
F^, definita dalla seguente rela-
zione di ricorrenza:
F k = F k _, + F k _2
con
F 0 = 1 e F, = 1
(K = 2,3.4 )
prende il nome di successione di Fibo-
nacci. F^è il generico numero di Fibo-
nacci di indice K.
Un'altra successione di numeri,
chiamata successione di Lucas, forse
meno nota, ma non meno interessante
per le sue proprietà aritmetiche, che
giocano un ruolo importante nella ve-
rifica della primalità di particolari nu-
meri (i numeri di Mersenne: per la de-
finizione di tali numeri vedasi la rubri-
ca «MC algoritmi» n. 53 di MCmicro-
computer) è la successione di numeri
interi L„, L,, L 2 , Lj L N , definita
da una relazione di ricorrenza del tipo
di quella che vale per i numeri di Fi-
bonacci :
L k = L*. + l* »
ma con
Ln = 2 e L, = 1
(K = 2,3,4 ...).
L k è il generico numero di Lucas di
indice K.
Si è già altre volte parlato sulle pagi-
ne di questa rivista dei numeri di Fibo-
nacci. Sono stati anche dati esempi di
routine con istruzioni di tipo iterativo
o ricorsivo (lasciamo agli informatici
puri la diatriba sulla scelta più conve-
niente), partendo sempre dalla relazio-
ne di ricorrenza suddetta. Tali pro-
grammi tuttavia danno dei risultati nu-
merici condizionati dalla limitata pre-
cisione che presenta l'organo di calco-
lo utilizzato.
Volendo calcolare ad esempio F,#,,
ci si dovrebbe accontentare di avere
un risultato approssimato e precisa-
mente:
F 100 = 3.54224848 E + 20
con un computer con precisione
PR = 9
F 100 = 3.542248481792619 E + 20
con computer a doppia precisione
(PR= 16).
Soltanto avendo a disposizione un
organo di calcolo più preciso (ad es. a
tripla precisione: PR = 24) potremmo
conoscere il valore numerico esatto di
Fia,,, che risulta composto da 21 cifre.
Per numeri di Fibonacci o di Lucas
di indice più elevato e quindi piùi
grandi sarebbe necessario un calcola-
tore con precisione ancora più alta e
cosi via. Come si può allora riuscire
ad ottenere i valori esatti, cioè calcola-
ti con tutte le cifre esatte sino all’unità,
di tali numeri anche molto grandi, co-
stituiti da centinaia od addirittura da
migliaia di cifre?
Il programma proposto in questo ar-
ticolo risolve il quesito.
Esso, in pratica, non è altro che una
versione in aritmetica a precisione
multipla della classica routine che
s'avvale della relazione di ricorrenza
citata, rifacendosi peraltro alle indica-
zioni generali date in un precedente
articolo su questo tipo di aritmetica
(vedi n. 56 di MCmicrocomputer).
Con tale programma, il lettore è in
grado di visualizzare a sua scelta i nu-
meri di Fibonacci o di Lucas sino al-
l'indice N desiderato. Inoltre, per ac-
celerare il tempo di risposta del risul-
tato, il lettore può scegliere di visualiz-
zare solo il valore del Numero con
l'indice richiesto. Le uniche limitazio-
ne sono date dalla capacità di memo-
ria del calcolatore (ad esempio con il
C64 non si può andare oltre un indice
N = 95000), ma soprattutto dal tempo
impiegato dal computer per eseguire
la gran mole di calcoli elementari ri-
chiesti.
Proprio per accelerare l’esecuzione
di questa mole di calcoli è opportuno
eseguirli in base 10° con G il più ele-
vato possibile, compatibilmente con la
precisione PR del computer. Nel pro-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
ALGORITMI
gramma proposto si opera con un G
= PR — I = 8, quindi in base IO 8 , per-
chè il computer usato (C64 o CI 28)
presenta una precisione PR = 9. Per un
computer con PR diversa basterà cam-
biare il valore della variabile PR alla
riga 250.
Che si possa operare qui con un G
cosi alto senza mai perdere in ogni cal-
colo elementare eseguito la piena pre-
cisione, ciò non è in contrasto con
quanto asserito nel citato articolo. Nel
presente programma infatti l'unico ti-
po di calcolo in multiprecisione da
eseguire è l'addizione fra due soli ope-
randi.
Per dimensionare poi in modo otti-
male i vettori necessari nell'elabora-
zione, si è sfruttata la possibilità di po-
ter conoscere a priori di quante cifre
risulta composto il numero di Fibo-
nacci o di Lucas in esame.
Dalla letteratura tecnica (vedi rif.ti
bibliografici citati) sono note le se-
guenti formule dirette (chiamate For-
me di Binet):
f 1 /1-V5\ * 1 / Ì-V5\ ‘
V5\ 2 ) VS\ 2 I
Sfortunatamente queste formule,
nemmeno usando l’aritmetica a preci-
sione multipla, possono essere conve-
nientemente utilizzate per il calcolo
diretto di F K o L K . Possono però esse-
re usate per conoscere il numero Y di
cifre componenti F K o L K . Un esempio
può chiarire quanto asserito. Si voglia
sapere di quante cifre è composto F 157 .
Si ha:
se si trascura, come è lecito, la parte
con segno negativo della (I).
Poniamo ora
J_/UV5\»L ra >
Vìi 2 /
da cui:
i=157loi„(iìYìj_ Log, ,5
Svolgendo i calcoli si ottiene: X =
32.4615...
F, 57 è dunque un numero intero
compreso tra IO 32 e IO 33 e sarà pertanto
composto da 33 cifre. Si ha
Y = INT(X) + 1-33 cifre
Scelto pertanto l’indice N, trovato il
numero di cifre degli operandi (si ri-
corda che qui gli operandi sono vetto-
ri), è facile allora dimensionare tali
vettori con il numero strettamente ne-
cessario di componenti. Inoltre, du-
rante l'esecuzione dei calcoli relativi a
F k con K < N, dalla conoscenza sem-
pre a priori delle cifre costituenti cia-
scun F k si è in grado di eseguire solo i
calcoli indispensabili per arrivare al ri-
sultato finale.
Nelle Tabelle 1, 2, 3, 4 vengono ri-
portati alcuni esempi di calcolo sia di
numeri di Fibonacci che di Lucas, cosi
come effettivamente compaiono sul vi-
deo.
Ci si può domandare se sia possibi-
le trovare il valore esatto di numeri di
Fibonacci o di Lucas, anche molto
grandi, senza dover calcolare tutti i
numeri dello stesso tipo, di indice in-
feriore. Ciò è quello che si è costretti a
fare impiegando nel programma, co-
me si è fatto, la relazione di ricorrenza
che definisce la successione.
La risposta è affermativa. Infatti fa-
cendo ricorso alle seguenti relazioni,
prese dalla letteratura specializzata
(vedi Bibliografia):
i,=f,
Fa=f«L,
L„=L ( -L,-(-1)*2
Fm=F|mVF|-F|m
L,.„ = L k L„-(-1) ii L„
F^F i . 1 F,.,-(-1)‘
si può già intravedere la possibilità di
realizzare interessanti programmi atti
a calcolare i numeri in esame in ma-
niera più efficiente e meno banale.
Ma rimandiamo ad un prossimo in-
tervento il proseguimento del discor-
so.
Bibliografia
G.H. Hardy and E.M. Wright: An introduction to thè theory of numbers - Fifth edi-
tion - Clarendon Press. Oxford 1984.
M.R. Schroeder: La teoria dei numeri - Franco Muzzio Editore, dicembre 1986.
P. Filipponi: Sulle proprietà dei rapporti fra particolari numeri di Fibonacci e di Lu-
cas - Note Recensioni Notizie, pubblicazione trimestrale dell'Istituto Superiore Po-
ste e Telecomunicazioni - voi. XXXI II, N. 3-4, 1984.
P. Filipponi: Fibonacci e i suoi numeri - Poste & Telecomunicazioni, gennaio/febbra-
io 1986 - Editore Fondazione Ugo Bordoni.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
nraisu^^
pjsnsvsu&x
di Raffaello De Masi
Identificazione degli
Discutiamo qualche attimo sul pro-
blema della identificazione degli og-
getti individuandoli come immagini
bidimensionali. L'approccio al proble-
ma non presenta soverchie difficoltà
specie quando ci si accontenta di una
certa tolleranza nei risultati o, in altri
termini, se non è necessario affinare
l’analisi oltre certi gradi di sensibilità,
per quanto attiene al riconoscimento
dell'immagine come confronto fra
quella incognita ed un «dizionario» di
immagini standard, tra cui scegliere.
Il problema più semplice di ricono-
scimento è quello della individuazione
del significato di un carattere alfanu-
merico stampato secondo certe regole
e stereotipi; questa semplificazione
del problema in rigidi limiti è necessa-
ria, per far intendere come il procedi-
mento di riconoscimento parta da al-
cuni stretti canoni di analogia che,
proprio per la loro stessa, intrinseca
scarsa flessibilità, ben difficilmente
possono portare a certi risultati «intel-
ligenti».
La figura a) ottenuta, per comodità
utilizzando il pacchetto «Fontastic»
mostra una lettera C come immagine
digitalizzata (viene utilizzato, a tal uo-
po, un carattere «Cape Canaveral»,
piuttosto squadrato, molto simile al
carattere usato per la stampa con in-
chiostro magnetico utilizzata su asse-
gni), in cui viene usata una risoluzione
di 21 x 14 caselle ed i soli due colori
bianco e nero (senza toni diversi di
grigio). L’algoritmo di riconoscimento
si basa sul confronto tra la matrice bi-
dimensionale di sequenze bianco-ne-
ro, rappresentante la lettera, ed una
serie di array precostituite, campione,
destinate a dizionario di confronto.
Ma cosa succede se un numero è sbia-
dito o stampato male. Occorre, in tal
caso, eseguire un test di somiglianza,
nel caso più semplice sommando il
numero dei punti della matrice e con-
frontandolo con quello della lettera
campione.
Il procedimento si presta a gravi er-
rori, se si considera che, anche al di
fuori di imperfezioni nella stampa del
carattere da riconoscere, le lettere [p],
[q], [b] e [d], sono rappresentate dallo
stesso numero di punti. Ancora pur
immaginando di operare sempre sugli
stessi caratteri, si andrà incontro, pro-
babilmente, a problemi di scala, anche
se questo è, forse, il minore dei mali.
Un metodo di soluzione per la ricer-
ca delle analogie è quello, di cui ab-
biamo già parlato qualche mese fa,
quando indicammo una metodologia
più raffinata di confronto basata non
solo sulla corrispondenza tra numero
di punti, ma anche tra punti aventi lo
stesso «peso». Chi non ricorda quanto
dicemmo sappia che l'immagine viene
conservata in una array bidimensiona-
oggetti
le, in cui viene annotata non solo la
presenza (o l’assenza) di punti, ma an-
che la stessa posizione. Questo sistema
posizionale consente una univoca cor-
rispondenza tra punti analoghi del bi-
nomio immagine-oggetto, e permette
confronti più rigorosi (si tratta della
metodologia attualmente in uso in
molte macchine riconoscitrici di carat-
teri).
Ma come si fa quando si desidera
che una macchina riconosca non più
una immagine riferibile, per forma o
dimensione, a qualcosa già in suo pos-
sesso, ma occorre «riconoscere» l’im-
magine facente parte di una categoria,
di un «tipo». Ad esempio, immaginia-
mo di individuare una metodologia
destinata a riconoscere figure piane:
come fare ad identificare la figura bl)
come un trapezio? Il metodo di sem-
plice confronto appena descritto è del
tutto inutile (le figure b2) b3) e b4), so-
^\] „ Q ■
b4 b5
190
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
191
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
lo per fare qualche esempio, sono al-
trettanti trapezi, per nulla confrontabi-
li, con tecniche di confronto tra array
bidimensionali, tra loro). Una routine
di rotazione e di scalatura darebbe ri-
sultati soddisfacenti, ma appare ovvio
che si tratta di ben misera soluzione,
se si considera che la figura b5) non sa-
rebbe, in questo modo, riconosciuta co-
me trapezio, pur essendolo. Occorre,
allora, abbandonare il criterio di puro
confronto, per passare a quello di defi-
nizione: se per l’uomo, un trapezio è
«una figura piana, limitata e chiusa da
quattro lati, con soli due lati paralle-
li», la soluzione potrebbe essere quella
di dotare il programma di riconosci-
mento di routine capaci di contare i la-
ti, misurare le ampiezze degli angoli,
individuare linee rette e parallele, rico-
noscere contorni chiusi, ecc. Il pro-
grammatore potrebbe, col tempo, cre-
arsi una biblioteca piuttosto organica
di semplici routine di riconoscimento,
abbinando le quali (si ricordi come il
Lisp consente di strutturare liste orga-
niche di elementi congruenti) sarebbe
possibile aggirare intrinsechi problemi
di orientamento, scalatura. e, per
quanto possibile, sfumatura e mancan-
za di definizione dell’immagine.
Ma siamo, in questo, come nel caso
precedente, sempre in una tipologia
piuttosto stretta e limitata di schemi ri-
conoscitivi fondamentali: saliamo ad
un livello superiore chiedendoci: «Co-
me è possibile riconoscere oggetti da
una immagine prelevata dal vivo?».
Superato il problema della acquisizio-
ne della immagine sotto forma digita-
le, ci troveremo inizialmente di fronte
alla solita array bidimensionale di nu-
meri da cui estrarre le informazioni
destinate a distinguere le immagini
stesse.
L'array appena descritta va sottopo-
sta ad una prima manipolazione, in
quanto esiste un primo problema da
rimuovere. Una immagine digitalizza-
ta (chi usa una telecamera od un digi-
tizer conosce già il problema per esser-
visi trovato di fronte spesso; molti di-
gitizzatori possiedono opzioni destina-
te a manipolare l’immagine prodotta
per eliminare difetti della rappresenta-
zione stessa) possiede una serie di er-
rori e di discrepanze casuali che oc-
corre correggere prima di procedere, e
che sono stati introdotti nelfimmagine
da inevitabili più o meno grandi difetti
di risoluzione della macchina lettrice
(d'altro canto gli stessi fotografi, scru-
polosi, di una volta ritoccavano le foto
da loro eseguite, sebbene la lastra fo-
tografica sia un mezzo di riproduzione
immensamente più efficiente e risolu-
Figure e concelli espressi nel presente ar-
ticolo sono stali ricavati da diversi scritti;
tra essi ci sentiamo di segnalare, per la
chiarezza espositiva e per la organicità
dei contenuti, l'opera di Raphael — Il
computer che pensa Muzzio Editore,
di recente pubblicazione, cui chi scrive si
rifa per numerose notizie di base e per di-
verse tipologie di indagine, descritte nel
presente articolo.
tivo di una telecamera o di un digiti-
zer).
La tipologia più comune d’errore è
rappresentata da aree (nella maggior
parte dei casi, punti) piccole bianche
completamente circondate da punti
neri (o viceversa, ovviamente). In que-
sti casi, con buona probabilità si tratta
di un errore nella lettura della immagi-
ne sorgente. La macchina esegue, allo-
ra, un processo di regolarizzazione
della immagine oggetto, secondo alcu-
ne regole che vedremo di seguito.
Il ragionamento che anima il pro-
cesso di omogeneizzazione dell'Imma-
gine si basa sul presupposto che i pun-
ti di discrepanza notati sono errori, o
particolari cosi piccoli dell’oggetto da
poter essere agevolmente trascurati.
Processi di omogeneizzazione possono
essere eseguiti con diverse procedure,
più o meno efficienti, cosi riassumibi-
li:
— se un punto possiede luminosità
superiore od inferiore a tutti quelli ad
esso circostanti, esso viene «ricolora-
to» in modo da assumere la luminosi-
tà, rispettivamente, del più o del meno
brillante dei punti ad esso adiacenti;
— se un punto possiede luminosità,
ancora una volta, superiore od inferio-
re a tutti quelli circostanti, esso viene
sostituito con un nuovo punto, la cui
luminosità è la media aritmetica di
quella dei punti adiacenti;
— ad ogni punto spurio viene asse-
gnato un valore di luminosità determi-
nato da una verifica matematica delle
luminosità dei punti immediatamente
vicini. In questa ottica varie formule
sono state proposte, tra cui è abba-
stanza accurata quella proposta nel
volume di Raphael, nominato di segui-
to, che assegna al punto un valore di-
pendente dalla somma delle due diffe-
renze tra i punti a maggiore «distan-
za» luminosa e quelli a minore. Si trat-
ta di un'operazione, questa, abbastan-
za difficile da codificare, in quanto oc-
corre stabilire una scala di gradualità
od almeno un limite di valori che se-
gni il passaggio tra i due valori da as-
segnare: zero ed uno.
Qualunque sia il sistema adottato il
processo di «spianamento» dell’im-
magine cosi effettuato porta a varia-
zioni notevoli dell’immagine. Successi-
ve operazioni di regolarizzazione por-
tano all'effetto contrario di quello de-
siderato, vale a dire che l’immagine,
piano piano, degrada ad una massa in-
distinta di parti scure e chiare. Il terzo
degli algoritmi citati, comunque, se ra-
gionevolmente usato, porta ad una
schematizzazione utile e sufficiente-
mente accurata dell'immagine, che, so-
vente, può portare a buoni risultati
nella fase di riconoscimento.
Raphael, nel volume già richiamato,
evidenzia come un principio di regola-
rizzazione sia utilizzato nel ben noto
Life, il gioco della vita cosi caro al
Giustozzi. Le regole del gioco, per chi
non le ricordasse, sono:
— si considera un piano (il mondo
bidimensionale in cui vivono le cellule
del gioco) come array di punti neri
(cellule viventi) e bianchi (posti vuoti).
Ogni posto vuoto che abbia 3 cellule
immediatamente circostanti (negli otto
posti disponibili), viene occupato da
una nuova cellula ( I, o, il che è lo stes-
so, da un punto nero);
— ogni cellula che non sia circon-
data da due o tre cellule muore (si tra-
sforma in 0; spazio bianco);
— tutte le modifiche descritte ven-
gono operate simultaneamente sull’in-
tera area.
Questo algoritmo di modifica, come
è noto, può portare a risultati del tutto
dissimili dall'immagine di partenza;
con ciò viene dimostrato che un pro-
cesso automatizzato di modifica e re-
golarizzazione della disposizione di
punti, lungi dall'essere il toccasana,
abbisogna di continua verifica da par-
te di un supervisore (uomo o macchi-
na) che stabilisca quando e dove fer-
mare la modifica deH’immagine per
evitare che il rimedio sia peggiore del
male.
«Life» è interessante per un altro
motivo: consente cioè di verificare se
esiste la possibilità che due immagini,
per successivo addolcimento delle
stesse siano tra loro confondibili: nel-
la serie di figure c) è possibile vedere
l’evoluzione della lettera di figura a)
sottoposta a successivi passaggi del
gioco attraverso un programma dispo-
nibile su Macintosh. Il risultato finale,
che vedete, ottenuto dopo 17 passaggi,
mostra come ben poco sia rimasto del-
l’immagine iniziale, e come questa vi
sia del tutto irriconoscibile.
Premesso ciò, vedremo la prossima
volta come è possibile giungere ad un
diverso approccio nel riconoscimento
delle immagini, senza far uso di criteri
di somiglianza con modelli precosti-
tuiti.
192
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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Il set di istruzioni
Istruzioni di stringa
primo t°* e
■ In questa puntata parleremo di cosa si intende. nelVassembler
dell' 8086 / 88 , con il termine di stringa ed analizzeremo le
istruzioni di gestione delle stringhe. Vedremo che con tale termine non si
intendono necessariamente insiemi di caratteri ASCII, così come siamo
abituati lavorando con linguaggi ad alto livello. ■
Le «stringhe»
Tale termine, che come detto può
ingenerare confusione se paragoniamo
il suo significato con quello assegnato-
gli da linguaggi ad alto livello (Basic e
Pascal in testa), rappresenta innanzi-
tutto un generico blocco di dati, siano
essi byte o word, sui quali possiamo
effettuare un certo numero di opera-
zioni «primitive», intendendo con
quest’ultimo termine il fatto che si
tratta di operazioni «basilari», «stand-
ard» ed in un certo senso «irrinuncia-
bili» sulle quali eventualmente co-
struire operazioni più complesse.
Tali operazioni sulle stringhe sono
paragonabili alle quattro operazioni
sui numeri, le quali sono anch'esse
delle operazioni «primitive»: come
per calcolare un integrale utilizziamo
una opportuna sequenza di operazioni
primitive su operandi «numero» cosi
avremo operazioni più complesse su
stringhe, ad esempio la sostituzione di
tutte le occorrenze di certi dati all’in-
terno di un dato blocco con altri dati
di un altro blocco.
Proprio quest’ultimo esempio può
mostrare che le «stringhe-ad-alto-livel-
lo» (quelle di caratteri ASCII, tanto
per intenderci) sono solo un caso par-
ticolare del più generico «blocco di
dati elementari»: l’esempio infatti può
benissimo riferirsi alla sostituzione, al-
l’interno di un testo, di tutte le occor-
renze di un certo vocabolo con un al-
tro, operazione che è fondamentale in
un qualunque word processor.
Tra parentesi il termine «stringa»,
di uso ormai corrente, è una brutta ita-
lianizzazione del termine inglese,
«string»: con tale termine gli anglofo-
ni intendono (oltre ad una ventina di
altri significati, come loro solito) sia il
termine «stringa» (inteso come laccio
da scarpa), sia il termine «fila» (ad
esempio di perle in una collana), sia
appunto l’atto di infilare le perle per
creare una collana. Riteniamo che gli
ultimi due significati siano più vicini
alla realtà rappresentata da un certo
numero di caratteri o dati generici che
siano, uno posto di seguito all’altro
(quasi in fila indiana!), tanto è vero
che ne possiamo eliminare da un certo
punto in poi come estrarre uno ad
uno: in questo senso non vediamo co-
me un laccio da scarpa (che è il signifi-
cato che diamo noi alla parola «strin-
ga», anche se francamente non l’usia-
mo poi spesso) possa avere qualcosa a
che fare con un insieme di caratteri o
dati.
Comunque il termine è ormai tal-
mente radicato nella terminologia cor-
rente che non ci ricordiamo più del
suo significato vero...
Chiusa dunque questa parentesi eti-
194
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
niologica, torniamo alle «stringhe-
8086»: un singolo byte, tre word con-
secutive, un intero segmento di 64K
byte sono tre esempi di stringhe sulle
quali possiamo appunto eseguire certe
operazioni.
Non importa il «contenuto» della o
delle celle di memoria che costituisco-
no la stringa, ma ci interessa appunto
l'insieme di dati nella sua interezza,
insieme sul quale e con il quale possia-
mo compiere operazioni di sposta-
mento di comparazione, di analisi, di
caricamento e di lettura.
Particolarità dell’assembler 8086/88
è quella di avere delle operazioni pri-
mitive al massimo, che agiscono sul
singolo elemento dell'insieme conside-
rato, ma che possono essere agevol-
mente estese ad un insieme molto
grande di singoli elementi.
Entrando più nei dettagli abbiamo
visto già che possiamo lavorare su ele-
menti dati da byte o word, posti in me-
moria: ora a seconda se l’operazione
lo richiede, si avrà in alcuni casi un
blocco di dati «sorgente» ed un bloc-
co di dati «destinazione».
Ancor più esattamente potremo ave-
re un byte o una word all'interno del
gruppo sorgente ed un byte o una
word all'interno del gruppo destina-
zione: intuitivamente gli spostamenti e
le comparazioni avranno un’entità sor-
gente ed una destinazione, le analisi
ed i caricamenti avranno solo entità
destinazioni mentre infine le letture
avranno solamente le entità sorgenti.
Tutte le volte che parliamo di sor-
genti e di destinazioni dobbiamo tener
presente che ci riferiamo a locazioni di
memoria, che come tali posseggono
un indirizzo rappresentato dalla solita
coppia «segment:offset»: nel caso di
byte o word sorgenti, si «punterà», al-
l'entità per mezzo del registro SI, in-
tendendo per default che il dato si tro-
va nel Data Segment (DS) corrente,
mentre viceversa (e qui si scopre una
prima applicazione dell’Extra Seg-
ment) nel caso di byte o word destina-
zione si punterà a tale dato per mezzo
del registro DI (per quanto riguarda
l’offset) e per mezzo dell’Extra Seg-
ment (ES appunto).
Bisogna sempre tenere bene a mente
quest'ultima particolarità, secondo la
quale il dato destinazione si trova al-
l’indirizzo formato da «ES:DI», con-
trapposto al dato sorgente che si trova
in «(DS:)SI», dove appunto il «DS» è
stato messo tra parentesi in quanto di
default.
Inutile dire che una dimenticanza in
tal merito comporta non già un errore
sintattico o di programma, ma bensì
un malfunzionamento all’atto dell’ese-
cuzione del nostro programma, che
non funzionerà come vogliamo (ma gi-
rerà comunque!)
Detto dunque questo, c’è da aggiun-
gere il fatto che la singola operazione
primitiva sul singolo dato potrà essere
ripetuta per un certo numero prefissa-
to di volte: dal momento che si ha a
che fare con strutture formate da più
byte o word, nasce allora l’esigenza di
aggiornare il puntatore, formato nel
primo caso da SI e nel secondo caso
da ES:D1.
In entrambi i casi l'assembler ci
consente un incremento o un decre-
mento automatico (a nostra scelta) del
puntatore, senza dover materialmente
utilizzare un’istruzione di INC o di
DEC, ma sfruttando un particolare
flag detto di «direzione» (Direction
Rag, DF), che con il suo stato indiche-
rà all’istruzione di stringa se il o i pun-
tatori dovranno essere incrementati o
decrementati.
Altra particolarità (e poi inizieremo
l'analisi vera e propria delle istruzioni)
è che sarà l'istruzione stessa ad indica-
re se si deve operare su byte o word e
perciò decidere se l'incremento o il de-
cremento del puntatore deve essere di
un'unità (nel caso del byte) o di due
unità (nel caso di word): se infatti la-
voriamo con word è ovvio che il pun-
tatore deve avanzare o indietreggiare
di due ogni volta altrimenti si andreb-
be a puntare al byte più significativo
di una word.
Le Istruzioni dì strlnga-STOS
Iniziamo dunque dall’istruzione più
semplice, la STOS, che permette di
memorizzare il contenuto dell'accu-
mulatore nella cella puntata da ES:DI
e cioè in una cella della nostra stringa.
In particolare avremo le due istru-
zioni STOSB e STOSW se rispettiva-
mente il dato da inizializzare sarà un
byte o una word (è questa una regola
generale: la «B» finale indicherà un’o-
perazione su entità byte, mentre la
«W» si riferirà ad entità word): nel ca-
so della STOSB sarà il contenuto di
AL a finire nel byte destinazione men-
tre è intuitivo che nel caso della
STOSW sarà il contenuto di AX a fini-
re nella word posta in ES:DI.
Nel primo caso si avrà l’incremento
o il decremento di DI di un’unità men-
tre nel caso della STOSW il registro
DI aumenterà o diminiurà di due uni-
tà.
Bisogna dunque ricordarsi di settare
opportunamente il (lag di direzione,
con le due istruzioni di cui parleremo
nel prossimo paragrafo.
Le due istruzioni qui viste (STOSB e
STOSW) non necessitano di operandi
in quanto l'assemblatore già presup-
pone che i registri siano stati caricati
correttamente (in caso contrario poi il
programma non ci darà risultati cor-
retti, pur essendo esatto sintatticamen-
te...) e si può riassumere il loro com-
portamento con i due schemi seguenti :
Aggiungiamo che, come ogni istru-
zione di caricamento che si rispetti, i
flag non vengono alterati in alcun mo-
do, neanche se ad esempio il valore da
porre nella stringa è proprio 0. Analiz-
ziamo ora un esempio nel quale sup-
poniamo di voler inizializzare un byte
(posto alla locazione VETTORE), con
il valore 55H.
Per poter sfruttare la STOSB, dob-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
195
ASSEMBLER 8086/8088
biamo innanzitutto inizializzare l’Ex-
tra Segment (ES), in modo da farlo
puntare al segmento che noi vogliamo
(supponiamo che VETTORE si trovi
nel Data Segment corrente), poi dob-
biamo caricare il registro DI con l’off-
set della locazione di memoria in que-
stione poi dobbiamo inizializzare l’ac-
cumulatore ed infine... dobbiamo usa-
re la STOSB.
Un esempio di frammento di pro-
gramma può essere l’esempio B.
I lettori più attenti potrebbero già
brontolare notando che il tutto si pote-
va ottenere con una sola istruzione
senza scomodare nell’ordine l’Extra
Segment (ES), il registro DI, l’accumu-
latore (AL) e., la STOSB: basta infatti
scrivere l’istruzione:
MOV VETTORE. 55H
per ottenere esattamente la stessa co-
sa!
Evidentemente abbiamo fatto que-
sto esempio solo per introdurre il con-
cetto di «ripetizione» di un’istruzione
di stringa.
Come vedremo infatti nel seguito
analizzando in dettaglio il «prefisso»
REP, le due istruzioni in esame posso-
no essere ripetute per un numero di
volte impostato nel registro CX, ed è
inutile dire che è qui che compare tut-
ta la potenza di questa istruzione di
stringa (e anche delle altre, come ve-
dremo).
Supponiamo dunque di voler azze-
rare non più un byte, ma ben 64K e
cioè addirittura un intero segmento,
che supponiamo chiamarsi «SEG-
MENTÒ»: in questo caso dovremo
aggiungere a quanto fatto in preceden-
za l'inizializzazione del registro CX ed
il settaggio del flag di direzione.
Inoltre possiamo usare l’istruzione
STOSW che ci permette di azzerare
una word alla volta fatto che consente
di dimezzare il valore contenuto in
CX e contemporaneamente di effet-
tuare l’azzeramento in metà tempo.
Nell’esempio C dimostriamo come
possiamo azzerare un intero segmento.
Non vogliamo usare la STOSW, ma
vogliamo eseguire il programma con
le istruzioni normali? Presto detto: lo
stesso programma si può scrivere nel
modo seguente:
In questo caso non si scomodano al-
tri registri, all’infuori di CX e DI, ma
il rovescio della medaglia è nel tempo
di esecuzione che è quasi il doppio
che nel caso della STOSW: mentre in-
fatti nel primo caso c’è solo la REP
STOSW che viene eseguita ogni iterata
e perciò per 32768 volte, nel secondo
caso è un pacchetto di istruzioni che
viene eseguito per ogni iterata.
Tanto per addentrarci in un campo
non ancora affrontato, cerchiamo di
quantizzare in «soldoni» le durate dei
due cicli magari in termini di un clock
di 4.77 MHz, tipico di un PC IBM.
Nel primo caso ogni istruzione
«REP STOSW» richiede 6+ 10 cicli di
clock per ogni iterata (6 per la REP e
10 per la STOSW) e perciò un totale di
16*32768 = 524288 cicli, che a 4.77
MHz significano circa 0.11 secondi!
Pensate! un decimo di secondo per az-
zerare 64K byte di RAM... Un secon-
do per azzerare tutta la RAM (640K)
del nostro PC! (Ma allora perchè il PC
ci mette cosi tanto all’accensione?
Non è questa la sede adatta: ne parle-
remo nella rubrica apposita. N.d.r.).
Il secondo programmino invece ri-
chiede 15 cicli solo per l’istruzione di
MOV, altri due cicli ne richiedono le
singole INC e DEC (invece di INC DI
- INC DI potevamo usare ADD DI,2
che impiega sempre 4 cicli), mentre in-
fine la JNZ impiega ogni volta 8 cicli
(nel caso in cui la condizione NZ è ve-
rificata e nel nostro caso 32767 volte!)
contro i 4 cicli dell'ultima iterata in
cui non deve effettuare il salto a ritro-
so: in totale abbiamo (15 + 2 + 2 + 2) *
32768 + 8 * 32767 + 4 cicli pari alla
bellezza di 950268 cicli con durata di
circa 0.2 secondi, come dire quasi il
doppio del caso precedente...
Le istruzioni CLD e STD
Sono due istruzioncine semplici
semplici che rispettivamente azzerano
(CLD, «CLear Direction flag») e set-
tano (STD, «SeT Direction flag»), il
flag di direzione (DF), nel primo caso
permettendo l’incremento automatico
di uno o entrambi i registri puntatori
DI e SI (a seconda di quale dei due sia
richiesto dall'istruzione di stringa) e
nel secondo caso abilitando il decre-
mento automatico di DI e/o SI di una
o due unità.
Volete una regoletta facile facile in-
ventata dal redattore della rubrica?
Per ricordarsi mnemonicamente se
il flag DF posto a «0» indichi un in-
cremento o un decremento (non utiliz-
zando molto spesso istruzioni di strin-
ga capita di dimenticarsi questi piccoli
particolari), invece di andare a sfoglia-
re manuali (o la rivista...), allora si può
aggirare l’ostacolo pensando mental-
mente alla lettera «D» di CLD e STD
non più relativa al «Direction flag» (la
qual cosa appunto non ci è di minimo
aiuto in caso di dimenticanza), ma
piuttosto possiamo associare la «D»
alla parola «Decrement» e cosi la
CLD si può leggere come «CLear De-
crement» (cancella il decremento e
perciò attiva l’incremento...), mentre la
STD si può leggere come «SeT Decre-
ment» (setta il decremento...): sempli-
ce ma efficace, non c’è che provare!
L'istruzione LODS
Questa istruzione è in un certo sen-
so la «duale» della STOS già analizza-
ta, in quanto consente di caricare nel-
l'accumulatore (AL o AX) il contenu-
to di una cella di memoria apparte-
nente ad una stringa. In questo caso la
cella è individuata a livello «offset»
dal registro SI (che ricordiamo essere
196
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
ASSEMBLER 8086/8088
il «Source index») e come segment
per default da DS e perciò dal seg-
mento corrente contenente in genere i
dati del programma. Analogamente al-
la STOS, la LODS ha insito nel suo
funzionamento, l’aggiornamento auto-
matico del puntatore SI, il quale può
essere incrementato o decrementato a
seconda dello stato del (lag DF.
Anche in questo caso si hanno due
istruzioni distinte (LODSB e
LODSW), rispettivamente riferite ad
un byte e ad una word, il cui contenu-
to viene posto rispettivamente in AL e
AX.
Anche in questo caso possiamo ve-
dere quali sono le operazioni che il
microprocessore compie all'atto del-
l’esecuzione: in particolare si ha quan-
to si vede nell'esempio E.
Dal momento che le istruzioni in
esame non fanno altro che caricare
l'accumulatore con un dato contenuto
in memoria, nel 99% dei casi non ha
alcun senso effettuare la «ripetizione»
dell’istruzione stessa per mezzo dell'i-
struzione (o meglio «prefisso»)
«REP» in quanto non ha molto senso
caricare in accumulatore un valore e
nell'istruzione dopo caricarne un al-
tro: nell’1% dei casi in cui si ha neces-
sità di usare la «REP LODSB» (casi
che effettivamente esistono, ma sui
quali non è interessante soffermarci in
questo contesto) basta sapere che la
coppia di istruzioni funziona egregia-
mente, come dire che é permesso ripe-
tere anche le istruzioni LODS.
Come tutte le istruzioni di carica-
mento di registri, anche le due LODS
non alterano in alcun modo i flag.
L'istruzione MOVS - come
spostare blocchi di memoria
Siamo arrivati dunque alla MOVS,
la quale è in un certo senso l'unione
delle due istruzioni di stringa viste
precedentemente ed è un'istruzione
molto potente in quanto, unica nel suo
genere consente di effettuare sposta-
menti «da memoria a memoria», cosa
che finora, con la semplice «MOV»
non era possibile fare.
In particolare anche in questo caso
si può avere a che fare con dati sotto
forma di byte o di word (e questo sarà
deciso dalla presenza rispettivamente
della lettera «B» o della lettera «W»
nel nome dell'istruzione, che dunque
si chiamerà MOVSB e MOVSW) e
combinando la potenza di questa
istruzione, che agisce sul singolo byte
o sulla singola word, con la ripetibilità
data dal prefisso REP, si ottiene una
super-istruzione che effettua lo sposta-
mento di blocchi di memoria da un
certo indirizzo ad un altro.
In questo caso il byte o la word sor-
gente sarà indirizzata fisicamente dal-
la coppia formata da DS (di default
come per la LODS), e da SI (come off-
set), mentre il byte o la word di desti-
nazione avranno un indirizzo fisico
che (è facilmente intuibile) è dato dal-
la coppia formata da ES (l'Extra Seg-
ment, come per la STOS) e da DI (il
«Destination Index»). Ancora una
volta si ha l’automatismo nell’incre-
mento o decremento di entrambi i re-
gistri indice.
Possiamo infatti vedere nelle due ta-
belline di figura F il comportamento
dell’istruzione nel caso di movimento
di byte e di word.
In parole povere, l'istruzione MOVS
trasferisce il dato puntato da DS:SI
nella locazione puntata da ES:D1, ag-
giornando subito dopo i due puntatori
a seconda dello stato del «Direction (o
Decrement...) Flag».
Vogliamo ad esempio spostare 1000
byte, contenuti in un segmento, in un
altro segmento, non solo «formalmen-
te» (come sarebbe più semplice fare a
livello assemblatore), ma soprattutto
fisicamente.
Supponiamo di avere due segmenti
di dati, chiamati rispettivamente PAR-
TENZA e ARRIVO, contenenti l'uno i
1000 byte (riempiti non ci interessa co-
me) e l'altro i byte «vuoti»; il blocco
inizia all'etichetta START avente un
certo offset (non necessariamente nul-
lo) e deve essere spostato all’etichetta
BEGIN, anch'essa dotata di offset
non nullo, appartenente al segmento
ARRIVO.
Vediamo dunque come è facile ef-
fettuare lo spostamento, per mezzo del
frammento di programma G.
Da notare, in questo programma,
che i registri SI e DI sono caricati ri-
spettivamente con l’offset dell'etichet-
ta START e dell’etichetta BEGIN per
mezzo dell'istruzione MOV, anche se
START e BEGIN appartengono l'uno
al Data Segment e l'altro all'Extra
Segment.
C"è da dire che per velocizzare l’o-
perazione (in pratica si dimezza il tem-
po!) conviene caricare il valore 500 nel
registro CX e pensare di trasferire
word anziché byte per mezzo dell’i-
struzione MOVSW: l’assembler in
questo caso non genera errori di sorta
in quanto si «fida» (grazie alla lettera
«W») che tanto la sorgente quanto la
destinazione sono dello stesso tipo e
cioè word.
Concludiamo questa prima parte di-
cendo che anche per l'istruzione di
spostamento blocchi (o stringhe, che
dir si voglia) MOVS vale la constata-
zione che non c’è nessuna ragione per
cui i flag possano essere alterati: infat-
ti il nostro buon microprocessore si
guarda bene di effettuare scriteriate al-
terazioni dei poveri flag.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
197
di Andrea de Prisco
MMU: stonanti rivelazioni
■ MMU sta per Memory Management Unti. Nella sua accezione più classica, una MMU serve
per tradurre un indirizzo logico in un indirizzo fisico. Molte volte, per motivi di praticità,
sono demandati alle MMU altri compiti sempre inerenti la gestione della memoria. Con questo
articolo vedremo cosa fa la MMU aliinterno del 128. oltre naturalmente a gestire i banchi di
memoria discussi alcuni numeri fa. ■
Cos’è una MMU
Prima di entrare nel merito centovet-
totesimo desideriamo dare alcuni chia-
rimenti circa l’accezione classica di
MMU. Come descritto in Appunti di
Informatica di MC numero 53, i calco-
latori veri dispongono del meccanismo
della memoria virtuale. Ciò al fine di
ottimizzare l'utilizzo della memoria fi-
sica, da parte dei vari processi in ese-
cuzione.
Semplicisticamente parlando, per
ogni programma in esecuzione non è
mantenuto in memoria centrale tutto il
codice e tutti i dati, ma solo un sottoin-
sieme di questi necessari per l'elabora-
zione in quel momento. Se un determi-
nato dato o un pezzo di codice è ri-
chiesto, ma non è contenuto in memo-
ria, il sistema provvede a prelevarlo
dalla memoria secondaria (dischi)
eventualmente scaricando qualcos'al-
tro per «fare posto». A causa di que-
sto fatto, lo spazio di indirizzamento
logico di un processo è in generale di-
verso dai veri e propri indirizzi di me-
moria e quindi (generalmente a tempo-
di esecuzione) si rende necessario un
meccanismo di traduzione (indirizzo
logico|/|indirizzo fisicoj, per poter ac-
cedere al dato necessario. Se ad esem-
pio il calcolatore in questione imple-
menta la sua memoria virtuale a pagi-
ne, un processo in esecuzione potreb-
be riferire un dato contenuto nella pa-
gina logica 3, posizione 100. Dal mo-
mento che tale pagina logica, sempre-
chè sia presente in memoria, potrebbe
198
essere locata nella pagina fisica 5, l’in-
dirizzo effettivo per prelevare il dato
sarà pagina 5 locazione 100.
Per attuare questa traduzione nel
più breve tempo possibile (ogni acces-
so alla memoria deve essere tradotto)
tale compito è interamente demandato
ad una unità specializzata interposta
tra processore e memoria denominata
appunto MMU. Essa riceve l'indirizzo
logico dal processore, esegue imme-
diatamente la traduzione in indirizzo
fisico, richiede il dato alla memoria e
lo invia al processore che continua l’e-
laborazione normalmente, non essen-
dosi accorto di nulla (per lui è stato un
normale accesso in memoria).
Oltre a questo, una MMU che si ri-
spetti si occupa anche di smistare indi-
rizzamenti a periferiche I/O memory
mapped, a segnalare eventuali fault di
pagina o di segmento, a gestire le in-
terruzioni (questo assieme al processo-
re).
L’MMU del 128
L’utilizzo di una MMU nel 128 non
è certamente necessaria per i motivi
sopra esposti. Trova la sua ragion
d'essere dato che, tutti ormai lo sanno,
11 processore di questo è capace di in-
dirizzare solo 64 k, mentre la memoria
disponibile tra ram e rom è molta di
più. Come nel caso dei veri calcolatori,
avremo che un riferimento logico ad
una cella di memoria è dato dalla cop-
pia (banco, posizione) mentre I'indiriz-
zamento fisico... beh, quello proprio
non è identificabile dato che la memo-
ria fisica del 128 è sparsa per tutta la
macchina sottoforma di due banchi
ram da 64 k l'uno, 16 k rom del siste-
ma operativo, 32 k rom del Basic -f
monitor, generatore dei caratteri, me-
mory mapped I/O ecc.
Purtroppo, a livello hardware, non è
possibile che un programma locato in
un banco possa fare riferimenti ad al-
tri banchi, se non comandato alla
MMU una commutazione di banco.
Fortunatamente al livello di sistema
operativo ciò non accade essendo di-
sponibili delle apposite routine che
permettono di accedere a qualunque
locazione di qualsiasi banco semplice-
mente effettuando opportune chiama-
te (cfr. MC n. 57, 128 da zero).
12 registri
Per impartire ordini alla MMU. che
come vedremo non si occupa solo dei
banchi nudi e crudi, si utilizzano 12 re-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
128 DA ZERO
gistri mappati a partire dall'indirizzo
esadecimaie SD500 del banco 15 (figu-
ra 1). In quella zona, come più volte ri-
petuto, è mappato l'I/O della macchi-
na compreso quindi i registri per il
suono, per i CIA, per il video ecc. 1
primi 5 registri della MMU sono inol-
tre mappati a partire daH'indirizzo
esadecimaie SFFOO di ogni banco: ciò
per evitare che, una volta commutato
un determinato banco di memoria,
non sapremmo più come tornare in-
dietro.
Del primo registro, SFFOO o SD500,
ne abbiamo già parlato nel numero 57,
ed è li che vi rimandiamo per maggiori
chiarimenti. Esso è la vera cloche di
comando della memoria dato che set-
tando o resettendo i suoi bit si può im-
postare qualsiasi configurazione, an-
che non prevista dal comando BANK
del Basic. In figura 2 è mostrato tale
registro e il significato dei suoi bit.
I registri 1-4, locati a SD50I-SD504
del banco 14, e disponibili solo in let-
tura anche a SFF01..04, servono per
impostare delle preconfigurazioni di
memoria, quelle che più useremo, ri-
chiamabili semplicemente accedendo
ai registri copia corrispondenti. Ovve-
ro, una volta settate le nostre configu-
razioni preferite a partire da SD501,
per effettuare una commutazione sarà
sufficiente accedere in scrittura nel re-
gistro copia corrispondente (SFF01..
04) ed essere cosi catapultali nella
nuova configurazione di memoria.
II primo dei registri non disponibili
sottoforma di copia è registro Modo
di Configurazione (MCR) ed è raffigu-
rato in figura 3. In esso possiamo leg-
gere alcune informazioni a dire il vero
non troppo interessanti: ad esempio se
all'accensione il tasto 40/80 colonne
era premuto o meno. Il bit 0 sembra
l’unico degno di nota dato che con-
trolla quale processore è attualmente
al lavoro (Z80 o 8502).
A partire dall'indirizzo SD506 le co-
se si fanno sempre più interessanti.
Con questo primo registro (Registro
Configurazione Ram, figura 4) è possi-
bile configurare la memoria secondo
altri punti di vista. Ad esempio possia-
mo cambiare la ram visibile dal Video
Interface Chip, (40 colonne) impostan-
do il banco 1 . È cosi possibile effettua-
re rapidi swap di schermo, sia in bassa
che in alta risoluzione (oppure swap
di sprite...) semplicemente allocando
lo stesso spazio di memoria video sia
nel banco 0 che nel banco 1. Per effet-
tuare lo swap sarà sufficiente comuni-
care alla MMU quale banco deve esse-
re visibile dal VIC e il gioco è fatto.
Sempre nel registro RCR troviamo
la possibilità di definire aree comuni
ai due banchi in testa o in coda, di di-
mensioni pari a 1,4,8 o 16 k byte. Per
default, come detto sempre alcuni nu-
meri fa, l’area di memoria comune as-
somma a 1 k, allocato a inizio memo-
ria. Grazie a questo artificio, un pro-
gramma giacente in una zona di me-
moria comune può ordinare commuta-
zioni di configurazione alla MMU
senza perdere il controllo del flusso.
Puntatori di pagina
Tramite la MMU del 128 è possibile
definire pagine (non banchi, attenzio-
ne) 0 e 1 in qualsiasi punto della me-
moria del 128. Come si sa, il processo-
re 8502 permette alcuni modi di indi-
rizzamento solo in pagina 0 mentre lo
stack di sistema è sempre allocato in
pagina I. Ad esempio, per spostare
grosse aree di memoria, chiunque ab-
bia usato solo un po' il linguaggio
macchina, conoscerà il modo di indi-
rizzamento:
LDA ($PP), Y
dove SPP è un indirizzo in pagina 0.
Chi invece il linguaggio macchina lo
usa spesso e volentieri, avrà notato co-
me le locazioni libere in pagina 0 sono
sempre poche (sono quasi tutte adope-
rate dal sistema) e occorre ricorrere a
vari artifizi per rubarne qualcuna in
più. Utilizzando opportunamente la
MMU possiamo tagliare la testa al to-
ro definendo una nuova pagina 0, ad
esempio a partire daH’indirizzo SI 000
e disporre cosi di 256 locazioni di tale
tipo, tutte libere per noi. Ovvero, dopo
aver impostato opportunamente la
MMU, scrivendo:
STA $03
immetteremo il contenuto dell'accu-
mulatore nella locazione SI 003 e un
accesso del tipo:
LDA ($03), Y
equivale a un LDA (S 1 003), Y addirit-
tura non disponibile normalmente.
Come detto prima, è possibile fare
10 stesso giochetto anche per lo stack
(pagina 1) nel qual caso potremmo im-
plementarne uno nuovo in qualsiasi
punto della memoria. Ciò può essere
utile non tanto come nuovo stack, ma
come indirizzamento rapido di una
qualsiasi area di memoria. Ad esem-
pio per azzerare 256 byte a partire da
SI 000 allochiamo li in nostro nuovo
stack e, caricato nell'accumulatore il
valore 0, non ci resta che dare 256
PHA per essere accontentati. Si noti
che un «PHA» è ben più rapido di un
normale «STA 1000, X» dato che il
primo richiede 3 cicli di clock il secon-
do 5. In figura 5 sono mostrati i regi-
stri interessati, per la pagina 0 e 1. Le
rispettive parti basse indicano la pagi-
na riferita come pagina 0 o 1, mentre
delle parti alte interessa solo il bit me-
no significativo nel quale indicheremo
se ci riferiamo al banco 0 o 1 della
Attenzione a rimettere a posto stack,
stack pointer e pagina 0 dopo l’uso:
avremmo sicuramente effetti catastro-
fici dimenticandocene.
Per finire, in figura 6, è mostrato il
registro Versione, nel quale possiamo
leggere (!) quanti banchi ram possiede
11 nostro 128 e, addirittura!, la versione
della nostra MMU. Il massimo.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
199
128 da u ro
fornai di I/O
di Asnaghi Adriano - Mestre (VE)
La routine presente in questa sezio-
ne permette di definire i file sui quali
l’utente intende operare.
Per utilizzare un file in CI 28 occor-
re passare alle routine specializzate il
nome del file, i parametri di modo, il
banco dove prelevare il nome stesso
ed il banco dove prelevare (SAVE) o
mettere (LOAD) il file stesso. Questi
lavori sono eseguiti dalle seguenti rou-
1) Definisce il BANCO per il NO-
ME e l’AREA di memoria.
La routine è locata a SFF68 con sal-
to a SF73F. I parametri da fornire so-
Accumulatore - indice di configura-
zione del banco per l’area di memoria;
Reg. Y - indice di configurazione
del banco per il nome del file.
L’utente può anche fare a meno di
utilizzare la routine se memorizza nel-
le locazioni di pagina zero SC6 e SC7
rispettivamente il banco per il nome
dei file e quello per l’area di memoria.
2) Definisce i PARAMETRI del file.
La routine è locata a SFFBA con un
salto a SF738. Essa utilizza i seguenti
parametri ;
Accumulatore - numero logico del
file;
Reg. X - indirizzo device;
Reg. Y - indirizzo secondario.
I valori possono essere memorizzati
direttamente dall'utente nelle posizio-
ni SB8, SBA e $B9 di pagina zero.
Per l'indirizzo di device si ha la se-
guente assegnazione:
0-3 tastiera, tape, user-port (RS-
232), screen;
4-7 printer;
8-1 1 disk drive.
Per l’indirizzo secondario si devono
consultare i manuali relativi ai dispo-
sitivi usati. Per esempio un indirizzo
secondario 0 per la stampante specifi-
ca il modo upper/graphic, ecc.
3) Definisce il NOME del file.
La routine è locata a SFFBD con un
salto a SF731. Essa utilizza i seguenti
parametri:
Accumulatore - lunghezza del nome
del file;
Reg. X - indirizzo basso del nome
del file;
Reg. Y - indirizzo alto del nome del
file.
I valori possono essere memorizzati
direttamente dall'utente nelle posizio-
ni SB7, SBB e SBC di pagina zero.
4) APRE il file.
La routine è locata a SFFCO con un
salto indiretto a S031A che contiene
l’indirizzo SEFBD. Nessun parametro
è richiesto.
Finché questa routine non è esegui-
ta, non è possibile aprire canali di In-
put o Output.
5) Apre un canale di INPUT o di
OUTPUT.
Esiste una routine per l’INPUT lo-
cata a SFFC6 con salto indiretto a
$031 E che contiene l'indirizzo SF106
ed una per l’OUTPUT locata a SFFC9
con salto relativo a S0320 che contiene
l’indirizzo SF14C. 1 parametri da pas-
sare sono:
Reg. X - numero logico del file.
Le routine ritornano un indicatore
di errore nel Carry. Se esso è 0 l’opera-
zione è avvenuta correttamente.
6) LEGGE un carattere dal canale
di INPUT.
La routine è locata a SFFCF con
salto indiretto a $0324 che contiene
l'indirizzo 8EF06.
La routine legge un carattere del ca-
nale di input definito con la routine in
5). Nessun parametro deve essere pas-
sato. La routine ritorna il carattere let-
to nell’Accumulatore.
7) SCRIVE un carattere nel canale
di OUTPUT.
La routine è locata a SFFD2 con
salto indiretto a S0326 che contiene
l’indirizzo SEF79.
La routine manda il carattere al ca-
nale di output definito con la routine
in 5). Il carattere da scrivere deve esse-
re passato nell’Accumulatore.
Se si desidera invece mandare un
carattere direttamente sul video, alla
posizione corrente del cursore, basta
utilizzare la routine locata a SC72D.
8) CHIUDE il file.
La routine è locata a SFFC3 con sal-
to indiretto a S031C che contiene l’in-
dirizzo SFF18.
La routine chiude il file logico il cui
valore è specificato nell’Accumulato-
re.
La routine ritorna un indicatore di
errore nel Carry. Se esso è a 0 l’opera-
zione si è conclusa correttamente.
9) CARICA un file in MEMORIA.
La routine è locata a SFFD5 con
salto a SF265. Prima di chiamare que-
sta routine devono essere definiti i
banchi per il nome del file e per l'area
di memoria, il numero logico del file
ed il nome del file stesso.
I parametri da passare alla routine
sono:
Reg. X - indirizzo basso dell'area di
memoria dove verrà caricato il file;
Reg. Y - indirizzo alto dell'area di
memoria dove verrà caricato il file.
Nella figura A pubblichiamo un
esempio di caricamento:
10) SALVA la memoria su di un FI-
LE.
La routine è locata a SFFD8 con
salto a SF53E. Come per la routine
precedente, anche questa deve essere
chiamata dopo aver definito il banco
per l’area di memoria, per il nome del
file, ecc.
I parametri da passare alla routine
Accumulatore - indirizzo di pagina
zero di due byte contenenti rispettiva-
mente l’indirizzo basso e alto indicanti
l’indirizzo dell’inizio dell’area da sal-
Reg. X - indirizzo basso della fine
dell’area da salvare;
Reg. Y - indirizzo alto della fine del-
l’area da salvare.
Nella figura B possiamo vedere un
esempio di salvataggio.
200
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Il Video
di Maurizio Mauri
I Ed eccoci giunti all'ultima tappa del nostro viaggio all'interno del VDP e dintorni, durante
la quale approfondiremo la descrizione degli screen grafici, cioè tutti escluso lo screen 0.
Il fatto che lo screen I possa essere considerato uno screen grafico non deve meravigliare visto che
tale viene considerato dallo stesso costruttore de! VDP e dai numerosi videogiochi che ne fanno uso.
Iniziamo la descrizione proprio da questo ■
Lo Screen 1
Il Basic lo usa solo come screen di
testo e ne limita parzialmente le possi-
bilità; la ridefinizione dei caratteri e il
cambiamento dei colori può essere fat-
to però tramite l'istruzione VPOKE.
La memoria di schermo (la screen
image table) è lunga 768 byte e contie-
ne il codice ASCII del carattere visua-
lizzato su ciascuna delle 768 (32 per
24) posizioni dello schermo ad iniziare
dalla posizione in alto a sinistra. L’i-
struzione del Basic PR1NT modifica
solo questa zona della VRAM ; per cui
la stampa di un carattere sullo scher-
mo può essere fatta anche con:
VPOKE BASE <5>-»R»32»C, ASC <A*>
dove R e C rappresentano la riga e la
colonna ove si vuole stampare il carat-
tere contenuto in AS.
La pattern descriptor table contiene
la definizione dei 256 caratteri ASCII
(8 byte per carattere). La seguente rou-
tine in Basic ridefinisce il carattere 65
(A):
La color table è lunga 32 byte; ogni
byte definisce il colore di un gruppo
di 8 caratteri: il nybble più significati-
vo rappresenta il colore del primo pia-
no, mentre il nybble meno significati-
vo rappresenta il colore dello sfondo.
Ad esempio possiamo cambiare il co-
lore della lettera A (e di tutti i caratteri
con codici ASCII compresi tra 64 e
71) in rosso con sfondo celeste con:
VPOKE BASE<6>»65\B.&H67
Non a caso in Basic queste 3 «ta-
ble» hanno lo stesso inizio anche in
screen 2; questo permette alcuni truc-
chi di programmazione quali l’uso del-
le istruzioni tipicamente grafiche (co-
me LINE e CIRCLE) anche in screen
1. Queste istruzioni, modificando solo
la pattern descriptor table, consentono
un diverso modo di ridefinire i caratte-
ri. Provate a ridefinire la lettera A con
il seguente programmino:
70 POKE E.HFCAF . I
Le prime 3 linee cancellano il pat-
tern della lettera A; nella linea 40 la
locazione di memoria OFCAFH
(SCRMOD), che contiene l’attuale
screen, viene modificata per «inganna-
re» il Basic e fargli credere di trovarci
in screen 2; l’istruzione PSET (8,24)
serve per posizionare il cursore grafico
nella parte bassa a sinistra della lettera
A.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
203
MISTER MSX
Lo Screen 2
Lo screen 2 presenta molte analogie
con lo screen 1, e pur essendo uno
screen grafico è organizzato come uno
screen di testo: infatti può pensarsi
composto di 32 colonne e 24 righe ed i
codici ASCII dei 768 caratteri visua-
lizzati sono contenuti nella screen
image table. Come in screen I ad ogni
carattere corrispondono 8 byte nella
pattern descriptor table, che rappre-
sentano appunto il pattern del caratte-
re. A differenza dello screen 1 abbia-
mo però la possibilità di definire i pat-
tern di 768 caratteri diversi, e, poiché i
caratteri ASCII sono solo 256, lo
schermo è immaginato diviso in 3 par-
ti, ognuna delle quali ha un suo gene-
ratore di caratteri.
In pratica nella pattern descriptor
table (che è lunga 6K) i primi 2K sono
i pattern dei caratteri visualizzati nelle
prime 8 righe dello schermo, i succes-
sivi 2K sono i pattern dei caratteri vi-
sualizzati nelle 8 righe centrali, ed infi-
ne gli ultimi 2K rappresentano i pat-
tern dei caratteri visualizzati nelle ulti-
me 8 righe dello schermo.
Ad ogni byte della pattern descrip-
tor table (che definisce 8 punti del ca-
rattere) corrisponde un byte nella co-
lor table: il nybble più significativo
definisce il colore dei pixel 'on', men-
tre il nybble meno significativo rap-
presenta il colore dei pixel 'off. Ad
esempio se il primo byte della pattern
descriptor table è 010I0000B e il pri-
mo byte della color table è 2FH, il co-
lore del secondo e del quarto punto
sarà verde (codice 2) mentre gli altri
punti saranno bianchi (codice 15). Di
qui la limitazione per cui si possono
avere solo 2 colori diversi per ogni 8
punti.
La maniera più semplice di usare
questo screen è di inizializzare la scre-
en image table con i numeri da 0 a
255, nell’ordine, ripetuti 3 volte; in
questo modo il tracciamento di un
punto consiste solo nel modificare un
byte nella pattern descriptor table ed,
eventualmente, anche il corrisponden-
te byte nella color table. Supponendo
che la pattern descriptor table inizi da
0 (come è di default), per ricercare il
byte ed il bit da modificare si possono
utilizzare le seguenti formule:
(dove X e Y rappresentano le coordi-
nate del punto).
Anche se non è usuale vi è la possi-
bilità di gestire lo screen 2 in modo le-
sto, in maniera analoga allo screen 1,
ma sfruttando le sue migliori caratteri-
stiche. Con le istruzioni:
IO SCREEN I ^
entriamo in screen 2 senza che il Basic
se ne accorga. Dobbiamo, a questo
punto, inizializzare i generatori di ca-
ratteri :
Inizializziamo poi la color table:
Ci troviamo, ora, in un ambiente si-
mile a quello che si ha in screen I ; in
più abbiamo la possibilità di definire 3
differenti set di caratteri, attivi ognuno
nella propria porzione di schermo, (ed
è quello che fa, fra gli altri, PRINT X
PRESS della Anglosoft) o di definire
addirittura caratteri multicolor. Per i
più scettici valga il seguente esempio:
Lo Screen 3
In screen 3 (modo multicolor) lo
schermo è diviso in 48 righe e 64 co-
lonne; ognuno dei 3072 elementi
(«box») è composto di 4 per 4 pixel.
La screen image table è lunga, ap-
punto, 3072 byte e deve essere inizia-
lizzata nel seguente modo: i primi 128
byte devono contenere i numeri da 0 a
31 ripetuti 4 volte; i successivi 128 by-
te devono contenere i numeri da 32 a
63 ripetuti sempre 4 volte; e cosi fino
agli ultimi 128 byte che devono conte-
nere i numeri da 160 a 191 ripetuti 4
volte. La pattern descriptor table, inve-
ce dei pattern, contiene i colori: ogni
byte descrive il colore di 2 box adia-
centi; il nybble più significativo con-
tiene il colore del box di sinistra, men-
tre il nybble meno significativo contie-
ne il colore del box di destra. I primi 8
byte definiscono il colore delle prime
8 coppie di box poste nelle prime 8 ri-
ghe; i successivi 8 byte definiscono il
colore delle successive 8 coppie di box
poste sempre nelle prime 8 righe; e co-
si di seguito.
La color table non viene usata, in
apparente contrasto con la tabella
pubblicata sulla prima parte di questa
serie di articoli sul video.
In fatto di complicazione lo screen
3 ci fa sembrare banale tutto quello
che abbiamo visto in precedenza, ma
per fortuna, come al solito, ci sono le
routine del BIOS che ci danno un vali-
do aiuto.
Le routine del Bios
Dopo l'ampia carrellata delle routi-
ne del BIOS presentata nello scorso
numero, continuiamo l'elenco di quel-
le mancanti, cioè quelle relative agli
screen grafici. Tutte queste routine che
verranno illustrate in seguito lavorano
in tutti gli screen grafici, anche quelli
degli MSX2.
010EH (SCALXY):
Controlla che le coordinate del pun-
to abbiano un valore corretto; se que-
ste hanno un valore superiore al valo-
re massimo, quest'ultimo viene asse-
gnato ad esse; se hanno un valore ne-
gativo, vengono poste a zero. Se siamo
in screen 3 le coordinate vengono an-
che divise per 4. In ingresso BC e DE
devono contenere le coordinate X e Y;
in uscita BC e DE contengono le coor-
dinate corrette. Se una delle coordina-
te è al di fuori del campo permesso, il
flag di carry viene cancellato, altri-
menti viene settato. I registri AF, BC e
DE sono alterati.
01 11H (MAPXYC):
Questa routine serve per calcolare
l’indirizzo in VRAM del pixel definito
dalle coordinate contenute in BC (X) e
DE (Y). In screen 3 le coordinate deb-
bono essere comprese tra 0 e 47 (riga)
e 0 e 63 (colonna), per cui è conve-
niente chiamare prima la precedente
routine (SCALXY) per correggere le
coordinate. In uscita l’indirizzo del by-
te da modificare viene posto nei 2 byte
a 0F92AH (CLOC) con il byte meno
significativo per primo. Inoltre la loca-
zione di memoria 0F92CH (CMASK)
rappresenta la posizione del bit all'in-
terno del byte, nel senso che tale bit
viene posto ad 1 : quindi se il pixel è
rappresentato dal bit 3 del byte.
CMASK conterrà 8 (0001000B). In
screen 3, dove ogni box è composto di
4 pixel, vengono settati tutti e 4 i bit
che compongono il nybble; per cui, se
il box di sinistra è quello interessato,
CMASK conterrà I1110000B. I regi-
stri AF, D e HL vengono modificati.
In pratica questa routine posiziona
il cursore grafico senza disegnare il
punto.
01 14H (FETCHC) e
0117H (STOREC):
La prima routine riporta il contenu-
to di CLOC in HL ed il contenuto di
CMASK nell’accumulatore. La secon-
da fa l’operazione inversa, cioè memo-
rizza il contenuto di HL e di A in
CLOC e in CMASK.
011DH (READC):
Riporta nell’accumulatore il colore
del pixel indirizzato, come al solito, da
CLOC e CMASK, ed è equivalente al-
l’istruzione Basic POINT. Col seguen-
te esempio leggiamo il colore del pun-
to di coordinate (100, 120):
204
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
MISTER MSX
Questa routine abilita gli interrupt.
0120H (SETC):
Disegna un punto indirizzato da
CLOC e CMASK, assumendo come
colore il contenuto della locazione di
memoria 0F3F2H (ATRBYT). Date le
limitazioni dello screen 2, vengono
modificati anche i colori di tutti gli al-
tri pixel, definiti dallo stesso byte, che
si trovano nelle stesse condizioni (cioè
che sono ugualmente 0 o 1). Viene mo-
dificalo solo AF e gli interrupt sono
abilitati.
OOFCH (RIGHTC) e OOFFH (LETTO):
Spostano il cursore grafico di un pi-
xel a destra (la prima) o a sinistra (la
seconda), modificando di conseguen-
za il contenuto di CLOC e CMASK.
Queste routine non controllano se ci
troviamo già al margine (destro o sini-
stro) dello schermo; per cui, se ci tro-
viamo al margine destro, richiamando
RIGHTC il cursore verrà posizionato
al margine sinistro della riga successi-
va. In screen 3 il cursore grafico è
mosso di un box.
0102H (UPC) e 0108H (DOWNC):
Queste routine spostano il cursore
grafico rispettivamente in alto e in
basso. Se per effetto di questo sposta-
mento il cursore si trovasse al di fuori
dello schermo, la posizione del curso-
re rimane invariata.
0105H (TU PC) e 010BH (TDOWNC):
Sono analoghe alle 2 precedenti,
con l'unica differenza che, se il curso-
re si trova al bordo superiore o inferio-
re dello schermo, il flag di carry viene
settato, altrimenti questo flag è resetta-
to.
0123H (NSETCX):
Traccia N punti a destra del cursore
grafico: il numero dei punti da traccia-
re deve essere contenuto in HL, men-
tre il colore è definito da ATRBYT. In
screen 2 la posizione del cursore rima-
ne invariata, mentre in screen 3 il cur-
sore è posto un box a sinistra dell'ulti-
mo box disegnato. Modifica AF, BC,
DE, HL e gli interrupt vengono abili-
tati.
0I29H (PNTINI):
Routine di inizializzazione dell’i-
struzione Basic PAINT, la cui unica
funzione è quella di controllare che il
colore del bordo dell'area da riempire
sia inferiore a 16; in caso positivo il
colore, contenuto nell'accumulatore,
viene memorizzato in 0FCB2H
(BDRATR). Se il contenuto dell'accu-
mulatore è maggiore di 15 viene setta-
to il flag di carry. Se ci troviamo in
screen 2 il colore dell’area da riempire
(ATRBYT) viene ricopiato in
BDRATR, aggiungendo una ulteriore
limitazione.
012CH (SCANR):
È una delle routine usate per riem-
pire una figura. A partire dalla posi-
zione del cursore controlla tutti i punti
a destra sino al raggiungimento del
bordo della figura (BDRATR) o del
margine destro dello schermo, quindi
traccia una linea (del colore in
ATRBYT) composta dal numero dei
punti controllati. Se il cursore si trova
già su un punto che ha il colore del
bordo questa routine si comporta in
maniera differente dall’istruzione Ba-
sic PAINT (che non riempirebbe nien-
te), ma controlla N punti a destra fino
a che non trova un punto di colore dif-
ferente dal bordo; il numero N (skip
count) deve essere contenuto in DE.
Inoltre il riempimento della linea con-
trollata dipende dal contenuto di B: se
è zero la linea non viene tracciata. Il
numero dei punti controllati viene sal-
vato in 0F867H (FILNAM+1). Que-
sta routine modifica AF, BC, DE, HL
ed abilita gli interrupt.
Nel seguente esempio viene dise-
gnata una cornice massiccia bianca,
viene posizionato il cursore sul bordo
e x infine, l'area interna viene riempita
di rosso; quest'ultime due cose sono
evidentemente impossibili da fare con
la sola istruzione del Basic PAINT.
La linea 180 contiene le seguenti
istruzioni in linguaggio macchina:
012FH (SCANL):
Routine analoga alla precedente,
controlla i punti a sinistra del cursore.
A differenza di SCANR non richiede
parametri in ingresso, dato che non
ammette lo skip count e dato che i
punti controllati vengono in ogni caso
tracciati. In screen 2 (e in screen 4 su-
gli MSX2) questa routine, oltre a trac-
ciare una linea a sinistra del cursore,
traccia anche una linea, a destra del
cursore, composta del numero di punti
contenuti in FILNAM+1: segno evi-
dente che l'istruzione del Basic
PAINT richiama prima SCANR, sen-
za fargli tracciare la linea, e poi richia-
ma SCANL che provvede a disegnare
la linea intera. Vediamo un esempio di
uso di questa routine in A.
Questa routine modifica AF, BC,
DE, HL ed abilita gli interrupt.
008DH (GRPPRT):
Stampa il carattere contenuto nel-
l'accumulatore su uno schermo grafi-
co. La posizione in cui avviene la
stampa è definita dalle 2 coppie di by-
te in 0FCB7H (GRPACX) e 0FCB9H
(GRPACY). Provate l’esempio B.
Come si poteva intuire dall'esem-
pio, questa routine abilita gli interrupt
e non modifica alcun registro.
E usuale vedere programmi Basic
che posizionano il cursore grafico, per
la successiva stampa di una stringa,
con l'istruzione PSET, con la conse-
guente comparsa di un antiestetico
punto all'inizio del primo carattere.
Questo problema si può risolvere facil-
mente «pokando» le coordinate del
punto in GRPACX e GRPACY.
E con questo abbiamo veramente
terminato con il video. L’appuntamen-
to è fra un mese con un nuovo argo-
mento.
////ss.
205
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
/ ( omandi esterni
Abbiamo analizzato in dettaglio nel-
le scorse puntate i vari comandi inter-
ni dell'MS-DOS, intendendo con il
termine «interni» il fatto che i coman-
di in questione sono inglobati nel file
che costituisce il sistema operativo
stesso: dato che quest'ultimo viene ca-
ricato in memoria all’atto del boot-
strap, ecco che l'esecuzione di tali co-
mandi è immediata.
Viceversa abbiamo già detto che esi-
stono i cosiddetti comandi «esterni»,
nel senso che pur facendo parte del
corredo dell’MS-DOS, sono presenti
nel dischetto di sistema come file a
parte, da caricare ogni volta che ne
sorga la necessità e che fatalmente
vengono cancellati per sovrapposizio-
ne da parte di altri programmi: come
meccanismo di gestione si vede che si
tratta di programmi veri e propri come
quelli che possiamo generare noi con
un compilatore.
Per analizzare meglio questi coman-
di esterni li abbiamo suddivisi in quat-
tro gruppi, da analizzare uno ogni
puntata della rubrica, a seconda dello
scopo che tali comandi si prefiggono:
COMANDI ESTERNI
disk
directory utility
filter
backup
assign
exe2bin
find
chkdsk
attrib
link
more
diskcopy
join
mode
sort
format
share
print
recover
restore
subst
sys
In questa puntata dunque analizze-
remo in dettaglio i comandi apparte-
nenti al primo gruppo e che si riferi-
scono a routine di gestione dei di-
schetti.
A dispetto dell’ordine riportato nel-
la tabellina precedente, che è pura-
mente alfabetico, andiamo ad analiz-
zare dapprima il comando CHKDSK,
che già abbiamo incontrato nel nume-
ro 60 di MC.
I comandi esterni - chkdsk
Si tratta di un comando che consen-
te di effettuare l’analisi di un dischetto
individuandone gli errori, che in alcu-
ni casi possono anche essere corretti e
come aggiunta fornisce la qualità di
memoria esistente nel nostro compu-
ter e quanta ne abbiamo a disposizio-
ne per i nostri programmi: ricordiamo-
ci sempre che il sistema operativo oc-
cupa spazio cosi come lo fa la zona di
dati utilizzati dall'MS-DOS e dal firm-
ware (il BIOS residente su di una
EPROM).
Chi sperasse ancora di avere tutti e
640k byte (o 512k o 256k a seconda
delle «non-espansioni») a disposizio-
ne per i propri programmi forse rimar-
rà deluso, ma questa è la legge...
Vediamo dunque per cominciare
quale è la sintassi del comando in esa-
me:
dove come al solito abbiamo posto tra
parentesi quadre ciò che può anche
non essere impostato.
In particolare il comando
«chkdsk», da solo o con l'aggiunta di
una certa unità a dischi, fornisce l'in-
dicazione completa dell’utilizzazione
dei 360k byte del dischetto, suddivisi
tra byte occupati da file, da directory e
subdirectory, dal sistema operativo e a
disposizione dell’utente.
Vediamo ad esempio che cosa ci
mostra il comando
chkdsk a:
sapendo che ci troviamo nel disco vir-
tuale «C:» ampio 360k byte e sapendo
che in «A:» c’è il ben noto Wordstar
con i suoi file di appoggio più qualche
altro file:
206
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
I TRUCCHI DELL'MS-DOS
È molto semplice comprendere il si-
gnificato delle varie voci dell’elenco
riportato da chkdsk: notiamo che ad
esempio il nome del volume può esse-
re ampio fino ad 1 1 caratteri e se è in-
feriore (nel nostro caso 8) allora viene
riempito di «blank»; la data di crea-
zione in realtà non è quella vera, così
come accade quando si creano file
nuovi, a meno di non disporre di un
«reai time clock» all'interno del com-
puter o di avere la pazienza di aggior-
nare data e ora ogni volta che accen-
diamo o resettiamo il computer.
Infine i «pochi» byte a disposizione
(chi s'è «mangiato» i 400k e passa by-
te?!) sono dovuti al fatto che è stato
creato appunto un disco virtuale da
360k byte sul quale di solito copiamo
il Wordstar: tra l'altro il nostro benea-
mato word processor diventa vera-
mente più veloce («una scheggia» co-
me si dice nella capitale) dal momento
che gli accessi al disco in memoria so-
no di gran lunga più veloci che non
quelli da dischetto.
Tornando alla sintassi del comando
in esame, la voce «<pathname>» si
riferisce al path completo di un certo
file che possiamo controllare (si parla
di «path», lo ricordiamo, in quanto
non necessariamente il file in esame si
trova nella directory principale, ma
potrà trovarsi in una sotto-directory):
in particolare viene analizzato se il file
in esame è allocato nel dischetto in
settori contigui, fatto che ne snellisce
la gestione durante il caricamento ed
il generale in tutte le operazioni da e
verso il disco.
Ad esempio con il comando
chkdsk a:wsv
si ottiene, oltre alla tabellina già vista,
l'analisi di eventuali errori riscontrati
nel file esaminato:
>lu»e UORDSTBR creato 1 Jan 1980 0 :
Ecco dunque l'indicazione che il fi-
le WS.COM contiene 2 blocchi di set-
tori non contigui, il che comporta co-
me visto un rallentamento nelle opera-
zioni da e verso il disco.
Lo switch «/V» consente di visua-
lizzare i messaggi inviati dal comando
in questione man mano che vengono
generati e si ottiene un output più
completo.
Noi abbiamo provato ad inviare il
comando
chkdsk a:-.- N
per analizzare tutti i file del disco ed
abbiamo ottenuto:
Vediamo dunque che in questo caso
vengono visualizzati tutti i file presenti
nel disco, compresi quelli «hidden»
(«nascosti») quali «IBMBIOS.COM»
e «IBMDOS.COM», come pure il «fi-
le» WORDSTAR che altro non è, in-
vece, che il nome del volume o disco
che dir si voglia.
Se fossero state presenti delle sotto-
directory, allora avremmo visto sia
l’indicazione dell'«indirizzario» (chis-
sà che lingua è?!) che dei file ad esso
appartenenti.
Per ovviare infine all'inconveniente
dei file con blocchi non contigui, con-
sigliamo di copiare l'intero dischetto
su di un altro appena formattato e an-
cora vuoto, per mezzo dell'ovvio co-
mando
copy b:
il quale generalmente permette di otte-
nere in «b:» tutti i file allocati in setto-
ri contigui.
La frammentazione, per chi volesse
scendere più nei dettagli, è causata ad
esempio dalla cancellazione di un file
e la successiva scrittura di un nuovo fi-
le di ampiezza maggiore del preceden-
te: in tal caso il sistema operativo allo-
ca nella zona occupata dal file cancel-
lato una parte del nuovo file, mentre
la parte rimanente la alloca nella pri-
ma zona libera che trova, magari qual-
che traccia più in là.
Peggio si ha se in un dischetto can-
celliamo alcuni file piccoli qua e là (ri-
ducendo il disco ad una sorta di «co-
labrodo logico») e poi andiamo a scri-
verci sopra un file molto grande: que-
st'ultimo andrà a sistemarsi proprio
nei buchi del colabrodo...
Lasciamo immaginare al lettore co-
sa succede in ogni istante in un hard-
disk, senza che nemmeno ce ne rendia-
mo conto.
Ci rimane da analizzare il significa-
to dello switch «/f»: la «f» sta per
«fix» e cioè consente di correggere gli
eventuali errori trovati nella directory.
In questo caso il comando fa si che
venga emesso un apposito messaggio
diagnostico, a cui segue in alcuni casi
la correzione dell’errore, anch’essa se-
gnalata da un altro messaggio, mentre
in altri viene lasciato all’utente il com-
pito di effettuare la correzione (di soli-
to si tratta di errata indicazione della
directory o del file o della subdirecto-
ry)-
Non spingiamo ulteriormente 1 ana-
lisi dei casi in cui «chkdsk» effettua la
correzione, in quanto dovremmo pri-
ma parlare della struttura fisica del di-
schetto : se ne riparlerà senz’altro e più
in dettaglio in una prossima puntata (è
una promessa!).
I comandi esterni - format
Ecco un comando molto ben noto e
perciò utilizzato tutte le volte in cui
dobbiamo formattare un dischetto ver-
gine.
E un comando anche ben noto per i
suoi effetti disastrosi su dischetti vice-
versa contenenti il nostro miglior soft-
ware oppure (peggio...) sul nostro
«Winchester» (alias hard disk) che
conteneva anni di sudato lavoro.
Nella sua versione originaria di for-
mattatore (e non in quella successiva
di distruttore) il comando «format» ha
la seguente sintassi
format [<drive:>l [/o] [/v] [/s]
dove il termine «drive» consente ov-
viamente di formattare il dischetto po-
sto in quel «drive».
Il primo switch, «/o», è praticamen-
te sconosciuto perché di pochissima
utilità, in quanto permette al program-
matore di formattare un dischetto se-
condo i dettami della versione l.x del-
l'MS-DOS, seppur ancor compatibile
con le versioni 1.25 e 2.00: abbiamo
detto che è praticamente inutile come
switch in quanto le vecchie versioni
del DOS non brillavano certo per ve-
locità di accesso a dati registrati su di-
sco (e questo lo diciamo «per sentito
dire» in quanto non abbiamo vera-
mente mai fatto la prova...) e poi il co-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
207
TRUCCHI DELL'MS-DOS
mando stesso è in questo caso ancora
più lento del solito.
Il secondo switch, «/v», permette di
inserire un nome per il volume o di-
schetto che sia, impostandolo dopo
che si ha un apposito prompt da parte
del programma: sappiamo già che il
nome del volume può avere al massi-
mo 1 1 caratteri, mentre è divertente
vedere che nella versione italiana (che
per pietà non riportiamo...) il prompt
di richiesta è cosi lungo da lasciare so-
lo qualche spazio per il nome da im-
postare dopodiché il cursore va a ca-
po, lasciando le prime volte nel dub-
bio se è stato accettato tutto il nome
intero oppure solo la prima parte.
Comunque, estetica a parte, il nome
viene preso per intero, ma certo basta-
va aggiungere un «return - line feed»
al prompt per avere un output appena
decente.
Il terzo switch, «/s», infine istruisce
il programma «format» di copiare i fi-
le del sistema operativo dal dischetto
di default a quello appena formattato,
dopodiché visualizza una tabellina do-
ve sono indicati i byte presenti sul di-
sco, quelli utilizzati dal sistema opera-
tivo, quelli eventualmente appartenen-
ti a tracce o settori difettosi e quelli ri-
masti liberi per l'utilizzatore.
Nel caso che compaiano dei byte
inutilizzabili per errore di formattazio-
ne (ed in genere sono sempre in quan-
tità pari a multipli di 512 byte), allora
conviene tentare una nuova formatta-
zione e solo in caso di nuova segnala-
zione di settori non utilizzabili, con-
viene scrivere sull'etichetta del di-
schetto che in esso ci sono meno byte
utilizzabili.
I comandi esterni - diskcopy
Si tratta del comando esterno che
consente di ricopiare totalmente un di-
schetto in un altro, che deve già essere
formattato: è tutto sommato pratica-
mente inutile in quanto non aggiunge
altro al comando «copy *.*» se non
l'eliminazione della viceversa utile in-
dicazione del file appena copiato, a
vantaggio di una maggiore velocità di
esecuzione.
Inoltre poi il comando «diskcopy»
(che non prevede altri parametri che il
drive di partenza e quello di arrivo) ef-
fettua la copia intera di un disco «per-
fettamente MS-DOS» e perciò non
serve per copiare i dischetti protetti ed
in genere «formattati in maniera stra-
na» (vedi i vari giochi, i pacchetti ap-
plicativi tipo Lotus, Symphony, ecc.,
ecc.) per i quali esistono una ventina
tra copiatori-sbloccalori-sprotettori-
convertitori, continuamente aggiornati
ed in grado di «sproteggere» qualsiasi
software.
Nei rari casi in cui il «diskcopy»
riuscisse poi a copiare un disco protet-
to allora il programma nel 99,99% dei
casi non girerà mai...
I comandi esterni - recover
Questo programma è, «sulla carta»,
un’utility che permette di recuperare
un file o addirittura un intero dischet-
to contenente settori rovinati, rispetti-
vamente indicando come parametro il
«pathname» del file oppure il nome
dell'unità dove poniamo il dischetto
da recuperare.
Dicevamo che «sulla carta» fa
quanto detto, mentre in realtà, se non
si dispone di un manuale in cui è spie-
gato meglio il suo meccanismo, si ri-
schia di rovinare definitivamente un
dischetto, nel senso che ora tutti i no-
stri file si chiameranno «fileOOO», «fi-
leOOl », «file002» ecc. e tanto valeva
che li chiamasse «vattelapesca», «ti-
zio», «caio», «sempronio» o, perché
no, l'onnipresente «pippo» in quanto
poi anche la lunghezza dei file stessi
non corrisponde più in alcuni casi a
quella dei file originari.
Questo lo diciamo per esperienza
vissuta ed allora consigliamo, in casi
in cui si ha il sospetto che uno o più fi-
le siano rovinati, di rivolgersi al più vi-
cino amico o collega dotato anche lui
dello stesso dischetto!
Se il consiglio non vi sembra attua-
bile oppure troppo semplicistico, allo-
ra possiamo consigliare l'uso di una
serie di «Utilities» (con la «U» maiu-
scola, è proprio il caso!) reclamizzate
e reperibili ovunque, le quali permet-
tono di compiere salvataggi a tutti i li-
velli: se ancora non avete capito di
quali utility si tratta, ve ne citiamo
l’autore, il ben noto Peter Norton.
Non credano i lettori che questa
sorta di pubblicità ci venga pagata: è
soltanto «dare a Cesare quel che è di
Cesare» riconoscendo le qualità di un
prodotto in paragone alle caratteristi-
che (è il caso di dire) «vecchiotte» di
un prodotto anche lui «vecchiotto».
Con questo abbandoniamo il co-
mando «recover» e passiamo oltre.
I comandi esterni
backup e restore
Abbiamo riunito i due comandi
«backup» e «restore» in quanto tutti e
due, chi in un verso e chi nell'altro,
consentono di effettuare il salvataggio
(backup) di un hard disk su floppy
disk ed il ripristino (restore) da questi
ultimi all’hard disk: anche i parametri
ed in particolare gli switch saranno
simmetrici nell’uno e nell'altro coman-
do.
Iniziamo dunque da «backup» la
cui sintassi è indicata nella figura E,
dove i vari parametri e switch hanno il
seguente significato:
— il primo «drive:» unito al «pa-
thname» rappresenta l'hard disk da
cui si vuole effettuare il back-up del o
dei file indicati appunto dal path;
— il secondo «drive:» è viceversa il
nome dell'unità a dischi che ospiterà il
dischetto di back-up: a meno che non
sia usato Io switch «/a» (vedi dopo), i
file presenti sul dischetto di destina-
zione verranno cancellati:
— lo switch «/s» («subdirectory»)
consente di effettuare il back-up an-
che delle sub-directory oltre che dei fi-
le indicati:
— lo switch «/m» («modified») in-
forma il comando di effettuare il back-
up soltanto dei file che sono stati cam-
biati dall'ultimo salvataggio: vedremo
in seguito, con Io switch «/l», in quale
modo il sistema «ricordi» quali file
erano stati salvati e quali no:
— lo switch «/a» («append») inve-
ce consente, all'atto del salvataggio
dei file dall'hard disk, di lasciare inal-
terati i file già presenti nel dischetto di
destinazione, esplicando cosi una fun-
zione di «append»;
— lo switch «/p» («pack») serve
ad impacchettare più file possibili al-
l’interno del dischetto di destinazione:
addirittura in ultima analisi crea una
sottodirectory nuova sul dischetto di
destinazione, se è l'unica possibilità di
riempire tale dischetto. Curioso, no?!
— lo switch «/d» («date») è molto
utile per far eseguire il back-up dei file
che erano stati modificati a partire da
una certa data: da qui sorge la necessi-
tà di avere un «reai lime clock» all'in-
terno del computer altrimenti questo
sotto-comando cosi potente risulta
praticamente inutilizzabile se non ab-
biamo avuto l'accortezza di settare la
data di sistema con l’apposito coman-
do «date»;
— lo swicth «/t» («time») è analo-
go al precedente solo che effettua il
back-up dei soli file modificati in un
istante successivo a quello dato: valgo-
no per questo switch le medesime con-
siderazioni di quello precedente;
— lo switch «/l» («log») consente
di creare nella root directory dell’hard
disk un file «di log» (il cui nome è
eventualmente specificato oppure è
BACKUP.LOG), contenente le infor-
mazioni salienti riguardo il back-up in
corso.
208
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
I TRUCCHI DELL'MS-DOS
In particolare la prima linea riporta
la data e l'ora del back-up e le linee
successive riportano il nome del file
salvato ed il numero del floppy disk su
cui è stato salvato: è inutile dire che
questa informazione è di fondamenta-
le importanza allorché andremo ad ef-
fettuare la «restore» (vedi dopo) del
file in esame, direttamente dal dischet-
to che contiene il file, senza doverlo
cercare tra tutti i dischetti. C’è da ag-
giungere che se il file di «log» (avente
il nome definito da noi oppure «back-
up.log») già era esistente, allora il no-
stro comando si guarderà bene dal di-
struggerlo (vista l'utilità delle informa-
zioni in esso riportate), ma semplice-
mente aggiungerà in coda le successi-
ve informazioni relative al back-up in
corso.
Parlando ora del comando «resto-
re» vedremo molte analogie con il co-
mando «backup»: in particolare alcu-
ni switch avranno un significato «dua-
le» rispetto ai precedenti.
La sintassi del comando è indicata
nella figura F, dove i parametri hanno
il seguente significato:
— il primo «drive:» è il nome dell’u-
nità contenente il dischetto di back-
up:
— il secondo «drive:» e l’eventuale
«pathname» rappresentano l’indica-
zione dell'unità hard disk e del file che
vogliamo recuperare;
— Io switch «/s» («subdirecto-
ries») -consente il recupero anche delle
sotto-directory oltre che dei file;
— lo switch «/p » («permission»)
non è il duale del precedente, ma vice-
versa fa si che, se il file corrente da re-
cuperare è di tipo «hidden» o «read-
only», venga emesso un prompt richie-
dente il consenso al recupero del file;
— lo switch «/b» («before») effet-
tua il «restore» dei file che sono stati
modificati «prima» di una certa data
specificata;
— lo switch «/a» («after») invece
serve per ripristinare i file modificati
solo «dopo» una certa data, anch'essa
da specificare;
— lo switch «/e» («earlier») è l’a-
nalogo allo switch «/b», solo che è ri-
ferito ad un istante di tempo e non ad
una data: il salvataggio avviene solo
per i file modificati «prima» di quell’i-
stante indicato. Che sciccheria!
— lo switch «/l» («later») è analo-
go al precedente, ma relativo stavolta
ai file modificati «dopo» il dato istan-
te di tempo;
— lo switch «/m» («modified») in-
vece effettua il recupero dei file che
erano stati modificati a partire dall'ul-
timo salvataggio (e qui ritorna in ballo
l’utilissimo file di «log»);
— Io switch «/n» («no longer») in-
fine permette di restorare solo quei fi-
le che non esistono più sul Winchester,
in quanto erano stati cancellati a parti-
re dall’ultimo back-up: è in fondo pro-
prio questo il motivo per cui usiamo il
comando «restore», o no?!
Infine diciamo che il comando «re-
store», caso alquanto raro per i pro-
grammi in genere, come ultimo atto al
termine dell'esecuzione setta il para-
metro di sistema «ERRORLEVEL» a
seconda di quanto è successo nel cor-
so dell'esecuzione.
Si hanno i seguenti valori:
Valore
Significato
0
operazione terminata
correttamente
1
il o i file indicati nel comando
non sono stati trovati
2
Il comando è stato interrotto
dall'utente
3
il comando è stato interrotto
a causa di un errore
Con questo abbiamo terminato l'a-
nalisi del primo lotto di comandi
esterni.
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
209
QUALITÀ DELL'ENERGIA
QUALITÀ DELLA VITA
L’ENEL, si è posto all'avanguardia, in ambito europeo, per
quanto concerne il rispetto dell’ambiente, nella produzione
di energia elettrica con centrali termoelettriche
Nelle nuove centrali policombustibili, l’ENEL produrrà ener-
gia elettrica secondo norme che si è autoimposto e che an-
ticipano le direttive che la CEE, è previsto, dovrebbe appro-
vare in futuro per le “Centrali pulite”
Anche nelle centrali in fase di conversione (da petrolio a
carbone), si avrà una drastica riduzione delle emissioni in-
quinanti che si ridurranno a meno di un terzo rispetto ai va-
lori che si avevano prima della trasformazione
ENEL
a cura di Valter Di Dio
In attesa dei programmi per il nuovo
nato llgs (attesa che si prospetta molto
più breve del previsto) andiamo avanti
con il software «tradizionale». Il primo
programma permette di stampare le eti-
chette per le cassette audio e quindi, con
qualche modifica, può essere usato an-
che per le videocassette.
Il secondo programma è un semplice
Shell/Metzner, ma accompagnato dal
classico BubbleSort e dall'HeapSort;
tutti in Basic, e con una tabella di con-
fronto.
A proposito della valutazione dei tem-
pi di lavoro di un programma di Sort
spesso non basta valutare quanto impie-
gano ad ordinare un vettore di stringhe
generate a caso, ma si deve calcolare la
velocità per tre tipi di vettore:
1) Vettore già ordinato (il Bubble è il
più veloce):
2) Vettore in ordine inverso (se ne ve-
dono delle belle!):
3) Vettore disordinato;
4) Vettore parzialmente ordinato
(9096):
5) Vettore parzialmente ordinato al
contrario.
Il più delle volle conviene utilizzare
metodi di Sort diversi a seconda delle
condizioni dell'archivio, uno dei Sort più
veloci in generale è comunque il Quick-
Sort (del resto lo dice il nome) poco co-
nosciuto in giro.
lapidila
di Riccardo Giannetti
Torrenieri (SI)
Capita, molto spesso, di avere più di
un interesse: da parte mia, unisco al-
l’interesse per Tinformatica personale
un interesse notevole anche per la mu-
sica. Sono quindi in possesso di una
certa quantità di cassette registrate
softwar
presso altri ragazzi o in proprio. Que-
ste cassette rimangono spesso senza ti-
toli. Qualcuno potrebbe obiettare che
ciò è di poca importanza, ma questo
qualcuno non ha mai cercato un pezzo
in un album triplo registrato su tre cas-
sette senza titoli. A questo punto po-
trebbe sorgere un’altra obiezione: non
ci vuol niente a prendere una penna e
scrivervi su i titoli: è vero, ma il lato
estetico va a farsi benedire; se a qual-
cuno il dato estetico non importa può
cessare di leggere a questo punto per-
ché il programma che presento è per-
fettamente inutile dal punto di vista
funzionale, ma utilissimo, a mio avvi-
so, al lato estetico. Ma, in sostanza,
Lapicida, cosa fa? scrive i titoli delle
canzoni sulle cassette. Vediamo come
funziona.
Partiamo dal titolo: Lapicida è, in
latino, lo «scalpellino», colui che scri-
ve le lapidi (non solo mortuarie) e
quindi questo nome si adatta abba-
stanza bene alla funzione che svolge il
programma, anche se ciò che scrive è
certamente meno duraturo di una lapi-
de. All’inizio il programma chiede di
selezionare lo stile in cui verrà stampa-
ta la «lapide». 1 codici di controllo
non sono universali e quelli del mio
programma si adattano alla mia stam-
pante, cioè una Copal SC-1200 che
dovrebbe, dico dovrebbe, essere com-
patibile con l'EPSON FX-80.
Chi possiede un’altra stampante
non deve far altro che modificare i co-
dici alle linee 330-410. Selezionato il
modo di stampa bisogna immettere il
titolo che non può essere più lungo di
tanto a seconda del modo di stampa
scelto. Comunque si può stare tran-
quilli perché se il titolo immesso è
troppo lungo, verrà visualizzato un
messaggio sullo schermo. Dopo si può
scegliere di giustificare il titolo a sini-
stra, a destra o nel centro della casset-
ta premendo rispettivamente le lettere
S, D e C. Premendo ESC si può sce-
gliere di nuovo il tipo di stampa senza
che quello prima venga annullato. Mi
spiego. Se in un primo tempo aveva-
mo selezionato il corsivo, ritornando
indietro e selezionando il grassetto la
stampa avverrà in corsivo grassetto.
Giustificato il titolo possiamo immet-
tere i titoli delle singole canzoni. Ab-
biamo a disposizione 13 linee di stam-
pa e due colonne. Per scrivere i titoli
basta posizionarsi con i tasti - > e <-
(il -> va avanti e il <- indietro) sulla
linea desiderata ed iniziare a scrivere.
Se sbagliamo possiamo correggere
sempre con le due frecce. Non essen-
do un INPUT, ma una serie di GET
possiamo immettere tutti i caratteri de-
siderati come le virgole. Da notare il
fatto che con CTRL-I si inserisce uno
spazio e con CTRL-D si cancella un
carattere.
Questo si ottiene conoscendo la loca-
zione di memoria in cui si trova il cur-
sore e arretrando o avanzando i carat-
teri successivi. Per conoscere la loca-
zione del cursore si ricorre alla formu-
la: LOC = Q3 + Y + 128*(XX— 1) in
cui Q3 è 1023, 1063, 1 103 a seconda del
fatto che il cursore si trovi fra le linee
1-8,9-16,17-24. Y è la posizione oriz-
zontale del cursore e XX è, con le stes-
se condizioni di prima, X, X-8, X-16.
Quando abbiamo completato la pri-
ma colonna, premendo CTRL-P pas-
siamo alla seconda e premendo ESC
ritorniamo al titolo. CTRL-P e ESC
possono essere premuti in qualsiasi
momento purché non si stia scrivendo
il titolo di una canzone. La seconda
colonna funziona come la prima sol-
tanto che premendo ESC si torna alla
prima e premendo CTRL-P si passa
alla fase di stampa. Questa è l’ultima
fase e avviene in due tempi. In un pri-
mo tempo il risultato viene visualizza-
to sullo schermo e la pressione di
CTRL-P viene stampato. Premendo
invece ESC torniamo all’INPUT della
seconda colonna.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
211
4 software
Descrizione del programma
1310
Subroutine per la scritta:
MO$(2):
Pica e Elite
<ESC> per tornare indie-
TA$(X):
Modi di stampa della
10-30
Reset della stampante
tro.
stampante
40-110
Inizializzazione variabili
PO:
Posizione del cursore ne-
120-470
Scelta carattere
gli INPUT
480-590
600-920
Input titolo
Input 1' e 2’ colonna
Variabili usate
CA$(13,2): Linee per i titoli delle can-
TA(X):
Se 1 il corrispondente mo-
do è inserito se 0 disinse-
930-1120
Fase di stampa
zoni
MO(X):
Come sopra per Pica e
1130
Subroutine che scrive il no-
C$(13):
Contiene le scritte 1 — , 2
Elite
me del programma
- 13 -
MX:
Massimo numero di carat-
1140-1300
Subroutine che calcola la
M%:
Numero dei possibili mo-
teri utilizzabili
loc. del cursore
di della stampante
Tl$:
Titolo.
212
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
software.
Sor! più velote
di Silvano Mattoni - Roma
Tabella dei tempi impiegati per il riordino di elementi costituiti da stringhe di nove caratteri
ciascuna (L = IO), ottenute con la funzione random e memorizzate per aver sempre le stesse
parole da riordinare.
Si fa notare che mentre nell'HEAPSORT tradizionale i confronti e gli scambi tra gli elementi
del vettore da riordinare non tengono conto se gli elementi sono già in ordine ed il tempo im-
piegato dipende solo dal numero degli elementi, nel metodo SHELL.METZNER modificato
che Vi presentiamo, invece il numero dei confronti e degli scambi dipendono dal « disordine »
del vettore. Nel caso che gli elementi sono già in ordine, non avviene nessuno scambio ed i con-
fronti sono limitati, di conseguenza i «tempi» indicati nel citalo prospetto vengono ridotti a cir-
ca un quarto del totale: normalmente, per un riordino parziale il «tempo indicato» può essere
dimezzato.
Vi presentiamo un programma di
riordino, ottenuto mediante alcune
modifiche apportate sul metodo deno-
minato SHELL.METZNER (pubbli-
cato su MC n. 4), il quale risulta più
veloce anche dell'HEAPSORT (vedere
MC n. 6) ritenuto uno dei più veloci.
Le modifiche consistono nel riunire
su una stessa riga più istruzioni con lo
scopo di ridurre, o eliminare, i «GO-
TO». Questo, credo, comporta anche
una migliore interpretazione del lista-
to in quanto ogni riga di programma è
un'espressione logica di un'azione
completa.
Le variabili usate sono:
AS(NN) = vettore degli elementi
stringa da riordinare;
NN = numero degli elementi da
riordinare;
M = NN/2, intervallo tra due ele-
menti, successivamente dimezzato.
È strutturato in tre LOOP nidificati:
— il primo pone la variabile «M»
uguale alla metà del valore preceden-
te;
— il secondo, ponendo la variabile
J da 1 a NN-M, confronta i vari ele-
menti;
— il terzo, ponendo I uguale a J,
nel caso che gli elementi non sono in
ordine, procede allo scambio e ridu-
cendo la variabile I, ritorna su se stes-
sa.
La linea n. 150 è, ovviamente più
lunga del normale, ma esegue sequen-
zialmente, quattro funzioni diverse,
ma solo se necessario (cioè dipendenti
l’una dalla precedente):
1) confronta due elementi posti nel-
l'intervallo «M»;
2) esegue lo scambio dei due ele-
menti (solo se è soddisfatta la condi-
zione del prec. n. 1);
3) decrementa l’indice I dell’inter-
vallo «M», solo se è possibile;
4) riporta il confronto agli elementi
del precedente intervento (sempre se
soddisfatte tutte le precedenti condi-
zioni).
Credo che, esaminando il listato, ci
si possa rendere conto del funziona-
mento: i vari elementi del vettore da
riordinare vengono sequenzialmente
confrontati con un intervallo «M»,
dapprima uguale alla metà dell’intero
vettore e, nel caso che gli elementi
confrontati non sono nell’ordine, ven-
gono scambiati, e successivamente (ve-
dere linea n. 150), vengono ri-confronta-
ti a ritroso (cioè ponendo 1 = 1 — M).
100 REM =SHELL .METZNER . 2
110 M = NN: PRINT CHR* <7>: REM «INIZIO
US FOR P = 1 T0 LOG (NN) / LOG <2>
120 M = INT <M / 2)
130 FOR J « 1 TO IN - M:I = J
150 IF A*(I> > A*<I ♦ M) THEN K* = A*(I):A*<I)
= A*<1 ♦ M):A*(I ♦ M) = K*: IF I > M THEN 1 = 1 - M: GOTO 150
140 NEXT
170 NEXT
200 PRINT CHR» (7): REM «FINE
100 REM «BUB8LE.S0RT2
110 PRINT CHR» (7): REM «INIZIO
120 FOR M = 1 T0 (« - I
125 T = M
130 FOR J = 1 * M TO KN
150 IF A»(T) > A*< J) THEN T = J
140 NEXT
170 IF T > M THEN K* = A*(M):A»<M> = A»(T):A»(T) = K*
180 NEXT
200 PRINT CHR» (7): REM «FINE
Figura I - Metodo SHELL METZNER modificato
Figura 2 - Metodo BUBBLE.SORT t tipo ridotto)
Figura 3 - Metodo HEAPSORT (originale).
programma.
100 REM «HEAPSORT
101 PRINT CHR» (7): REM «INIZIO
110 L = INT <W / 2) ♦ 1:M = MS
120 IF L ) 1 THEN L = L - 1 :B» = A»(L> ! GOTO 150
130 B» = A*(M) :A»(M) = A»<1):M = M - I
140 IF M » 1 THEN A»(l) = B*: GOTO 200
150 J = L
140 I = J:J = 2 » J: IF J > M THEN A«<I) « B* : GOTO 120
170 IF J < M THEN IF A*<J> < A*(J ♦ 1) THEN J = J ♦ 1
180 IF B* < A»(J) THEN A*< I > = A*(J>: GOTO 140
190 A»< I ) = B*: GOTO 120
200 PRINT CHR» (7): REM «FINE
3
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
213
software
Successivamente il ciclo si ripete di-
mezzando l’intervallo «M» fino a por-
re M = 1.
Nel caso che gli elementi sono già
ordinati i confronti sono limitati (circa
NN * INT (LOG(NN)/LOG(2)— I)
ed aumentano a seconda degli scambi
necessari per il riordino.
Cioè il riordino viene eseguito, co-
me per il Bubble-Sort, mediante un
preliminare controllo della sequenzia-
lità dei vari elementi, e se necessario,
successivamente scambiati (o spostati
verso l’alto). La differenza è che i con-
fronti cominciano con un intervallo
pari alla metà del totale (successiva-
mente dimezzato) e che il numero dei
cicli è proporzionale alle cifre del det-
to numero «NN» (per mille elementi
sono 9 e per duemila sono 10 cicli).
In ogni modo, pur ritenendo questo
programmino di riordino abbastanza
efficiente, non è paragonabile a quello
di Bo Arnklit (vedere MC n. 3) il quale
però può essere usato solo con il com-
puter APPLE II e solo in memoria,
mentre questo, con i necessari adatta-
menti, può essere usato con qualsiasi
altro computer e lavora anche con ar-
chivi su disco..
POSTA
ari amici di MCmicrocomputer.
ho letto con molto interesse il vostro eccel-
lente test dedicalo all'Apple llgs nel numero
di dicembre, ma vi ho trovalo qualche impre-
cisione che mi permetto di riferirvi, pensando
che possano interessare anche ai vostri letto-
Non è vero che Apple abbia limitalo la me-
moria RAM del computer ad 8 Megabyte:
quello è il limite imposto dall'attuale versione
del sistema operativo ProDOS 16. ma il limi-
le di visibilità della macchina è di 15 Mega-
byte. mentre il megabyte più in alto nella
mappa di memoria è riservato alla ROM. Ag-
giungo che è già in fase di sviluppo una ulte-
riore versione di ProDOS 16 chiamala I.I.
anche se non so se apporti modifiche nella
gestione della memoria.
Sempre restando al sistema operativo, l'o-
rologio incorporalo di serie non è riconosciu-
to automaticamente da tutti i ProDOS 8. ma
solo dalle versioni più recenti ( dalla 1.2 in
poi), in quanto non aderisce allo standard
Thunderclock adottato dalla Apple sino a
pochi mesi fa.
Il Finder. MouseDesk 2.0. non è parte in-
tegrante del sistema operativo ProDOS 16
dell'Apple llgs: anzi, funziona perfettamente
anche sugli Apple II e Ile, in quanto usa la
doppia alta risoluzione e non la super alta ri-
soluzione. Il selector-dispatcher di ProDOS
16 che fa parte integrante del sistema è inve-
ce il programma chiamato START oppure
START.OUT che si trova nella subdirectory
SYSTEM. MouseDesk è perfettamente di-
spensabile. e da considerarsi solo una utile
utility, di sistema.
Per un impeto d'orgoglio correggo anche
un errore assai veniale: IWM. la Integrated
Wozniak Machine che controlla i floppy
disk, non è stata creata da Wozniak per Ma-
cintosh. Anzi. Woz ha negalo in una intervi-
sta di aver mai collaborato alla creazione di
Mac. IWM è stata creata per Apple Ile. ed è
stata anche adottata dai creatori di Mac.
Il disco RAM selezionato da Pannello di
Controllo non si chiama /RAM ma bensì
/RAM 5 ed è disponibile su tutti gli Apple II
con almeno 128 Kbyte di RAM nella macchi-
na RAM è. invece, il nome del disco RAM
da 64 Kbyte disponibile su tutti gli Apple II
con almeno 128 Kbyte e che viene cancellato
rilanciando il sistema operativo, mentre que-
sto non avviene con RAM 5. gestito diretta-
mente dal Memory Manager e non dal siste-
ma operativo.
Grazie e saluti,
Luca Accomazzi. Triuggio (MI)
li ingraziamo Accomazzi a nome dei let-
tori cui giriamo le precisazioni, riguardo la
massima RAM disponibile per l'Apple
IIGS il limite di 8 mega byte non è imposto
ovviamente dall'hardware, ma dalla Apple
Ine. che si è riservata I mega per la ROM e
7 per un ROM disk (una serie di routine su
E PROM che vengono viste come un disco
a sola lettura). Leggendo la prova, del re-
sto, si legge che la RAM è allocata ai ban-
chi 224 e 225 (per cui 224 ♦ 64k =
14.679.840) ben oltre quindi il limite degli 8
mega. È verissimo invece (e aggiungerem-
mo purtroppo) che la versione del ProDOS
16 e quella del MouseDesk sono provviso-
rie, ma la Apple ci ha assicurato che saran-
no pronte quanto prima le versioni definiti-
ve (si diceva addirittura contemporanea-
mente alle prime consegne!). Per il RAM
disk mi sembrava sufficiente la didascalia
della foto dell'ultima pagina della prova,
comunque precisare non fa mai male...
orto un assiduo lettore e conservo tutte le
copie della Pi rivista.
Nel numero 53 di MC. a pag. 128. si legge
che il programma Heapsort di Bo Arnklit
(MC n. 3) può funzionare anche con il Pro-
DOS.
Ho provalo: ma appena tento di caricare il
programma ottengo: NO BUFFER A VA ILA -
BLE. Ho provato anche a modificare (oltre
alla HIMEM da 37800 e 37532) anche la lo-
cazione del programma stesso.
Posseggo un Apple Ile rinnovalo (cioè con
il microprocessore 65C02) e Vi prego di indi-
care quale procedura è necessaria per utiliz-
zarlo con il ProDOS.
Silvano Mattoni. Roma
solo che il ProDOS vuole che HIMEM ini-
zi ad un numero di pagina (pagina di me-
moria: 256 byte) intero; inoltre se si usano
dei file sul disco si devono lasciare tra l'ini-
zio del programma in L.M. e HIMEM altri
1024 byte (per i buffer di I/O), quindi l'HI-
MEM deve essere posto a 37632 se non si
aprono altri file, c a 36608 se si usano file
sul disco.
A lami lettori chiedono dove si possono tro-
vare informazioni relative alla gestione degli
interrupt sull'Apple Ile e Ile /e. Tutto ciò che
interessa si trova sul Reference Manual del
Ile. ordinabile direttamente alla Apple Italia
o presso i rivenditori Apple. In attesa eccovi
una piccola «chicca»:
Buffer di tastiera per Apple Ile
Questa piccola routine in linguaggio
macchina setta i parametri della porta se-
riale numero 2 in modo da portarne a 128 i
caratteri del buffer che, per la cronaca, si
trova nella memoria ausiliaria a partire dal-
la locazione $800. Una volta lanciata non
serve più (salvo dopo un reset) e per que-
sto motivo é stata allocata dentro al buffer
di input (pagina 2) a partire dalla locazione
S2FO.
2F0: 78
2F1 : A9 80
2F3: 8D FA 05
2F6: 8D FF 05
2F9: A9 OF
2FB: OC AA CO
2FE: 58
2FF: 60
SEI
LDA #*80
STA *5FA
STA *5FF
LDA #*0F
TSB *C0AA
CLI
RTS
BSAVE KEYBUFF , A*2F 0 , L* 1 0
Purtroppo la routine non funziona men-
tre l’Apple utilizza il disco. Per disattivarla
temporaneamente fare una
POKE 1530,0
e per riattivarla
POKE 1530,128.
214
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
software
D a qualche mese posseggo un Apple II eu-
roplus. Vorrei chiedervi alcune cose:
— come fare per stampare la seconda pa-
gina grafica ? I per ora riesco solo a far stam-
pare la prima pag. grafica con i comandi
PR# I : PR1NT CHR$(14S) da me scoperti
— Come mai non riesco ad ottenere dalla
mia EPSON RX-100+ i caratteri grafici co-
me l'omino, il telefono ecc. (vedi fotocopia al-
legata delle pagine del manuale) né da pro-
gramma né agendo sugli switches della stam-
— Cosa debbo acquistare per disporre del-
le minuscole? (sulla piastra del circuito stam-
pato del mio APPLE tra il T e l'8' slot é
stampato il numero 102 e vicino il connettore
dell'alimentazione compare il numero 8122
scritto a mano).
— Cosa debbo acquistare per utilizzare
lettere e numeri sulle pagine grafiche? (mi in-
teressa il prezzo)
— Cosa pensate del computer APPLE
compatibile proposto in kit nel numero
104-105 della rivista NUOVE ELETTRONI-
CA? Sarà veramente compatibile al 100%?
Vi ringrazio dell'attenzione e vi invio i miei
più cordiali saluti.
Roberto Giannetti, Paliano (FR)
O Itre al tipo di stampante avrebbe dovu-
to comunicare la scheda di interfaccia uti-
lizzata; dai comandi sembra che si tratti di
una Graftrax + , se è cosi il comando di
stampa della pagina grafica è il CTRL Q,
se la stampante accetta il chr$( 1 45) vuol di-
re che il bit alto non viene inviato dalla
scheda o, più probabilmente, non viene
considerato dalla stampante (vedere in pro-
posito gli switch di configurazione dentro
la stampante stessa). Per stampare la secon-
da pagina occorre settare prima i parametri
di HARD COPY in un certo byte.
— L'impossibilità di accedere ai simboli
semigrafici può dipendere sempre dal bit
alto mancante, oppure dal fatto che l’Ap-
plesoft tende ad intercettare le sequenze di
escape destinate alla stampante; se fosse
questo il problema si deve usare un apposi-
to programmino in Linguaggio Macchina
per inviare i parametri preceduti da Escape
(chrS 27).
— Se ha acquistato il suo Apple 11 negli
ultimi 5 anni è sicuramente un PLUS e
quindi va bene il Kit n. MI.
— Per scrivere testi in Alta risoluzione
basta comprare ... MC numero 1 7 oppure di-
rettamente il disco con «il meglio di
MC». Un programma molto valido (anche
se macchinoso) è l'HRCG del disco Tool
Kit che si trova presso tutti i rivenditori
— Con quello che costano oramai i
computer Apple originali (usati), vale anco-
ra la pena di acquistare un Compatibile di
seppur minimamente dubbia compatibili-
tà?
kj onci un fortunato possessore di un Apple
Ile e recentemente ho acquistato la nuova
stampante Apple Imagewriler II. Ho alcuni
quesiti da porvi:
1) Esiste qualche programma grafico del
tipo «The Print Shop» che preveda la stampa
grafica a colori con la mia stampante?
2) Esiste una nuova versione del Print
Shop che stampi a colori?
3) Come fare a modificare il programma
originale « The Print Shop » in modo da inse-
rire una routine che esegua la stampa grafica
a colori? Cordiali saluti.
Gianfranco Mascaro. Como
E sistono vari programmi che permettono
di effettuare la stampa grafica a colori con
le nuove Imagewriter li, di una nuova ver-
sione del Print Shop ho sentito vociferare
ma non so se sia già arrivata in Italia e chi
la distribuisca. Se qualche lettore (o il di-
stributore stesso) volesse fornire ulteriori
informazioni può inviarle in redazione (o
alla mia casella in MC-LINK) e le pubbli-
cheremo volentieri.
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
215
a cura di Tommaso Paniuso
StruH-80/33
di Fabrizio Brunetti - Ferrara
Descrizione generale
Il programma «STRUTT-80/33»
permette di studiare strutture piane,
comunque caricate, riconducibili ad
un insieme di aste collegate tra loro
quali, ad esempio, telai e strutture reti-
colari. La risoluzione dello schema
statico fornisce gli sforzi assiali cui so-
no sottoposte le varie aste nonché i
momenti di estremità delle stesse. Tali
valori consentono di trattare ogni asta
ed i relativi carichi come travi sempli-
cemente appoggiate e soggette appun-
to ai carichi esterni ed alle azioni cal-
colate dal programma.
Come indicato nelle schermate in-
troduttive del programma stesso, la ri-
soluzione degli schemi statici è basata
sul metodo generale delle deformazio-
ni e tiene conto della deformabilità
flessionale ed assiale degli elementi. Si
ottengono cosi notevoli precisioni nel
calcolo degli spostamenti e degli sfor-
zi.
Le strutture esaminate devono esse-
re vincolate esternamente, come verrà
suggerito nel seguito, in modo da evi-
tare spostamenti e rotazioni rigide del-
le stesse.
Il numero massimo di elementi in
cui può essere scomposta una struttu-
ra è riportato nella tabella che segue:
Numero massimo aste: 80
Numero massimo nodi spostabili : 33
Numero massimo nodi presenti: 40
Le indicazioni riportate in prece-
denza sono frutto di alcune scelte per-
sonali ispirate a criteri di ottimizzazio-
ne della memoria RAM disponibile e
di possibili configurazioni strutturali
studiabili. Tali valori possono essere
comunque variati, ridimensionando
opportunamente le matrici indicate al-
l'inizio del listato BASIC, in funzione
della memoria disponibile (eventuali
espansioni RAM) o di particolari esi-
genze strutturali.
Il programma consente il salvatag-
gio e la lettura da disco dei dati relati-
vi alla struttura; in questo modo sono
possibili eventuali modifiche degli ele-
menti stessi senza dover reinserire tutti
i dati.
È possibile indirizzare l’output sia
al video che ad una stampante (COM-
MODORE MPS 802 od equivalente):
nel caso si opti per la stampa su carta
è possibile ottenere anche lo schema
strutturale studiato sfruttando un pro-
gramma di hard-copy la cui attivazio-
ne è completamente automatica: que-
sta ultima fase risulta abbastanza lun-
ga, anche se il programma è compilato
con PETSPEED 128, in quanto il gra-
fico prodotto viene generato sfruttan-
do la stampa espansa di caratteri pro-
grammabili propria della MPS 802.
È da rilevare che il programma per-
mette lo studio di strutture particolari
quali archi e travi ad inerzia variabile:
infatti si possono scomporre tali strut-
ture in conci, di dimensioni qualsiasi,
considerati ciascuno a geometria co-
stante.
Per chi vuole il listato
Il listato di questo programma è
molto lungo. In conseguenza di ciò,
si è ritenuto opportuno non pubbli-
carlo, sia perché avrebbe occupato
troppo spazio sulla rivista sottraen-
done ad altri argomenti, sia perchè
una digitazione senza errori di un li-
stato cosi lungo appare poco proba-
bile. Chi è interessato al programma
può ordinare secondo il solito siste-
ma, il disco o la cassetta in redazio-
ne. È anche possibile «pescare» di-
rettamente (e gratuitamente) i pro-
grammi per via telematica, dal no-
stro servizio MC-Link: questo ov-
viamente vale per chi è attrezzato in
tal senso. Ricordiamo che per otte-
nere una casella su MC-Link è suffi-
ciente telefonare (con un modem e
un programma di comunicazione) al
numero 06/4510211.
Questo programma è disponibile su
disco presso la redazione. Vedere l’e-
lenco dei programmi disponibili e le
istruzioni per l'acquisto a pag. 229.
216
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
software ^
©S
NOTA: Il programma principale gi-
ra perfettamente in BASIC ed il pro-
cesso di compilazione dello stesso vie-
ne completato; purtroppo il program-
ma compilato non gira. Da controlli
effettuati risulta che il compilato non
elabora i dati per la costruzione della
matrice di rigidezza. Se qualche utente
riesce ad effettuare la compilazione
del programma in questione è pregato
di comunicarlo all'autore (Tel.
0532/63038; 0532/26383).
Uso del programma
Per tradurre uno schema statico
classico in uno schema strutturale
adatto alla risoluzione automatica è
opportuno seguire le seguenti fasi:
1) Individuare i punti caratteristici
dello schema e collocarvi un nodo;
operativamente occorre considerare
come nodo qualsiasi variazione di di-
rezione o di caratteristiche geometri-
che delle aste nonché qualsiasi punto
di applicazione di azioni concentrate
(forze o coppie).
2) Analizzare il tipo vincolo esterno
presente. Se il vincolo esterno è un in-
castro è sufficiente sostituire ad esso
un nodo. Se il vincolo esterno è una
cerniera occorre considerare un nodo,
in corrispondenza della cerniera stes-
sa, a cui sono collegate due aste fitti-
zie, ortogonali tra loro, di area molto
grande ed inerzia molto piccola in mo-
do che siano consentite le rotazioni ed
impediti gli spostamenti del nodo (cer-
niera). Infine se il vincolo esterno è un
appoggio semplice è sufficiente consi-
derare collegata al nodo una sola asta
fittizia di area molto grande ed inerzia
molto piccola in modo che sia consen-
tita solo la rotazione del nodo e lo
spostamento dello stesso nella direzio-
ne perpendicolare alla direzione del-
l’asta fittizia. Si può considerare che
una grandezza come l'area o l'inerzia,
espresse rispettivamente in cnr e cm\
sia «molto grande» quando assume un
valore pari a 1E20 (dieci elevato alla
ventesima); analogamente tali gran-
dezze sono «molto piccole» quando
assumono un valore pari 1E-20 (dieci
elevato alla -20).
3) Se lo schema statico è dotato di
un asse di simmetria è possibile consi-
derarne solo metà; i punti giacenti sul-
l'asse di simmetria saranno vincolati
ad aste fittizie di opportuna sezione ed
inerzia. Più precisamente occorre con-
sentire lo spostamento lungo l'asse di
simmetria e bloccare le rotazioni e lo
spostamento nella direzione ortogona-
le allo stesso; quindi ogni punto sul-
l'asse di simmetria dovrà essere colle-
gato ad un'asta fittizia, orientata come
wwKimnnnHHt i n i t Ki nnnt)ntKim)t)H(H)!itwn»() ! y»inmit> i» ìi>rKKiniKifinr)( ] i)(miiiiin(miiim j n
* t
* Risoluzione automatica di telai piani con aste *
* cotwnque inclinate e comunque caricate »
* *
* *
* Ing. Fabrizio Brunetti, Piazza Europa n. 7 Ferrara *
* »
Per «ere ragguagli sul funzionawnto del program^ premere i: ì
altrimenti premere " C "
l'asse stesso, di area molto piccola ed
inerzia molto grande e ad una seconda
asta fittizia, orientata perpendicolar-
mente all’asse di simmetria, di area
molto grande ed inerzia molto piccola.
In tal modo si realizzano le condizioni
di congruenza degli spostamenti impo-
ste da un asse di simmetria. 1 nodi di
estremità, esterni, delle aste fittizie
possono essere posizionati in modo
che la lunghezza dell'asta sia pari a 10
o 20 cm.
4) Una volta stabilita sia la distribu-
zione dei nodi «interni» (quindi spo-
stabili) che «esterni» (quindi fissi),
delle aste reali e di quelle fittizie, oc-
corre procedere alla individuazione
pianimetrica degli stessi. Operativa-
mente occorre creare un sistema di as-
si cartesiani X-X ed Y-Y a cui riferire i
nodi stessi. Ad ogni nodo sarà associa-
to un numero, un'ascissa ed un'ordi-
NOTA BENE: È molto importante
numerare per ultimi i nodi esterni in
quanto il programma provvede a por-
re uguali a zero gli spostamenti e le ro-
tazioni di un numero di nodi pari al
numero di nodi esterni partendo dal-
l'elemento con numero più alto e pro-
cedendo a ritroso. È altresi importante
predisporre un numero sufficiente di
nodi esterni in modo che siano impe-
dite rotazioni rigide e spostamenti del-
la struttura. In caso di labilità della
struttura il valore dello spostamento
consentito dal vincolo mancante sa-
rebbe senza significato; una condizio-
ne di labilità è comunque deducibile
dai tabulati risultanti in quanto i valo-
ri degli spostamenti consentiti proprio
dalla condizione suddetta mandereb-
bero in overflow il formato di stampa
degli spostamenti stessi (si otterrebbe
perciò una serie di asterischi).
5) Si dovrà quindi procedere alla
numerazione delle aste che potrà esse-
re eseguita liberamente non esistendo
in questo caso nessun vincolo di nu-
merazione (presente invece nella nu-
merazione dei nodi). È buona norma
numerare consecutivamente le aste di
caratteristiche geometriche, sezione ed
inerzia, uguali: in tal modo infatti è
possibile, durante la fase di input, evi-
tare la ridigitazione dei dati richiesti
posizionando il cursore sui dati già in-
seriti, relativi all’asta precedente, e
premendo il tasto “RETURN” (dopo
aver cancellato il punto interrogativo a
sinistra dei valori dell'area e dell’iner-
zia già immessi). Una descrizione sul
modo di procedere è indicato nell'e-
sempio allegato.
Per risolvere una struttura occorre innanzi tutto nuHerare i nodi, tenendo
presente die i nodi da considerare fissi (vincolati esternanente) debbono essere
Mwrati per alt ini in nodo che il program» possa porre i loro Hovinenti uguali
a zero, e le aste.
fccorre altresi' fissare un sistena di assi cartesiani a cui riferire le
coordinate dei nodi. lina volta definiti i carichi (forze concentrate e/o distri-
buite e coppie) nonché' l'area e l'inerzia delle aste e' possibile iniziare
l'input dei dati.
Il program» richiede in input alcuni dati riguardanti la struttura quali,
ad ese* io, una indicazione ed on comento, nonché' le unita' di Misura che
potranno essere variate da cm in Metri e da kg in tonnellate.
Per continuare con le istruzioni prenere " 1 "
altrinenti preMere " C "
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
217
^software
6) Le forze esterne agenti sulla
struttura dovranno essere scomposte
nelle direzione X X ed Y-Y. Per con-
venzione si considerano positive le
forze, sia concentrate che distribuite,
orientate verso destra e verso l'alto; le
coppie concentrate sono positive se
orarie. Si precisa che durante l'input
dei dati relativi alle aste saranno ri-
chiesti, ovviamente se presenti, i valori
dei carichi distribuiti "qx” e “qy". Per
carico distribuito “qx” (o “qy”) si in-
tende il carico effettivo proiettato nel-
la direzione X-X (o Y-Y) e diviso per
la proiezione del tratto unitario di asta
nella direzione Y-Y (o X-X). A titolo
di esempio si consulti la figura 2.1.
Sempre in merito all'input dei dati re-
lativi alle aste si precisa che il nodo
«iniziale» ed il nodo «finale» di un'a-
sta dipendono dall'inclinazione della
stessa rispetto all'orizzontale; più pre-
cisamente l'angolo che identifica la di-
rezione dell'asta deve sempre essere
compreso tra —90 e +90 DEG (misu-
rati in senso antiorario a partire dal-
l'asse X-X). Quindi, analizzando la fi-
gura 2.1, il punto A è da considerarsi
nodo «iniziale» ed il punto B nodo
«finale» (angolo ALFAI minore di
+ 90 DEG); infatti considerando co-
me «iniziale» il nodo B l’angolo che
identifica l'orientazione dell'asta risul-
ta essere quello indicato con ALFA2
di valore maggiore a +90 DEG. L'a-
sta compresa tra il punto C ed il punto
D, sempre in figura 2.1, risulta quindi
essere orientata da C verso D (nodo
«iniziale» = C) in quanto l’angolo
ALFA3 soddisfa la condizione richie-
sta mentre l’angolo ALFA4 no.
Giunti a questo punto si dovrebbero
avere a disposizione due tabelle conte-
nenti i dati in input. La prima tabella,
riferita ai nodi, conterrà nell'ordine i
seguenti elementi:
y*
9* -
9*
■i nivLtli
i
un (X
aìm-OU
£ Mof».r£ cl ie
"<j„ pe.rpe.heUcoLt.irt-
_ gnUtx
-d- unni.
se of= QO-ted (Càrneo
tuU'atste.) st he,:
_ q un ( 20- ud)
* AÌu-eCd
0 ~ 9 '**■ _
U ~ Aia. eli
Figura 2.1
218
— Numero d'ordine del nodo.
— Valore dell’ascissa del nodo.
— Valore dell’ordinata del nodo.
— Valore del carico concentrato
nella direzione X-X.
— Valore del carico concentrato
nella direzione Y-Y.
— Valore della coppia concentrata.
La seconda tabella, relativa alle
aste, conterrà nell’ordine i seguenti
elementi:
— Numero d’ordine dell’asta.
— Valore della sezione dell’asta.
— Valore del momento d’inerzia
della sezione.
— Numero del nodo iniziale.
— Numero del nodo finale.
— Valori dei carichi distribuiti
agenti sull’asta.
Nel seguito vengono descritte le va-
rie fasi di input dei dati; per semplifi-
care le cose si procederà all’analisi di
una struttura di prova, peraltro non
molto reale ma completa come gamma
di carichi e vincoli i cui schemi, statico
e strutturale, sono illustrati in figura
2. IL AI termine dell'elaborazione il ta-
bulato risultante dovrà corrispondere
con quello dell’esempio riportato.
Fasi operative
La minima configurazione hard-
ware richiesta per l’utilizzazione del
programma è la seguente:
1) Unità centrale: Commodore 128
2) Disk drive: Commodore 1571.
3) Stampante: Commodore MPS
802
4) Monitor monocromatico, o a co-
lori, collegato alla presa RGBI. (Predi-
sposto cioè per una visualizzazione su
80 colonne - N.d.r.).
Digitare RUN “STRUTT-80/33” e
premere il tasto RETURN. Il disco
programma dovrà rimanere inserito
nel drive in quanto su di esso verranno
creati, se desiderato, i file di dati rela-
tivi alle strutture analizzate. È possibi-
le registrare i dati su altri dischi a
patto di ricopiare su di essi anche
il programma denominato "HCO-
PY.BRON”. L’operazione può essere
eseguita molto semplicemente carican-
do il programma “HCOPY.BRON"
dal disco sorgente e salvandolo digi-
tando DSAVE "HCOPY.BRON” sul
disco da destinare alla raccolta dei da-
ti.
Nel seguito verrano descritte le va-
rie fasi di input del programma con in-
dicazioni sui dati da immettere per ri-
solvere la struttura della figura 2. IL I
caratteri od i valori da digitare sono
compresi tra virgolette (ad esempio
“Struttura di prova” oppure "12,5”).
II programma inizia con una scher-
mata introduttiva che consente all’u-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
software
Schema statico
Schema strutturale
@ : Numcrt-it-a^c t.ite
m : NumtW't *0<L
Figura 2.11
terne di accedere ad una piccola serie
di note relative al programma; più
precisamente premendo la lettera "1"
(maiuscola) si passa alle note e pre-
mendo la lettera “C” (maiuscola) si
inizia la fase di input vera e propria.
Nelle schermate è possibile passare di-
rettamente alla fase di input premen-
do la lettera “C”.
[Digitare la lettera "I”, leggere alcu-
ne o tutte le schermate e premere “C"].
Viene richiesta una descrizione del-
la struttura ed un commento (servono
di completamento alla fase di output).
[Digitare ‘‘Struttura di prova del
programma." e ‘‘Carichi vari.”].
Si passa quindi al controllo delle
unità di misura; quelle proposte sono i
cm per le lunghezze ed i kg per i cari-
chi. Si può optare per i metri e le ton-
nellate (si noti che vengono cambiati i
simboli rappresentativi delle unità di
misura che vengono indicati nelle suc-
cessive fasi di input).
[Digitare “N" ed inserire “m,t"; alla
successiva richiesta digitare ancora
“N” e poi “cm,kg" (oppure digitare di-
rettamente all'inizio “S" e bypassare
l’opzione)].
Seguono nell’ordine le richieste di
immissione del numero totale di aste,
del numero totale di nodi, del numero
di nodi esterni (nodi fissi = incastri) e
del modulo di elasticità del materiale.
[Digitare "14" quindi “14" e "4" ed
infine "2100000” (si è ipotizzato che le
aste siano realizzate con profilati in
acciaio)].
A questo punto viene chiesto se i
dati inerenti la struttura sono introdot-
ti per la prima volta. A chiarimento si
precisa che il file di dati è sempre del-
la stessa dimensione qualunque sia il
numero di aste e nodi della struttura
studiata; in questo modo infatti è pos-
sibile aggiungere e togliere aste a pia-
cere (con la dovuta accortezza) ad una
struttura già studiata e risultata non
idonea, senza dover reimmettere tutti i
dati. Allo scopo è sufficiente inserire
in input il nuovo numero di aste (per i
nodi la cosa è un po' più delicata in
quanto è possibile aggiungere o toglie-
re solo nodi esterni) leggere i dati dal
file relativo alla vecchia struttura ed
immettere in input o variare, nella ap-
posita fase, le caratteristiche delle
nuove aste.
[Digitare “N”; apparirà la directory
del disco relativa ai soli file costruiti
con il programma. Alla richiesta del
nome del file di dati da aggiornare di-
gitare “prova 1 " ; nel disco originale so-
no inseriti altri file per allungare la di-
rectory. Digitando qualsiasi altro no-
me verrà segnalato un errore e verrà ri-
proposta la domanda descritta all’ini-
zio del capoverso].
Dopo la lettura dei dati si ha la pos-
sibilità di creare un nuovo file. Alla ri-
chiesta rispondere digitando “S" se si
vuole la creazione del file; verrà ripro-
posta la directory. Seguirà la richiesta
del nome del file di dati; inserendo un
nome contenuto in directory, che sia
diverso dal nome del file di lettura, si
ottiene un messaggio di errore seguito
dalla directory e dalla riproposizione
della domanda descritta all'inizio del
capoverso. [Digitare “S", quindi "pro-
va?" o qualsiasi altro nome]. A questo
punto viene creato o aperto un file da-
ti.
Nel caso non si desiderasse creare
un nuovo file è sufficiente rispondere
"N” alla domanda illustrata al punto
precedente.
Inizierà a questo punto l’input dei
dati sui nodi; vengono richieste le co-
ordinate rispetto al sistema di assi car-
tesiani scelto. Si noti che rispondendo
con un RETURN a vuoto alla richie-
sta di “Nodo numero” si avvierà la nu-
merazione automatica e progressiva
degli stessi.
[Premere RETURN senza aver digi-
tato nulla: verranno richieste le coor-
dinate del nodo numero 1. Siccome i
dati sono già stati letti ed il computer
mantiene in memoria i valori delie va-
riabili richieste in input, anche se l’in-
put degli stessi valori non avviene (co-
sa che non succede su altre macchine
tipo l’HP 87), è possibile controllare le
coordinate dei nodi premendo ripetu-
tamente il tasto RETURN. È possibile
uscire dalla fase di input digitando il
numero “0” (zero) alla richiesta del
numero di nodo. Ovviamente per
strutture nuove occorre immettere i
dati richiesti. Premere alcune volte il
tasto RETURN senza digitare nessuna
cifra per controllare le coordinate dei
nodi della struttura in esame].
Successivamente verrà chiesto se i
nodi sono tutti scarichi; rispondendo
con “S” si passerà direttamente all’in-
put dei dati delle aste; rispondendo
“N” si passerà all’input dei carichi
concentrati sui nodi. Come in prece-
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
219
®gj software
Esemplo
Programma di analisi strutturale
Convenzione sui segni delle azioni esterne.
Positive verso destra e verso l’alto; momenti positivi se destrorsi.
Convenzione sui segni delle azioni interne:
Sforzo normale positivo: trazione;
Storzo normale negativo: compressione:
Momenti alle estremità: positivi se tendono le fibre Inferiori dell'asta
considerata orientata dal nodo Iniziale al nodo finale.
Descrizione struttura in esame.
Struttura di prova del programma.
Carichi vari,
Unità di misura:
Lunghezze: cm
Forze: Kg
Modulo di elasticità: 2100000 Kg/cm'
Nome del file che contiene i dati: prova2 dwg
denza digitando un RETURN a vuoto
si avvierà la numerazione automatica
e progressiva dei nodi.
[Digitare “N" e premere alcune vol-
te il tasto RETURN per controllare i
carichi sui nodi relativi alla struttura
in esame]. Per uscire dalla fase di in-
put digitare il numero “0” alla richie-
sta del numero di nodo.
A questo punto inizierà l'input dei
dati relativi alle aste. Anche in questo
caso premendo RETURN alla richie-
sta del numero dell’asta si avvierà la
numerazione automatica e progressiva
delle stesse. Il modo di procedere nel-
l'immissione dei dati è indicato nei
punti seguenti.
1) Alla richiesta del numero dell'a-
sta premere il tasto RETURN.
2) Verranno richieste “Area ed iner-
zia dell’asta n. 1’’.
3) Immettere i valori richiesti (sepa-
rati da una virgola).
4) Comportarsi di conseguenza alla
richiesta di conferma dei dati immessi.
5) Immettere il numero del nodo
iniziale e di quello finale (separati da
una virgola).
6) Comportarsi di conseguenza alla
richiesta di conferma dei dati immessi.
7) Rispondere con "S” od “N" in
funzione della condizione di carico
dell'asta.
8) Rispondendo con “S" si otterrà
una ulteriore richiesta a cui si dovrà ri-
spondere con “S” oppure premendo
qualsiasi altro tasto. Verrà indicata an-
che la lunghezza dell'asta. Risponden-
do con "S" verranno richiesti i valori
dei carichi nelle unità di misura cor-
renti; digitando qualsiasi altro tasto
verranno richiesti la distanza di inizio
del carico distribuito dal nodo iniziale
e la lunghezza dello stesso (le distanze
richieste devono essere misurate nella
direzione dell'asta); quindi dovranno
essere immessi i valori dei carichi (il
tutto espresso nelle unità di misura
correnti). Rispondendo con “N” alla
domanda relativa alla condizione di
carico dell’asta si passa direttamente
alla fase descritta nel punto seguente.
9) Completato il ciclo di input dei
dati relativi all'asta numero I, verrà ri-
chiesto un nuovo numero di asta. Pre-
220
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
software
mendo RETURN si otterrà la richiesta
di input descritta al punto numero 2
precedente. Se le caratteristiche geo-
metriche dell'asta numero 2 sono
uguali a quelle dell'asta numero 1 è
conveniente riposizionarsi con il cur-
sore sui dati relativi all’asta numero 1
(ancora presenti sulla parte alta del vi-
deo); dovrà essere cancellato il punto
interrogativo stampato dalla richiesta
di input (posizionandosi con il cursore
sul punto interrogativo e premendo la
barra spaziatrice). In questo modo si
risparmia la digitazione ripetuta delle
stesse cifre e si eliminano o limitano
eventuali errori. Il ciclo di input conti-
nua nelllo stesso modo per tutte le aste
successive.
[Per provare il metodo suggerito
premere RETURN alla prima richie-
sta di numero d'asta; digitare quindi i
numeri “78.1,5696" relativi al profilo
ipotizzato per le aste numero 1, 2 e 3;
digitare quindi “S” "14,1" ed ancora
“S”: poi rispondere con “S” ed ancora
“S" (in questo caso non occorre pre-
mere il RETURN dopo la digitazio-
ne); digitare "10,0" ed “S"; a questo
punto premere RETURN e posizio-
narsi con il cursore sul punto interro-
gativo che precede i numeri
"78.1.5696" precedentemente digitati,
premere la barra spaziatrice ed infine
il tasto RETURN. A questo punto le
risposte alle varie richieste di confer-
ma si trovano già sullo schermo non
occorre ridigitarle; procedere premen-
do RETURN, digitare "5,4" e SPA-
ZIO per cancellare il carattere in più
presente e quindi RETURN; premere
ancora RETURN due volte, digitare
“S” e premere ancora RETURN due
volte; uscire dalla procedura di input
digitando “0” alla richiesta del nume-
ro di asta e rispondendo con “S” alla
successiva richiesta di conferma]. Se il
metodo suggerito non dovesse piacere
è comunque possibile rispondere a tut-
te le richieste di input nel modo classi-
co.
[È possibile controllare i dati letti
dal file premendo ripetutamente il ta-
sto RETURN e rispondendo con “S"
al quesito circa la condizione di carico
dell'asta].
10) Verrano eseguiti alcuni calcoli
preparatori per il disegno della strut-
tura e verrà richiesto di passare alla vi-
sualizzazione su 40 colonne (per poter
vedere la pagina grafica); eseguito il
passaggio verrà visualizzata la struttu-
ra. Se si riscontrano errori è sufficiente
rispondere con “N” alla richiesta di
conferma ed eseguire le operazioni
suggerite per la correzione delle aste o
dei nodi risultati errati; le procedure
di correzione dei nodi sono seguite an-
che dalla richiesta di input sulle aste
(che possono essere lasciate inalterate
digitando “0" alla prima richiesta di
numero d’asta). È da notare che se ri-
sulta errata la posizione di un nodo ed
alcuni nodi risultano caricati occorre
rispondere con “N” (oppure premen-
Variabili numeriche,
stringhe e vettori principali
del programma “STRUTT-80/33”
Numero totale aste :N1
Numero totale nodi :N2
Numero nodi esterni :N0
Numero massimo ammesso
per le aste :MA
Numero massimo ammesso per
i nodi spostabili :MN
Numero massimo ammesso di nodi :NT
Numero di noeti spostabili :S4
Ascissa nodo K :XX(K)
Ordinata nodo K :YY(K)
Carico concentrato nella direzione
X-X del nodo K :P(K)
Carico concentrato nella direzione
Y-Y del nodo K :P(K + 1)
Coppia concentrata nel nodo K :P(K+2)
Area asta K :A(K)
Inerzia asta K :S1(K)
Lunghezza asta K :A1 (K)
Inclinazione asta K :T1(K)
Nodo iniziale asta K :L9(K)
Nodo finale asta K :M1(K)
Flag per carico distribuito
asta k ( = 1) :D0%(K)
Distanza inizio carico da nodo
iniziale :D1 (K)
Lunghezza carico distribuito
sull'asta K :D2(K)
Carico distribuito in direzione X-X
asta K :P2(K)
Carico distribuito In direzione Y-Y
asta K :P3(K)
Stringa di riferimento della struttura :RF$
Stringa del commento della struttura :S1 S
Nome file dati in lettura :NV$
Nome file dati in scrittura :FF$
do il tasto RETURN a vuoto) alla do-
manda relativa ai carichi sui nodi ed
uscire dalla successiva fase di input, se
i dati sono corretti, digitando “0” alla
prima richiesta di numero di nodo. Le
operazioni descritte sono in effetti
molto più agevoli da eseguire che da
descrivere in quanto l'input risulta
completamente guidato e se viene
commesso un errore relativo ad un no-
do o ad un'asta in fase di input è suffi-
ciente digitare, quando richiesto, il nu-
mero dell'elemento in esame e ripetere
l’input dei dati relativi allo stesso.
[Per procedere con l’esempio propo-
sto passare alla visualizzazione su 40
colonne, premere RETURN, guardare
la struttura e digitare “S”; passare
nuovamente alla visualizzazione su 80
colonne e ripremere RETURN]. (Sal-
vo imprevisti la struttura visualizzata
dovrebbe essere uguale a quella di fi-
gura 2. II).
1 1) A questo punto inizia, se previ-
sta, la fase di registrazione sul file di
dati.
12) Segue la richiesta della periferi-
ca di output; rispondendo con “S” si
otterrà una stampa su carta dei dati e
dei risultati; sarà possibile in seguito
ottenere anche una copia su carta del-
la struttura studiata. Rispondendo con
“N" si avrà una visualizzazione su vi-
deo e non si avrà la possibilità di ave-
re una copia su carta della struttura
studiata.
[Per completare l'esempio digitare
"S”: si noti che occorre verificare se la
stampante è accesa; se si prova a
stampare con periferica spenta verrà
visualizzato un messaggio di errore e
sarà possibile effettuare l’accensione
della stessa]. Si fa notare infine che se
non è stata prevista la registrazione
dei dati su file non è possibile avere
una copia su carta della struttura an-
che se la periferica di output è la stam-
pante.
NOTA: Il programma “HCOPY”
può essere utilizzato per eseguire 1'
hard-copy della pagina grafica nel mo-
do GRAPHIC 2 qualunque sia il grafi-
co in essa contenuto: per fare ciò oc-
corre modificare le linee 320 e 340 del
programma stesso (HCOPY) come se-
gue:
320 PRINT #5,B$(I): PRINT #4,TAB(I)-
CHR$(254)CHRS(141);
340 PRINT#4:NEXT CC
In tal modo si elimina la stampa
elongata. (Il programma con la modi-
fica indicata costituisce il file "HCO-
PY 1”; la versione compilata costitui-
sce il file “HCOPYI.BRON”).
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
221
comandi MUSICALI, come ad esempio
JPLAY e JFILT, che vi permettono di com-
porre musiche e creare stupendi effetti so-
comandi per EFFETTI SPECIALI per
creare particolari immagini ed effetti ;
comandi per la VELOCIZZAZIONE
DEL REGISTRATORE.
STRANCE BASIC
di Fabrizio Fantoccoli - Arona (NO)
Gianluca Finistauri
Sesio Colende (VA)
Presentazione dello Strange Basic
Il programma Strange Basic è stato crea-
to per darvi la possibilità di accedere a tut-
ta la potenza del vostro computer Commo-
dore 64. Ciò è reso possibile grazie ad un
set di SI nuovi comandi Basic supplemen-
tari che si aggiungono a quelli del Basic
standard. Questi nuovi comandi apparten-
gono a otto diversi gruppi qui di seguito
elencati e descritti:
comandi di AUSILIO ALLA PRO-
GRAMMAZIONE, come ad esempio
DUMP e JFKEY, che vi permettono di
programmare in Basic in modo più veloce
ed efficace:
comandi per la GESTIONE DEI TE-
STI, come ad esempio JSCRL e JBACK,
che vi permettono di ottenere particolari ef-
fetti nell'output del testo:
comandi di CONVERSIONE NUME-
RICA, che vi permettono un migliore uso
della memoria in base binaria, esadecimale
e decimale;
comandi per la GESTIONE DELLO
SCHERMO, come ad esempio JRUST per
il trattamento della scansione dell'immagi-
comandi per la GRAFICA, come
JCBOX e JCHAR. che vi permettono di
produrre facilmente disegni e scritte sul vi-
Particolarl e convenzioni
dello Strange Basic
Per facilitare l'uso, i comandi dello
Strange Basic iniziano tutti con la lettera
«J» e sono formati da cinque caratteri. I
parametri da introdurre sono composti da
numeri o da stringhe alfanumeriche e sono
tra loro divisi da virgole. L'omissione o
l'errata disposizione di tali parametri darà
origine ad un «SINTAX ERROR».
Tutti i comandi possono essere usati sia
in modo diretto che da programma.
Le convenzioni usate nella seguente de-
scrizione sono:
I ) i termini scritti a lettere maiuscole de-
vono essere battuti esattamente come sono
presentati ;
2) i termini scritti a lettere minuscole o
tra virgolette indicano rispettivamente le
variabili numeriche e alfanumeriche;
3) la scritta [RETURN] significa che occor-
re premere il tasto RETURN:
4) tutti i testi scritti tra parentesi indica-
no la pressione del tasto corrispondente, ad
esempio [CLR/HOME], premendo il quale
il cursore si porta nell'angolo superiore si-
nistro.
Ausili alla programmazione
Lo Strange Basic mette a vostra disposi-
zione alcuni comandi che semplificano e
velocizzano la programmazione in Basic
del vostro Commodore 64:
- JPAUS n
esegue una pausa la cui lunghezza è de-
terminata dal parametro numerico 'n'; se
'n' = 728 la pausa è di un secondo. Pre-
mendo (RETURN] si interrompe la pausa.
- DUMP n
esegue un goto calcolato dove 'n' è una
qualsiasi espressione numerica.
- JOLDD
recupera un programma cancellato con
NEW.
- JLOCA a,b,c
trasferisce la zona di memoria compresa
tra 'a' e 'b' a partire da ‘c\
- JBYTE b,n,t
se - t’ = 0 questo comando spegne il BIT
'n' del BYTE 'b';
se 't' = I questo comando accende il
BIT 'n' del BYTE 'b\
— JPSAV «nome programma», d,l,i,f
salva una zona di memoria sulla periferi-
ca 'd' con indirizzo secondario T compresa
tra ‘i’ ed T.
a cura di Tommaso Pantuso
— JPLDA «nome programma», d,l,i
carica un programma ponendolo a parti-
re da ’i'; T deve essere uguale a 0.
— JPVER «nome programma», d,l,i
verifica una zona di memoria a partire
da ‘i\
- JINVTa.b
inverte la zona di memoria compresa tra
‘a' e ‘b’. (EORFF, immagine speculare del
BYTE).
— JFILL a,b,c
riempie la zona di memoria compresa tra
'a' e 'b' con il valore di ‘c\
- JPUSH n
attende la pressione di un tasto il cui co-
dice ASCII è uguale ad 'n\
Se ‘n'=0 aspetta la pressione di un tasto
qualsiasi.
- JDATI 1
sposta il puntatore delle linee DATA a
partire dalla linea T.
- JFKEY n
se ‘n'= I attiva i seguenti tasti funzione:
FI -RUN + RETURN
F3 = LIST+ RETURN
F5 = LOAD"S’’,8 + RETURN
F7 = SAVE"
se ‘n' è diverso da I i tasti funzione ven-
gono disattivati.
- JCOMN
lista tutti i comandi aggiunti dallo Stran-
Per chi vuole il listato
I listati dei due programmi sono
molto lunghi. In conseguenza di ciò,
si è ritenuto opportuno non pubbli-
carli, sia perché avrebbero occupato
troppo spazio sulla rivista sottraen-
done ad altri argomenti, sia perché
una digitazione senza errori di listati
così lunghi appare poco probabile.
Chi è interessato ai programmi può
ordinare secondo il solito sistema, il
disco o la cassetta in redazione. È
anche possibile «pescare» diretta-
mente (e gratuitamente) i program-
mi per via telematica, dal nostro ser-
vizio MC-Link: questo ovviamente
vale per chi è attrezzato in tal senso.
Ricordiamo che per ottenere una ca-
sella su MC-Link è sufficiente tele-
fonare (con un modem e un pro-
gramma di comunicazione) al nume-
ro 06/4510211.
Questi due programmi sono disponi-
bili su disco presso la redazione. Ve-
dere l'elenco dei programmi disponi-
bili e le istruzioni per l'acquisto a
pag. 229.
222
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
- JCOLD
esegue una partenza a freddo; simile a
SYS 64738, ma senza uscire dallo Strange
Basic.
Gestione del testi
Questi comandi permettono di migliora-
re al massimo l'output del testo, ottimizzan-
do la scelta della posizione delle scritte e
dei dati sul video.
— JSCRR v.r.n, «parole da introdurre»
fa scorrere a destra una riga dello scher-
mo compresa tra 0-24, specificata nella va-
riabile ‘r\ di un certo numero di caratteri
'n\ introducendo la parola tra le virgolette.
La velocità è specificata in V.
— JSCRL v,r,n, «parole da introdurre»
è identico al comando precedente, tran-
ne la direzione dello scroll che avviene ver-
so la sinistra.
— JSCRU v,c,n, «parole da introdurre»
fa scorrere verso l'alto una colonna dello
schermo compresa tra 0-39, specificata nel-
la variabile ‘c\ di un certo numero di carat-
teri ‘n\ introducendo la parola tra le virgo-
lette. La velocità è specificata in ‘v*.
— JSCRD v,c,n, «parole da introdurre»
è identico al comando precedente, tran-
ne la direzione dello scroll che avviene ver-
so il basso.
- JSTAI x,y
posiziona il cursore sullo schermo nella
posizione specificata in 'x' ed *y\
- JBACK v,n,t,r
fa scorrere tutti i caratteri presenti sullo
schermo (in bassa risoluzione) dove:
‘v" è la velocità compresa tra 0-255;
'n' è il numero di riga o di colonna;
‘f è il tipo di scroll: 't' = 0 scroll a de-
stra; ‘t’ = 1 scroll a sinistra; 't' = 2 scroll
alto; *t' = 3 scroll basso.
Se 'i' = 3 lo scroll è verso il basso, ma la
prima riga di schermo rimane invariata.
'r' indica la locazione d'inizio che con-
tiene i codici dei caratteri da inserire con lo
scroll; se ’r' = 0 non viene introdotto alcun
carattere.
— JBLNK n
se 'n'=l predispone il computer a ope-
rare in stato di BLANK:
se 'n'=0 ritorna al normale funziona-
mento.
Nota:
il computer quando è in stato di
BLANK lavora un poco più velocemente,
essendo esclusa la gestione dello schermo.
— JEXTN a.b.c
mette i caratteri nel modo a colore fondo
'a' contiene il colore dei caratteri battuti
con le SHIFT
'b' contiene il colore dei caratteri in RE-
VERSE
'c' contiene il colore dei caratteri in RE-
VERSE + SH1FT.
- JCOLR b,f
colora il bordo con il colore contenuto
in 'b' e lo sfondo con il colore contenuto in
T.
Conversione numerica
Questi comandi permettono di converti-
re i valori numerici nei vari codici per un
migliore utilizzo della memoria del vostro
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
CBM 64, ad esempio per programmare la
memoria carattere o per creare sprite.
- JSHOWn
questo comando mostra il contenuto del
BYTE 'n' in codice BINARIO, ESADECI-
MALE e DECIMALE.
- JINBY b,aS
immette nei byte a partire da ‘b‘ i valori
in codice binario indicati nella variabile
'aS'. Questa variabile deve contenere i ca-
ratteri 0 e 1 (bit spento od acceso) e deve
essere lunga otto caratteri o un multiplo di
otto, a seconda se vogliamo definire solo il
byte 'b' o anche quelli successivi.
223
software
Gestione dello schermo
Questi comandi permettono di controlla-
videndo lo schermo in tre parti:
la prima parte va da ‘13' a ‘II’ (colore di
bordo ‘bl’, colore di sfondo ‘si', modo
la seconda parte va da '11' a ‘12' (colore
di bordo *b2', colore di sfondo 's2\ modo
'm2');
la terza parte va da - 12 - a '13' (colore di
bordo 'b3\ colore di sfondo 's3\ modo
- m3'):
Modo: 0= normale; I =alta risoluzione;
2= alta risoluzione multicolor.
Distanziare le linee 11,12,13 di almeno 40
linee.
- JRSOF
disattiva il comando JRUST.
Questi sono potenti comandi grafici che
- JHIRESa.b
Mette in alta risoluzione non multicolor.
dove a' è il colore dello sfondo e ’b' è quel-
lo dei pixel (del disegno).
- JLOWR
Torna in bassa risoluzione.
- JH1CL
Pulisce lo schermo in alta risoluzione.
- JMCOL a,b,c
Mette in alta risoluzione multicolor con i
colori specificati in 'a', ‘b\ ‘c\
Si può tranquillamente passare da
JH1RS a JMCOL e viceversa.
- JPLOT x,y,c
Se c = 0 spegne il punto di coordinate
x.y in alla risoluzione non multicolor.
Se c = I accende il punto.
- JCPLT x,y,c
Accende un punto in alta risoluzione
multicolor con c = 1,2,3 che corrispondo-
no al colore.
- JBOXY° x’.yjxjy.t
Disegna un rettangolo pieno in alta riso-
luzione normale, che comincia dal punto
x.y (angoli superiori sinistri) ed ha il lato
orizzontale lungo 'lx' e quello verticale 'ly\
*t' è il colore (t = 0 spegne, t = 1 accende).
- JCBOY x.y.lx.ly.t
Come il comando precedente ma in alta
risoluzione multicolor.
(V = 0 spegne, t = 1,2,3 accende con il
colore corrispondente).
- JNREC x.y.lx.ly.t
Disegna un rettangolo in alta risoluzione
normale.
I parametri sono gli stessi di JBOXY.
- JCREC x.y.lx.ly.t
Come il precedente, ma in alta nsoluzio-
' ' ' etri sono gli stessi di
ne multicolor. I pai
JCBOY.
- JCHAR
Permette di
risoluzione (m
m = 1 alta risol
dalle coordina
carattere m alla
uzione normale,
icolor), a partire
>' che è il codice
:e dove:
lello sprite (0-7):
ei dati dello sprite:
'x.y' indicano la posizione dello
‘m' = 0 risoluzione normale, '
t icolor;
'p' = 0 priorità sprite, ‘p' = l
'c' colore dello s|
Se lo sprite deve
ta risoluzione, per
è indispen; ' '*
32768+10:
1 numei
ione, pei ovvi ululivi ui mi
«abile inserire i dati a pa:
Kb, Rannodai
:ii:i: ss
o sprite in a:
224
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
“Va*
Disabilita (spegne) lo sprite 'n'.
- JMEMC n
Se n = I trasferisce la memoria carattere
in S3000;
se n = 0 ripristina la memoria.
Musica ed effetti speciali
Questi sono comandi che vi permettono
di sfruttare al meglio e con poca fatica le
straordinarie doti musicali del vostro Com-
modore 64. Permettono di creare semplici
melodie o effetti «specialissimi» grazie al-
l'uso dei filtri.
- JADSR v,o,a,d,s,r,m,f
Seleziona i valori di ADSR (Attack, De-
cay, Sustain, Relase) (ovvero l’inviluppo)
per una voce e deve sempre essere usato
prima di suonare una nota.
V = voce (0-1-2):
‘o" = forma d'onda (0 — rumore, I =
rett., 2 = dente sega, 3 = triang.);
•a' = Attack (0-15):
‘d’ = Decay (0-15):
‘s' = Sustain (0-15):
•r' - Relase (0-15):
'm' = modo (0 = normale, I = ring si-
mulato, 2 = Syncronize):
T = frequenza del tocco simulato.
— JFILT fq,rs,fl,f2,f3,m
Serve a selezionare i filtri dove:
fq' = frequenza di taglio del filtro (*I7
in Hertz);
"rs" = risonanza (0-15):
•fi' = I -attiva filtro per voce 1,0-disatti-
•f2’ = I -attiva filtro per voce 2, 0-disatti-
■f3' = I -attiva filtro per voce 3, 0-disatti-
- m' = modo filtro (0 = no filtro, I =
passa basso, 2 = passa banda, 3 = passa
alto).
Per attivare più modi di filtro differenti
si sommano assieme i valori: 1 + 2=3 - pas-
sa basso + passa banda.
- J PLAY v,f, voi.
Permette di suonare una nota T con vo-
lume 'voi' e voce V.
- JMSOFn
Disattiva la voce 'n'.
Effetti speciali
Questi comandi permettono di arricchire
i vostri programmi di effetti speciali quali
caratteri rotanti in diverse direzioni o tre-
molanti. Sono comandi molto utili anche
per la realizzazione di giochi.
- JROTA c,v,t
Fa ruotare il carattere di codice schermo
'c' con velocità V (0-254) in queste direzio-
*t’ = 0 ruota a destra:
■f = I ruota a sinistra:
't' = 2 ruota in alto:
‘t’ = 3 ruota in basso.
Prima di eseguire questo comando, biso-
gna digitare JMEMC I, per spostare la me-
moria. Si possono eseguire al massimo 5
rotazioni contemporaneamente.
- JFERM n
Ferma la rotazione del carattere di codi-
ce schermo 'n\
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Velocizzazione del registratore
Questi comandi permettono di salvare,
verificare e rileggere dal registratore i vostri
programmi con una velocità circa 10 volte
maggiore quella normale.
- J-SAV
Salva un programma su registratore in
iper-velocità.
- J-VER
Verifica un programma registrato su na-
stro in iper-velocità.
- J-LDA
Carica dal registratore un programma in
iper-velocità.
Brevi note tecniche ed Informazioni
Il programma è allocato da S9000 a
S9FFF e dopo la ROM da SC000 a SCFFF.
A $9200 c’è la routine di interpretazione
dei comandi, da $9000 a $9200 ci sono tutti
i dati relativi. ai comandi ed i vettori per il
salto alle vane subroutine.
A $9500 ci sono i dati transienti usati da
Il Castello di D rotula
di Carlo Arlotti
Viserba di Rimini (FO)
Il fine ultimo di questa avventura, è quello
di riuscire a trovare ed uccidere il Conte
Dracula. Essa inizia all'esterno da dove co-
minceremo subito a cercare tutte le possibi-
li vie di accesso al castello (cosa non trop-
po semplice). Una volta riusciti ad entrare,
si devono trovare gli oggetti necessari per il
compimento del gioco.
L'avventura è stata descritta interamente in
Basic per cui una volta entrati in possesso
della stessa si consiglia effettuarne una ver-
sione compilata per rendere il gioco più ve-
loce e divertente.
Le persone che hanno una discreta espe-
rienza di Basic possono facilmente modifi-
care luoghi, oggetti, spostamenti in modo
tale da crearsi una avventura «su misura».
Il gioco gira perfettamente anche su regi-
stratore semplicemente variando un paio di
righe.
Subito dopo che si è mandato in esecuzio-
ne il programma principale (DRACULA)
svariati comandi che non agiscono sul-
l'IRQ (JSCRL, JBSCK, ecc...).
Una qualsiasi azione in queste zone di
memoria comprometterebbe sicuramente il
funzionamento del programma.
Quando si è in alta risoluzione viene
commutato il terzo blocco di memoria, la
schermata in alta risoluzione viene posta
sotto la ROM Basic (SA000, SBFFF) e i da-
ti del colore vanno posti a $8000.
In questo caso i dati degli sprite vanno
messi nella zona di memoria compresa tra
$8400 e $8FFF (62 sprite).
I vettori che vengono variati sono :
0302 - 0303 che punta a $9 IDA (Warm
Start):
0308 - 0309 che punta a $9200 (Charac-
ter Dispatch);
0314 - 0315 che punta a SCF6A IRQ.
Per fare partire il programma dopo un
SYS 64738 si può fare:
SYS 53014 (CF16) con intestazione e
presentazione.
SYS 37480 (9268) senza presentazione.
Infine lo Strange Basic è resistente al
RUN/STOP e RESTORE.
esso richiede il nome del file che contiene i
dati relativi all'inizio del gioco: il nome del
file di inizio è «BOOT». Cambiando il no-
me del file, è possibile riprendere un gioco
precedentemente salvato.
Il corpo dell'avventura è composto da due
pezzi: quello principale ed un file sequen-
ziale che contiene tutti i dati necessari per
10 svolgimento del gioco. Per poter creare
quest'ultimo è sufficiente mandare in ese-
cuzione il programma «DATI DRACU-
LA» che prowederà a creare automatica-
mente il file sequenziale Boot sia che si usi
11 registratore che il drive. L'interprete dei
comandi accetta solo verbi in seconda per-
sona (per intenderci prendi, guarda, sali,
ecc.), seguiti dall'oggetto.
Lista comandi
Accendi,
Impiccati,
Spegni,
Alza,
Immergiti,
Salta.
Ascolta,
Inventario,
Sega,
Abbassa,
Leggi.
Sali,
Asciuga,
Scendi,
Mangia,
Taglia.
Annega,
Muori,
Vai in alto.
Apri.
Prendi,
Vai in basso.
Cerca,
Risali,
Est,
Esci,
Ovest,
Esamina,
Salva gioco.
Nord,
Suona,
Sud.
Guarda,
Sposta,
Inserisci,
Scava,
Abbreviazioni
A per Vai in alto, B per Vai in basso, E per
est, O per ovest, N per nord, S per sud, O
per guarda e I per inventario.
225
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a cura di Francesco Ragusa
MSX Bank
di Andrea Boschin, Spinea (VE)
Questo mese dedichiamo lo spazio a
disposizione della nostra rubrica ad un
programma di una certa utilità: MSX
Bank. È stato uno dei programmi che ci
hanno creato qualche problema per la
pubblicazione a causa della notevole
quantità di memoria occupata nella
nuova versione originale, ben 27.4 K.
che impediva di fatto il rispetto della re-
gola principale che ci siamo imposti a
partire dallo scorso mese: la compatibi-
lità con l'MSX2 ed i disk-drive. Si è re-
so. pertanto, necessario un lungo lavoro
«di forbici» tendente ad eliminare tutto
il superfluo fino a rientrare nei 23mila
byte (area delle variabili compresa) di-
sponibili per il Basic di qualsivoglia ver-
sione del nostro standard preferito.
Niente di fondamentale è andato, però,
perduto: eliminata la pur simpatica
schermata di presentazione e la routine
di Help, utile ma senza dubbio degna-
mente sostituibile dalla lettura attenta
delle istruzioni che seguono, si è trovato
anche lo spazio per inserire la possibilità
di LO AD e SAVE su disco, mancante
nella versione originale. Certo, come
ogni cosa di questo mondo, il program-
ma sarebbe ancora perfezionabile ma
ulteriori modifiche avrebbero comporta-
to sostanziali riscritture di quanto pro-
dotto dal nostro lettore. Tutto questo per
ribadire ancora una volta la richiesta di
software universalmente utilizzabile nel-
l'ambito del sistema ossia non esorbi-
tante in termini di memoria occupata
flessibile ed utilizzabile SEMPRE anche
con il disk-drive e quindi privo di routine
in L/M dislocate nell'area di memoria
normalmente utilizzata dal disk Basic.
Terminiamo con un invito a corredare i
propri programmi di spiegazioni chiare
e. soprattutto, esaurienti : non abbiate ti-
more di essere prolissi, ci semplificherete
di molto il lavoro. E adesso, spazio alla
descrizione di MSX Bank.
II programma MSX Bank serve per
tenere la contabilità del conto corren-
te. Il suo menu principale è composto
di 12 opzioni che descriveremo breve-
mente:
1) AGGIUNTA: permette di ag-
giungere un record al file. II numero
massimo di record è 300 ed ognuno di
questi è composto da: DATA (5 carat-
teri, ad esempio 12/11), OPERAZIO-
NE (3 caratteri, es. AFF per affitto),
VALUTA (7 caratteri, es. 12Mar87),
DARE o AVERE (max. 99999900),
COMMENTO (max. 15 caratteri). Si
può inserire un valore in AVERE solo
se si risponde 0 a DARE; si può uscire
da questa opzione senza aggiungere
record rispondendo a DATA con il ca-
rattere chiocciola (SHIFT+2).
2) CORREZIONE: serve a modifi-
care un record cui si accede fornendo
il relativo numero.
3) CANCELLAZIONE: come so-
pra ma per cancellare un record. La
velocità di esecuzione di questa opzio-
ne, che riordina anche i record rima-
nenti, è, quindi, proporzionale alla
'.OPPEZIONE
a? 14^04
otI?°2SóoJ
i IbbSi
OPZ VrtUUTM twPE
cjejo 13i-|0gi30 13000000
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
227
lunghezza del file da riordinare; è pos-
sibile uscire senza cancellare nulla
chiedendo il record numero 0.
4) VISIONE: permette di visionare
l’intero file su video. I comandi locali
sono CURSORE SU per pagina prece-
dente, CURSORE GIÙ per pagina se-
guente, ESC per uscire e SELECT per
visualizzare il commento al posto dei
dati.
5) RICERCA: serve per ricercare
all’interno del file una determinata pa-
rola, parte di parola o cifra. Si può ef-
fettuare sia la ricerca ALFANUME-
RICA che quella NUMERICA e l’out-
put, che comprende anche il totale del
DARE e dell’AVERE, può essere otte-
nuto sia su video che su stampante.
6) SALDO: fornisce il totale del
DARE, quello dell'AVERE e la loro
differenza.
7) STAMPA: permette di stampare
una parte o tutto il contenuto di un fi-
le. È previsto anche l’utilizzo di fogli
singoli fermando la stampa con SPA-
ZIO e riprendendola con RETURN.
8) SALVATAGGIO: permette di
salvare su cassetta o su disco il file in
formato ASCII. Il nome del file da
salvare non può superare i sei caratte-
ri.
9) CARICAMENTO: permette di
caricare un file da cassetta o disco.
10) FINE: serve ad uscire dal pro-
gramma. Il comando non cancella né
il programma stesso né i dati ed asse-
gna al tasto FI l’istruzione per rientra-
re senza perdita di dati qualora questa
opzione fosse scelta accidentalmente.
1 1 ) DEF-KEY : permette di assegna-
re ad uno qualsiasi dei tasti funzione
(sconsigliato l’uso di FI che viene ri-
definito in caso di accesso accidentale
all’opzione FINE) un testo lungo al
massimo 15 caratteri. È utile per scri-
vere «d’un colpo» i commenti più fre-
quenti.
12) MOTOR ON/OFF: come l’o-
monima istruzione Basic accende o
spegne il motore del registratore.
Il programma è interamente in Ba-
sic; esiste una sola chiamata «strana»
(per i meno esperti) all'indirizzo esa-
decimale 156 che pulisce il buffer del-
la tastiera.
Non crediamo ci sia bisogno di ulte-
riori commenti, buoni conti (correnti)
a tutti! MC
r-C
Per chi vuole il listato
Il listato di questo programma è mol-
to lungo. In conseguenza di ciò. si è ri-
tenuto opportuno non pubblicarlo, sia
perchè avrebbe occupato troppo spazio
sulla rivista sottraendone ad altri argo-
menti, sia perché una digitazione senza
errori di un listato cosi lungo appare
poco probabile.
Chi è interessato al programma può
ordinare, secondo il solito sistema, il di-
sco o la cassetta in redazione. È anche
possibile «pescare» direttamente (e gra-
tuitamente) il programma per via tele-
matica, dal nostro servizio MC-Link;
questo ovviamente vale per chi è attrez-
zato in tal senso. Ricordiamo che per
ottenere una casella su MC-Link è suffi-
ciente telefonare (con un modem e un
programma di comunicazione) al nume-
ro 06/4510211.
Questo programma è disponibile su
cassetta e disco presso la redazione. Ve-
dere l'elenco dei programmi disponibili e
le istruzioni per l'acquisto a pag. 229.
228
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Per l’ordinazione inviare l'im-
porto (a mezzo assegno, c/c o
vaglia postale) alla Technimedia
srl. Via Carlo Perrier 9, 00157
Elenco del software disponibile
su cassetta o minifloppy
Per ovviare alle difficoltà incontrate da molti lettori nella digitazione dei
listati pubblicali nelle varie rubriche di software sulla rivista.
MCmicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi
direttamente su supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi
disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli non sono previsti per
computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene
descritto ciascun programma è riportato nell'apposita colonna: consigliamo
gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati, eventualmente
rivolgendosi al nostro Servizio Arretrati utilizzando il tagliando pubblicato in
fondo alla rivista.
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
229
Ailnnide
s£
RCS
Rizzoli
(So)
Glaxovetrf
fllotòitulLA
UNA NOVITÀ
CHE MOLTI
CONOSCONO
Oltre alle 2.000 piccole, medie aziende e studi
professionali che utilizzano con soddisfazio-
ne il pacchetto gestionale M.I.D.A., ora anche
le grandi aziende lo hanno scelto per la gestio-
ne di singole unità operative.
M.l.D.A. è il più affermato programma ge-
stionale in MS-DOS per Personal Computer
IBM, Olivetti e compatibili perché:
l'impostazione modulare gli consente di
espandersi con il crescere delle esigenze
dell’azienda, oltre a poter dialogare con Lotus
1-2-3, Symphony, dBase III, Microsoft Word,
Chart ed altri diffusi pacchetti;
la struttura “intelligente” dei suoi menu guida
gli inserimenti verso la soluzione ottimale,
limitando il rischio di errate impostazioni
delle operazioni contabili;
la rete di distribuzione ed assistenza i.soft su
M.l.D.A. è la più completa ed efficiente, con
servizio tecnico telefonico “Hot-Line" e Cen-
tri di Assistenza Regionale di supporto;
la versione multiutente in rete locale consente
di utilizzare M.l.D.A. da più posti lavoro
contemporaneamente massimizzando quindi
la rapidità ed efficienza delle procedure con-
tabili.
Il successo di M.l.D.A. è una realtà che si
basa sui fatti:
contabilità generale - contabilità finanziaria -
contabilità analitica - contabilità economica -
gestione ritenuta d’acconto - gestione porta-
foglio effetti - analisi di bilancio - magazzino
e fatturazione - distinta base - gestione ordini
clienti - gestione ordini fornitori - dialogo con
altri pacchetti - versione multiutente
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Tel. 02/68.88 228 • 683.797 - 68.80.841/2/3
ASSOFT
Copyright Edor M.Q.
recida cofflS u *® r
I prezzi riportati nella Guidacomputer sono comunicati
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo
distributore. Per acquisto OEM e comunque vendite
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I dati
sono aggiornati a circa 20-30 giorni prima della data di
uscita in edicola della rivista. MC microcomputer non si
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni.
Tutti i prezzi sono IVA esclusa
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ALPHA MICRO (U.S.A.)
S.H.R. Srl - C.P. 275 - 48100 Ravenna
Master 5 1 2 - CPU 801 86 - 51 2 K RAM 1 28 K ROM
Master 128 - CPU 65C12 - 128 K RAM 128 K ROM
Co-processore Turbo (65C102) per Master 128
Co-processore 80186
Personal computer BBC B - int. disco
Cambridge Co-processor - CPU NS 32016 - 1M RAM
Personal computer BBC B - 32 K RAM 32 K ROM
Secondo processore 6502 + 64 K RAM
Secondo processore Z80 + 64 K RAM
Doppio minifloppy 400 + 400 K
Minifloppy singolo 100 K
Monitor col. Microvitec 14" media risoluzione
Monitor col Cabel 14” media risoluzione
Monitor monocromatico Hantarex 14'' fosfori gialli
Monitor monocromatico Philips 1 4" fosfori verdi
Stampante Star NL-10 con int. Centronics
Winchester 20M
Plotter linear Graphics A3 con software
Stampante H136A 160 cps 132 colonne
Sistema grafico Bitstik
Interfaccia IEEE 488
Sintetizzatore 1 6 canali con software musicale
Prestai Adapter (adattatore Videotel 1200/75)
2.150.000
1.260.000
300.000
890.000
600.000
3.000.000
750.000
550.000
1.100.000
800.000
350.000
805.000
500.000
345.000
200.000
985.000
2.550.000
3.600.000
800.000
1.550.000
900.000
700.000
350.000
350.000
330.000
900.000
AC PRISMA
ECO Srl - Via Murio Clementi 65 - 00193 Roma
2.150.880
4.250.880
5.640.000
6.080.000
PC8 MHz 256K RAM 2 drive 360K scheda Hercules II
XT/20 come sopra ma con Hard disk 1 0 Mb
AT/1 640K RAM 1 drive 1 .2 Mb scheda Hercules II
AT/2 come sopra ma con Hard disk 20 Mb con controller
AM-1000 Multiutente da tavolo basato su MC68000 da 512 Kb a 2.5
Mb RAM. da 20 a 2 1 0 Mb Winch. , fino a 1 1 utenti 9.650.000
AM-1500 Multiutente Tower basato su MC68010, da 2 Mb a 16 Mb
RAM. da 70 Mb a 600 Mb Winch,. fino a 120 utenti 36.500.000
APPLE COMPUTER (U.S.A.)
Apple Computer S.p.A. - Via Rivollana 8, 20090 Sagrale (MI)
Apple IIGS 256K 1.700.350
Apple IIGS 51 2K 1.800.350
Monitor Monocromatico 1 2" 340.000
Monitor a Colori RGB 990.000
Unità Disco da 3.5''-DF-800K 850.000
Unita disco da 5"VSF-140K 500.000
Disco Rigido da 20 Mb 2.500.000
Stampante Image Writer 1 5" 1 .550.000
Scheda espansione di memoria da 256 «byte 250.000
Kit da 256 Kb RAM 140.000
Interfaccia SCSI per Disco Rigido 200.000
Apple Ile -128 K RAM - 1 minifloppy integrato - Mouse 1.500.350
Monitor Ile 250.000
Supporto per monitor Ile 72.000
Disk Ile aggiuntivo 1 40 K 500.000
Mouse per Ile 170.000
Unidisk IIC 800K 850.000
Borsa per Ile 75.000
Macintosh Plus - 1024K RAM 128K ROM - 1 drive da 800Kbyte 4.190.350
Macintosh SE 1 02 4K RAM 256K ROM 2 drive da 800Kbyte 5.290.350
Macintosh SE HD20 - 1024K RAM 256K ROM 1 drive da 800Kbyte I
HD interno da 20 Mb 6.290.350
Unita disco esterna da 800K byte 3.5" 850.000
Disco rigido SCSI HD 20 SC 2.500.000
Disco rigido SCSI HD 40 SC 3.200.000
Disco rigido SCSI HD 80 SC 5.000.000
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
231
232
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
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PCM 286/40 FAST - 80C286. 512 K RAM - 1.2 M + 40 M veloce
PCM 286/80 FAST - 80C286. 512 K RAM - 1 2 M + 80 M veloce
PCM at compact/20 - 80286. 51 2 K RAM, 1 .2 M + 20 M
PCM 386 - 80C386, clock 16 MHz. 512 K RAM -
D 360 pori - drive esterno 5"1/4, 360 K per PC portatile
D 720 pori - drive esterno 3.5". 720 K per PC portatile
D 1200 - drive 5"1/4. 1.2 M per PC ATe 286
HDI 20 - Hard Disk slim - 20 Mbyte (accesso 85 msec.)
HDI 20 FAST - Hard Disk slim - 20 Mbyte (accesso 40 msec.)
HD 20/M 1 9 - Hard Disk 20 Mbyte per M 1 9
HDI 40 FAST - Hard Disk slim - 40 Mbyte (accesso 40 msec.)
HD 20/AT - Hard Disk slim interno 20 Mbyte (accesso 85 msec.)
HD 20 FAST/AT - Hard Disk slim interno 20 Mbyle (accesso 40 msec)
HD 40 FAST/AT - Hard Disk interno 40 Mbyte (accesso 40 msec.)
HO 80 FAST/AT - Hard Disk 80 Mbyte (accesso 28 msec.)
FILE CARD 20 - Disco rigido aggiuntivo 20M su scheda
BACK UP 201 ME - Memtech. cartuccia 20M, 5 Mb/min
BACK UP 201 XE - Xebec. cartuccia 20 M
CRT M 12" TTL - TTL fosfori verdi
CRT bit 14" TTL - TTL fosfori verdi, supporto basculante
CRT bit 12" Comp - Composito fosfori verdi
CRT M 14" Comp - Composito fosfori verdi, supporto basculante
CRT bit Colore - Monitor colore 1 4" basculante 600x285
CRT bit EGA - Monitor a colori 14" avanzalo 640x350
Bitwriter 182 I - 80 col. 120 cps - int. parallela IBM comp.
Bitwriter 192 I - 80 col. 200 cps - int. parallela IBM comp.
Bitwriter 193 I - 132 col. 200 cps - int parallela IBM comp.
Bitwriter 292 1 - 80 col. 240 cps - int. parallela IBM comp.
Bitwriter 293 1 - 1 32 col. 240 cps - int. parallela IBM comp.
Bitwriter 294 1- 132 col. 400 cps - int parallela IBM comp
Bit Jet - 80 col. 1 50 cps - ini. parallela IBM Comp. per PC Bit portable
Rete didattica bit Teach Net Master - Centralina da tavolo con
i controlli per la rete
Slave - Centralina per il collegamento del singolo posto di lavoro
Cavobus - Cavo da 3 metri per collegare un posto di lavoro
Slave Pnnter - Centralina per la condivisione stampante parallela
5.050.000
6.650.000
4.550.000
8.500.000
550.000
550.000
410.000
1.100.000
1.650.000
1.450.000
2.350.000
850.000
1.400.000
2.100.000
3.700.000
1 400.000
2.350.000
1.630.000
230.000
310.000
210.000
310.000
800.000
1.300.000
850.000
1.065.000
1.285.000
1.970.000
2.300.000
3 120.000
980.000
960.000
780.000
82.000
166.000
BONDWELL INTERNATIONAL LTD. (U.S.A.)
La Casa del Computer
Via della Misericordia 84 - 56025 Pontedera IPI)
PC/XT portable Bondwell 8 (51 2K RAM + 1 floppy 720K)
2.980.000
540.000
Drive esterno 3" 1 . per Bondwell 8 (720K)
490.000
Modem 101C(300 bps)
189.000
Accoppiatore acusbco RS-Coupler
CALCOMP (U.S.A.)
Calcomp S.p.A.
Palazzo FI - 20090 Milanofiori Assago IMI)
Plotter M84 (8 penne A4)
3.100.000
Plotter 1041GT (foglio singolo At)
1 1.180.000
Plotter 1042 GT (Dual-mode AO)
20.670.000
Plotter 1043 GT (Foglio singolo AO)
15.080.000
Plotter 1044 GTIDual mode AO)
23.270.000
Plotter/printer - Colour Master (A4-Trasf Termico)
9.350.000
Tablet 2200(12 * 12")
1.250.000
Tablet 2200 02x18")
1.900.000
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CANON
Canon Italia S.p.A.
Via dell'Industria 13 - 37012 Bussolengo (VR)
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Stampante per MSX T22A 450.000
Joystick VJ 200 31.500
Unità floppy disk da 37. VF1 00 925.000
Mouse con software grafico 1 85.000
Canon X07 portatile - Interi. RS 232 - Centronics + plotter 4 colori 620.000
Stampante per X-07 446.600
E.G.S. s.r.l.
Elettronica Generale & Software
Via Ticino 6d - 00198 ROMA
06/857060
CONCESSIONARIA
f EPSON ^
Centro Assistenza Tecnica
Spedire a: E.G.S. , Via Ticino, 6/d 00198 ROMA
Nome/ Cognome
Città ~
Roma
Augusta (SR) -
Sora (FR) -
Candito (NA) -
E.G.S. Via Ticino, 6/0
E.G.S. Via Principe Umberto, 250
Terslgm Angelo Via Mameli ,29/31
General Computer V.le fiziano, 16
(06/857060)
(0931/975496)
(0776/830352)
(081/8308451 )
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
233
guida computer
CITIZEN
Tela v
Via L. Da Vinci, 43 - 20090 frenano S. Naviglio (MI)
Stampante 120 car/sec. 80 col. Int. parallela 1200 (senza interfaccia)
int. parallela x 120D
int. seriale
int. x Commodore 64 x 120D
int x Apple Ile
LSP10
Stampante 160 car/sec. 80 col. MSP IO
Stampante 160 car/sec. 136 colonne MSP 15
Stampante 200 car/sec’ 132 colonne MSP 25
Stampante Laser overture 1 1 0
CITIZEN (Giappone)
ViaMatteo Cintali, 75 - 20148 Milano
120D - 80c 120«ps - senza interfaccia
1200 - con interfaccia parallela
120D - con interfaccia Commodore 64/128
1200 - con interfaccia seriale 1200/LSP
LSP10 - 80c 120cps - IBM/Epson
MSP 10 - 80c 1 60cps - IBM/Epson, buffer 8 K
MSP15 - 1 36c 1 60cps - IBM/Epson, buffer 8 K
MSP20 - 80c 200cps - IBM/Epson. buffer 8 K
MSP25 - 136c 200cps - IBM/Epson, buffer 8 K
HQP43 - 24 aghi, 130c 200cps - IBM/Epson, buffer 8-128 K
PRE35 - stampante a margherita, 136c 35 cps
APMSP - interfaccia Apple per MSP
RMSP- interfaccia seriale per MSP
RS120 - interfaccia seriale per 120D/LSP
SF10 - alimentatore di fogli singoli per MSP10/20
SF1 5 - alimentatore di fogli singoli per MSP1 5/25
COMMODORE (U.S.A.)
Commodore Italiana
Via Fili Gracchi 48 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)
C-64 con Geos
1801 - Monitor a colori 14" con audio
1541 -Floppy 170 K
C-128
C-128D
1901 Monitor a colori 13” con audio, RGBI e composito
1571 - Floppy 350 K
1311 - Joystick per 64 e 128
1312 -Paddle per 64 e 128
Mouse per 64 e 128
PC-10-II 8088, RAM 512 K, 2 floppy 360 K, scheda colore AGA, mo-
nitor monocromatico 12", MS-DOS 2.1 1
PC-20-II Come PC- 10-11, t floppy 360 K + 1 hard disk 20 M
PC-AT - 80286, RAM 640, K. 1 floppy 1.2 M + 1 hard disk 20 M
scheda colore AGA, monitor 14", MS-DOS 3.1
BU-2 - espansione da 512 a 640 K per i PC
Amiga 1000 - RAM 512 K, 1 microfloppy 880 K, tastiera, mouse, mo-
nitor a colori 1081, Amiga-DOS e Amiga-Basic
Al 010 - microfloppy esterno 880 K per Amiga
MPS-803 - stampante 80 c 60 cps
MPS-1000 - stampante
DPS-1 101 - stampante a margherita 165 c 17 cps
6400-C - stampante a margherita 130 c 40 cps
COMPAQ (U.S.A.)
Compaq Computer S.p.A.
Milanofiori Str. 7 Pai R, 20089 Ronano (MI)
Portable Dual - 8088, 256 K. 2 floppy 360 K
Portable Plus - 8088, 256 K, 1 floppy 360 K + 1 HD 1 0 M
Portable 11/1 - 80286, 256 K, 1 floppy 360 K
Portable 11/2 - 80286, 256 K, 2 floppy 360 K
Portable 11/3 - 80286, 640 K, 1 floppy 360 K + 1 Hd 10 M
Portable 11/4 - 80286, 640 K. 1 floppy 360 K + 1 Hd 20 M
Portable 286/3 - 80286, 640 K, 1 floppy 1.2 M + 1 Hd 20 M + ta-
605.000
120.000
165.000
135.000
228.000
802.000
2.300.000
275.000
1.160.000
1.235.000
1.482.000
1.889.000
5.250.000
630.000
750.000
810.000
780.000
850.000
990.000
1.260.000
1.350.000
1.580.000
2.300.000
2.000.000
230.000
85.000
150.000
450.000
540.000
399.000
465.000
450.000
650.000
1.190.000
650.000
590.000
13.500
22.500
99.000
6.460.000
6.790.000
9 200^000
pe backup 10 M 10.880.000
Deskpro/1 8086, 128 K, 1 floppy 360 K 3.750.000
Deskpro/t 8086, 128 K, 1 floppy 360 K 3.750.000
Deskpro/2 8086, 256 K, 2 floppy 360 K 4,280.000
Deskpro/3 8086, 640 K, 1 floppy 360 K 5.900.000
Deskpro/1 8086, 128 K, 1 floppy 360 K 3.750.000
Deskpro 286/1 80286, 256 K, 1 floppy 1 .2 M 7.500.000
Deskpro 286/1 A 80286, 256 K, 1 floppy 360 K 7.500.000
Deskpro 286/2 80286, 51 2 K, 1 floppy 1 .2 M + 1 HD 30 M 9.700.000
Deskpro 286/2A 80286, 512 K, I floppy 360 K + 1 HD 30 M 9.700.000
Deskpro 286/3 80286, 512 K, 1 floppy 1.2 M + 1 HD 30 M + tape
backup 10 M 1 1.450.000
Deskpro 386 mod. 40 1 1 .700.000
Deskpro 386 mod. 1 30 1 5.500.000
CONRAC
Integrai - Via Gramsci 16/B - 20060 Cassina de' Pecchi (MI)
71 1 1 - Monitor a colori 1 9" 25MHz
5.800.000
7121 - Monitor a colori 19" 40MHz
6.500.000
7311 - Monitor a colori 19" 100MHz
8.900.000
7351 - Monitor a colori 19" 110MHz
9.900.000
7400 - Monitor a colori 19" 1 10 MHz Trinitron
10.800.000
7174 - Monitor a colori 19" per EGA
4.200.000
COPAL (Japan)
La Casa del Computer
Via della Misericordia 84 - 56025 Pontedera (PI)
Stampante 80 col., 100 cps. SC-1000
620.000
Stampante 80 col., 120 cps. SC-1200
650.000
Stampante 80 col., 180 cps. SC-1500
1.020.000
Stampante 136 col., 180 cps. SC-5500
1.150.000
CORECO (Canada)
Pene!
Via Ormea 99 - 10126 Torino
Oculus - 100 512 x 512 Digitalizzatore binario di immagini in real-time 4.643.000
Oculus - 1 50 51 2 x 51 2 Dig. bin. real-time im. con fin. grafiche 5.065.000
Oculus - 200 512 x 512 Dig. bin. real-time im. 128 liv. di grigio 6.280.000
Oculus - 200CA - Adattatore Colore RGB per 0culus-200 1 269.000
Oculus - 200RLE - Coprocessore di codifica Run Lenght 3.162.000
Software per Oculus Card (IBM)
Picture Book-100 - Data-Base per immagini da Oculus 100 (fino a 50
per floppy) 771.000
Picture book-200 - Data-Base per immagini da Oculus 200 (5 x disk,
150 x 10M HD) 771.000
Industriai inspector - Ricon. oggetti per ispez. e controlli di qualità 5.487.000
Binary. Lib Gray. Lib - Subroutines In -C» per trattamento di immagini 771.000
CORVUS SYSTEMS (U.S.A.)
LAN SVSTEMS S.r.l
Via Roncali n. 9 - 40134 - Bologna
750.000
750.000
750.000
750.000
5.500.000
9.200.000
per Apple II (Pascal, CP /
M, Prodos) per PC IBM Family (DOS 3.0, DOS 3. 1 , NCI p-system) pe
DEC Rainbow 1 00 (MS/DOS 2.11. CP/M) ci
e Multiuser con n. 1 Omnidrive
(11,21,45, 126 MB)
Printer Server per Apple Ile, DEC Rainbow, IBM PC Family, cadauno
NNO-8 8-User Novell Advanced NetWare
NNO-50 50-User Novell Advanced NetWare
Emulatore di 3274 per collegamenti a mainframe IBM in SNA/SDLC:
SNA Gateway 220 V, con display emulator software per 3278 e 3279
SNA Gateway Utilities e display emulator software per 3278
PC dischetto 640 Mb
XT-64 Mb 2x1,2 ML
234
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
guida computer.
AT-IBM Compat. 80286/1024 Kb 1.2 Mb - floppy, monitor
Omniserver - 80386-1024 Kb + slol
5.500.000
15.000.000
COSMIC (Italia)
Cosmic s.r.l
Via Viggiano. 70 - 00187 Roma
PC COSMIC 256K RAM, drive 360K, MS-DOS monitor monocromatico
1,799.000
PC COSMIC HD 10 256K RAM, monitor monocromatico. 360K +
10Mb, MS-DOS
PC COSMIC HD 20 256K RAM, monitor monocromatico, 360K +
20Mb, MS-DOS
3.700.000
4.200.000
CRYSTAL (Japan)
La Casa del Computer
Via detta Misericordia, 84 - 58025 Pontedera (Pisa)
Monitor 1 2" Crystal P39 TTL verde
Monitor 1 2" Crystal P42 doppia frequenza (TTL + Composito) verde
Monitor 12" Crystal PLA TTL ambra
Monitor 1 2" Crystal PWD TTL bianco
Monitor 14" Crystal TVM color per E.G.A. card
198.000
272.000
226.000
286.000
1.350.000
DELIN s.r.l.
Via Tevere 6 - Località Orsomannoro - 50019 Sesto Fiorentino
GPA 727 Buffer di stampa Cenfronics 1 6K RAM
GPA 727 Buffer di stampa Centronics 64K RAM
Alimentatore c o. per Buffer GPA 727
Commutatore hardware/software con 1 ingresso e 2 uscite Centronics
Commutatore hardware con 1 ingresso e 2 uscite Centronics
Commutatore hardware con 2 ingressi e 1 uscita Centronics
Commutatore hardware con 2 ingressi e 2 uscite Centronics
Commutatore hardware con 1 ingr. e 2 uscite o viceversa Seriale
Commutatore hardware con 1 ingr. e 3 uscite o viceversa Seriale
Convertitore di protocollo GPX 232 Ser./Par. con 2K Buffer
Convertitore di prot. GPX 232 Ser./Par. con comm. Linea Seriale
Alimentatore per GPX 232
Convertitore di protocollo da IEEE/488 (PET, HP) a Centronics
74007 Modem Commodore 128/64 - Full Duplex auto answer/dial
74021 Modem phone 10030 - Full duplex V21 300 baud
74028 Personal Modem Hayes VD230-V21 300 baud
74042 Super Modem phone Hayes WD 1 600 300/1200 baud auto an-
swer/dial
74048 Modem su scheda 212 PC - 1200 baud full duplex omologalo
per IBM - Sperry - Commodore - Honey Well PC
74049 Modem Minimo Hayes 1200/75 baud Videotel
DIGITAL EQUIP^ENT
Digital Equipment S.p.A. - V.le Fulvio Testi 105 - 20092 Cinisetto Balsamo (MI)
230.000
300.000
36.000
170.000
140.000
220.000
260.000
200.000
226.000
272.000
304.000
36.000
136.000
99.000
239.000
258.000
595.000
1.149.000
1.218.000
Professional 380 e sue funzioni
MSC11-B Memoria RAM da 512 Kb
PC380-AB Modulo di sistema PRO 380
PC38E-IR Package sys Pro 380 33Mb RT-1 1
VC241-B Estensione memoria grafica Pro 380
MSCII-CK Memoria RAM da 256 Kb
PC3K1-BA Country kit USA
PC3K1-B1 Country kit Italia
RCD52-A Disco Winchester 33Mb + controller
VR201 B Monitor fosforo verde 12 pollici
VR201 C Monitor fosforo ambra 12 pollici
VR241-A1 Monitora colori 13 pollici
VT220-A3 Terminale video alfanum. b/n 12"
VT220-B3 Terminale video alfanum. verde 1 2"
VT220-C3 Terminale video alfanum. ambra 12“
VT22K-AA Tastiera per VT220
Vaxmate PC500-BI - 1Mb RAM + 1 floppy 1.2 MB + monitor
Vaxmate RCD31-EA - Box espansione 20 Mb - 2 slot
Vaxmate MS/DOS V3.10 - MS/windows
Vaxmate PC50X-AA espansione memoria 2 MB
Vaxmate Q6A93-VZ Vaxmate Software Server
Vaxmate Q6A93-H7 Vaxmate Software Server-H Kit
3.394.000
11.090.000
18.200.000
2.384.000
1.266.000
521.000
521.000
8.501.000
604.000
604.000
1.766.000
1.584.000
1.584.000
1.584.000
387.000
8.026.000
3.088.000
706.000
3.384.000
1.530.000
506.000
DYNEER
Technitron
MilanoOori Pai. E/2 - 20094 Assago (MI)
DW36 36CPS 132 Colonne - Parallela 2.925.000
DW36 36CPS 132 Colonne - Seriale 3.100.000
DW33 - Parallela IBM Comp. 3. 1 55.000
EDUE (Italia)
Elettronica Emiliana s.r.l.
Via Cassiani 155-41 100 Modena
Alletta Stampante ad impatto a f 6 colonne - alimentazione 5 Vcc
Alletta 16 BASE 208.000
Alletta 1 6 PANEL (da pannello) 235.000
ALFA Serie di stampanti ad impatto alimentazione 5 Vcc modelli a 24 e
40 colonne, versione High Speed a 24, 30, 36, e 42 colonne
Alfabase da 236.000 a 279.000
Alfapanel (da pannello) da 272.000 a 31 1 .000
Alfarack (con aw.re ini.) da 432.000 a 461 .000
SCRIBA 20 serie stampanti ad impatto 26 e 35 col. con awolgirotolo
Scriba 2 1 per carta in rotolo, due colori ' 791 .000
Scriba 21 V per carta In rotolo e validazione su mod. discreto 852.000
Scriba 24 per moduli discreti, 5 copie, senza limitazione di lormato 93 1 .000
EMULEX-PERSYST
Telav
Via L Da Vinci 43 - 20090 Trezzano S.N. (MI)
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Mega memory MM-0 OKB 928.000
MM-1MEG 1Mb 2.510.000
MM-2MEG 2Mb 4.190.000
MM-3MEG 3Mb 5.870.000
Schede di memoria fino a 2Mb Stretch STR-0 OKB 61 5.000
STR-1MEG 1Mb 2.280.000
STR-2MEG 2Mb 3.943.000
SC-51 2 Acceleratore 9.54 MHz + 512 K RAM 2.100.000
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MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
235
guida computer
EPSON (Giappone)
Epson Segi S.p.A.
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PD 1 30A Slampante 1 3$ col. 1 30 cps 1 .034.000
PX-8 SW - Come PX-8, con Won
RAM Disk 120 K per PX-8
video 12"
1"
rd disk 20 M
PC/M - 1
PC/C - Come PC/M con video c
PC/HDM - Come PC/M, con 1
PC/HDC - Come PC/HDM, con video grafico a colon da 14
PC+/HDM - come PC +M, con 1 floppy 360 K + hard disk 20 M
PC/HDC - Come PC+/M, con video grafico a colori da 14"
: - 40 c, 45 cps
• come P-80, a 24 aghi
’ ■ ink jet, portatile - 80 c. 160 cp
FX-800 - 80 col., 200 cps
FX-1000 - 136 col., 200 cps
EX-800 - 80 col., 250 cps
EX-1000 - 136 col., 250 cps
LQ-800 F/T - 24 aghi, 80 col., 180 cps
LQ-1000 F/T - 24 aghi, 136 col., 180 cps
LQ-2500 F/T - 24 aghi, 136 col., 270 cps
SQ-2500 - ink jet, 136 col., 450 cps buffer 8 Kt
ERICSSON
Ericsson Informatica S.p.A.
Via Elio Vittonni 129 - 00144 Roma
VDU monocromatico, 256 Kb, 2 FD, DOS + BASIC + Doc, tastiera Italia
VDU colort. 256 Kb, 2 FD. DOS+ BASIC + Doc, tastiera Italia
VDU rnonocr., 256 Kb, 1 FD+ 10 Mb HD, DOS + BASIC + Doc, tasi.
VDU colort. 256 Kb, 1 FD+ 10 Mb HD, DOS + BASIC + Doc, tastiera
VDU rnonocr., 256 Kb, 1 FD + 20 Mb HD, DOS + BASIC + Doc, tasi.
VDU colort, 256 Kb, 1 FD + 20 Mb HD, DOS + BASIC +• Doc, tastiera
Stampante a matrice, 80 caratteri
Stampante a matrice, 80 caratteri. NLQ
Stampante a matrice, 132 caratteri, NLQ
Plotter a 6 penne, tonnato A4
Personal Computer Portatile 256 Kb, 1 FD, tast. Italia, DOS
Espansione memoria a 256 Kb
RAM-DISK da 512 Kb
Unita floppy disk esterna
Stampante integrata
Modem-accopp. acustico integr
Borsa in Nylon per trasporlo PC
System Unii 256 Kb. t FD
System Unit 256 Kb. 2 FD
System Unii 256 Kb. 1 FD + IO MbHD
System Unit 256 Kb. 1 FD + 20 Mb HD
Video monocromatico, risoluz. 640 x 400 punti
Video colore, risol. 640x 200
Tastiera USA
Tastiera italiana
Drive per disco llessib. 320 Kb
Drive per disco rigido 10 Mb
Drive per disco rigido 20 Mb
Controller board per disco rigido (da 10 Mb e 20 Mb)
Scheda epans. 128 Kb
Scheda espans. 384 Kb
Adat video grafico alta risol.
Adat video grafico a colori
Scheda multifunz. con 128 Kb
Scheda multifunz. con 384 Kb
Scheda interi. 2 fili (SS3)
Scheda comunicazione sincronia
1.390.000
280.000
290.000
70.000
490.000
2.200.000
2.590.000
770.000
220.000
2.200.000
2.830.000
3.300.000
3.930.000
3.100.000
3.730.000
4.200.000
4.830.000
340.000
400.000
600.000
1.350.000
330.000
720.000
900.000
1.100.000
1.250.000
1.550.000
1.550.000
1.850.000
2.300.000
2.980.000
5.120.000
5.820.000
7.870.000
8.570.000
8.450.000
9.150.000
795.000
1.300.000
1.800.000
1.760.000
6.200.000
180.000
750.000
1.200.000
990.000
750.000
195.000
2.950.000
3.550.000
5.800.000
6.800.000
850.000
1.350.000
355.000
355.000
610.000
1.600.000
2.600.000
1.200.000
260.000
460.000
680.000
840.000
830.000
1.600.000
1.210.000
1.150.000
GETRONICS
Data Base S.p.A. - V.le Legioni Romane - 20147 Milano
VISA M14G - Monitor 14" green monocromatico compatib. IBMPC
VISA M12A - Monitor 12” ambra mon. comp. IBM/PC ed Apple
VISA MC53 - Monitor 1 4" colori compat. IBM/PC ed Apple
VISA MC54 - Monitor 14" colori compat. IBM/PC e Apple alta risoluz.
VISA 1 1 - Terminale video emulazione Digital 12" green (P-34)
VISA 12 - Terminale video emulazione Digitale 12" green (P-31)
VISA 50L - Term. emul. Digilal-Hazeltine Wordstar-Ansi X 3.64 12"
green (P-31)
VISA 95 - Terminale video emulaz. Televideo 950 14" green (P-31)
VISA 100 - Term. emulaz. Digital-Ansi X4.64/14"
green (P-31)
VISA 220 A - Terminale video emulaz. Digital 12" ambra
VISA 220G - Terminale video emulaz. Digital 12” green
VISA 125 - Terminale video Wìse 50 - Televideo 910 - Lear Siegler
ADM ADDS Vìewpoint VISA 40 14" verde
VISA 125 - Terminale video come sopra ma schermo ambra
EGA CARD scheda col. grafica per MC 54 comp. EGA IBM
PC TER Terminale video 14" per IBM AT
GIANNI VECCHIETTI GVH
Via della Bavarara 39 - 40131 Bologna
4 T Hercules o colore
I T versione in kit
CDM 1200 (GN/OR) video
MD 3 video
Philips CM 8533
Philips BM 7513
CX 20 scheda grafica Hercules
CX 25 scheda colore
CX 26 scheda Eoa
CX 50 scheda RS 232
CX 70 scheda 576 K
LH 4 Disk Drive Teac 360 K trazione diretta slim
LH 6 Disk Drive ACC 360 K trazione diretta slim
MB 4 Main Board Turbo 256 K RAM 4.77-8 MHz
HD 20 Hard disk 20 M
MP 303 Modemphone
GM 4 Mouse
K 5060 Keyboard XT-AT compat capacitiva 84 tasti
GIERRE INFORMATICA
Via Umbria 36 - 42100 Reggio Emilia
PC2FH IBICOMP 256K 2DD360K
PC10MBH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD10MB
PCI 0TAPEH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD10MBTP10
PC20MBH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD20MB
PC20TAPEH IBICOMP 256K 1DD360K 1HD20MBTP10
AT20MB IBICOMP AT 51 2K IDDI. 2MB 1HD20MB
AT40MB IBICOMP AT 51 2K 1 0DI ,2MB 1 HD40MB
AT70HB IBICOMP AT512K 1DD1.2MB 1HD70MB
00830001 1 Monitor IBICOMP 12" Monocromatico TTL
N35400001 Roppy Tape XT 5" slim 10MB
N35400002 Roppy Tape AT 5" slim 20MB
N35400003 Roppy Tape XT/AT 60MB
N35400004 Sottosistema Tape 5" 10MB con Cabinet alimene e cavi
N35400005 Sottosistema Tape 5" 20MB con Cabinet alimene e cavi
P00100001 CM-100 (80 col.-80 cps. interi, parallela)
P00 100003 VP-8100 (80 col -100 cps. interi, parallela)
P001 00008 DT-160 (80 col -160 cps. compatibile PC ibm)
P001 00006 DT-130 (80 col.-130 cps. compatibile PC ibm)
P00100012 LP- 1516 (136 col.-160 cps. compatibile PC Ibm)
P00100010 LP-1510 (136 col.-130 cps. compatibile PC ibm)
P00100013 - Interfaccia RS 232
P001 000 16 DWP-2500 Daisy whell printer (22 cps. 136 col.)
P001 0001 8 - Inseritore automatico
P00100019 - Trattore per la carta
328.000
292.000
860.000
1.230.000
934.000
1.134.000
1.584.000
1.300.000
1.367.000
1.484.000
1.484.000
1.209.000
680.000
1.435.000
1.100.000
899.000
199.000
699.000
649.000
189.000
153.900
153.900
oo.uuu
69.500
218.000
199.000
310.000
990.000
199.000
185.000
110.000
2.048.000
3.069.000
5.430.000
3.480.000
6.189.000
5.721.000
7.829.000
1 1 817.000
286.130
1.865.672
2.350.746
4.328.358
2.611.940
2.835.821
580.799
730.957
821.618
742.290
1.133.267
1.048.272
50.997
983.109
59.497
376.811
189.822
236
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
Outstanding Computer from Apollo
CMI-400 BABY PC/AT
COMPATIBLE
• Same as CM 1-300
• XT size
CMI-300 PC/AT COMPATIBLE
• CPU: 80286 • 20M HDD
• RAM: 1MB • FDD/hDD controller
• 1 ,2M FDD • 200W power supply
6/8 or 6/10 Mhz switchable
Keyboard
Monitor
APOLLO COMPUTER CO., LTD.
2F . No. 5. Lane 58. Pao hsing Rd.
Flsin Tien City, Taipei Flsien, Taiwan. R.O.C.
P. 0. Box: 22106 TAIPEI
Tel: (02) 7001447 (3 lines) 7098109
Tlx: 13121 APCOCO
Fax: 886-2-7098129
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
237
— guida computer
9 154 AB- 10 M
9134DB - 14.5 M
9134HB- 20 M
9144A - sottosistema nastro 1/4" per backup HP-1B CS/80
Plotler - tavolette grafiche - stampami - monitor
7440A - plotter A4 8 penne
7475A- plotler A3 6 penne
7550A - plotter A3 8 penne
46087A - tavoletta grafica A4
46088A - tavoletta grafica A3
2225 - stampante grafica ink-|et 80c/150 cps
82906A - stampante grafica ad aghi 80C/160 cps
2686AB - stampante laserjet 8 pag/min
2686AB opz. 300 - 512 K interi, parallela per 2686 AB
Accessori e interfacce per serie 80
82937A - Interfaccia HP1B
82939A - Interfaccia seriale RS-232C
82949A - Interfaccia parallela Centronics
Accessori per HP-1 10 Plus
82981A - Cassetto porta RAM con 128 K
82982A- Cassetto porta ROM
82984A - Espansione memoria 128 K
Accessori per HP-1 50 II
45885A - Coprocessore malemalico 8087
Accessori, interfacce e periferiche per 9807
829 16A - Espansione memoria 1 M
82919AZ - Interfaccia RS-232C
Accessori, interfacce e periferiche per Vedrà
4581 1A - Unità floppy 5"1/4 360 K
4581 2A - Unità floppy 5“1/4 1.2 M
458 16A - Unità Winchester 20 M
45817A- Unità whinchesler 40 M
45973A - Scheda memoria 512 K
45974A - Scheda memoria 1 M
3573 1BB - Monitor 12" monocromatico
3574 1BB - Monitor 12" colori
HITACHI (Giappone)
Inlogral - Via Gramsci 1S/B - 20060 Cassina de Pecchi (Milano)
Plotler Big 3 (A3-4 penne)
Plotter Big. 36 (A3-6 penne)
Tablet Tiger 1 1x1 1 con penna e cavo
Tablei Tiger 1 5x1 5 con penna e cavo
Tablet Tiger 1 1x1 1 con cursore 4 tasti, penna e cavo
Tablei Tiger 1 5x1 5 con cursore 4 tasti, penna e cavo
Tablet Tiger 1 2x1 7 penna e cavo
Tablet Tiger 12x17 con cursore 4 tasti, penna e cavo
Stilo
Cursore 4 tasti
Alimentatore esterno + 1 2 ± 5V
HONEYWELL HISI (Italia)
Honeywell HISI - Via Vida. 1 1 - 20127 Milano
4.364.000
7.221.000
2.853.000
4.129.000
8.616.000
1.594.000
2.510.000
190.000
545.000
300.000
704.000
3.100.000
4.000.000
346.000
346.000
1.230.000
562.000
1.500.000
1.780.000
6.510.000
2.090.000
HONEYWELL HISI (Italia)
Honeywell Hisi - Via Tazzoti, 6 - 20154 Milano
3.261.000
424.000
470.000
577.000
2.907.000
4.878.000
1.267.000
2.121.000
611.000
2.048.000
2.360.000
3.480.000
2.280.000
3.280.000
2.420.000
3.420.000
2.580.000
2.720.000
300.000
400.000
200.000
Honeywell 36 CO 132 colonne - 300/60 cps
Honeywell 4/66 Plotter Stampante + Plotter A2 8 colori
Honeywell 4/66 Coax 1 36 colonne - 400/75 cps
IBM
IBM Italia - Via Rivoltarla 13 - San Felice - 20090 Segrate (Mi)
XT 286
Personal Sistems 2 - mod. 30 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video
Monocr.
Personal Sistems 2 - mod. 50 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video
Monocr.
Personal Sistems 2 - mod. 60 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video
Monocr
Personal Sistems 2 - mod. 80 - Unità di lavorazione - Tastiera - Video
Monocr.
AT AVANZATO 512 KB-1 da 1 -2 MB ma con 1 D X 30 MB
DOS 3.3
UNITÀ VIDEO
Monocromatico 12" 640 x 480 punti - 88 pixel
Colori 8512 - 14" - 640 x 480 punti - 68 pixel
Colori 8512 - 12" - 640 x 480 punti - 88 pixel
Colori 8514 - 16" - 1024 x 768 punti - 92 pixel
STAMPANTI
Professionale bidirez. 9 aghi - 240 cps max
Grafica a Colori
Di Qualità a ruota di stampa
Silenz. di Qualità termico resistiva - 270 cps max
Prolessionale X24 bid. 24 aghi, 240 cps max
XL24 bid. 24 aghi - 240 cps max - carrello lungo
PLOTTER A COLORI
Plotter A0
880.000
1.200.000
1.700.000
1.140.000
1.395.000
2.375.000
3.000. 000
4.800.000
6.000. 000
6.800.000
10.600.000
9.800.000
145.000
415.000
1.050.000
1.200.000
2.500.000
870.000
1.857.000
2.088.000
2.300.000
1.250.000
16.500.000
2.944.000
18.000.000
HWS0210 EP-Superteam 256 Kb RAM 1 + 360 Kb Hercules 2.000.000
HWS0220 EP-Superteam 2 x 360 Kb 2.400.000
HWS0240 EP-Superteam 1 x 360 Kb + 10 Mb 3.500.000
KBD0780 tastiera internazionale 83 tasti (EP) 301 .000
KB00785 tastiera italiana 301 .000
DMU5794 video monocromatico 12” 338.000
DMU5795 video colore 1 4" 900.000
CMM0701 espansione di memoria da 512 a 640 dB 60.000
CMM0703 espansione di memoria da 256 a 512 Kb 200.000
DCM0703 porta seriale asincrona 1 00.000
CPA0797 adattatore per monitor con grafica e/o colore 300.000
CPA0798 adattatore per monitor monocromatico ad alta risoluzione 335.000
CBL1910 cavo stampante parallela 95.000
CPF0792 coprocessor 8087-2 513.000
HWS0610 AP-Superteam 1 x 1.2 Mb 6.000.000
HWS0640 AP-Superteam 512 Kb RAM 1 x 1.2 Mb + 20 Mb 8.000.000
HWS0650 AP-Superteam 1 x 360 Kb + 20 Mb 8.000.000
KBD0782 tastiera intemazionale 1 1 6 tasti (AP) 460.000
CDU0701 unità disco addizionale da 20 Mb full size (AP) 1.801 .000
MTU0702 streamer tape da 60 Mb e controller (AP) 3.300.000
DIU0702 unità diskette addizionale da 360 Kb (AP) 465.000
DIU0703 unità diskette addizionale da 1 .2 Mb (AP) 538.000
ICL (GB)
ICL Italia S.p.A. - Centro direzionate MHanohori - 20094 Milano
Mod 19 - 512 Kb - 2 Minifloppy da 800 Kb - CDOS - Basic - 16 Bil 4 500.000
Mod. 49 - 512 Kb - 1 Minifloppy da 800Kb - 1 Winchester 20 Mb -
CDOS - Basic - 1 6 Bit 1 0.500.000
Mod. 59 - 512 Kb - 1 Minifloppy da 800 Kb - 1 Winchester 50 Mb -
CDOS - Basic - 1 6 Bit 1 2.000.000
Mod. 249 - Intel 80286 - 1 Mb - 1 Minifloppy da 800 Kb - 1 Winche-
ster 20 Mb - CDOS - Basic- 16 Bit 12.000.000
Mod. 259 - Intel 80286 - 1 Mb - 1 Minifloppy da 800 Kb - 1 Winche-
ster 50 Mb - CDOS - Basic - 1 6 Bit 1 3.500.000
Unità Video Tastiera Monocromatico 1 .700.000
Unità Video a colori grafico 5.000.000
JOYTECH (Taiwan)
Electronic Devices s.r.l. - Via Ubaldo Comandini, 49 - OOI73 Roma
Linea Lithius PC/XT Compatibile
Mod. PC/l - 128 K. 8 slot tastiera. 1 minifloppy, scheda grafica RGB,
monitor verde e ambra 2.400.000
Mod. PC/2 - come PC/1 con 2 minifloppy 2.720.000
238
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
guida computer-.
Mod. PC/XT - come PC/1 con hard disk 10.5 Mbyte
Scheda multilunzione 256K (OK RAM. orol.. interi, set. e parali.
Scheda multifunzione 384K (come scheda 256K, con 128K RAM)
Unea Lithius A Apple compatibile (DOS a PRODOS)
Mod. LP48/T1 - 48K RAM
Mod. LP/64T1 - 64K RAM
Mod. P2 64/TI - 64K RAM 6502 + Z80
Mod. P2-64/TS - come P2-64/T1 con tastiera separata
Mod. E64/T1 - 64K RAM, 80 colonne, PRODOS
Mod. E64/TS - come E64/T) con tastiera separata
Sistemi
Starter 1 - Lithius P48/FI + 1 drive + monitor Philips PCT 1204
Starter 2 - come Starter 1 con Lithius P2-6401
Starter 3 - Lithius P2-64H, 1 drive, monitor, stamp. LO 120 cps
Interfaccia 2 driver
Interfaccia grafica Epson
Interfaccia parallela Centronics
Interfaccia RS 232
Interfaccia RS 232C
Interfaccia Via card 6522
Interfaccia 16K Ram
Interfaccia Z80 (CPU 1 MHz)
Interfaccia Z80 (CPU 4 MHz)
Interfaccia 80 Colonne Soft Switch
Interfaccia Pai card
Interfaccia Super serial
Interfaccia Modem card CCITTV21 300 8
Interfaccia ICE 6502 card
Interfaccia ICE Z 80 card
Paddle per Apple (manopole)
8088 card + software
Accelerator card (6402 a 4 MHz)
Driver Slim Super 5 trazione diretta meccanica Chinon
JUKI (Giappone)
Telami s rl - Va Matteo Civitati 75 - 20148 Milano
MANNESMANN TALLY
Via Borsini, 6 - 20094 Corsia) (Mi)
4.700.000
280.000
352.000
MICROVITEC
Tetav - Via L. Da Vinci. 43 - 20090 Trezzano Sul Naviglio (MI)
540.000
580.000
690.000
890.000
750.000
850.000
1.200.000
1.300.000
2.700.000
63.000
80.000
64.000
75.000
170.000
70.000
80.000
70.000
90.000
130.000
80.000
170.000
170.000
232.000
270.000
25.000
300.000
300.000
350.000
1 322/S12 1 4" alta risoluzione per EGA 1 .300.000
1 456/DI2E 1 4" media risoluzione per CGA 1 1 50.000
1 446/012 1 4“ alta risoluzione per CGA 1 .550.000
2046/05 20" media risoluzione per CGA 2. 1 50.000
1 4L46/DI2 ( 1 6KHz) 1 4" alta risoluzione RGB/TTL 1 .650.000
1 4L49/DN2 ( 1 6KHz) 1 4" alta risoluzione RGBA 1 .750.000
20L46/CI5 (1 6KHz) 20" media risoluzione RGB/TTl 2.250.000
1 4M624/DS2 (25KHz) 1 4" media risoluzione RGB/TTL 1 .750.000
1 4H624/DS2 (25KHz) 1 4” alta risoluzione RGB/TTL 2.050.000
1 4L629/DS2 (25KHz) 1 4" alta risoluzione LP RGBA 2. 1 50.000
20L629/CW2 (25KHz) 20" aita risoluzione LP RGBA 4.000.000
1 4H629/DV2 (31KHz) 14" alta risoluzione RGBA 2.250.000
20P629/DV2 (3 1 KHz) 20" media risoluzione LP RGBA 3.800.000
20H629/CS2 (31KHz) 20" alta risoluzione RGBA 4.100.000
20L629/CS2 (31KHz) 20" alla risoluzione LP RGBA 4.200.000
MONTEREY CO. LTD. (Taiwan)
La Casa de! Computer - Via della Misericordia. 84 - 56025 Pontedera (Pisa)
AT BASE: 512K, alimentatore 200W, tastiera e cabinet
AT FULL hard disk 20 MB., floppy 1.2 MB., controller ed Hercules
PC/XT BASE: 256K, alim. 150W, tastiera, n. 1 floppy 360K
PC/XT TURBO BASE: 8 MHz. (OK ram), alim. 150W, tastiera, 1 floppy
360 K
PC/XT m.b. 256K. ta:
AT I/O card (n. 2 se
2.300.000
5.200.000
1.199.000
1.499.000
1.690.000
320.000
278.000
224.000
490.000
590.000
376.000
520.000
392.000
870.000
330.000
120.000
72.000
190.000
340.000
220.000
220.000
270.000
435.000
98.000
72.000
190.000
308.000
270.000
570.000
148.000
138.000
350.000
490.000
400.000
980.000
MT80 PC - 80 col - 130 cps - Ini. parallela
MT85 - 80 col - 180 cps - NLQ45 cps - Ini. parallela o seriale
MT86 - 1 36 col - 1 80 cps - NLQ 1 80 cps - Int parallela o seriale
MT80 Plus - 100 cps - 80 col. Interi, parallela
MT 290- 132 Cd. -200 cps
Caricatore automatico di fogli per MT 180/280/290
MT 290 + introduttore automatico frontale di fogli singolo
MT 460 + 132 col - 200 cps - grafica - int. parallela o seriale
MT 460D - 132 col - 270 cps - OCRA/B barcode
MT 490 - 132 col - 400 cps - NLQ1 50 cps - grafica ini. parali, o seriale
MT 490F - 1 32 col 400 cps - NLQ 1 50 cps - stamp. 4 col. graf .
MT 660 - 600 Ipm - Interfaccia parallela
Interfaccia seriale per MT 660
MT/20 Stamp. a margh. 20 cps. - 1 10 col. - Interi, parali, o seriale
MT/90 Stamp. ink jet 256 cps. - 80 cd. Interi, parallela o seriale
MT/910 Stampante laser 10 ppm Interi, parallela o seriale
MT/330 Stamp. aghi - 330 cps. 136 col. - seriale o parai.
790.000
1.020.000
1.250.000
3.100.000
M.P.M. Computer (Italia)
M.P.M. Srl - V. Casorati. 12 - 42100 Reggio Emilia
F2 MPM XT 256 Kb. 2 360 Kb, Hercules II. 1 .850.000
F20 come il precedente con 1 HO 20 Mb 2.900.000
F30 come il precedente con 1 HO 30 Mb 3.250.000
A20 MPM AT 512 Kb, 1 1.2 Mb. 1 HO 20 Mb 4.600.000
A30 come il precedente con 1 HO 30 Mb 5.600.000
A40 come II precedente con 1 HD 40 Mb 5.950.000
A85 come A40 con 1 HD da 85 Mb 7,300.000
MPM 386 - 1 Mb RAM-80386 - 1 6 MHz - disco da 40 Mb - drive da
1.2 10.000.000
MPM 386/66 - come sopra disco da 66 Mb 1 4,200.000
MPM 386/120 - come sopra discoda 120 Mb 17.800.000
MPM 386/150 - come sopra disco da 150 Mb 18.800.000
DM 1 4 Monitor AD1 1 4“ monocromatico 400.000
MP Monitor 1 2” monocromatico basculante 300.000
PXII Monitor AD1 1 4" a colori 1 .000.000
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
239
_ guida computer
MULTITECH (Taiwan)
Lhgilek s.r.l. - V. Valli. 26 - 4201 1 Bagnolo in Piano IRE)
MPF- IP Computer MPF 1 Plus con Z80
MPF/65 Computer MPF 1 con 6502
MPF/88 Computer MPF t con 8088
MPF-II Computer e Accessori Base
ST 40 Stampante Termica MULTITECH 40C/120 cps
MPF-III Computer/Tast. 66K RAM 24K ROM 80 col. uscita Centronics
MPF-IV Computer/tastiera 1 28K RAM 24K ROM completo di Interfacce
x drive, stampante, 80 colonne, CP/M (Z-80) TVC-PAL
PC 522 MPF PC/522 - 256K RAM - 2FDD x 360
PC 501 MPF PC/501 - 256K RAM - 1 FOD x 360
PC 502 MPF PC/502 - 51 2K RAM - 2 FOD x 360
PC 702 MPF PC/702 - 640K RAM - 2 FOD x 360 con processore
4,77/8MHz
XT 720 MPF PC-XT/720 - 640K RAM - 1 FDD x 360 1 HD 20 Mb
con processore 4,77/8MHz
PC55XT MPF PC-55/XT 640K RAM - 360K + 1 0Mb
PC-ET1 MPF PC-ET 1 - 640K RAM - 2 FDD x 360 compì, di mon.
15" 1024 x 1024 di risol. e scheda grafica da 1024 x 768 pixel mo-
12 MBV Monitor 12” FV MULTITECH alta ris. - arti rifl., bascul.
MDM-PC Monitor 12" MULTfTECH monoc. a lunga persisi., bascu. x
PC
CVM PC Monitor 13" MULTITECH, colore x PC
MHM-15 Monitor 15” MULTITECH 1024 x 1024 di risol., fosf. PI 58
DK MFV 1 Monitor 14" monoc. gir./basc.
12 DKV 1 Monitor 12" a.r. grafico
530.000
780.000
850.000
500.000
420.000
900.000
1.200.000
3.200.000
1.400.000
1.800.000
2.800.000
4.600.000
4.000.000
6.400.000
340.000
360.000
1.300.000
1.400.000
420.000
280.000
NUMONICS
TELAV - Via L . da Vinci, 43 - 20090 Tremano Sul Naviglio IMI)
Tavolette grafiche complete di alimentatore, stilo e interfaccia RS232C
mod. 2210 15x 15cm 1.060.000
mod. 2210 30x30 cm 1.340.000
mod. 2210 30 x 43 cm 1.570.000
mod. 2210 50 x 50 em 2.876.000
mod. 2210 60 x 90 cm 5.940.000
mod. 2210 90 x 120 cm 8.115.000
mod. 2210 112 x 152 em 9.800.000
Potter 5460 7.650.000
Plotler 5860 9.500.000
Plotter OCI 928 23.000.000
OKI (Giappone)
Techndron - Viale Milanofioh Pai E/2 - 20094 Assago IMI)
Microline 1 82 80 col. 1 20 CPS 850.000
Miaoline 192 80 col. 160 CPS Parallela 1.065.000
Microlme 1 92 80 col. 1 60 CPS Seriale 1 .250.000
Microlme 193 136 col. 160 CPS Parallela 1.285.000
Miaollne 193 136 col. 160 CPS Seriale 1.500.000
Microline 84 132 col. 200 CPS Parallela 2.270.000
Microline 292 80 col. 200 CPS a colori BN parallela o IBM o seriale 1 .970.000
Microline 293 1 36 col. 200 CPS a colori BN parallela o IBM o seriale 2.300.000
Microline 294 1 36 col. 400 CPS a colori BN parallela o IBM o seriale 3. 1 20.000
Miaollne 84 1 32 col. 200 CPS Seriale 2.500.000
OKI 2350 136 col. 350 CPS 6.040.000
OKI 2410 132 col. 350 CPS NLQ 6.450.000
OKI MATE20 - 80 col. 80 CPS - colori 750.000
Insertine 6 4.990.000
OLIVETTI (Italia)
OUvetti S.p.A. - Via Meravigli 12 - 20123 Milano
3.750.000
1.100.000
5.300.000
5.009.000
6.500.000
7.500.000
M19 con 2 Floppy Disk 256K
Stampante M19 DM 280/1 -
M24 bifloppy 256K RAM - vii
M21 bifloppy 256K RAM -vii
M24 - 512 K RAM -coni m
M24 - 512 K RAM - 1 H.D.ir
OSBORNE (U.S.A.)
Computator Sri - Va F Verdinois 3-00159 Roma
Osbome 1 (portatile 64K RAM. tastiera video 5", 2 mmifloppy 200K,
interfaccia. CP/M. Wordstar, MBasic, CBasic. SuperCalc) 2.1 00.000
Screen Pac (scheda 52, 80, 104 colonne) esci, instali. 420.000
Osbome Executive (portatile 128K RAM, tastiera, video 7". 2 minifloppy
200K. 2 RS232, IEEE 488-Contronics. CP/M plus. p-System,
Wordstar. MBasic. CBasic. SuperCalc. Personal Pearl) 2.900.000
Osbome Executive T come sopra ma con 1 minifloppy da 200 Kb e 1
HD da 21 MB interno 4.500.000
Osbome Encore 51 2-02-MA (adattatore CRT esterno) 51 2 K RAM 4.495.000
Accumulatore Ni-Cad per Encore 1 65.000
Osbome Vixen (portatile, 64K RAM. video 7", 2 minifloppy 400K, inter-
facce, CP/M, Wordstar, M8asic. SuperCalc2. Osboard, Media Master,
Desolation, TumKey) 3.300.000
Osbome Vixen FIO (1 minifloppy 400K, 1 disco rigido 10M) 4.600.000
PERTEL s.n.c.
Periels.n.c. - Via Ormea 99 - 10126 Torino
Via Card - I/O card con due 6522 VIA - 1 6 linee I/O parallele
Super Parallel Pori - I/O card con 1 6 OUT e 1 6 linee INPUT TTL
D/A Card 8 bit + I/O pori - D/A conva 8 bit 2 can. con I/O TTL 2 can.
A/D Card 8 bit comp. Al -02 - A/D converter 16 canali 8 bit 0-5
A/D D/A Card 8 bit 1 6 Channels - A/D converta 8 bit con D/A conver,
SDS-II (sistema di sviluppo) - Emulatore APPLE II
Clock Card - Reai Urne dock con batteria tampone compatibile PRODOS
Custom card - 48 Kbytes EPROM con bootstrap per sostituire i drive
Parallel printer interface OKI
Z80 Card per CP/M - Sist. compì, per Instali, ed uso del CP/M
Diglcoder - Scheda acquisizione per encoder ottici 2 canali 8 + 8 DIGIT
Teleraster per APPLE II + le - composito 256 x 256 64 livelli
Grafpack 4.0 - Routines gest. TELERASTER con hard-copy, Utilities graf.
Image Acquisition (2.0) - con FAST-SCAN ed utility (zoom, etc.)
Imago III per APPLE - 512 x 512 - 6 bit 64 gray level + softw.
GPP-01 General purpouse pori - Schede di I/O per IBM PC/XT
Digicoder per IBM - Scheda acquis. encoda ottici
Color-monochrome VDU Card - pa IBM e comp.
HI- RES mono VDU-Printer adapt. - 720 x 348 comp. Hacules + iri-
307.000
250.000
384.000
384.000
255.000
7.500.000
541.000
1.258.000
297.000
e compai. - 256 x 256, 8 bit, 256 gray-levl
PHILIPS S.p.A.
Philips S.p.A. - Piana N Novembre, 3 - 20124 Milano
VG8020 Computer MSX
VG8235 Computer MSX 2
NMS8800
NMS8810
VW 0010 Stampante - 40 Col. - matrice dei punti
VW 0020 Stampante - 80 Col. - matrice dei punti
VW 0030 Stampante - 80 Col. - Letta quality
D6450/60P Registratore dedicato
VY 0002 -Quick disk Drive
VY 0010 -Roppy disk drive
VY 0011 Disk drive aggiuntivo
BM 7552 monitor monocromatico
VU 0001 Joystick
VU 0005 joystick
VU 0031 esp RAM da 16K
VU 0033esp. RAM da 48 K
VU 0034 esp. RAM da 64 K
VU 0040 interfaccia parallela Centronics
VU 0041 espansione slot
YES mod. P. 3050-2-80186 - 128 Kb RAM - 2 miaofloppy da 720
Kb
YES mod. P. 3050-5-80186 - 640 Kb RAM - 1 microfloppy da 720
Kb -Hard disk 20 Mb
P3102-04-8088 - 512 Kb RAM - 2 floppy da 360 Kb
F*3 1 02-07-8086 - 512 Kb RAM - 1 floppy da 360 Kb - Hard disk da
20 Mb
P3200-05-80286 - 512 Kb RAM - 1 floppy 1.2 Mb
Video monoaomatico
Video colore
Stampante grafica 80 col. - 160 cps.
Stampante grafica 1 36 col. - 1 60 cps.
Stampante PX1: 300 cps. carrello 340 mm (8 font)
Stampante LPX1. 300 cps. carrello 400 mm (8 font)
P3200-06-80286 - 512 Kb RAM - 1 floppy da 1.2 Mb - 1 Hard disk
da 25 Mb
415.000
1.084.000
1.654.000
552.000
1.800.000
323.000
474.000
96.000
270.000
500.000
390.000
173.500
16.600
36.000
67.000
100.000
140.000
48.500
63.500
4.990.000
4.540.000
6.200.000
7.570.000
230.000
650.000
1.300.000
1.650.000
4.400.000
4.600.000
ROBOCOM
TELAV - Via L da Vinci, 43 - 20090 Treuano Sul Naviglio IMI)
Robo CAD-PC per IBM PC/XT/AT 3.000.000
240
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
guida computer—
ROLAND
Tetav -Va L . Da Vinci 43 - 20090 Renano S.N. (MI)
Ptolter A3/A4 8 Penne. DXY 800A 1 .350.000
Plotler A3/A4 8 Penne, DXY 880A 1 .990.000
Plotter A3/A4 8 Penne. DXY 980A 2.600.000
Plotter A3 8 Penne DXY 885 2.550.000
Plotter A3 8 Penne DXY 990 3.450.000
Plotter A2 8 Penne DPX 2000 9.900.000
SCHI-TEC (Taiwan)
Computerline srl
Va Ubaldo Comandici. 49 -00173 Roma
XT-01; 256K RAM. 2 a. 360K Bytes. V/Grafica Pr. Ad.
XT-02: 256K RAM. I FL. 360K Bytes. 1 Winch. 10M Bytes
AT-01: 512K RAM. 1 R 1.2M 1 WINC. 20M V/Grafica. 200 W
Sistema Operativo Xenix System V
16301 Floppy Drive da 360 Kbyte
16302 Floppy da 1.2M
1 6257/N Cntr. Floppy per XT
PA8133 Cntr. Floppy per AT
1601/T Cntr Winchester per XT
PA8794 Cr
HDO10SM
1 6051 B Back-Up20 Box a nastro da 20MB box per AT
16255 RS232C Scheda set. asine. COMI (COM2 opz )
PA8137 4RS232C 4 porte ser da COMI a C0M8 per AT
PA-81 24 I/O ser./par per AT
ia con 48 linee progr. IN/OUT
16265 A/D-D/A conv. 12 bit. 16 eh. A/D. 1 eh, D/A
1 6266 A/D-D/A-l/0 conv. 8 bit, 64 eh. A/D, 2 eh. D/A
16266H A/D-D/A conv. 14 bit. 16 eh. A/D, 2 eh. D/A
1650R RAM 64K Kit di esp. di memoria Ram 9 chip
1 651 R RAM 256K Kit di esp. di m ” ' "
1.837.000
2.422.000
4.970.000
1.210.000
312.000
548.000
85.000
180.000
380.000
754.000
990.000
1.247.000
1.392.000
2.245.000
2.572.000
2.700.000
4.100.000
7.802.000
2.820.000
3.400.000
1.020.000
4.699.000
800.000
1.280.000
1.900.000
1.560.000
2.120.000
80.000
450.000
170.000
225.000
300.000
205.000
280.000
46.000
50.000
227.000
570.000
152.000
323.000
OOU.UUU
50.000
120.000
10.000
540.000
1.265.000
176.000
222.000
220.000
733.000
725.000
932.000
415.000
340.000
1.792.000
120.000
105.000
540.000
580.000
25.000
170.000
200.000
260.000
16296 Power Supply XT Alimentatore 130W, 220V, 50 Hz 210.000
PA8596 Power Supply AT Alimentatore 200W. 220V, 50 Hz 380.000
MIKI Mouse Meccanico con encoder ottico 260.000
NETWK Net-Work collegamento in rete locale con SW 1 .490.000
E5251 Emulatore 5251 con SW 1 .900.000
E5251B Emulatore 5251 via Modem con SW 1.680.000
1 6365 Modem Card Hayes Scheda modem 580.000
WD7012 Modem 300/1200 baud CCim/21 & V22 Hayes comp 800.000
WD7012P Modem/Phone come sopra con in più il telefono 850.000
Sansung Monitor B/N 1 2", TTL, 1 8kHz per Hercules 330.000
ADIPXII Monitor Colore per IBM C.G.A. 1.100.000
ADIPX22 Monitor colore per scheda colore E.G.A. IBM 1 .350.000
LP300 User Print 300 x 300 dots/inch. 8 f./min. 8.920.000
1 6342 Llght Pen Penna ottica 326.000
A-650 Bar-Code tenore di codici a barre 1 . 1 03.000
ET2000 Terminate asincrono con schermo 12" 1.000.000
PWM-200 Gruppo intervento da 200W 780.000
PWM-300 Gruppo intervento da 300W 1 .053.000
PWM-500 Gruppo intervento da 500W 1 .395.000
PCB- 1 Buffer Box per stamp. par. max di 64K 326.000
DD-2A T Switch RS232 meccanico 298.000
DD-2B X Switch RS232 mecc. scambia due linee 307.000
DSRAP2 T Switch Printer meccanico 1 1 8.000
DSRAP4 Switch Printer mecc. scambia 4 Centronics 1 66.000
DS2A T Switch Printer elettr. bufi. 64K 1 stamp. 298.000
DS2B T Switch Printer elettr. buffer da 64K 2 stamp. 308.000
PCC44 Data Switch elett. 4 stamp. 4 sist. 64/256K 1 . 1 09.000
CONSEGNA PRONTA, GARANZIA 12 MESI
S.C.M. Smith Corona Marchand (U.S.A.)
Tiber SpA - Via Madonna de 1 Riposo. 127 - 00165 Roma
Stampanti
D80 ad aghi 80 Col. grafica, parallela, Centronics 80 cps
D200 grafica. Centronics - RS232 1 60 cps
D300 132 Col. grafica. Centronics e RS232 160 cps
400.000
1.050.000
1.350.000
SEIKOSHA
Claitron S.p.a. - Via Gallarate, 211 - 20157 Milano
Caricatore automatico logli singoli per BT-5420FA
MP1300AT- 80 col, 300 cps. -NLQ
Opzione colore per MP1300AT (kit color + nastro)
3.950.000
750.000
1.450.000
465.000
480.000
1 780.000
570.000
SEIKOSHA (Giappone)
Rebit Computer - Divistone della GBC Italiana Spa
Viale Matteotti. 66 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)
GP50A (46 Col. 40 CPS) Ini. parallela Centronics 260.000
GP50S (32 Col. 35 CPS) per Sinclair ZX8 1 e Spectrum 290.000
GP55 AS (46 Col 40 CPS) interfaccia seriale RS 232C 330.000
GP100 AT (80 Col. 50 CPS) per Home Computer Atari 550.000
GP500 VC (80 Col. 50 CPS) per computer Commodore VIC 20 e 64 550.000
GP500 AS (80 Col. 50 CPS) mi. seriale RS 232C 550.000
GP500 A (80 Col. 50 CPS) int. parallela Centronics 5 1 0.000
GP550 A (80 Col. 50 CPS) int. parallela Centronics N.LQ. 650.000
GP700 VC (80 Col. 50 CPS) a colori per Computer Commodore 64 900.000
SPI 000 AP (MACINTOSH - APRE IIC) 80 col. 1 00 CPS - NLQ 20cps 780.000
BP5200 A come 52001 ma con interi. Centronics e RS232 2.300.000
BP 52001 (136 Col. 200 CPS) N.LQ. vers. total. PC IBM comp. 2.300.000
Inseritore automatico foglio singolo per BP 5200 A/l 640.000
SP 1 000 1 80 col. 1 00 cps NLQ IBM Comp. 780.000
SP 1 000 VC 806 Col. 1 00 cps VLQ Commodore Comp 780.000
SP 1 000 AS 80 col. 1 00 cps NLQ int. seriale RS 232C 740.000
SHARP CORPORATION (Giappone)
Melchiont Computertime - Viale Europa 49 - Cotogno Monzese - 20093 Milano
MZ-5646 - CPU 8086-2 - 512 Kb - 1 Floppy 360 Kb - 1 Hard disk 20
Mb - Video monocr. 12" ' 7.150.000
PC-7000 - CPU 8086 - 320 Kb - 2 Floppy da 360 Kb - Display a cri-
stalli illuminati 80 x 25 3.490.000
CE-700P - Stampante termica per PC-7000 990.000
JX-720 - Stampante a getto d'inchiostro 3.500.000
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
241
_ guida computer
PC-7500 - CPU 80286 - 512 Kb - 1 Roppy da 1.2 Mb - 1 Hard disk
20 Mb - Monitor 12" monocr.
SIEMENS AG (Repubblica Federale Tedesca)
Siemens Beare Spa - Va Lazzaroni 3 - 20134 Milano
Stampante PT88T Ink jet (150 cps.) 80 Col.
Stampante PT88T compatibile I8M 150 cps (4 Kb RAM)
Stampante PT 89N ad aghi (80 cps - 132 col.)
Stampante PT 89T compatibile IBM 150 cps - 4 Kb ram
Stampante PT 89T Ink jet (150 cps. - 132 col.) 4 Kb RAM
Stampante PT8012 Ink jet (270 cps.) 132 Col.
PT 90 ink jet (132 Col. 400-680 cps) NLQ 200/340 cps
SINCLAIR (Gran Bretagna)
Rebit Computer ■ G.B.C. Italiana S.p.A.
Viale Matteotti. 66 - 20092 G’nisello Balsamo (MI)
Sinclair QL - 1 28K RAM
Espansione da 64K RAM PCML
Espansione da 128K RAM PCML
Espansione da 256K RAM PCML
Espansione da 51 2K RAM PCML
Micro floppy drive 1 da 3,50" mod. DD-50
Micro floppy drive 2 da 3,50” mod. DD-40
Stampante QL 1000 Printer
QL Monitor 14" a Colori RGB
ZX Spectrum Plus 48 K
ZX Microdrive
ZX Espansion System 80 K
Interfaccia I
Kit di trasformazione per Spectrum 48K
SONY ITALIA
Via F ili Gracchi. 30 - 20092 Gnisello Balsamo (MI)
HB-10 Computer MSX 64K RAM
HB-F700P Home Computer MSX2
HBD-30W - Roppy disk drive per MSX2 DF-DD
HB-50 IP Computer MSX 64K RAM Bit Cortìer + Joystick incorporati
HBD-50P Roppy disk drive 3.5"
SDC-500 Bit Corder
PRN-C41 Plotter/stampante a colori
PRN-T24 Stampante a matrice di punti
JS-55 Joystick
JS-C75 Joystick senza filo
JS-75 - Joystick - Trasmittente e ricevente
UNISYS (U.S.A.)
Unisys S.p.A. - Via Pota, 9 - 20124 Milano
Personal computer PC/HT mod. 100
Personal computer PC/HT mod. 200
Personal computer PC/HT mod. 250
Personal computer PC/HT mod. 400
Personal computer PC/HT mod. 450
Tastiera italiana
Coprocessore aritmetico 8087
Personal computer PC/fT Base (RAM 512 K)
Personal computer PC/IT Espanso (HD 40 MB)
Personal computer PC/IT Avanzato (1024 K)
Tastiera italiana
Controller per video a colori media risoluzione
Video a colori media risoluzione
Controller per video a colori alta risoluzione
Video a colori alta risoluzione
Coprocessore aritmetico 80287
Interfaccia parallela (HT-IT)
Interfaccia RS-232 (HT-IT)
Stampante grafica mod. 5 - 80 o 100 cps
Stampante a margherita mod. 21
Stampante mod. 1 15 - 160 cps
Tavoletta grafica 215x280
Tavoletta grafica 305x305
Base rotante per video
Supporlo da pavimento
7.568.000
STAR EUROPE
Clailron S.p.A. - Via Gallarate. 211 - 20151 Milano
NL 10 80 col. -120 cps. -NLQ
Cartridge IBM per NL 10
Cartndge Commodore per NL10
Cartridge seriale RS232C per NL10
NXT5 135 col. - 120 cps. - NLQ
Gemini 160 80 col. -160 cps.
Gemini 160 IBM 80 col. - 160 cps.
Gemini 160 MSX 80 col. - 160 cps.
Gemini 160 Parallelo seriale 80 col. 160 cps
NO 10 80 col. -160 cps. NLQ
ND 15 136 col. -160 cps. NLQ
NR 10 80 col. -200 cps. NLQ
NR 1 5 136 col. - 200 cps NLQ
NB 24-1 5 136 col. - 216 cps - LO (24 aghi)
NB 1 5 136 col. - 300 cps. - LQ (24 aghi)
SUMMAGRAPHICS
i ri Pai. E/2 - .
ac Tablet 961 - Tavoletta grafica 9" x 6" compatibile con Apple Ma-
ttosh, provvista di stilo, alimentatore, cavo, software e manuale d'uso
ac Tablet 1 201 - Come sopra ma con area attiva 1 2" x 1 2"
eh 961-Sty - Tavoletta grafica 6" x 9" per PC IBM e compa-
>n cursore a 4 pulsanti al
h 1201-Sty - Tavoletta grafica I2"x 12" per PC IBM e
ita di stilo, alimentatore, cavo e manuale
in cursore a 4 pulsanti al
compatibile Mouse System, comple-
- Pacchetto software della Digital
TANDBERG DATA
Data Base - Viale Legioni Romane 5 - 20147 Milano
Sistema di back-up PC IBM mTertaaia SC™ 60 Mb
Sistema di back-up PC IBM interfaccia QIC-02 60 Mb
Sistema di back-up PC IBM interfaccia QIC-02 120 Mb
TEXAS INSTRUMENTS
Stampante modello 855 a frizione GRAY
Modulo prestige elite
875.000
110.000
11 0.000
110.000
310.000
1.420.000
720.000
720.000
720.000
840.000
1.200.000
1.350.000
1.350.000
1.650.000
2.250.000
3.300.000
1.040.000
1.430.000
1.040.000
1.170.000
1.560.000
1.560.000
1.260.000
730.000
1.120.000
2.260.000
360.000
2.250.000
2.620.000
3.090.000
2.320.000
2.320.000
10.600.000
8.500.000
180.000
1.390.000
1.030.000
1.950.000
1.000.000
550.000
2.100.000
700.000
4.000.000
5.700.000
90.000
550.000
2.100.000
1.640.000
1.750.000
1.940.000
1.940.000
80.000
242
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
guida computer—
Stampante modello 855 con trattore TAN o GRAY 2.050.000
Stampante modello 860 con trattore TAN o GRAY 2. 1 0O'OOO
Stampante mod. 865 con trattore TAN o GRAY 2.600.000
T/2100 System 3 - 1 x 360/720 K + disco 10 M 7.035.000
81283 - Drive 5"1/4 esterno per T/2100 1.150.000
T/3100 - 80286, 640 K RAM, 720 K + 1 0 M 8.790.000
81295 - Drive 5"1/4 esterno 1.2 M per T/3100 1.425.000
T/1500 System 2 - 8088, 384 K RAM, 2 x 360 K 2.650.000
T/1500 con 1 x 360 K + disco 1 0 M 4.250.000
T/1 500 con 1 x 360 K + disco 20 M 4.500.000
T/300 System 1 - 8088, 192 K RAM. 1 x 720 K 3.200.000
T/300 System 2 - 2 x 720 K 3.850.000
81511 - Osco rigido interno 1 0 M per T/300 3.450.000
T/350 System 2 - 8086, 256 K RAM, 2 x 1 .2 K 4.240.000
T/350 System FH - 1 x 1 .2 M + disco 1 0 M 7.335.000
T/350 System FH - 1 x 1.2 M + disco 20 M 9.660.000
PA7251 - stampante 80c 125 cps 800.000
82912 - stamp. a frasi, termico per T/1100 1.125.000
PI 340 - 132c 112cps 1.350.000
TOBIA (Italia)
llalselda - V.le Cesare Pavese, 45 - 00144 Poma
1 00CO - 1 drive da 960 K 990.000
1 00C1 Tobia Pc Comp. IBM 256 Kb - 2 drive da 360 K cad. t .290.000
1 00X1 Tobia XT Comp. IBM 5 1 2 Kb - 1 drive 1 0 Mb W. 1 . 1 90.000
1 00C2 Tobia PC Colore 256 Kb - 2 floppy - 360 cad. 1 .800.000
1 00X2 Tobia Turbo XT 1 0 MHz 640 Kb RAM - 2 drive da 360 Kb cad. 2.400.000
200C1 Tobia Turbo AT 1 0 MHz - 1 Mb RAM - 1 drive da 1 .2 Mb 3.400.000
200X1 Tobia AT 1 Mb RAM 20 Mb HO + 1 drive 1.2 Mb 4.200.000
1 1 0C1 Tobia Compact PC-256 Kb t drive 360 K 2.400.000
210X1 Tobia Compact AT-Drive 1 .2 Mb - H.D. 20 Mb 512 Kb RAM 3.900.000
3 D DIGITAL DESIGN
AND DEVELOPMENT LTD.
Pertels.n.c. - Via Ormea. 99 - 10126 Torino
TORRINGTON
Telav - Via L . Da Vino. 43 - 20090 Tremano Sul Naviglio IMI)
Manager Mouse per IBM PC xt. 3270 PC. M24, Erics, ecc. - 1001C 420.000
Manager Mouse per IBM AT - 1 001 AT 485.000
Manager Mouse come 1001C, softw. progr tunz. test 463.000
Manager Mouse come sopra per PC AT - Key Free AT 527.000
Manager Mouse come 1 00 1 C ma con software di disegno - Telepaint 468.000
Manager Mouse come sopra per PC AT - Telepaint 530.000
XAD-1 - A/D converter 12 bit lOmS 4 canali + REAL TIME CLOCK 736.000
XAD-2 - A/D converter 1 2 bit 1 0mS 2 canali fissi + 3 VARIABLE GAIN 736.000
Il 04 - A/D conv. 1 2 bit. 8 can. var. GAIN 1 .739.000
INLAB - Thinklab 1 9" Rack sys. 2. 1 42.000
Modulo Inlab R-8CDMUX MUX a 8 canali differenziali + amplificatore 771 .000
Modulo Inlab - R- 1 6CDMUX MUX a 1 6 canali single end + ampli!. 871 .000
Modulo Inlab R-8IAAMUX - 8 amplificatori seguiti da multiplexer 1 . 1 57.000
Modulo Inlab R-8CTA - 8 amplificatori a guadagno variabile 1 .543.000
Modulo Inlab R-8PGA - 8 amplificatori seguiti da multiplexer e PGA 1 .642.000
Modulo Inlab R- 1 2ADS - 1 2 bit integrating ADC 964.000
Modulo Inlab R-12ADF - 12 bit SAR ADC 25 microsec. 1.063.000
Modulo Inlab R-OPOADC - 8 canali 13 bit 2.701.000
Modulo Inlab R-ADCRAM - 1 2 bit ADC 2.31 5.000
Modulo Inlab R- 1 2DAC4 - 1 2 bit 4 canali DAC 1 .428.000
Modulo Inlab R-12DAC41 - 12 bit 4 canali DAC con uscita 4-20 mA 1.543.000
Modulo Inlab R-8CR - 8 canali a relay, rating 1 00 VDC a 0.5 amp 578.000
Modulo Inlab R-8C00 - 8 can. output opto-isolati. rating 1 5 V a 50 mA 578.000
Mod. Inlab R- 1 0CMR - 1 0 canali REED relè a mercurio, 964.000
Modulo Inlab R-8CPR - 8 canali output con relè solid-state, 1 .378.000
Mod. Inlab R-8CPMOS - 8 can. power MOS switch. rating 4A a 50 VDC 964.000
Modulo Inlab R-32BAL - 32-bit addressable latch TU compatibile 964.000
Mod. Inlab R-6BCDIP - 24 input opto-isolanti input comp. TTl. MOS 1.119.000
Modulo Inlab R-PSMC - 4 phase intelligent stepper motor controller 1 .080.000
Modulo Inlab R-RTCC - Reai time clock/calender with battery back-up 578.000
Mod. Inlab R- 1 6TACJC - Ampi, per termocoppie 1 6 can. giunto freddo 1 .642.000
TOSHIBA (Giappone)
Data Base SpA - Viale Legioni Romane 5 - 20147 Milano
P321 - 24 aghi, 80 col . 21 6 cps. interi parallela 1.328.000
relativo trattore unidirezionale 206.000
caricatore per loglio singolo 1* cassetto NS15 413.000
caricatore per loglio singolo 2° cassetto 302.000
P341E- 24 aghi. 136 col.. 216 cps, interi, parallela e seriale 1.475.000
P351 - 24 aghi, 136 col., 288 cps, interi, parallela e seriale 2.501Ì000
relativo trattore unidirezionale 254.000
P351C - come P351 con possibilità di stampa a 4 colori 3.272,000
Caricatore loglio singolo per P341E-P351 e P351C NS25 f cass. 525.000
Caricatore loglio singolo per P341E-P351 e P351C NS 25 2‘ cass. 397.000
Carlridge a font X 2 128.000
TOSHIBA (Giappone)
Melchioni Compulertime - Viale Europa 49 - Cologno Monzese (MI)
TRIUMPH ADLER (Germania)
Triumph Adler Italia - Viale Monza 263, 20126 Milano
P351 - 24 aghi - 136 col, 288 cps. - int. parallela e seriale 2.501 .000
TOSHIBA (Giappone)
Melchioni SpA - Va P Colletta 37, 20135 Milano
PC-8 Z80, 64 K RAM 750.000
FI - primo floppy 320 K per PC-8 680.000
F2- secondo floppy 320 K per PC-8 550.000
Monitor 1 2" monocromatico a fosfori verdi 260.000
P3 - 8085, 64 K RAM, 2X786 K, CP/M 4.800.000
P50/0 - 8088, 256 K RAM, 2X360 K, MS-DOS 3.500.000
P60/2 - 8088, 256 K RAM, 1X720 K + 12.5 M 6.078.000
PIO -8088, 256 K RAM, 2X360 K 3.450.000
DRH 80/100 - stampante 80 c 100 cps 780.000
MPR 7080 - stampante 80c 1 80 cps 935.000
MPR 7136- stampante 136c 180 cps 1.135.000
MPR 7290 - stampante 1 32c 220 cps 1 .950.000
DRH 136 - stampante 80c 80 cps 1 .600.000
TRD 7020 - stamp margherita 12-c 20 cps 1.100.000
HX-22 - MSX 64 K RAM - 48 K ROM RS-232C 599.000
Alimentatore 6 V 150 mA 12.500
HX-F101 - Unità microtloppy 3.5" 320 K 699.000
HX-P550 - stampante ad aghi 1 05 cps 845.000
HX-P570 - stampante plotter 51 0.000
Monitor 1 4" a colori (ingresso composito) 565.000
1 40 R4T - tv color 1 4“ - 1 6 programmi - telecomando 600.000
HX-J400- joystick analogico 35.000
Mouse + programma Cheese per disegnare 1 35.000
HX-R700 - interfaccia seriale RS-232C 21 0.000
HX-R750 - cavo per HX-R700 76.000
XEBEC (U.S.A.)
Trepiù - Via Michelangelo Peroglio, 15 - Roma
TOSHIBA (Giappone)
Tiber Sp A. - Via Madonna del Riposo, 127 - 00165 Roma
Insider 1 1 - hd 1 0 M interno per IBM PC/XT 925.000
Insider 1 1 per Olivetti M19/M24 1.025.000
Insider 1 2 - hd 20 M interno per IBM PC/XT 1 .275.000
Insider 12 per Olivetti M24 1.300.000
Insider 1 4 - hd 30 M interno per IBM PC/XT 2.1 00.000
Insider 14 per Olivetti M24 2.140.000
571 0 - hd esterno 1 0 M per Macintosh Plus 1 . 1 90.000
5710 - hd esterno 10 M per Apple II 1.365.000
5710 -hd esterno 1 0 M per Atari 1040 1.190.000
5710 - hd esterno 10 M per Commodore Amiga 1.630.000
571 0 - hd esterno 1 0 M per IBM PC/XT/AT 1 .365.000
T/1100 mod. 1 - portatile, 256 K RAM, LCD 80x25/640x200, 1
microfloppy 720K 3.100.000
T/1 1 00 mod. 2 - display migliorato 3.990.000
T/1 1 00 Plus - 640K. 2x720K 4.200.000
81 204 - Video 1 2" monocromatico 640 x 200 495.000
81205 - Video 13“ a colori 640 x 200 1.250.000
81235 - Drive 3”1/2 esterno per T/1 100 1.025.000
81236 - Drive 5"1/4 esterno per T/1100 1.1 10.000
T/2 1 00 System 1 - 8086, 256 K RAM, display plasma, 1 MFD 5.000.000
T/2100 System 2 - 2 x 360/720 K 5.350.000
MCmicrocomputer n. 63 - maggio 1987
243
_ guida computer
5710 - hd esterno 1 0 M per Olivetti M19/M24
5720 - hd esterno 20 M per Macintosh Plus
5720 -hd esterno 20 M per Apple II
5720 - hd esterno 20 M per Atari 1040
5720 - hd esterno 20 M per Commodore Amiga
5720 - hd esterno 20 M per IBM PC/XT/AT
5720 - hd esterno 20 M per Olivetti M19/M24
5740 - hd esterno 40 M per Macintosh Plus
5740 - hd esterno 40 M per Apple II
5740 - hd esterno 40 M per Commodore Amiga
5740 - hd esterno 40 M per IBM PC/XT/AT
5740 - hd esterno 40 M per Olivetti MI9/M24
97TC - back up nastro per Apple ll/IBM/M 19-24
97TC - back up nastro per Commodore Amiga
971 OH - hd 10 M esterno
9720H - hd 20 M esterno
9730T - hd 40 M esterno + back up 70 M
ZENITH DATA SYSTEMS (U.S.A.)
Data MiH s.r.l - Ville Restelli 3/7. 20124 Milano
ZF 148.42 - 8088. 256Kb RAM 2 floppy da
ZF. 148.42 8088 256Kb RAM 1 floppy da 3
ZF 159.1 8088 256Kb RAM 1 floppy da 36
ZF. 159.2 8088 256Kb 2 floppy da 360Kb s
ZF. 159.1 1 8088 768Kb RAM 2 floppy da 360Kb scheda E
!W. 1 59. 1 2 8088 768Kb RAM hard disk da 20MB scheda
io EGA
ZF.248.81 8i
I6 512K
6 512Kb RAM 1 floppy da 1.2MB 1 hard disk da
84*80286 512Kb RAM 1 floppy da 1.2MB f hard disk da
Oms)
40 80386 1 MB RAM 1 floppy da 1.2MB 1 hard disk da
80 80286 1 MB RAM 1 floppy da 1.2MB 1 hard disk da
12 portatile 80C88 256KB RAM 2 floppy 5.1/4" da 360 KB
Adattatore 230 Volt
Cavo più software per il trasferimento di files da 5 1/4" a 3 1/2" e vice-
1.190.000
1.490.000
1.665.000
1.490.000
1.930.000
1.730.000
1.730.000
2.450.000
2.625.000
2.950.000
2.740.000
2.740.000
1.730.000
1.930.000
1.730.000
2.260.000
8.550.000
2.600.000
3.800.000
3.500.000
3.800.000
4.600.000
5.600.000
5.200.000
7.600.000
9.800.000
11.200.000
12.900.000
4.150.000
120.000
180.000
FA 1 1 (Int. Plotter per PB 700/PB770)
633.500
51.250
73.250
139.500
554.800
191.200
105.300
63.400
226.500
118.400
225.400
518.900
HEWLETT PACKARD (U.S.A.)
Hewlett Packard Italiana - Vìa G. Di Vittorio, 9 - 20063 Cernusco sul Naviglio (MI)
Scientifico programmabile mem. perm, HP-1 1 C 1 1 9.000
Finanziario programmabile mem. perm. HP-12C 275.000
Scientifico programmabile mem. perm. HP- 1 5C 212.000
Programmabile per progettisti eleltr. HP-1 6C 27 5.000
Calcolatore alfanum. mem. perm. 319 reg. HP-41CV 370.000
Calcolatore alfanum. mem. perm. 319 reg. Hp-41CX 524.000
Lettore di schede mago, per HP-41 - 821 04A 446.000
Stampante per HP-41 82 143 A 881.000
Lettore ottico per HP-4 1 -821 53A 286.000
Memoria di massa a cartuccia HP-IL 821 61 A 1 .252.000
Interfaccia HP-IURS232C 82 164A 671.000
Interfaccia HP-IL/P1 0 821 65A 675.000
Kit interfaccia HP-IL 821 66C 904.000
Interfaccia HP-IL/HP-IB 82 1 69A 893.000
Computer portatile HP-7 1 BZ 1.1 93.000
Computer portatile HP-75 DZ 2.61 2.000
ACCESSORI PER HP-71 B
Lettore di schede 82400A 375.000
Interfaccia HP-IL 8240 1 A 277.000
Modulo di memoria RAM (4K) 82420A 1 65.000
SHARP (Giappone)
Melchioni S.p.A. - Via P. Colletta, 37 - 20135 Milano
ZODIAC
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